Il volume propone sia le principali nozioni di Microeconomia, tenendo anche conto delle scelte individuali in condizioni di rischio e d'incertezza, sia i fondamenti della teoria delle scelte pubbliche. L'utilizzo di un linguaggio rigoroso ma facilmente accessibile, arricchito da esempi pratici, rende il volume un valido strumento didattico per la preparazione di base di economia nei corsi di laurea di primo livello. Inoltre, l'impiego di box di approfondimento conferisce una modularità al testo che risulta utile nel definire il livello di approfondimento anche in un'ottica di didattica intermedia. Il manuale è suddiviso in tre parti, precedute da due capitoli di natura introduttiva dedicati alla analisi del funzionamento dei mercati e della determinazione dei prezzi. La prima parte si occupa del consumo e della produzione; la seconda è dedicata allo studio delle tipologie di mercato; la terza è dedicata allo studio dell'equilibrio economico generale e alle varie cause del suo fallimento quali, ad esempio, la presenza di beni pubblici; si affronta, infine, la teoria delle scelte pubbliche, analizzando il ruolo dello stato nell'economia e i connessi concetti di efficienza ed equità.
Una lettura ampia e approfondita delle dinamiche economiche della crisi del capitalismo industriale. A seguito della drammatica depressione del 1929, prima grande crisi del capitalismo industriale, Lonergan decide di dedicarsi allo studio dell'economia per una nuova e più fondata analisi della dinamica del sistema economico e poter così proporre politiche di intervento più efficaci. Le letture che egli fa di economisti teorici e storici dell'economia e del pensiero economico sono ampie e approfondite. Frutto di tali letture è il presente volume nel quale sono raccolti i saggi che risalgono agli anni Quaranta del XX secolo. In prima edizione italiana, tale raccolta testimonia i multiformi interessi di Lonergan e la sua capacità di penetrare in profondità la storia e la cultura del nostro tempo, aggiungendo un tassello importante alla comprensione del suo complessivo organon.
Il manuale, qui presentato in una nuova edizione aggiornata, fa il punto sulle numerose questioni riguardanti l'Unione monetaria europea, alla luce dei profondi cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni nel contesto economico e politico. Sono affrontati tutti i temi chiave dell'economia e politica monetaria dell'Unione; in particolare sono analizzate le conseguenze per l'Eurozona e per l'Europa in generale dei recenti eventi traumatici globali e della crisi finanziaria. Una novità di rilievo è la discussione sulle unioni monetarie ottimali e sui passi da fare a livello di nuova governance per completare il disegno unitario europeo.
Il volume raccoglie i contributi, rivisti dagli autori, presentati in occasione del Convegno Oltre la crisi: finanza responsabile e solidale tenutosi il 4 marzo 2013 presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Nel Convegno si è analizzato il tema della finanza sotto varie sfaccettature: le nuove caratteristiche delle attività finanziarie nella società contemporanea, le loro degenerazioni, la progressiva dissoluzione dei legami tra responsabilità e solidarietà nei rapporti di scambio, l’esigenza di una riforma della finanza attraverso la messa a punto di regole e valori che la rendano funzionalmente ed eticamente giustificabile. Con uno sguardo attento a suggestivi aspetti storico-filosofici e teologici (la nascita e la diffusione della moneta nel mondo antico, il rapporto tra teologia ed economia nella “Scuola di Salamanca”, il realismo dinamico di Tommaso Demaria, il pauperismo...). Senza trascurare di affrontare una vasta gamma di questioni riguardanti la recente crisi finanziaria (genesi, rapporto tra crisi finanziaria e crisi morale, relazione tra crisi finanziaria e crisi della democrazia).
Con almeno due convinzioni di fondo che animano il volume: la prima, dalla crisi si può (e si deve) uscire; la seconda, correlata alla prima, la crisi può essere un’opportunità per la creazione di nuove dinamiche e di nuovi rapporti tra società e mercato.
Sono intervenuti: Marcello Allasia, Luigino Bruni, Paolo Carlotti, Pascual Chávez Villanueva, Massimo Crosti, Stefano Curci, Piero Damosso, Giovanni Ferri, Giulio Gallazzi, Gianluca Garbi, Valerio Leone Sciabolazza, Lorenzo Leuzzi, Mauro Mantovani, Maurizio Marin, Nicola Mele, Jean Paul Muller, Graziano Perillo, Cecilia Rinaldini, Roberto Roggero, Tiziano Salvaterra, Raffaello Sestini, Alessandra Smerilli, Mario Toso.
Tutti i tentativi di far ripartire la crescita per superare la crisi economica mondiale non hanno prodotto, sino ad ora, l'effetto desiderato. Oltre a ciò, la potenza raggiunta dalla megamacchina industriale sta esaurendo gli stock di risorse non rinnovabili ed emette quantità crescenti di scarti, liquidi, solidi e gassosi, non metabolizzaci dalla biosfera. Per tutte queste ragioni, secondo Maurizio Pallante, occorre cominciare a costruire modelli economici e produttivi alternativi, a instaurare relazioni umane rondate sulla collaborazione e la solidarietà, a promuovere l'autosufficienza, soprattutto alimentare ed energetica, delle comunità locali, a realizzare forme più eque di redistribuzione delle risorse tra i popoli, a garantire il futuro delle generazioni a venire grazie al modello della decrescita felice proposto in questo volume. La vita monastica, che ha rappresentato per secoli uno dei modelli vincenti di utilizzazione delle risorse e di aggregazione sociale, ritrova in questo momento storico la sua attualità: l'organizzazione comunitaria, il rapporto tra la dimensione del lavoro e la dimensione spirituale degli antichi monasteri possono offrire indicazioni importanti a chi voglia fondare i monasteri del terzo millennio e attuare la rivoluzione dolce di cui c'è bisogno oggi.
Pubblicato per la prima volta in Germania nel 1867, "Il capitale" è considerato il contributo più importante di Marx al mondo della politica economica e oggi, nelle sue critiche alla vulnerabilità della dottrina capitalistica del libero mercato, alcuni leggono l'inevitabilità della crisi finanziaria. Senza indugiare nel dibattito ideologico, ma conscio dell'attualità di molte delle osservazioni rivolte dal filosofo al sistema, Steve Shipside fornisce una rilettura del testo per il mondo del business attuale, volta a fornire a chi opera nelle aziende consigli pratici per gestire i rapporti con la società, il mercato e i lavoratori con maggiore efficacia ed equilibrio. Facendo tesoro delle osservazioni di Marx, e portandole a nuova vita attraverso esempi del XXI secolo, il libro dimostra che i business di maggior successo sono quelli che sviluppano una coscienza sociale e spiega come organizzare una forza lavoro formata da individui creativi e non "alienati", come tutelare l'ambiente senza rinunciare al profitto e perché, in definitiva, è necessario fare in modo che le persone, dentro e fuori l'azienda, siano a loro agio, in salute e felici.
John Perkins torna alla riflessione sull'impero globale e sulla base economica che lo sostiene, le corporation statunitensi. Analizzando quattro zone calde del pianeta - Asia, America Latina, Medio Oriente e Africa - grazie alle testimonianze di collaboratori "pentiti" delle multinazionali, mercenari, attivisti, politici e vittime dello sfruttamento, Perkins denuncia le responsabilità del governo americano e di organismi come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale nel creare una crisi geopolitica ed economica della quale beneficiano soltanto pochi privilegiati. Ma se la corruzione, l'instabilità, l'ingiustizia sono ormai pratiche dominanti, le storie di chi le combatte dimostrano che c'è spazio anche per immaginare un pianeta diverso. "Non troverete del catastrofismo in queste pagine", avverte Perkins. "Per quanto seri, i nostri problemi sono opera dell'uomo. Poiché siamo stati noi a creare i nostri problemi, possiamo anche risolverli". Un libro allarmante ma non privo di speranza, dedicato a quanti si impegnano a costruire "un mondo stabile, sostenibile e pacifico".
Quasi un manuale, che, in brevi capitoli motivati dalle domande sollevate dalla crisi "in uno degli anni più difficili del nostro paese", evidenzia i segni di speranza che comunque già brillano. Una speranza che, certo, necessita di essere costantemente "costruita»"dall'azione dei cittadini - a partire dal "voto col portafoglio" - mentre allo stesso tempo va affrontata la riforma della finanza, a partire dalla Tobin Tax. L'essenziale è arrivare a scoprire "la superiorità della razionalità del noi rispetto a quella dell'opportunismo individuale". Ne va della nostra felicità.
Un'economia di mercato non potrebbe esistere senza le banche. Esse svolgono le funzioni essenziali di fornire mezzi di pagamento, amministrare il risparmio delle famiglie, finanziare gli investimenti delle imprese. Funzioni decisive in un contesto in cui l'innovazione e la concorrenza internazionale stanno ridisegnando la struttura del nostro sistema produttivo. Con le riforme degli anni '90 le banche italiane, dopo una lunga stagione di controllo pubblico, si sono rinnovate cimentandosi con il mercato. La crisi del 2008 e la fase drammatica in cui versa l'economia italiana le stanno mettendo a dura prova.
Gli Stati sono ancora i protagonisti della scena mondiale? Oppure sono ormai sostituiti dalle migliaia di organizzazioni internazionali nate negli ultimi anni? Se gli Stati si indeboliscono, cosa accade alla democrazia che in essi si è sviluppata? Qual è la sorte del diritto, che siamo abituati a ricondurre all'idea di Stato-nazione? L'autore cerca, per queste domande, risposte che tengano conto dell'odierna fase di passaggio, in cui l'erosione della sovranità si accompagna con il controllo degli Stati sui regimi regolatori ultrastatali, l'affermazione di standard globali con il potere ultimo di applicarli rimasto nelle mani dei governi nazionali, lo sviluppo di norme e procedure internazionali con il crescente ruolo delle amministrazioni statali e del loro diritto.
Il modello del distretto ha ancora un suo perché, e a quali condizioni? Il presente studio dimostra come, nell'era della competizione globale e della crisi produttiva italiana, i distretti rimangano un modello valido di organizzazione economica delle attività delle imprese, a condizione tuttavia di assorbire i valori decisivi della cultura e della creatività. Nell'urgenza di una nuova stagione dell'economia locale, infatti, sono i distretti produttivi della creatività, in quanto massima espressione dei neodistretti economici evoluti, quelli che - incorporando la cultura e l'innovazione creativa come i più efficaci driver del cambiamento e interpretando la contemporaneità senza tradire il legame con l'antico territorio - possono ambire a presentarsi come i distretti economici del futuro. Anche per i distretti industriali tipici del made in Italy, la cultura assumerà una rilevanza che non si esaurisce nell'ambito delle sole filiere creative ma diviene risorsa trasversale per favorire i processi innovativi anche nelle filiere più tradizionali del territorio. Questa ricerca, partendo dalle tendenze evolutive dei distretti post-fordisti, analizza poi l'identità dei neodistretti industriali e le relative politiche nell'esperienza italiana, fino a uno studio di caso sul Distretto Puglia Creativa, unico distretto produttivo della creatività riconosciuto con legge regionale.
La coppia democrazia-capitalismo è in crisi, vittima di una depressione che non è solo finanziaria. Trionfa invece il capi-comunismo visto che mentre la nostra economia va in pezzi, la Cina cresce a ritmi vertiginosi. Più 9 per cento del Pil nel 2009 e un piano di investimenti grandioso: strade, scuole, ospedali, ferrovie, colossali impianti per la produzione di energie rinnovabili. Si può ancora dire che il comunismo è stato sconfitto dalla storia? 0 è tempo di cominciare a guardare alla società con occhi un po' più a mandorla? Per esempio, le misure anticrisi attuate dai nostri governi sono servite ad arricchire gli stessi speculatori responsabili del collasso, mentre l'intervento statale cinese ha permesso di limitare i danni e ricominciare a crescere. La nostra vita politica è scossa da continui scandali e violazioni del diritto, mentre in Cina stanno nascendo nuove forme di partecipazione, pur all'interno del partito unico. E tra i grattacieli di Shanghai e Pechino si avverte uno slancio verso la modernità che il vecchio Occidente non riesce più nemmeno a immaginare. Da Margaret Thatcher a Berlusconi, da Wall Street al Cile di Pinochet, passando sempre per Pechino, questo libro racconta una deriva che abbagliandoci con la promessa del benessere ci sta privando della libertà. E grazie a esempi e testimonianze di imprenditori, studiosi, giornalisti, attivisti dei diritti umani spiega invece come la Cina sta lavorando per migliorarsi.