Valentina Moncada che gestisce l'omonima galleria d'arte a Via Margutta ha scoperto per caso che nel 1917 il marchese Giuseppe Patrizi, suo bisnonno, affittò a Picasso uno studio nell'antico complesso degli Studi Patrizi. Il libro racconta l'attività creativa dell'artista durante il suo primo soggiorno romano, attraverso l'esposizione di alcune fotografie di Picasso nel suo atelier di Via Margutta e alla corrispondenza tenuta in quel tempo da Picasso e dai suoi compagni d'avventura (soprattutto Jean Cocteau), consentendo di ripercorrere la quotidianità di quei mesi romani, in particolare la creazione di due grandi capolavori, "L'Italiana" e "L'Arlecchino e donna con collana". Seguono una serie di documenti, che illustrano i rapporti di Picasso con gli artisti coinvolti a Roma nella genesi della "Parade", balletto per il quale l'artista realizzò costumi e scenografie. La pubblicazione analizza inoltre le possibili motivazioni della scelta del maestro di lavorare proprio a Via Margutta a un passo dal Circolo Artistico romano degli Studi Patrizi e il suo rapporto con i Futuristi.
A Urbino nella Galleria nazionale c'è un dipinto misterioso, la "Flagellazione" di Piero della Francesca, di cui s'ignora la committenza, la data precisa, il significato. A partire da questo enigma Silvia Ronchey ha scritto una vera e propria detective story, piena di colpi di scena. Protagonisti? Papi, cardinali, agenti segreti, torbidi signori rinascimentali, spie russe, grandi pittori e, come un ragno al centro della tela, il genio politico dell'ultimo grande bizantino, Bessarione. La teoria suggestiva che emerge da queste pagine rimanda a un evento che, come un 11 settembre immensamente più devastante, ha sancito lo scontro di civiltà tra Cristianesimo e Islam: la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi nel 1453.
L'indagine prende spunto dalla opere pittoriche di tutti i tempi, includendo anche civiltà extraeuropee, per approfondire il ruolo che ebbero nell'arte le gemme, i gioielli e i materiali preziosi in genere: talvolta mero accessorio di ornamento; nella ritrattistica ufficiale, attributo di rappresentanza e status symbol; ma spesso anche oggetto carico di significati simbolici come nel caso delle scene allegoriche. Molto interessanti sono i due capitoli dedicati ai materiali (metalli, gemme preziose e semipreziose, pietre dure, perle) e alle tipologie di gioielli e oggetti di pregio, in cui alle rappresentazioni pittoriche dei pezzi si alternano anche gli oggetti reali.
Le tradizioni popolari russe si fondono con i riti ebraici e danno vita alle favole surreali e visionarie di Marc Chagall. Il catalogo, realizzato in occasione della mostra-evento organizzata a Roma al Complesso del Vittoriano (10 marzo- 1 luglio 2007), raccoglie oltre 150 opere di Chagall, tra dipinti, gouaches, disegni, sculture e incisioni, che mettono in evidenza come l'artista russo sia stato un pittore tra i più intrisi di cultura e di tradizione del '900. Marc Chagall fu un artista celeberrimo del suo tempo, carico di commissioni pubbliche, tra cui il soffitto per l'Opéra di Parigi, ma anche le scene e i costumi del Flauto magico per l'inaugurazione del Metropolitan Museum di New York. Fu il primo artista vivente cui vennero dedicati un museo nazionale di Francia e una retrospettiva personale al Louvre. E oggi Chagall è divenuto popolare. Il mondo che egli rappresenta non è banalmente realistico, ma neanche si discosta tanto dalla realtà da non poter essere facilmente compreso anche dai non addetti ai lavori. La sua pittura è magnifica eppure accoglie anche i non professionisti dell'arte. Le creature che si librano nei suoi quadri portano nel mondo di tutti i giorni la felicità e la dolcezza della poesia, ma sono anche intrise del valore magico del mito. Una rilettura sorprendente dell'arte sublime di Chagall che indaga l'opera di quest'artista anticonformista e anticipatore.
Questo volume, riccamente illustrato, ci parla dei diversi incanti legati al nome di Bisanzio, e soprattutto alla sua pittura, che ha saputo trovare un linguaggio adatto per dare forma tangibile all'assoluto. Ma c'è anche, sulle rive del Bosforo, l'abbagliante Santa Sofia, ci sono i sogni e le emozioni degli uomini, i canti liturgici che ci sollevano al cielo, la magnificenza delle chiese e dei palazzi, e ancora le impareggiabili cerimonie civili, e gli imperatori onnipotenti, simili a icone nei loro paramenti. L'arte bizantina fiorisce per oltre mille anni (IV-XV secolo) in tutta l'Europa orientale, in gran parte dell'Italia e nella Russia settentrionale. La forza straordinaria di questa tradizione le garantisce una lunga sopravvivenza dopo la scomparsa dell'impero che l'ha generata e i nostri contemporanei si mostrano sensibili alla sua bellezza.
Ripercorrere la continuità storica delle arti in Cina e render conto della loro esemplare unicità: questi gli scopi del volume. Volutamente conciso, il testo chiaro e preciso espone le maggiori espressioni di tremila anni d'arte cinese; s'interessa delle arti funerarie rivelate dall'archeologia, ma anche delle arti sacre nelle loro prospettive spirituali e, infine, delle "arti della vita", come la pittura, il giardino o le arti decorative. Corredata da una ricca iconografia, con numerose illustrazioni a colori, schemi, ricostruzioni originali e da un glossario delle principali nozioni, l'opera è destinata a quanti vogliono capire e apprezzare le arti di un mondo, la Cina, che comprende un quinto dell'umanità del XXI secolo.
Per quale motivo vi sono tanti artisti sordi nella storia dell'arte? Quanto influisce sulla creazione artistica la particolare, più acuta sensibilità nel percepire la realtà di chi nasce sordo o perde l'udito? La minuziosa ricerca che Anna Folchi e Roberto Rossetti hanno condotto per questo libro contribuisce a rispondere a queste domande e colma una lacuna importante nella letteratura sulla "cultura sorda". Per la prima volta, infatti, è raccolta in un libro la documentazione biografica e iconografica relativa agli artisti sordi italiani e stranieri, dalla quale emerge che la modalità visiva dei sordi rappresenta uno strumento privilegiato di espressione e comunicazione con esiti talvolta altissimi e sorprendenti. È ben noto che Goya diventò sordo all'età di quarantasei anni in seguito a una malattia, un'esperienza che influì profondamente sul suo carattere e sulla sua pittura, in cui appariranno sempre più frequentemente accenti drammatici, materializzazioni di incubi e tensioni. Ma pochi sanno che furono afflitti da questo dramma personale anche Pinturicchio, o il raffinato ritrattista del manierismo inglese Joshua Reynolds. Vero pregio della ricerca condotta dagli autori, però, non è solo di avere riunito le opere di artisti sordi, talvolta del tutto inedite, ma anche di raccontare storie umane spesso contrassegnate dalla solitudine e l'emarginazione.
"Pesci rossi" si intitola una fortunata raccolta di scritti di Emilio Cecchi, che vide la luce nel 1920. Pochi anni prima Cecchi, in occasione della mostra della Secessione Romana, aveva avuto modo di ammirare I pesci rossi di Matisse: al quadro, così moderno nell'estetica delle forme e nella profondità delle allusioni, e alla mostra, lo scrittore dedicò un breve articolo e qualche annotazione sparsa dei suoi taccuini, suscitando l'interesse e la curiosità dei suoi lettori, di altri critici del suo tempo, e perfino della famiglia reale. Sì che da allora, e per qualche tempo, pesci rossi allusero proprio a quei brevi saggi, a quelle colte divagazioni del tipo ricordato. Ci è piaciuto riproporre quella stessa tecnica dello scrivere, un saggio breve illustrato, che abbia per argomento un artista, un'opera, una città, un monumento. O altro ancora, sempre connesso alla materia di cui trattiamo, la storia dell'arte.
"Pesci rossi" si intitola una fortunata raccolta di scritti di Emilio Cecchi, che vide la luce nel 1920. Pochi anni prima Cecchi, in occasione della mostra della Secessione Romana, aveva avuto modo di ammirare I pesci rossi di Matisse: al quadro, così moderno nell'estetica delle forme e nella profondità delle allusioni, e alla mostra, lo scrittore dedicò un breve articolo e qualche annotazione sparsa dei suoi taccuini, suscitando l'interesse e la curiosità dei suoi lettori, di altri critici del suo tempo, e perfino della famiglia reale. Sì che da allora, e per qualche tempo, pesci rossi allusero proprio a quei brevi saggi, a quelle colte divagazioni del tipo ricordato. Ci è piaciuto riproporre quella stessa tecnica dello scrivere, un saggio breve illustrato, che abbia per argomento un artista, un'opera, una città, un monumento. O altro ancora, sempre connesso alla materia di cui trattiamo, la storia dell'arte.
"Pesci rossi" si intitola una fortunata raccolta di scritti di Emilio Cecchi, che vide la luce nel 1920. Pochi anni prima Cecchi, in occasione della mostra della Secessione Romana, aveva avuto modo di ammirare "I pesci rossi" di Matisse: al quadro, così moderno nell'estetica delle forme e nella profondità delle allusioni, e alla mostra, lo scrittore dedicò un breve articolo e qualche annotazione sparsa dei suoi taccuini, suscitando l'interesse e la curiosità dei suoi lettori, di altri critici del suo tempo, e perfino della famiglia reale. Sì che da allora, e per qualche tempo, pesci rossi allusero proprio a quei brevi saggi, a quelle colte divagazioni del tipo ricordato. I libri di questa collana ripropongono quella stessa tecnica dello scrivere, un saggio breve illustrato, che abbia per argomento un artista, un'opera, una città, un monumento. Questo primo volume, pubblicato in concomitanza con le celebrate mostre mantovane rappresenta una guida esauriente alla "Camera degli sposi" di Andrea Mantegna e presenta, oltre al saggio, testi descrittivi delle diverse parti del ciclo.
Stiamo assistendo a un cambiamento epocale nel consumo dei musei, le cui conseguenze non sembrano essere apprezzate nella loro reale portata: moltiplicazione e concentrazione dell'accesso, trasformazione in "brand name", assoluta preminenza del contenitore sul contenuto, caduta verticale della comprensione. In queste condizioni è sempre più difficile che gli oggetti conservati nei musei svolgano alcuna funzione culturale. Le tecnologie digitali possono costituire uno strumento fondamentale per correggere questa situazione, ma sono tuttora vittime di un approccio distorcente sia da parte dei ricercatori tecnologi che da parte dei curatori museali. Affrontare questo caso è importantissimo perché investe il problema del come (non) si promuove l'innovazione tecnologica e la sua ricaduta in un settore, quello dei beni culturali, strategico per l'Italia.
Raffaello, Parmigianino, Valentin de Boulogne, Cantarini, Watteau, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Tancredi, Gnoli, Manai, Majakovskij: le ultime ore di vita dei "divini fanciulli" che hanno incontrato la morte a trentasette anni.