Grazie alle testimonianze di Lee Radziwill e di amici e parenti, Sam Kashner e Nancy Schoenberger ricostruiscono le vite, tragiche e glamour, delle due sorelle Bouvier, indagando il loro rapporto stretto e complicato, intriso di rivalità, gelosia e competizione. Nella vita le due sono state simili per molti aspetti: entrambe hanno avuto un occhio attento per la bellezza - nella moda, nel design, nella pittura, nella musica, nella danza, nella scultura, nella poesia - e sono state artiste di talento. Jackie, schiva, introversa e intellettuale, è diventata la donna più iconica del suo tempo, mentre Lee, estroversa e amante del divertimento, è stata costretta a vivere nella sua ombra. Una doppia biografia che getta luce sulla vita pubblica e privata di due donne straordinarie, icone di stile del secolo scorso.
Una controstoria dell'Italia degli ultimi anni del boom tracciata da un bastian contrario e straordinariamente vicina allo spirito del nostro tempo.
Dopo la chiusura del suo «Candido», Giovannino Guareschi collaborò con «il Borghese», la rivista fondata da Leo Longanesi. Questo volume, introdotto da Alessandro Gnocchi, raccoglie per la prima volta gli articoli, le rubriche, le vignette pubblicati sul settimanale tra il 1963 e il 1964, oltre a quelli proposti ma non stampati e a brani tagliati e dunque inediti. Anche qui, Guareschi combatte con tutte le armi a sua disposizione (prima fra tutte l'ironia: della parola e del segno grafico) la sua eterna battaglia contro comunisti, democristiani, progressisti in generale (anche nella Chiesa) e conformisti. Il risultato è una controstoria dell'Italia degli ultimi anni del boom tracciata da un bastian contrario e straordinariamente vicina allo spirito del nostro tempo.
Questa è la storia di Ugo Forno, il martire dodicenne romano del ponte dell’Aniene, una via di comunicazione essenziale per permettere l’avanzata degli Alleati. In quel 5 giugno 1944 il piccolo Ughetto non esitò ad esporsi senza protezione contro il nemico nazista che si stava allontanando, a predisporre addirittura un piano d’azione. Tutto questo a dodici anni. Dunque non c’è un’età per ottenere quella consapevolezza che ti porta a scelte definitive. Così come non c’è età per scoprire in te stesso la passione per una fede o, al contrario, la tendenza all’opportunismo. Ciò che più colpisce nell’ultima giornata di Ugo Forno è la perfetta comprensione della complessità, e soprattutto dell’irripetibilità, del momento storico che sta vivendo, e di cui diventa straordinario protagonista senza un attimo di esitazione. Questa biografia andrebbe diffusa nelle scuole medie e in quelle superiori: proprio per raccontare che se la capitale d’Italia venne liberata dall’occupazione nazista lo si deve anche al puro eroismo di un ragazzo di dodici anni. In tempi in cui l’immaginario dei ragazzi si nutre di realtà virtuali e di fiction, a vari livelli tecnologici, offrire una testimonianza di vita e di morte autentiche è un regalo per il futuro delle nuove generazioni, e per una loro autentica crescita civile.
Era il 16 luglio del 1918 quando i tumulti che scuotono la Russia dopo la Rivoluzione d'Ottobre prendono forma in uno degli atti più violenti che la storia dell'impero ricordi: l'esecuzione a sangue freddo dell'intera famiglia dello zar Nicola II Romanov. Sua moglie e i suoi figli furono tutti freddati a colpi di fucile nei sotterranei della casa di Ekaterinburg dove erano agli arresti domiciliari. Nessuno sopravvisse, o almeno così si pensò.È il 17 febbraio del 1920 quando una giovane donna viene ritrovata a Berlino, in un canale, vicina alla morte per assideramento. In ospedale, ormai salva, i medici scoprono che il suo corpo è ricoperto di orrende cicatrici. E quando finalmente la donna apre bocca, sarà per dire il proprio nome: Anastasia. In molti non le credono: per loro è solo Anna Anderson, una polacca emigrata in Germania, a cui interessa soltanto la fortuna della famiglia zarista. Ma in Europa comincia a diffondersi, tra reali in esilio e circoli dell'alta società, la voce che la giovane Anastasia sia sopravvissuta. Che la figlia più piccola dello zar Nicola II e della zarina Alessandra, la spericolata bambina che tutti amavano, sia ancora viva.
Un anarchico, un re e un cocchiere. Tre persone che non hanno nulla in comune; tre vite diverse che si incontrano la sera del 29 luglio 1900 a Monza. Uno spara, uno muore, l'altro osserva. Tre voci, tre punti di vista per raccontare un giorno come tanti che ha visto il primo di una serie di omicidi politici che avrebbero costellato i decenni a venire. Gaetano Bresci, l'anarchico, è un operaio figlio di contadini, un emigrato in New Jersey, un uomo ora radicato negli USA ma capace di lasciare tutto e attraversare l'Atlantico per vendicare gli oppressi dalle violenze del sovrano. Un uomo comune che con il suo atto dirompente diventa un mito destinato a sopravvivere per decenni. Il re è Umberto I, 're buono' perché abolisce la pena di morte, ma anche 're mitraglia' perché sostiene le cannonate di Bava Beccaris durante i moti popolari a Milano. La politica, gli stili di vita, le condizioni culturali, sociali ed economiche dei due uomini, Umberto I e Gaetano Bresci, diventano così il pretesto per raccontare un'epoca con le sue tensioni e le sue contraddizioni. E, infine, c'è il terzo protagonista: il cocchiere. Una figura marginale e fino a oggi trascurata eppure centrale nella scena del delitto. Un osservatore particolare: invidia e non sopporta il re con il suo snobismo e i suoi eccessi, ma non capisce e nemmeno si accorge di tutta la tensione sociale che attraversa il Paese. In questo giorno si chiude per l'Italia l'Ottocento, secolo della nascita della nazione e dello stato unitario, e comincia a prendere forma il Novecento, secolo delle masse.
Il Palio di Siena non è una corsa di cavalli. O meglio: sì, è una corsa di cavalli, ovviamente, ma la galoppata che scatena la passione dei senesi e la curiosità di chi la segue è soprattutto un compendio, in poco più di un minuto, di una storia che non è fatta solo di cavalli che corrono e che non è neppure solo senese. Il Palio è un caleidoscopio attraverso il quale possiamo fare un viaggio nel tempo, in secoli di feste italiane. Il Palio di Siena nasce nel Seicento e solo nell'Ottocento prende la sua attuale veste 'medievale'. Paradossalmente diventa così ciò che nel Medioevo non era: una festa 'fatta' dal popolo, dal momento che fino al XVII secolo era una festa 'offerta' al popolo. Da questo punto di vista il Palio costituisce un esempio clamoroso di invenzione della tradizione. La festa senese, inoltre, non è mai stata sempre uguale a se stessa perché è stata ridefinita in tutte le sue componenti dalla storia dei tempi: quella nazionale e in qualche caso quella sovranazionale. La storia del Palio di Siena è, dunque, solo in parte storia che riguarda una singola città: per molti aspetti si tratta di una vetrina del modo in cui, nei secoli, si è trasformata la festa urbana e si è consolidato l'immaginario che essa ha suscitato. Ma come ha fatto una festa del tutto simile a una miriade di eventi analoghi a sopravvivere solo a Siena? Perché la contrada, il vero nucleo sociale aggregante del Palio, è riuscita qui a resistere e a costituire un modo di vivere che altrove si è perduto con il passaggio alla modernità? Una ricostruzione degli avvenimenti che contornano la corsa di cavalli più famosa al mondo insieme al racconto di quanto di vero, reale, semireale o totalmente fantasioso si è sedimentato intorno a questo evento, affascinando antropologi, giornalisti, scrittori, poeti, registi cinematografici e viaggiatori di ogni epoca.
In occasione del centenario della rivoluzione d'ottobre, Emilio Gentile rovescia i giudizi correnti nella storiografia italiana e straniera sui rapporti fra Lenin e Mussolini e getta nuova luce sui due primi capi rivoluzionari del ventesimo secolo, artefici dei primi regimi totalitari, l'un contro l'altro armati per imprimere il proprio modello sulla civiltà moderna. I due regimi non furono fratelli-nemici: il primogenito comunista non insegnò al secondogenito fascista, divenuto suo rivale, il metodo per distruggere la democrazia e istituire il regime a partito unico. Mai Mussolini considerò Lenin, la sua rivoluzione, il suo regime come esempi da imitare. Al contrario. Fin dal 1920 Mussolini condannò il regime di Lenin come una dittatura di fanatici intellettuali imposta col terrore sul proletariato, considerò fallito l'esperimento comunista, giudicò liquidata la minaccia bolscevica in Europa. E un anno prima della conquista fascista del potere, il duce dichiarò pubblicamente che in Italia non c'era nessun pericolo di rivoluzione bolscevica. Ricostruendo l'attitudine e l'atteggiamento di Mussolini nei confronti di Lenin, la rivoluzione bolscevica e il regime comunista, emerge una nuova e originale lettura di due uomini che hanno fatto la nostra storia.
Per una casualità del destino, l'Unità d'Italia corrisponde cronologicamente all'affermarsi della fotografia. Questa coincidenza temporale ha fatto sì che le fotografie abbiano registrato fin dalle origini eventi e umori di una società in divenire e abbiano contribuito alla costruzione dell'identità nazionale. Presenti nella quotidianità come nella rappresentazione ufficiale, ci offrono testimonianze, icone, memoria. La particolarità dello svilupparsi di questo racconto è che, qui, lo sguardo del fotografo incontra quello dello storico. Ciascuna immagine, selezionata dalla photo editor Manuela Fugenzi, è accompagnata dalle interpretazioni, dai commenti e dagli approfondimenti della penna di quattro grandi storici: Vittorio Vidotto, Emilio Gentile, Simona Colarizi, Giovanni De Luna. Nasce così il circuito virtuoso tra il lavoro dello storico, con i suoi strumenti di analisi capaci di scavare nel profondo di un'epoca e lo sguardo di chi era dentro un evento e lo ha immortalato per sempre in un'immagine.
Una raccolta di saggi scritti lungo il corso di tutta la vita di uno dei più grandi filosofo dello scorso secolo che si interroga sui fatti che la storia impone.
Conosciamo i Longobardi? Oppure ne abbiamo soltanto un ricordo scolastico? Popolo in armi, essi iniziarono la loro migrazione verso sud, movendo dalle brume Scandinave e sempre con le armi conquistarono la loro sopravvivenza. Giunsero in Italia nel 568 guidati da Alboino e ne vollero fare la loro patria, apprendendo la civiltà romano-italica e la religione cattolica, difendendola. Combatterono contro i Franchi, i Bizantini, gli Arabi, gli Slavi; senza la loro determinazione oggi l'Italia sarebbe diversa, sicuramente non nostra. Il testo, con laica imparzialità, intende riscoprire la storia dei Longobardi non solo per evidenziare le iniziali diversità dal mondo latino, ma per valorizzare la volontà che tra mille "avventure" li farà, infine, sentire Italiani. Alboino, Autari, la splendida Teodolinda, Agilulfo e Rotari sono i magnifici guerrieri che di fatto hanno partecipato alla costruzione della storia d'Italia. Il paradigma del testo è riconoscere dignità ai Longobardi, perché lo hanno meritato, perché sono i nostri padri.
Editoriale
Il sangue dei martiri che ci interpella
di Roberto de Mattei
2
Attualità, politica e società
La Scienza riconosce i segni della passione – Intervista al dott. Franco Serafini
di Mauro Faverzani
4
Cristianità tra passato e futuro – Intervista al prof. Giovanni Turco
di Mauro Faverzani
8
Notizie
Rap – «Impiccate i bianchi», condanna blanda per rapper nero
di Corrispondenza Romana
11
LGBT – Attore si finge vittima di omofobia, arrestato
di Corrispondenza Romana
11
Francia – Emulo dell’Isis minaccia di morte, ma è libero
di Corrispondenza Romana
11
Cile – Un disegno di legge vuole violare il segreto confessionale
di Corrispondenza Romana
12
Olanda – Per legge matrimonio civile prima di quello religioso
di Corrispondenza Romana
12
Dossier
La caduta dei tre Imperi. Dall’ordine al caos
di Massimo de Leonardis
14
Cronaca di un fallimento annunciato
di Luigi Bertoldi
17
Il Trattato sui giornali
di Luigi Bertoldi
21
Frutto di un crogiuolo ideologico
di Francesco Corradi
25
Arte e Cultura
Forest Lake
di Francesca Bonadonna
25
San Paolo in trono
di Sara Magister
72
Andrea di Bartolo a Toscanella
di Mauro Loreti
75
Fede, Morale e Teologia
L’amore del Signore Eucaristico. Per noi nella Chiesa
di card. Raymond Leo Burke
32
L’arma invincibile – Intervista a padre Donald Calloway
di Aurelio Porfiri
36
Storia
Chateaubriand a Roma
di Carlo Levanti
40
Tesori d'Europa
Liechtenstein Dio, il Principe e la Patria
di Antonio Lambertini
45
Un cammeo prezioso
di Lorenzo Benedetti
50
Tesori d'Italia
Una fede santa, cattolica e apostolica
di Lorenzo Benedetti
56
Il santuario di Santa Maria di Leuca
di Cinzia Notaro
60
Le ville ottocentesche
di Cinzia Notaro
65
Recensioni
Il complesso occidentale. Piccolo trattato di de-colpevolizzazione
di Gianandrea de Antonellis
78
L’antitesi perfetta della rivoluzione. Gli scritti sul Carlismo della «Civiltà Cattolica» (1873-1875)
di Gianandrea de Antonellis
78
Un lembo di vita buona. Come riposare nel cuore di Dio
di Gianandrea de Antonellis
78
I miei anni sul monte Discorsi, lettere, incontri del Papa emerito
di Mario Parmigiani
79
Lettere
Dio è puro bene
80
Agenda
Palio dei borghi
81
Carosello storico
81
Festa dei Quattro Altari
81
Il volume si concentra in maniera particolare sul periodo centrale degli anni della Guerra fredda, dal 1961 al 1978. La definitiva composizione di alcune essenziali questioni, quali la riparazione dei danni di guerra e l’atteso rientro in patria degli italiani trattenuti in Albania al termine del conflitto mondiale in un regime di semi-prigionia, aveva senza dubbio contribuito ad abbassare i toni del confronto tra i due Paesi, allora ideologicamente contrapposti. Il riavvicinamento intrapreso e la pur stentata collaborazione finì comunque per contrassegnare l’apertura di una nuova fase politica che avrebbe portato al raggiungimento di un equilibrio più stabile nel Mediterraneo centrale. Questi alcuni temi trattati dagli studi raccolti nel libro: i numerosi tentativi messi in atto dall’Italia di aprire canali di collaborazione con il regime di Tirana attraverso la costruzione di relazioni culturali; il mutamento avvenuto nel corso degli anni, per effetto delle evoluzioni politiche interne ed internazionali, delle posizioni sostenute dal Partito Comunista Italiano e dal Partito del Lavoro d’Albania; il processo di avvicinamento, avvenuto negli anni Sessanta, tra il Partito del Lavoro d’Albania e il Partito Marxista-Leninista d’Italia; le drammatiche persecuzioni religiose messe in atto in Albania nei confronti delle fedi storicamente presenti nel Paese; la presenza in Italia dei fuoriusciti anticomunisti albanesi.