La scienza è stata fatta per l'uomo o l'uomo è fatto per la scienza? Questa domanda apparentemente provocatoria e un po' bizzarra costituisce, in ultima analisi, il filo rosso del volume, frutto di un ventennio di ricerche. A ben vedere si tratta di un interrogativo di grande attualità in un momento di confusione in cui si scontrano visioni apocalittiche della scienza e della tecnica intese come strumenti di morte e di dominio e acritiche e ingenue apologie del sapere scientifico di matrice tardo-positivistica che rifiutano ogni idea di limite e ogni condizionamento morale all'opera degli scienziati. Riflettere su come l'Illuminismo - con il suo peculiare umanesimo, sostanziato dalla scoperta della libertà, ma anche della responsabilità dell'uomo - abbia interpretato originalmente e trasformato aspetti decisivi della Rivoluzione scientifica di Bacone, Cartesio e Galilei può forse davvero aiutare a comprendere la via migliore per individuare il giusto rapporto tra i saperi e il potere, tra le forme di conoscenza e la centralità dell'uomo come fine ultimo e indiscusso. La Rivoluzione scientifica viene analizzata partendo dall'idea dell'assoluta centralità dell'individuo come criterio di costruzione e definizione dei saperi, associato al principio dell'utilità delle scienze per l'emancipazione. "L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al qual occorre far capo", spiegava con toni appassionati Diderot proprio nella voce "enciclopedia".
La meccanica celeste ha sempre accompagnato lo sviluppo della civiltà sul nostro pianeta. Dalle prime osservazioni astronomiche degli antichi Caldei, attraverso i lavori di Henri Poincaré la meccanica celeste è tornata in prima linea. Infatti, i recenti progressi tecnologici nel campo dell'astronomia osservativa hanno notevolmente aumentato il numero di oggetti celesti scoperti dall'uomo: migliaia di asteroidi, centinaia di comete, decine di satelliti naturali e anelli planetari, una nuova popolazione di corpi celesti oltre l'orbita di Nettuno, nonché innumerevoli sistemi planetari extra-solari attorno ad altre stelle. A ciò si aggiunga che l'uomo ha ormai un programma consolidato di esplorazione interplanetaria e nelle vicinanze della Terra: una nube di satelliti artificiali e di detriti spaziali circonda il nostro pianeta. Sulla base di tali recenti sviluppi scientifici, la moderna meccanica celeste ha assunto un ruolo fortemente interdisciplinare, coinvolgendo argomenti quali la stabilità, le risonanze e il caos. L'obiettivo del libro, pubblicato in edizione inglese nel 2007 dalla casa editrice Praxis-Springer, è di presentare la moderna meccanica celeste come una disciplina di facile comprensione per il lettore non specialista e allo stesso tempo di stimolare un pubblico più specializzato, mostrando le possibili connessioni tra i diversi affascinanti campi di studio. Il volume è introdotto dalla prefazione di Margherita Hack.
Tutti credono di sapere cosa sia la coscienza: "Ciò che ci abbandona la sera quando ci addormentiamo e che ricompare il mattino al risveglio". Ma appena si cerca di darne una caratterizzazione scientifica, sorgono dubbi e difficoltà. Non è convinzione comune che la scienza miri a eliminare tutto ciò che è soggettivo dalla propria spiegazione del mondo? Che succede allora se è proprio la soggettività la sua materia? Si deve concludere che sia un compito impossibile spiegare questa "seconda natura" che per molti è forse più preziosa della natura governata dalle leggi della fisica? Edelman (Nobel nel 1972 per i suoi studi sulla struttura degli anticorpi) non è così pessimista e non si rassegna a una drastica separazione tra le due culture. Comincia pazientemente con una teoria globale sul funzionamento del cervello per arrivare alla definizione della coscienza non come una sostanza, ma come un processo. Qualcosa che può diventare oggetto di studi verificabili senza cancellare tutta la ricchezza dell'esperienza individuale. Memoria e immaginazione forniscono così le linee guida per esplorare l'universo affascinante della creatività, incluse la conoscenza scientifica, la morale e l'arte.
Gli esseri viventi sono generati da elementi singoli - i geni - che, opportunamente aggregati, sono in grado di costruire gli organismi più variegati e multiformi. Con questa scoperta, la biologia del XX secolo ha individuato un meccanismo fondamentale che va ben oltre la forma puramente biologica della vita. La cosiddetta vita economica, che sovrintende alla nascita e allo sviluppo delle imprese economiche responsabili degli attuali equilibri, si basa sugli stessi princìpi di funzionamento della vita biologica: cambiano solo i meccanismi di fondo, che qui non sono biochimici, ma psicologici. In uno stile accessibile e piacevole, senza mai allontanarsi dal rigore scientifico, il libro illustra il sistema logico che sta alla base della nascita della vita, i cui meccanismi essenziali possono essere ricondotti al celebre teorema di Gödel sull'indecidibilità. Il parallelo proposto tra i meccanismi di base dell'economia e della biologia può aiutarci, inoltre, a comprendere alcuni fenomeni del mondo moderno, quali per esempio il funzionamento della globalizzazione e della glocalizzazione. In ultima analisi, la logica dell'evoluzione mette in luce le differenze tra il cittadino della società informatica, l'homo informaticus, e il suo predecessore, l'homo sapiens.
Il libro racconta la storia della teoria della gravitazione, dai suoi primordi fino agli ultimi sviluppi in astrofisica, focalizzandosi sulla teoria della relatività generale di Albert Einstein e sulla fisica dei buchi neri. Tramite conversazioni avvincenti e diagrammi scarabocchiati su tovaglioli di carta, si susseguono a ruota i rudimenti della relatività, dello spazio-tempo e di molti aspetti della fisica moderna. In scene narrate con abilità pedagogica, il lettore s'imbatterà nelle lezioni informali che un'astrofisica cosmopolita tiene al suo amico Alfie, organizzatore free lance di progetti di ricerca.
Cheryl ha la costante sensazione di cadere a causa di un deficit del suo apparato vestibolare; Barbara ha un cervello asimmetrico ed è considerata "ritardata"; Michael è un chirurgo oculare che a quarantaquattro anni subisce un ictus invalidante. Queste sono solo alcune delle storie alle frontiere della neuroscienza narrate in questo saggio: per loro e per molte altre tipologie di pazienti ora c'è una concreta possibilità di recupero e di completa guarigione. La scoperta che ha aperto la strada a questa fondata speranza è quella della neuroplasticità, ossia la proprietà del cervello di essere malleabile sempre, non solo nell'infanzia. Che il cervello fosse una macchina immutabile e che ogni sua parte non potesse essere sostituita o riparata era un assunto indiscutibile nel secolo scorso: una volta inceppato, il congegno perfetto sarebbe rimasto irrimediabilmente danneggiato. La tesi che ha scatenato la rivoluzione della neuroscienza, invece, ci dice che il cervello è in grado di cambiare se stesso e può funzionalmente riorganizzare ogni sua parte per sopperire alle carenze che si vengono a creare in seguito ai traumi o al lento processo di invecchiamento. Non solo. L'intera esperienza umana può essere spiegata esplorando le potenzialità del cervello malleabile: la creatività e l'amore, la dipendenza e l'ossessione. Si tratta di processi neurologici molto complessi, che sono indagati, anzi, vivacemente raccontati con semplicità e chiarezza espositiva.
Il titolo ha una doppia valenza: da un lato richiama un curioso paradosso per il quale è possibile assegnare all'ombra una velocità superiore a quella della luce; dall'altro acquista un significato più profondo, diventando metafora della sconfitta dell'ideale illuministico che vedeva la scienza come motore del progresso sociale e "luce" in grado di respingere le "ombre" della barbarie e dell'ignoranza. L'autore sostiene che, al contrario, mai come oggi la ricerca scientifica ha fallito nel suo compito di promuovere le proprie scoperte e le proprie innovazioni come strumenti utili e necessari per la società, la quale riceve così l'immagine distorta di una "scienza nemica", oscura e pericolosa. In questo gioco di luci e ombre Lévy-Leblond vede comunque uno spiraglio: "Se l'ombra è la dimora della minaccia, può anche favorire la generazione e la schiusa. Proprio nelle tenebre germogliano i semi e si trasformano le larve. Le forze notturne non sono tutte distruttive".
Pioniere della cosmologia contemporanea, Vilenkin parla al lettore di una nuova immagine dell'Universo, inizialmente molto controversa e che sta ora diventando il paradigma cosmologico comunemente accettato. Con grande verve narrativa e un buon numero di utili illustrazioni, l'autore fornisce un fondamento scientifico alla possibile esistenza di una pluralità di mondi, ciascuno con proprietà fisiche differenti: quel che non accade nel nostro universo potrebbe realmente accadere in infiniti universi paralleli.
Il "mostro di simmetria" è un gigantesco fiocco di neve che esiste in 196.884 dimensioni... Questa è la storia di una ricerca matematica che vede tra i suoi protagonisti personaggi brillanti e dal tragico destino e che ha alla fine rivelato il "mostro", un oggetto per nulla mostruoso, la cui struttura è anzi dotata di una squisita bellezza e di una grande complessità. Viene raccontata per la prima volta la curiosa serie di coincidenze che hanno portato a significativi passi avanti nello studio matematico della simmetria e, forse, a una comprensione del tutto nuova e profonda dell'Universo.
Gli esseri umani sono unici nel loro genere, oppure sono essi stessi animali, solo in parte diversi dal resto dei viventi del regno naturale? Intervenendo su un tema antico e mai risolto dalla filosofia della scienza, John Dupré sviluppa una proposta assolutamente innovativa, distante tanto dalle visioni soprannaturalistiche oggi di nuovo molto in voga, quanto dallo scientismo di chi vorrebbe relegare alle scienze naturali l'intero ambito degli studi sulla natura umana. Dupré, sebbene consideri gli esseri umani come entità integralmente naturali, nega con decisione che la natura umana possa essere investigata a partire da un unico punto di vista: la scienza non è unitaria, né per contenuto né per metodo. Come argomenta il filosofo inglese, "la mia tesi è che l'unica speranza di trovare una risposta illuminata alle domande sulla complessità della vita è di tipo pluralistico, un approccio che attinga sia alla conoscenza empirica derivabile dalle (varie) scienze, sia alla saggezza e alla comprensione della natura umana che si possono derivare da studi più umanistici."
All'interno dell'universo della matematica sembrano esserci infiniti temi, suggestioni, letture che, prendendo le mosse dagli studi specialistici, invadono e permeano ogni campo del sapere umano. Il libro è un'opera che getta una luce nuova sui rapporti, antichi e moderni, tra la scienza dei numeri e le altre forme di cultura. Claudio Barrocci e Piergiorgio Odifreddi, due matematici da sempre aperti al confronto interdisciplinare, curano questa "Grande Opera" in quattro volumi con il contributo di un comitato scientifico di prima grandezza e composta con i saggi di quasi cento autori provenienti da tutto il mondo. Il primo volume ripercorre in circa 30 saggi la storia di altrettanti centri di cultura dai quali si è irradiata nel mondo la conoscenza matematica, da Babilonia ed Atene a Oxford e a Princeton.