"Mi è capitato di prendermi tre multe per eccesso di velocità nel tunnel del Monte Bianco, visto che l'infrazione era stata rilevata da tre autovelox. Di qui, a parte l'esborso, la domanda filosofica: un evento si moltiplica in ragione degli osservatori? Si direbbe di sì, stando alla polizia italiana e alla gendarmeria francese. Ma, in questo caso, se gli autovelox fossero stati mille, avrei dovuto pagare mille multe?" Gli aneddoti che Maurizio Ferraris raccoglie in questo dizionario filosofico fuori dal comune sono piú o meno di questo tenore. Da "Autovelox" a "Zuhandenheit", in 129 voci che spaziano dal "Bancomat" agli "Zoccoli" passando per "Cavatappi", passando per le "Mutande, senza dimenticare le "Cazzimme" e le "Supercazzole", l'autore cerca di definire quelli che Roland Barthes chiamava "miti d'oggi" e Martin Heidegger "essere-nel-mondo". La filosofia alle prese con i paradossi della vita quotidiana.
Disagi, ansie, paure, problemi, difficoltà contribuiscono certamente a rendere la nostra vita meno piena e felice. Ma non sono una malattia, la vita stessa non è una malattia e, proprio per questo, Prozac, Seroxat, Seurepin non possono aiutarci a vivere meglio il presente, e tantomeno cambiare il mondo che ci circonda. Ma se i farmaci non riescono a cambiare la nostra vita, la filosofia può farlo. Aristotele e Kant, Platone e Kierkegaard, Epicuro e Lao Tzu testimoniano che la filosofia può essere straordinariamente utile e pratica. Può vincere le nostre paure, insegnarci a utilizzare con profitto le nostre emozioni, trasformare il malessere in benessere. E aprirci gli occhi a una serie infinita di inesplorate possibilità.
Un libro di battaglia, di polemica e di satira contro l'avanzata dei nuovi farisei, di coloro che vorrebbero far tornare l'Italia al clima bigotto e opprimente dei primi anni della Repubblica, quella che Gaetano Salvemini definì icasticamente la "repubblica monarchica dei preti" e che Ernesto Rossi e Guido Calogero descrissero in modo cosi brillante e corrosivo. I nuovi farisei, che talvolta si dichiarano perfino atei, dicono di voler difendere la libertà della Chiesa cattolica dalle prevaricazioni del laicismo e dalla disgregazione del relativismo. In realtà, a nessuno come al laico sta a cuore la libertà religiosa, poiché egli sa benissimo che la libertà religiosa è il fondamento di ogni altra libertà. Questa libertà, però, coincide necessariamente con l'autonomia della coscienza individuale e con la separazione rigorosa della società civile dalla società religiosa. Laico non è il contrario di credente, ma l'opposto di clericale ed essere laici vuoi dire, molto semplicemente, rifiutare la pretesa di utilizzare la religione o una qualsivoglia ideologia come strumento di governo. Il volume, nel ricordo di alcuni autentici maestri di laicità, vuoi mettere in guardia contro questa pretesa che attenta alla nostra libertà di uomini e di cittadini.
Questo libro di Agamben è dedicato ai problemi del metodo e diviso in tre parti, corrispondenti ad altrettante riflessioni su tre spetti specifici: a) il concetto di paradigma; b) la teoria delle segnature; e) la relazione fra storia e archeologia. Spunto per queste considerazioni è l'indagine sul metodo di uno studioso come Michel Foucault, sul quale Agamben dichiara di aver avuto occasione, negli ultimi anni, di apprendere molto.
L'autocoscienza è la base su cui ogni altra facoltà della mente acquisisce un valore personale e soggettivo. La comprensione della coscienza è una delle sfide più appassionanti. Forse nel prossimo futuro riusciremo finalmente a comprendere in che modo il dono fenomenico della coscienza emerga dalla massa molle del cervello umano. Nel frattempo, le conoscenze di cui già oggi disponiamo spingono a rivedere profondamente l'immagine intuitiva della natura umana. Non siamo così liberi come pensavamo: in queste pagine ci scopriremo creature guidate da mille automatismi dispersi in ogni angolo del cervello, e che condividono alcuni aspetti dell'autocoscienza con altre specie animali. Pietro Perconti ricostruisce la natura e la funzione dell'autocoscienza raccogliendo le evidenze che provengono dalla neuroscienza e l'etologia, la psicologia dello sviluppo e la filosofia del linguaggio, sullo sfondo comune della scienza cognitiva, la forma più moderna che la scienza della mente ha oggi assunto.
Leonardo è "premoderno", un personaggio di confine. Il suo non è più l'orizzonte fisso e trascendente del mondo della Scolastica, ma non è ancora quello matematizzante e dualistico della Nuova Scienza. Arte e conoscenza, matematica ed esperienza, fantasia e tecnologia confluiscono in un continuum che l'opera di Michelangelo, Galilei e Descartes frantumerà in precisi comparti producendo una divisione apparentemente irreversibile sul piano dell'essere come del sapere. Leonardo è vicino: anche il nostro tempo "ipermoderno" è diventato insofferente verso ogni rigida divisione del lavoro, della cultura, del "mondo della vita". Ma gli sconfinamenti portano troppo spesso alla confusione o per altro verso alla conflittualità, piuttosto che al dialogo o al contrappunto tra linguaggi, media, culture, come quello che ha lasciato in eredità Leonardo.
"È giunta, ormai, l'ora di andare, io a morire, voi a vivere. Chi di noi vada a miglior sorte, nessuno lo sa, tranne dio". Così si chiude l'"Apologia di Socrate", una delle prime grandi riflessioni su che cosa sia la morte. E Paolo di Tarso, scrivendo ai Corinzi, domanda: "Dov'è, o morte, la tua vittoria?". Passano i millenni, ma l'interrogativo continua ad accompagnarci: che cos'è la morte? E perché ci spaventa? "Per chi suona la campana"? ci guida attraverso la storia dell'uomo e grazie alla letteratura, alla filosofia, all'arte e alle religioni ci fa scoprire come nei secoli sia stata percepita la morte fino ad arrivare a oggi, alla morte ostentata quotidianamente dai mass-media. E proprio oggi, la morte è diventata oscena, ovvero non rappresentabile per quello che è realmente. È in qualche modo scomparsa, ha smesso di far parte del corso della vita. Grazie a questo piccolo e agile libro di Oreste Aime, invece, è possibile tornare a riflettere su questo mistero, difficile, quasi incomprensibile, sia che ci riguardi personalmente sia che tocchi gli altri.
Queste pagine trattano della potenza nell'opera di Friedrich Nietzsche, intendendola come tema analizzato all'interno del pensiero del filosofo e come energia che si sprigiona dalle pagine dei suoi libri. Lo sviluppo dell'analisi della potenza coincide, in un percorso che va da "Aurora" a "Genealogia della morale", con il progressivo aumento della potenza stilistica della prosa di Nietzsche, o perlomeno - se non si vuoi condividere quello che è un evidente giudizio di merito estetico - all'analisi della potenza si accompagna una continua sperimentazione espressiva dei risultati dell'analisi stessa. Il tema della potenza, nei testi che Nietzsche ha pubblicato, viene sempre affrontato in ambito morale. Nel pensiero di Nietzsche l'ambito morale, oltre che il regno del bene e del male intesi come categorie errate, è il regno dell'onestà e all'insegna dell'onestà il filosofo sviluppa tutta la sua critica della cultura occidentale, anche qui come per la potenza, considerando l'onestà come oggetto e come modo del sapere.
Descrizione dell'opera
«Un itinerario di approfondimento sul potere non si può svolgere pensando che il potere è altro rispetto alla nostra vita, oppure che è solo di altri, con cui non abbiamo niente a che fare. Il potere s’impasta d’umano; dell’umanità esso è proprio e, per questo motivo, impone scelte etiche a ognuno di noi. Volenti o nolenti, sulla scena ci siamo tutti. Il difficile è capire con quale parte e con quali motivazioni» (dall’Introduzione).
Lo studio, frutto di un percorso di ricerca pluriennale su tematiche sociali e politiche, privilegia la linea antropologica e quella etica. Precisa anzitutto alcuni contenuti fondativi del potere dal punto di vista teorico. Passa poi ad analizzare la prassi concreta di quanti detengono un potere nelle varie istituzioni, per concludere con uno sguardo a coloro che affiancano e si relazionano frequentemente ai leader.
Un testo certamente scientifico e allo stesso tempo appassionante, che insegna quanto sia doveroso studiare il potere, formarsi per esercitarlo, verificare continuamente la sua qualità umana ed etica.
Sommario
Introduzione. 1. Il potere in sé. 1.1. I tratti essenziali. 1.2. Le risorse e i mezzi. 1.3. Le fonti. 1.4. Dio origine del potere. 1.5. Il potere divinizzato e le ideologie. 1.6. La religione civile. 1.7. La laicità. 1.8. Il rapporto con il bene. 1.9. Gli aspetti perversi. 1.10. Il volto demoniaco. 1.11. La necessità. 1.12. Il simbolismo. 2. Chi detiene il potere. 2.1. I tratti antropologici. 2.2. L’esemplarità. 2.3. La formazione. 2.4. La competenza. 2.5. La responsabilità. 2.6. Lo spirito di servizio. 2.7. L’autoreferenzialità. 2.8. La sete di potere. 2.9. La brama di profitto. 2.10. La violenza. 2.11. L’autenticità. 2.12. Il discernimento. 2.13. L’umorismo. 3. Chi circonda il potere. 3.1. Il potere condiviso. 3.2. I collaboratori autentici. 3.3. Le corti. 3.4. Gli intellettuali. 3.5. Il sostegno al potere. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Rocco D’Ambrosio (Cassano delle Murge - BA, 1963) insegna filosofia politica presso la Facoltà di scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Facoltà teologica pugliese di Bari. È docente invitato di etica politica presso la Scuola superiore dell’amministrazione del Ministero dell’Interno a Roma. Ha pubblicato diversi saggi tra cui: Padre Serafino Germinario e il Partito Popolare in terra di Bari (Bari 1993); Ordine, umanità e politica. Saggio su Eric Voegelin (Bari 1995); La vigna di Nabot. Saggio di etica politica (Bari 2001; Madrid 2005); Istituzioni persone e potere (Soveria M. 2004); Il grembiule e lo scettro. Appunti su Chiesa e politica (Molfetta 2005); Serafino Germinarlo un prete scomodo (Bari 2007). Dirige il periodico di cultura e politica Cercasi un fine, promosso da alcune scuole pugliesi di formazione all’impegno sociale e politico.
La filosofia di Emmanuel Levinas è stata soprattutto una profonda e ampia meditazione sull'impatto che un secolo terribile, di sangue e di guerra, ha avuto sulla filosofia e sulla morale, sulla possibilità della filosofia e della morale. Si è voluto, pertanto, ricostruire, da angolature visuali differenti, l'eredità ed attualità di tale riflessione, senza tacerne le difficoltà o le aporie, ma al contempo cercando di misurare la sua capacità di condurci alle crisi più autentiche, alle questioni di fondo, a riaperture del pensiero. Tra alterità e terzietà si è svolto il cammino filosofico di Levinas, che ha situato al centro dei propri scritti la possibilità del male nella storia. Quel male che è compendiato nella figura di un unico supremo delitto: lasciare l'altro morire da solo. Il terzo, nel quale tutta l'umanità è presente, è così il custode silenzioso che veglia sulla morte dell'altro e le assicura, contro il lavoro del tempo e dell'oblio, una risonanza spirituale.
Terza fra le "Critiche" kantiane, la "Critica del giudizio " svolge un tema che, destinato ad acquisire un fondamentale rilievo nel dibattito idealistico ottocentesco, percorre l'intera vicenda della storia della filosofia: come si concilia la necessità delle leggi naturali con la libertà del volere umano? L'opera kantiana , in generale, è stata studiata nei suoi singoli aspetti piuttosto che nel suo disegno complessivo. Si sono, volta a volta, privilegiati particolari argomenti quali la natura dei giudizi di gusto, le caratteristiche del bello e del sublime, l'analisi della facoltà di giudicare e del principio della finalità, il rapporto tra arte e morale e tra teleologia e teologia. Questo libro intende restituire invece il senso unitario dell'opera kantiana, colmando cosi una lacuna della letteratura sull'argomento.
Il testo è un'introduzione alla filosofia della scienza cognitiva. Negli ultimi vent'anni il dibattito sui fondamenti concettuali della scienza cognitiva è stato molto intenso e la proliferazione di programmi di ricerca alternativi al cognitivismo classico (come il connessionismo, la robotica situata e la teoria dei sistemi dinamici) ha generato l'impressione che la scienza cognitiva sia entrata in una fase di crisi. Obiettivo del volume è fornire al lettore uno strumento per orientarsi in questo intricato dibattito e arrivare a formulare un giudizio personale in merito all'effettivo stato di salute della scienza cognitiva. Da un'introduzione storico-concettuale all'idea stessa di scienza cognitiva, passa a presentare una sistemazione filosofica dei fondamenti del cognitivismo classico della teoria computazionale e rappresentazionale della mente di Jerry Fodor. Non mancano l'indagine del rapporto tra psicologia e neuroscienza, e lo studio dell'evoluzione della scienza cognitiva cosiddetta "corporea e situata".