Viviamo in una realtà virtuale? L'universo di cui facciamo parte è forse un software generata da qualcuno in un altrove non ben definito? La scienza sta scoprendo che l'universo scaturisce da una realtà immateriale che supera la nostra comprensione e che ogni cosa esiste in relazione a qualcos'altro. Se c'è un software, però, allora c'è anche un programmatore, e questo non contrasta con alcuna verità di fede rivelata: anzi, i credenti avrebbero un nuovo e stimolante argomento per comprendere la natura della creazione e di Dio stesso.
Questo libro rappresenta un esempio eccezionale di dialogo tra Fede e Scienza. Nell'arco di nove anni, dal 2013 a oggi, il papa emerito Benedetto XVI e Piergiorgio Odifreddi, matematico ateo, si sono incontrati più volte di persona e hanno intrattenuto un'intensa e profonda corrispondenza epistolare. In queste pagine viene documentato tutto: Odifreddi racconta in dettaglio i loro colloqui e le lettere sono riportate integralmente. Si tratta di un formidabile percorso spirituale, in cui il teologo e l'uomo di scienza si confrontano su innumerevoli temi: l'etica, l'antropologia, la spiritualità, le domande "ultime" su vita e morte, amore e dolore... Scorre, in queste pagine, una «sorprendente folla di autori», come la definisce il cardinale Ravasi, dallo Pseudo-Dionigi a Dostoevskij, da Ildegarda di Bingen a Küng, da Guardini a Sartre, da Thomas Mann ad Amartya Sen, da Jan Assmann a Coetzee, e così via, mentre nell'ambito della scienza spiccano John Nash e Kurt Gödel. È, tuttavia, un altro ancora l'elemento che rende unico questo lungo dialogo: pur da posizioni diametralmente opposte, Odifreddi e Benedetto XVI riconoscono il fine comune della tensione a capire, della ricerca della Verità. Un fine che stimola i loro colloqui rendendoli intimi, suscita in entrambi ricordi autobiografici e fa nascere un'indubbia complicità. Prefazione del Cardinale Gianfranco Ravasi.
La concezione del mondo e della vita tradizionalmente proposta dalla religione, che comprendeva il trascendente, tutta la conoscenza, le regole di condotta e il fine ultimo dell'esistenza, ha guidato a lungo la convivenza civile. Poi la scienza ha avocato a sé la spiegazione della realtà, proponendo modelli del tutto coerenti sotto il profilo logico e matematico, ma non dimostrabili (scienza e religione richiedono entrambe, per essere abbracciate, un atto di fede). Le difficoltà di questa nostra epoca, i problemi ambientali, le insidie di una finanza e di una comunicazione manipolate, i divari sociali, sono segni di una caduta valoriale che appare almeno in parte figlia di quella cesura. D'altra parte, se i successi della scienza sono indiscutibili, essi restano però limitati dall'incapacità di cogliere e spiegare l'istante preciso in cui la materia è divenuta vita, e a maggior ragione il senso di questo nostro esistere destinato, secondo le ineludibili leggi dell'entropia, a dissolversi in un informe nulla. Per dare risposta a questa inquietante assenza di scopo, le teorie scientifiche più avanzate propongono visioni in cui è la coscienza umana ad avere un ruolo partecipatorio nell'edificazione dell'universo, trasformando così l'escatologia religiosa individuale in un'escatologia cosmica che avrà compimento con la fine dell'universo stesso. Altre visioni tentano una sacralizzazione del cosmo, nella quale mondo fisico e mondo spirituale sono integralmente congiunti. Si tratta di ipotesi confortanti, ma che sono tuttavia indimostrabili. Un dialogo sereno, che conduca a un punto di incontro tra scienza e religione, resta in definitiva la vera speranza per giungere a una visione in cui tanto Dio, quanto la nostra percezione della realtà, trovino diritto di cittadinanza anche quali basi per un recupero valoriale.
Buchi neri, particelle elementari e multiversi. La fisica contemporanea, in particolare quella teorica, è la disciplina scientifica che più di ogni altra si confronta quotidianamente con diversi concetti - il nulla, l'inizio e la fine, lo spazio e il tempo - propri della filosofia e della teologia. Il metodo che guida matematici, fisici e cosmologi tuttavia non consente loro di allargare il campo a valutazioni e considerazioni di carattere metafisico. Guardando alla storia del pensiero, ci si accorge che tale frattura è recente. Nel mondo antico, infatti, soprattutto in quello greco, i primi filosofi si interessarono prevalentemente di fisica e nel ricercare le cause dei fenomeni naturali non abbandonarono mai il loro legame col divino. Metafisica e teologia furono accantonate solo in seguito, quando il rapporto fra fede e ragione si incrinò e prevalse il carattere razionale e pratico della ricerca. In questo volume Antonio Nasuto ripercorre la storia travagliata dei legami fra fisica e teologia nel pensiero occidentale, dai filosofi presocratici alla moderna cosmologia sperimentale passando per pensatori unici ma fondamentali, fra cui Spinoza. Le figure di grandi scienziati contemporanei, come Stephen Hawking e Carlo Rovelli, costituiscono il punto d'arrivo del percorso qui proposto. Una tappa dopo l'altra l'autore mostra come tra scienza e teologia può esistere una feconda amicizia reciproca, necessaria alla scienza per mantenere aperto il suo orizzonte epistemologico e alla teologia per rinnovare il suo linguaggio e per aggiornare il suo sistema categoriale.
Il libro, dopo il primo capitolo dedicato ad un ampio resoconto sulla ricezione del pensiero di Teilhard, si occupa della trasformazione del cristianesimo e della struttura stessa ell'esperienza religiosa che, secondo il gesuita, è richiesta dal nuovo orizzonte di comprensione della realtà definito dalla visione evolutiva del mondo e della vita umana. La sua iflessione sul fenomeno religioso si articola poi in due fasi. Nella prima, che inizia con gli scritti redatti al fronte nel corso della Prima Guerra Mondiale, lavora soprattutto alla necessaria rifondazione» della teologia e della spiritualità cattolica, operazione effettuata attraverso la loro dislocazione dal fissismo e dall'essenzialismo tipici del pensiero neoscolastico egemone nella cultura cattolica coeva. Nella seconda fase, che va dal 1929 al 1955, anno della morte, Teilhard contestualizza il problema della «rifondazione» della teologia e della spiritualità cattolica nello spazio più ampio della «reinvenzione» dell'esperienza religiosa, un'operazione che, a suo avviso, non riguarda soltanto il Cristianesimo, ma tutte le religioni. Sostiene infatti che la necessità di misurarsi con tale problematica è imposta dal transito in atto in una umanità sempre più unificata e potenziata dalle pratiche della tecnoscienza verso l'«Ultraumano». Con tale espressione viene indicata una neoformazione della «vita pensante» nella quale l'esperienza religiosa, per poter giocare un ruolo significativo, deve misurarsi con le complesse problematiche imposte dall'avvento di una collettività umana che è giunta a disporre di risorse cognitive e operative che le consentono di aprire una nuova fase dell'evoluzione. Prefazione Riccardo Campa.
Fede e scienza sono nemici?
In un mondo scientificamente avanzato la Bibbia ha senso?
I miracoli sono possibili?
Che differenza c’è tra religione e fede?
Spesso può sembrare che, nel ventunesimo secolo, non ci sia più bisogno della fede perché la scienza ha già provveduto a svelare gran parte dei misteri dell’universo. Molti affermano che la concezione stessa di Dio sia una mera illusione, e la ricerca scientifica sia ormai capace di spiegare e dare senso a tutto. Ma è davvero così?
In questo libro il Professor John Lennox sintetizza le sue esperienze di scienziato e di cristiano evangelico, sviluppate in decenni di insegnamento e dibattito: ci fa comprendere come, in realtà, fede e scienza non siano nemici ma buoni amici che possono aiutarsi a vicenda.
Che tu sia un esperto o uno studente, uno scettico o un credente, questo piccolo e agevole volume ti mostrerà come la storia, la missione e il significato stesso della scienza possano connettersi alla Bibbia, a Gesù, e perfino ai miracoli.
INDICE
Introduzione: La chimica del cosmo
1. Puoi essere uno scienziato e credere in Dio?
2. Come siamo arrivati fin qui: da Newton a Hawking
3. Sfatiamo i miti I: la religione dipende dalla fede, ma la scienza no
4. Sfatiamo i miti II: la scienza dipende dalla ragione, ma la fede cristiana no
5. Possiamo davvero prendere sul serio la Bibbia in un mondo scientificamente preparato?
6. Miracoli: stiamo andando troppo oltre?
7. Puoi fidarti di quello che leggi?
8. Come confutare il Cristianesimo
9. La dimensione personale
10. Testare la verità del Cristianesimo in laboratorio
Consigli di lettura
JOHN C. LENNOX è professore emerito di Matematica all’Università di Oxford. Dopo aver conseguito diversi titoli accademici in Filosofia, Matematica e Bioetica (Università di Cambridge, Oxford e del Surrey) ha insegnato in università britanniche, tedesche e austriache. Il prof. Lennox ha realizzato diverse pubblicazioni a livello accademico e divulgativo sul rapporto tra fede, scienza ed etica, prendendo parte a numerosi dibattiti pubblici con esponenti dell’ateismo, tra cui Christopher Hitchens, Richard Dawkins, Lawrence Krauss, Stephen Law e Peter Singer. Parla tre lingue e viaggia in tutto il mondo presenziando a conferenze e lezioni di apologetica. John vive vicino a Oxford con sua moglie Sally, hanno tre figli e così tanti nipoti da mettere alla prova le sue doti di matematico.
«Il volume XII, ultimo nello schema della struttura dell'"Opera Omnia", comprende articoli e libri sul tema della scienza, apparsi nel primo periodo della mia vita. Sebbene il contenuto e lo stile possano apparire superati, ho comunque scelto di includerli come testimonianza di quel periodo e dei miei interessi di allora. Il prologo, soprattutto, "Visione di sintesi dell'universo", è molto datato nell'esposizione, ma vi compaiono certe intuizioni che considero ancora valide. L'argomento del volume parte dalla concezione del tempo legata alla visione scientifica della realtà. Questo tempo non è un involucro esterno agli esseri, ma una dimensione costitutiva e specifica di ciascun essere, che è in quanto perdura, e perdura proprio in quanto è questo essere specifico e non un altro. Il tempo della civiltà tecnologica ha provocato all'interno dell'uomo un conflitto profondo, alterandone il ritmo di vita. L'uomo deve rifiutare la tecnologia o, al contrario, rafforzarla integrandosi nel progresso? È un conflitto ineluttabile. Conviene qui notare che la tecnologia presenta un carattere ontonomico e, quindi, una relazione costitutiva sia con il mondo che con l'uomo. In effetti, la relazione tra l'uomo e la tecnologia è tanto intima e profonda quanto quella tra la tecnologia e la natura. L'uomo genera la tecnologia partendo dalla natura. La tecnologia ha inizio come frutto dell'interesse umano per la terra, per la materia». Il volume consiste di due sezioni, anche se il suo contenuto si intreccia costantemente. La prima concerne il tempo e lo spazio, argomento che sta alla base di una visione non solo filosofica della realtà, ma anche scientifica. La seconda concerne la concezione più occidentale della scienza. Essa inizia con un articolo dedicato a Max Planck, cui fa seguito parte della tesi di dottorato in Scienze dell'autore, "Ontonomia della scienza" (1961) e si conclude con un salto di quasi mezzo secolo con uno scritto di riflessione sulla scienza moderna che sfocia nella tecnologia, "La porta stretta della conoscenza". Due articoli sottolineano la necessità di emanciparsi dalla scienza e dalla tecnologia, non come rifiuto del loro valore, ma come superamento dei loro condizionamenti.
Descrizione
Nella seconda metà del Novecento, il mondo protestante anglosassone vede la teologia e le scienze naturali spingersi oltre le diffidenze reciproche per superare il fossato dei due «magisteri paralleli» e non comunicanti. Grazie all’opera di alcuni scienziati teologi, una serie di studi – fioriti sotto la dicitura Theology and Science – raggiunge una visione del reale capace di avvalersi in modo consonante dei contributi delle diverse discipline sul versante delle «origini». Su quello opposto, invece, gli scenari catastrofici sul futuro dell'universo, prefigurati dalla cosmologia scientifica contemporanea, sembrano porsi in contraddizione diretta con la fede cristiana, che nella risurrezione di Gesù afferma l’inizio della trasformazione di questo mondo nella «nuova creazione». Il fisico e teologo statunitense Robert John Russell affronta tale decisiva questione attraverso l’elaborazione di una metodologia di «interazione mutua e creativa» tra teologia e scienza. Questo volume illustra criticamente il suo tentativo, evidenziandone il contesto storico-culturale e gli aspetti più promettenti in ordine all’esercizio di una relazione tra i saperi capace di innovare profondamente l’interpretazione del dogma.
Sommario
Introduzione. I. Teologia e scienza verso una «mutua interazione creativa». II. La cosmologia scientifica e gli scenari per il futuro dell’universo. III. Escatologia cristiana e cosmologia scientifica. IV. Aperture dialogiche e considerazioni critiche. Bibliografia.
Note sull'autore
Marco Bernardoni, religioso dehoniano, dopo la laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni ha perfezionato gli studi teologici con un master universitario sui rapporti tra teologia e pensiero scientifico all’Istituto universitario «Sophia» di Incisa-Figline Valdarno (FI) e una licenza in Teologia dogmatica alla Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze. Fa parte della redazione delle Edizioni Dehoniane Bologna e della rivista online Settimana News. Per Città Nuova ha curato, con Sergio Rondinara, gli e-book della collana «Parole della scienza»: Teorie e modelli (2015); Continuo e discreto (2016); Forma e materia (2017).
È fuori discussione che anche i prodotti culturali abbiano un'incidenza decisiva nella costruzione di società coese, in cui le differenze etniche e quelle tra le tradizioni religiose, non siano vissute come ostacoli alla convivenza, ma come opportunità di arricchimento reciproco. Perseguire una cultura dell'unità non rappresenta dunque un'utopia, ma un obbligo per garantire un futuro alle nostre società, sempre più interessate al fenomeno del meticciato. Piero Pasolini (1917-1981), fisico di formazione, con il suo originale tentativo di porre a confronto acquisizioni scientifiche, implicazioni filosofiche e intuizioni teologiche, rappresenta un esempio significativo, e per certi versi ancora attuale, di pensare una cultura che abbia l'unità come meta e centro propulsore. Ponendosi nel solco della spiritualità originata dal carisma dell'unità, che la Chiesa ha riconosciuto all'origine dell'Opera di Maria fondata dalla trentina Chiara Lubich, e ispirandosi alla dottrina che da quel carisma promana, egli giunge ad abbozzare una cosmovisione di natura cosmoantropo-teologica, in cui l'unità tra i saperi è perseguita con innegabile correttezza epistemologica e con la capacità di coglierne radici e finalità comuni.
a cura di G. Salatiello - R. Zas Friz de Col
2020, pp. 440
Agli inizi dell'anno accademico 2011-2012, si raduna un gruppo di professori della Pontificia Università Gregoriana che, grazie all'iniziativa di Giorgia Salatiello (filosofia), coinvolge a Rogelio García Mateo s.j. (spiritualità), Dariuz Kowalczyk s.j. (teologia), Ferenc Patsch s.j. (teologia), Gerald Whelan s.j. (teologia), e Rossano Zas Friz De Col s.j. (spiritualità). Il presente volume raccoglie otto anni di ricerca del gruppo, centrati nel rintracciare il rapporto tra spiritualità ignaziana e metodo trascendentale in diversi pensatori gesuiti del ventesimo secolo, come Joseph Marechal (1878-1944), Johannes B. Lotz (1903-1992), Karl Rahner (1904-1984), Bernard Lonergan (1904-1984), Joseph de Finance (1904-2000), Juan Alfaro (1914-1993), Emerich Coreth (1919-2006).Attraverso il loro studio si è voluto scoprire le particolari caratteristiche di ognuno di loro per evidenziare una linea maestra che ispiri oggi il rinnovamento di questo orientamento, in modo di progredire nella consapevolezza del mistero dell’apertura e dell’accoglienza del Dio della rivelazione cristiana, che trova negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio un metodo su cui è conveniente continuare a ragionare trascendentalmente.
L'astrofisico vietnamita Trinh Xuan Thuan ricostruisce in questo libro divulgativo la grande odissea del Vuoto. Parte dall'invenzione dello zero, ci fa vivere la nascita della scienza sperimentale con Galileo e Pascal, quindi ci conduce fino alla fisica contemporanea Che cos'è il vuoto? Di che cosa è fatto? Perché ci fa paura? Non è facile per l'uomo, soprattutto quello occidentale, pensare e accettare il nulla. Eppure interrogarsi sulla sua natura pare inevitabile. Lo hanno fatto, e continuano a farlo, filosofi e matematici, scienziati e teologi, poeti e premi Nobel, cercando di tessere intorno horror vacui una storia plausibile. In queste pagine l'astrofisico Trinh Xuan Thuan ci conduce in una lunga cavalcata dalle origini ai giorni nostri attraverso la Bibbia e l'I Ching, Aristotele e al-Khwarizmi, la rivoluzione di Newton e le teorie di Einstein, la nascita della meccanica quantistica e la scoperta del Big Bang. La conclusione cui giunge è sorprendente: la fisica e la cosmologia contemporanee propongono una visione del mondo molto simile a quella delle maggiori tradizioni spirituali orientali che, invece di temere il vuoto, lo vivono come possibilità di mutamento, e dunque di vita. È nel dialogo armonico tra gli opposti -Yin e Yang, energia e materia, attrazione e repulsione - che si nasconde il mistero, insieme vuoto e pieno, dell'universo. Un mistero che ha a che fare con la scienza, ma anche con l'etica e con la politica. Perché se è vero che, come le particelle e gli atomi, siamo interconnessi nella grande rete del cosmo, la nostra felicità dipende da quella degli altri.
Il libro - che si avvale della prefazione del Presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston - si propone di approfondire quanto la teologia, inserita nel contesto della cultura scientifica contemporanea, ha da dire circa il destino ultimo dell'universo. Tutto questo ben sapendo che tra la creazione degli inizi e l'apparizione dei «cieli nuovi» e della «nuova terra» nell'"eschaton" parusiaco di Cristo si dà non soltanto diastasi e frattura, ma anche continuità e progresso. Per comprendere l'universo nella sua struttura, nella sua origine e nel suo destino non è perciò sufficiente un approccio esclusivamente matematico-quantitativo, così come non è esaustivo il paradigma dimostrativo euclideo per affrontare questioni che di per sé travalicano gli ambiti di esclusiva competenza della scienza - della fisica e della cosmologia, in questo caso - e che invece chiamano in causa anche l'apporto che deriva dalla filosofia e dalla teologia. Grazie alla presa in carico e all'approfondimento dei principali contributi delle ricerche scientifiche degli ultimi decenni e alla ricca riflessione di alcuni dei più importati teologi contemporanei, si intende dare conto della rilevanza dell'escatologica cristiana nel contesto della cosmologia contemporanea e nel confronto critico con la cosiddetta escatologia fisica, ma anche del crescente valore che le più recenti scoperte nel campo dell'astrofisica e della cosmologia hanno assunto per la «riscrittura» di alcune delle pagine più controverse dell'escatologia teologica