Solenne partitura dedicata al mistero della Trinità. Il più elaborato della fede cristiana. Le parole, quando sono unite a note musicali ispirate e calde come quelle di quest'opera, il Dio lontano si fa vicino e nasce il desiderio di entrare a colloquio con Lui. Questo è il merito dei tre canti che l'autore dedica al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ogni composizione è preceduta da una breve, ma intensa presentazione, conclusa con una frase del Vangelo.
Agli albori del XV secolo, in un'abbazia benedettina di Padova, fu rinvenuta una teca contenente i resti mortali dello storico romano Tito Livio. La scoperta fu accolta con lo stesso entusiasmo riservato alle reliquie di un santo cristiano e servì a stabilire una serie di modelli e pratiche rivelatisi durevoli. Il volume racconta le storie degli antiquari rinascimentali, i quali trasformarono i resti materiali del mondo antico in fonte d'ispirazione per studiosi e artisti, esempi per le decorazioni di palazzi e chiese, oggetti di culto e luoghi di pellegrinaggio. Gli autori accompagnano il lettore all'interno di scantinati, caverne e cisterne, spiegando come venivano intrapresi gli scavi e facendo luce sui metodi che gli antiquari - nonché gli alchimisti e gli artigiani da loro consultati - utilizzavano per interpretare le loro scoperte. Ne emerge non tanto una storia delle origini dell'archeologia moderna o della storia dell'arte, quanto un resoconto del modo in cui le abilità artigianali e le competenze tecniche dell'Età moderna furono utilizzate per creare nuove conoscenze sul passato e ispirare nuove forme di arte, erudizione e devozione nel presente.
Il manuale si rivolge a tutti coloro - studenti e studiosi - che portano avanti una ricerca accademico-scientifica nell'ambito delle discipline umanistiche. Le indicazioni sui metodi di ricerca e di citazione bibliografica ne fanno uno strumento particolarmente utile per poter scrivere una tesi di laurea. Come in un trittico, sono illustrati i momenti fondamentali per la realizzazione di un elaborato scritto: la scelta dell'argomento, il reperimento del materiale e la stesura dei capitoli. Una speciale attenzione è poi riservata alle più recenti risorse della videoscrittura e del Web. Il testo si chiude con cinque appendici: 1) prospetto sintetico del modello citazionale adottato; 2) abbreviazioni, sigle e termini di uso più comune in un elaborato scientifico; 3) principali strumenti bibliografici in Rete; 4) esercizi di base; 5) principali dubbi relativi all'ortografia e alle norme redazionali. Ogni capitolo prevede una specifica sezione bibliografica ed è corredato di numerose immagini commentate da apposite didascalie.
In queste pagine si parla della cosiddetta canzone d'autore, di quel tentativo cioè di fondere parole e tessuto musicale che si è manifestato soprattutto a partire dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento e che ha lasciato tracce indelebili in opere divenute pietre miliari non solo del mondo della canzone, ma della poesia e della cultura contemporanea. In filigrana dietro i testi di autori nordamericani come Cohen e Dylan, francesi come Brel o Brassens e infine italiani come - tanto per fare alcuni nomi - Battiato, Dalla, De André, De Gregori e Vecchioni, troviamo così echi, cadenze, immagini provenienti da una molteplicità di fonti letterarie, da Omero a Whitman, da Baudelaire a Joyce. Senza dimenticare la Bibbia, il «grande codice dell'Occidente», che ha insegnato ai grandi cantautori - scrive il card. Gianfranco Ravasi - «a intrecciare nel loro pensare, scrivere e cantare, spirito e corpo, mito e storia, mistica e amore, sacro e profano, ma soprattutto Dio e uomo, avendo sempre accesa nel loro cielo la stella della Scrittura».
Dal "Pescatore" ad "Anime salve" lo straordinario canzoniere di Fabrizio De André, il sommo dei nostri cantautori, può essere letto come un'antologia poetica ma anche come un irripetibile itinerario esistenziale e spirituale nell'umana avventura. La galleria dei suoi personaggi, dal soldato Piero a Dolcenera, non invecchia perché coglie nel profondo il mistero della vita e della morte nelle storie piccole dei suoi anti-eroi: perdenti dal punto di vista sociale, ma splendenti nelle sue canzoni, perché «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior». Così, non è solo nella meravigliosa "Buona Novella" (che spiazza il racconto evangelico innamorandosi di Maria di Nazaret), ma in tutta la sua quarantennale produzione artistica che De André ha scritto - storia dopo storia - il suo personalissimo Vangelo, che ancora affascina i suoi ascoltatori/seguaci, di generazione in generazione.
Quando compie settant'anni, Michelangelo è convinto che il suo periodo più fertile dal punto di vista artistico sia ormai alle spalle: provato dalla scomparsa degli amici più cari e scoraggiato dalla perdita di commissioni importanti, assegnate ad artisti più giovani, il supremo artista crede sia arrivato il momento di ritirarsi, tanto che inizia a concentrarsi sul progetto della propria tomba. Ancora non sa che gli anni a venire saranno invece tra i più fervidi e produttivi della sua vita, perché il destino ha in serbo per lui la sfida più ambiziosa e difficile: diventare l'architetto di Dio. Attraverso lettere e documenti dell'epoca, William E. Wallace, esperto della vita e dell'opera del genio aretino, racconta gli ultimi vent'anni di Michelangelo, a partire dal momento in cui diventa responsabile della fabbrica di San Pietro, oltre che l'artefice di altri cruciali interventi architettonici. Nel 1546, quando il papa gli affida il compimento della basilica, l'enorme cantiere è fermo, bloccato da progetti imperfetti e problemi ingegneristici. Michelangelo prende in mano la situazione: individua immediatamente i nodi irrisolti, supera le resistenze di burocrati e maestranze, e convince il papa a ricominciare tutto daccapo. Queste pagine, accompagnate da un ricco apparato iconografico, gettano nuova luce sugli anni meno noti di Michelangelo, mostrandoci un artista che veste anche i panni dell'innovativo ingegnere e dell'esperto uomo d'affari. La sfida di costruire San Pietro spinge Michelangelo verso una fede ancora più profonda: tra gli intrighi politici della Chiesa e la difficoltà di fronteggiare una salute sempre più precaria, l'artista si aggrapperà alla convinzione di essere stato scelto direttamente da Dio per costruire la chiesa più grande e magnifica mai concepita. Iniziata ben prima che lui ne divenisse l'architetto e incompiuta per molto tempo ancora dopo la sua morte, la basilica rappresenta il risultato più importante della sua carriera: è fulcro e culmine del suo coerente progetto. San Pietro è una creazione di Michelangelo, ed è il suo capolavoro.
Per la cultura russa la celebre tela di Raffaello, esposta nella pinacoteca di Dresda, è sempre stata molto più di un capolavoro artistico: «non un quadro, ma una visione» creata «non per gli occhi, ma per l'anima», come la definì il poeta Vasilij Zukovskij. Attraverso la Madonna Sistina Raffaello è assurto, da almeno due secoli, a simbolo dell'unità culturale che ha dato i natali all'Europa. La Madonna Sistina compare ripetutamente nelle opere di Dostoevskij, il quale si raccoglie sovente in preghiera davanti alla riproduzione che ne ha nello studio; suscita l'inquietudine di Lev Tolstoj; tocca il cuore di un brillante economista marxista, Sergej Bulgakov, futuro grande teologo ortodosso. E quando nel 1955 il dipinto viene esposto al Museo Puskin di Mosca prima di essere restituito alla Germania, a cui era stato sottratto come bottino di guerra, agli occhi di alcuni grandi scrittori e interpreti della tragedia staliniana - Varlam Salamov e Vasilij Grossman - la Vergine e il Bambino divengono il volto di milioni di vittime innocenti e un segno certo dell'insopprimibilità dell'umano nell'uomo.
I popoli che attorniano la torre di Babele, la rivisitazione della figura di Catullo, le figure e i lavori che attorniano il fiume Don, la ricostruzione di alcuni momenti segreti di Gogol': una scrittura veloce ed ironica che attraversa le varie umanità che ci rappresentano e illustrate con colori che esprimono la forza sanguigna della vita.
Eleonora Duse (1858-1924) è stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, studiatissima eppure ancora misteriosa. Il suo stile era tanto lontano dalla norma che talvolta gli spettatori, vedendola in scena, rimanevano sconcertati e diffidenti - per poi innamorarsene. Fu anche direttrice di compagnia e capocomica, creatrice di spettacoli e non solo di interpretazioni. Insieme a Pirandello, è stata forse l'artista più grande e innovativa del teatro italiano. E tuttavia resta da decifrare il segreto della sua presa sul pubblico, della sua tecnica, del suo fascino, e resta da capire quale fosse il suo progetto, e quali i bisogni, le strategie, e le ferite da cui faceva nascere i suoi spettacoli. Eleonora Duse ha trasformato il senso stesso del fare teatro, dandogliene uno nuovo: non più cultura, o piacere, o arte, ma scossa, profondo sconvolgimento esistenziale. Una rivoluzione silenziosa, che questo libro indaga attraverso documenti, lettere, storie, testimonianze, racconti, e attraverso le immagini - i ritratti in studio, i disegni, le caricature - anch'esse indizi di un percorso da scoprire.
Vittorio Sgarbi chiude la sua trilogia del Rinascimento, dopo Leonardo e Raffaello, con il racconto impetuoso della vita e delle opere di Michelangelo Buonarroti. La parabola di un artista predestinato - narrata da Vasari nelle Vite con l'ammirazione che già suscitava nei contemporanei - capace di realizzare tra Firenze, Bologna e Roma una sequenza di capolavori che lo affermano come un maestro assoluto, venerato, copiato, rispettato per tutti i secoli a venire, fino ai giorni nostri. Le parole di Sgarbi guidano lo sguardo alla ricerca delle fonti e delle consonanze che le opere, opportunamente interrogate, ci suggeriscono: così sentiamo nostro il dolore muto e senza tempo della Madonna della Pietà vaticana, la forza interiore del David, proviamo la stessa vertigine provata da Raffaello nella Cappella Sistina, di fronte al gesto assoluto che unisce e allontana Dio e l'Uomo. Ancora vibriamo dell'energia che la pietra trasmette ai Prigioni, al Mosè, all'estremo abbraccio tra la madre e il figlio nella Pietà Rondanini. E in questo viaggio Michelangelo non ci appare mai solo: egli studia e rivoluziona la lezione dei maestri del passato - Masaccio, Donatello, Antonello da Messina -, si confronta con gli artisti coevi - Niccolò dell'Arca, Bellini, Mantegna -, e dialoga con i pittori e scultori successivi su cui eserciterà la sua influenza, dai manieristi che ne subiranno il mito a Tiziano, Caravaggio, Picasso, Pollock, fino all'arte contemporanea. Vittorio Sgarbi insegue Michelangelo nello stupore della bellezza, indaga le ombre della sua personalità inquieta, e pagina dopo pagina la storia del più grande di tutti diventa una storia che ci riguarda, il racconto del genio che ha mostrato al mondo l'anima dell'uomo. "Michelangelo evoca fantasmi. Nelle sue opere non c'è soltanto la bellezza e la pienezza della forma, ma anche il tentativo di cogliere uno stato d'animo e uno spirito che sono dentro la scultura e la pittura. Questa è la sua grandezza, la sintesi formidabile del Rinascimento".
A metà tra meditazione e narrazione, questo libro nasce dalle suggestioni che l'autore ha ricavato nel vivere il Vangelo nei luoghi che ne hanno fatto da scenario storico e geografico. Le storie bibliche, dalle antiche profezie agli eventi della nascita di Gesù, vengono ripercorse attraverso gli occhi di Serafino, un asinello cocciuto ma angelico, che diventa testimone della nascita del Re dei Re e la offre al lettore in maniera personale, ma profondamente ancorata alla verità storica e alla realtà geografica. È attraverso la curiosità di questo ciuchino che la vicenda di salvezza si arricchisce di spiegazioni su aspetti della cultura ebraica, piccole leggende, quotidianità del mondo antico. Perché Gesù è, oltre che Vero Dio, un Uomo Vero immerso nel Suo tempo. Serafino, insieme al lettore, compie un vero e proprio cammino spirituale, nel quale si rispecchia la riflessione dell'autore sulla vita credente, prima, e poi sul ruolo di "pastore di gregge", in questi tempi che chiedono, a gran voce, risposte e misericordia. Serafino sa porsi domande per cercare risposte; quelle risposte che chiede, con animo grato, alla stella che illuminerà la notte di Betlemme, custodendo la vita di quel bambino fino all'epilogo, più di trentatré anni dopo, a Gerusalemme.