
Uno spettacolare viaggio tra i paesaggi più emozionanti del mondo che rivela le meraviglie della natura in ogni forma. Scatto dopo scatto, si apriranno davanti ai vostri occhi gli angoli più spettacolari del pianeta. Scalando montagne, volando in elicottero, immergendosi in acque profondissime i fotografi di National Geographic sono riusciti a catturare una nuova e audace visione della Terra. Suddivise in base allo scorrere delle stagioni le immagini mostrano come gli scenari più mozzafiato cambino nell'arco di un anno: sgargianti papaveri messicani in primavera, un arcobaleno estivo sul deserto della Mongolia, un rigoglioso bosco di pioppi dell'Alaska in autunno, gli innevati campi delle campagne scozzesi in inverno. Una collezione itinerante che getta luce sul fascino dei climi più diversi, intervallata da appassionate didascalie e aneddoti che spiegano ogni singolo scatto. Vivace e stimolante, questo volume compie un viaggio emozionante tra le meraviglie del mondo, dalle spiagge alle cime dei monti, esplorando quanto di unico e meraviglioso ci sia in ogni angolo del pianeta.
«Ma perché, tra tutti gli uomini, proprio io dovevo fare ritorno?». Le parole di Lazzaro risuscitato sono intrise di un profondo rammarico. Il gesto di Gesù che gli ha restituito la vita non lo sollecita alla gratitudine, ma gli impone un amaro rimprovero: ritornare dalla morte significa per Lazzaro rinunciare al più grande amore della sua vita, scoperto e vissuto solo nella foschia dell’aldilà.In questo sconvolgente atto unico, Gibran rovescia una delle più commoventi pagine evangeliche e costringe a riflettere sul rapporto tra l’amore che Lazzaro ha scoperto nell’aldilà e l’«egoismo» di chi ha voluto strapparlo dal sepolcro e da un’insospettabile gioia.Attraverso questo originale cambio di prospettiva, Gibran amoreggia con la propria fine imminente e con la morte, restandone sedotto fino al finale inaspettato.
Note sull'autore
Kahlil Gibran (1883-1931), scrittore e poeta, libanese cattolico di rito maronita, emigra nel 1912 a New York dove vive fino alla morte. La maggior parte dei suoi primi scritti è in lingua araba, ma dopo il 1918 pubblica quasi esclusivamente in inglese. Ampia è la sua produzione, ma Gibran conosce la notorietà per alcune opere come Il profeta, tradotto in oltre venti lingue, Il folle e Gesù il figlio dell’uomo.
«Si laurea in Teologia con una tesi su Ligabue». Così titolava nel marzo 2017 il quotidiano la Repubblica, seguito da decine di segnalazioni sulla stampa cartacea e on line e sui social network. Così l'autore della tesi, uno stupito Lorenzo Galliani, si è trovato al centro di un acceso dibattito pubblico sull'accostamento, per molti irriverente, fra il rocker emiliano e la religione. Eppure Ligabue appare costantemente in dialogo con il cielo e con un Dio dal volto umano, anche quando critica con parole dure la Chiesa: a testimoniarlo decine di citazioni dal suo canzoniere e dalle interviste rilasciate in trentanni di carriera. Prefazione di Matteo Zuppi.
E se fosse il cinema a raccontare la Grande Storia? Non sono forse Amarcord, Tutti a casa, Palombella rossa, Sandokan e molti altri film il diario delle nostre piccole storie svelate? Alberto Crespi, uno dei più importanti critici cinematografici, rilegge la storia d’Italia in quindici straordinari film.
In viaggio con Alberto Crespi attraverso i film che raccontano la storia italiana: incontriamo D’Annunzio, umilmente alle prese con le didascalie del kolossal muto Cabiria, ci ritroviamo in trincea con Jacovacci e Busacca, i soldati ‘imboscati’ di La grande guerra. Alcune tappe sono obbligate, come Il sorpasso, altre sorprendenti, come quando Crespi sceglie un western anni Sessanta come film più rappresentativo della Resistenza. Marco Scognamiglio, “Il Venerdì di Repubblica”
I film raccontano sempre due epoche: quella in cui sono ambientati e quella in cui sono girati. A tenerle insieme è in queste pagine Alberto Crespi. Che cosa capiamo del fascismo guardando l’ironico Amarcord di Federico Fellini? Che cosa lega il ’68 a Sandokan di Sergio Sollima? Perché della caduta del Muro e dell’avvento del berlusconismo abbiamo un fedele e dissonante precipitato nel Caimano di Nanni Moretti? Federico Pontiggia, “il Fatto Quotidiano”
In questo saggio che diventa un romanzo, Caroli dialoga con un'amica di lunga data accompagnandola per quindici weekend e mezzo alla scoperta di grandi artisti, monumenti universalmente noti e gioielli nascosti (scelti dopo una oculatissima scrematura) nei luoghi nevralgici dell'arte italiana. Passeggiando per le vie dei centri storici o raggiungendo musei fuoriporta, ci presenta in un racconto ricco di immagini protagonisti come Andrea Mantegna, che si può incontrare nella basilica di Sant'Andrea, a Mantova, non solo attraverso le sue opere ma anche sotto forma di un busto scolpito posto nella Cappella funeraria, e promette: "Si innamorerà dello sguardo lontano di chi vede la grandezza del passato, e subito dopo ne percepisce la caducità e la cenere, e non può che rifugiarsi nella melanconia, e dar vita, con quella, agli unici antidoti concessi agli umani, che sono l'arte e la bellezza". A Venezia, dopo una sosta allo storico Harry's Bar, ci propone l'incontro con Giovanni Bellini alle Gallerie dell'Accademia: "La linea belliniana incontra la linea introspettiva dell'arte occidentale, con una carta in più, risolutiva: la luce come elemento realistico, drammatico e drammatizzante". Ai grandi artisti e alle loro imprescindibili opere affianca aneddoti poco noti, come l'importanza della Cascina Pozzobonelli di Milano, senza la quale il Castello Sforzesco non sarebbe come lo vediamo oggi. Un graffito presente nel portico mostra infatti l'aspetto originario del castello, con la Torre del Filarete, crollata nel 1521: fu su questa immagine che l'architetto Luca Beltrami si basò per ricostruire la torre fra il 1892 e il 1905. Un percorso nella storia dell'arte che si fa via via racconto personale: "Ricordi quando io ero poco più che un ragazzo, e tu mi sgridavi perché - a tuo dire - perdevo tempo con gli artisti, invece di occuparmi di te?". Oggi le opere di alcuni di quegli artisti, gli avanguardisti degli anni Sessanta appartenenti alla corrente dell'Arte Povera, sono raccolte al Castello di Rivoli, cui dedicare un ultimo, mezzo weekend: "Incontrerai le grandi metafore insite nell'occupazione dello spazio: metafore legate al naufragio della civiltà classica in fannis Kounellis; metafore della socialità in Luciano Fabro; metafore dell'infinita ambiguità dei linguaggi che generano l'immagine figurativa in Giulio Paolini". La felice penna di Flavio Caroli ci indica la via per comprendere appieno il patrimonio artistico italiano, nella convinzione che i capolavori sono il riassunto dei pensieri più profondi di un'epoca storica, e costituiscono "l'apertura visionaria verso il tempo che verrà".
Storia ed espressione dalla Rus' di Kiev al grande impero
In Italia, prima e dopo il Vaticano II, sono sorti numerosi complessi parrocchiali comprendenti la chiesa. Si stima che ne siano stati costruiti più di seimila, un numero che si giustifica con le profonde trasformazioni sociali e il rapido processo di urbanizzazione del nostro Paese. L'architettura delle nuove chiese esprimeva il rinnovamento in corso nel campo dell'architettura e nello stesso tempo i nuovi orientamenti promossi dal Concilio in materia di ecclesiologia, liturgia, rapporti con la modernità, relazioni con le diverse confessioni cristiane. Verso la fine del secolo XX si è sviluppata una ricerca che ha messo a fuoco alcuni temi principali di progettazione (altare, ambone, battistero, luce) dal punto di vista liturgico ed ecclesiologico. In questo libro, Giancarlo Santi approfondisce la ricerca in corso analizzando i temi preliminari che stanno alla base della progettazione di una chiesa cattolica, quali l'idea di chiesa (casa, tempio, piazza), il canone estetico, le regole liturgiche, la formazione dei progettisti, i concorsi, integrando la trattazione con una rassegna iconografica riguardante l'arredamento liturgico nelle sue varie componenti (fisso e mobile, tessile e floreale, storico e contemporanea). Un'ampia rassegna bibliografica completa i dieci capitoli che si presentano con una spiccata intenzione didattica.
Quando giunge a Roma il 29 ottobre 1786 Goethe esclama: "Sono finalmente arrivato in questa capitale del mondo!". La Città Eterna, con la sua mirabile e intensa bellezza, con i suoi monumenti, i suoi palazzi, le sue strade, è testimone degli splendori e della decadenza dell'intera civiltà occidentale, come una sorta di eterno teatro della storia. Non c'è stile o movimento artistico e architettonico, dal passato più antico al presente, che non sia rappresentato nella sua espressione più piena e felice in questa città straordinaria e unica al mondo. La nuova edizione di questo volume ripercorre le fasi storiche e artistiche salienti della città attraverso una serie di nuovissime immagini di grande impatto visivo, raccontando questo luogo che, oltre che fisico, è luogo dell'anima e dello spirito. L'umanità identificò sempre Roma con le proprie aspirazioni politiche, sociali, religiose ed estetiche: la Roma reale si trasformò gradualmente in quella ideale, ovvero quella dei miti, dei simboli che ancora oggi attraggono milioni di turisti, di pellegrini, di viaggiatori e di studiosi da ogni parte del mondo. Un testo aggiornato in italiano e inglese della storica dell'arte Roberta Bernabei racconta la grande storia e l'arte di Roma e svela allo stesso tempo alcuni capolavori sconosciuti.
Un giovane suona il pianoforte in mezzo a una strada bombardata. Suona per i suoi vicini, soprattutto per i bambini, per distrarli dalle atrocità della guerra: un’immagine che ha fatto il giro del mondo diventando un simbolo della catastrofe in Siria, ma anche dell’inestinguibile volontà dell’uomo di opporsi in ogni modo alla distruzione. Il suono di quello strumento ha raggiunto e commosso milioni di persone nel mondo su YouTube. Ora Aeham Ahmad racconta la propria storia: l’infanzia in una Siria ancora in pace, l’inizio delle rivolte preludio di una guerra terribile, la fuga per la stessa via battuta da migliaia di disperati. Un lungo e pericoloso viaggio via terra, la drammatica traversata del Mediterraneo, le insidie della rotta balcanica. Fino alla nuova vita in Germania, dove ha realizzato il suo sogno di artista e si esibisce nelle più importanti sale concerti, ma è costretto a vivere lontano dalla sua famiglia rimasta in Siria. Allora come oggi, è la musica che gli ha salvato la vita a dargli conforto e infondergli coraggio.
La storia vera, raccontata in prima persona, di un pianista che ha sfidato le bombe e i terroristi in nome della sua musica, un caso mondiale, una commovente testimonianza di resistenza e fede nell’arte.
Aeham Ahmad, nato nel 1988 a Damasco, appartiene alla minoranza palestinese in Siria e ha vissuto nel campo rifugiati di Yarmouk con la sua famiglia. Ha iniziato a studiare il piano a 5 anni e ha continuato gli studi a Damasco e a Homs. Nel 2015 ha dovuto lasciare il suo paese e si è trasferito in Germania. Oggi vive con la sua famiglia a Wiesbaden e tiene numerosi concerti nel mondo. Nel dicembre 2015 ha ricevuto l’International Beethoven Prize for Human Rights.
Nel sottotitolo l'autore anticipa l'esprimersi del misticismo di Mahler attraverso il quintuplice sentimento di morte - risurrezione - dolore - amore - estasi. Nel Prologo riafferma il sentimento mahleriano della morte, della risurrezione, del dolore, dell'amore e dell'estasi, ma nel corso della sua esposizione, ulteriormente approfondendo, egli distingue l'estasi in estasi nietzschianamente lirica e in estasi contemplativa cristiana immaginata e musicalmente interpretata dallo stesso Mahler. Significativa la conclusione cui perviene l'autore: Mahler visse questa vita guardando verso l'altra Vita, l'Unsterblich Leben.
L'infanzia di Dori e quella di «Bicio», che mostra come la storia sia sempre stata una sola, anche quando loro non si conoscevano. Il primo incontro, a un premio musicale vinto da entrambi, durante il quale non smettevano di guardarsi. La nascita della figlia Luvi e la quotidianità campestre in Gallura. I mesi del sequestro, in cui a sostenerli fu proprio quel legame «fermo, limpido e accecante» che sarebbe continuato oltre il tempo. Un tempo sempre scandito dalla magia degli incontri: da Marco Ferreri a Lucio Battisti, da Cesare Zavattini a Fernanda Pivano. Tra bambine che chiacchierano con Arturo Toscanini e bambini che bevono cognac sotto i bombardamenti. Tra cuccioli di tigre allevati in salotto e un viaggio in nave con un toro limousine. Scritto assieme agli sceneggiatori di Principe libero, il film tv sul cantautore, Lui, io, noi è una storia privata che s'intreccia con quella pubblica di chi, da sessant'anni, ascolta De André. Soprattutto è il racconto intimo, commovente, a tratti perfino buffo, di un grande amore.