Un Natale pieno di sorprese in sette racconti sulla festività più attesa dell'anno. Storie straordinarie, e fuori dai peggiori e più comuni sentimenti. Un regalo ai lettori da alcuni tra i più amati scrittori del momento.
Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. Però ha talento. Mette un tassello dietro l'altro nell'enigma dell'inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav'uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l'unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida ("in natura la morte non ha colpe"), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.
"La vita andava avanti lo stesso, spietata e inutile come quei giorni di agosto". C'è un morto sulla spiaggia con una siringa in vena: Montalbano, con Livia a Vigàta per il Ferragosto, sospetta una montatura, scopre il colpevole ma viene scavalcato. Un milionario russo è stato assassinato nel resort non lontano dal BarLume: il Barrista e i Vecchietti cercano la donna. Una rapina in banca finisce quasi in una strage: il vicequestore Rocco Schiavone gioca un po' sporco, come al solito. Nel cuore afoso delle ore piccole, una splendida fuggitiva irrompe nella Casa di ringhiera: tutto in una notte per il vecchio De Angelis con la sua auto feticcio e, dietro, il corredo di equivoci sarcastici da ballatoio. Un attentato nel ricco mondo dell'industria vinicola siciliana: Baiamonte, steso sulla sdraio, indaga per noia. Una pistola da collezione ha ucciso la moglie del commissario Carreras e ogni indizio accusa il marito: Petra Delicado e Fermin Garzón scommettono sul vero amore. Da Salvo Montalbano a Petra Delicado, gli investigatori degli autori presenti in questa raccolta hanno poderose personalità, tanto da riempire ampiamente lo spazio dei loro casi, non meno di quanto lo facciano gli intrecci in cui capitano. Da questa osservazione nasce l'idea di misurarne, appunto, la personalità, impegnandoli alla prova di occasioni speciali, di feste comandate e di giornate in cui di solito tutti vorrebbero liberarsi dei ruoli ufficiali.
"È difficile dalla letteratura italiana moderna e contemporanea ritagliare, sia pure in antologia di non rilevante volume, una letteratura delle istituzioni. Che cosa è il Parlamento, che cosa una prefettura, un ufficio di polizia, un consorzio agrario, un ente di assistenza, una capitaneria di porto, uno stato maggiore, e così via, si ha l'impressione che soltanto la letteratura italiana ne abbia mancato la rappresentazione. Tanto vero che indelebili ci restano le eccezioni a questa regola: il Parlamento dell'Imperio di De Roberto, la questura di Roma di Carlo Emilio Gadda, l'Eca di Palermo di Matteo Collura... Questo libro di Luisa Adorno racconta che cosa è una prefettura, che cosa è un prefetto. E lo racconta con una vivacità, un'ironia, un brio da far pensare a certe pagine di Brancati." Leonardo Sciascia (1983)
Nel cuore del Messico, Montezuma, sovrano azteco orgoglioso e potente, onorato come un dio e profondamente temuto, a capo di un impero di 15 milioni di persone, aspetta, con curiosità e trepidazione, l'arrivo preannunciato di un misterioso straniero sbarcato da poco sulle coste del Continente. È Hernán Cortés, l'avventuriero spagnolo audace e ambizioso che passerà alla storia come il Gran Conquistador. Partito da Cuba con una piccola armata di furfanti e mercenari in cerca di oro e potere, superando vulcani ancora attivi e immense montagne, aridi altipiani e intricate foreste, imbattendosi in tribù indigene da soggiogare e convertire in nome del re di Spagna, Cortés raggiunge la Valle del Messico sul finire del 1519, varcando infine le maestose porte della capitale fino ad allora inviolata, la città dei sogni, Tenochtitlán. Il condottiero spagnolo e l'imperatore azteco si fronteggiano, protagonisti di un epocale incontro fra culture, affascinati e sconvolti dalla loro stessa diversità. Che quello straniero barbuto, dallo sguardo arrogante e dalla parola suadente, rappresenti il profetico ritorno del dio Quetzalcoatl? Dall'alto del piramidale Templo Mayor, luogo di preghiere e sacrifici umani, Montezuma interroga àuguri e sacerdoti per scoprire il destino del suo impero. Due anni dopo, di quella civiltà ricca ed evoluta non sarà rimasto più niente.
Formidabile condottiero, conquistatore spietato, saggio legislatore, crociato, cavaliere cortese, protettore della Chiesa, patrono della Francia, generoso mecenate, santo. Nessun altro personaggio della storia occidentale ha subito maggiori trasformazioni nell'immaginario popolare di Carlomagno, energico monarca di un popolo di rozzi guerrieri, celebrato attraverso i secoli come il più grande sovrano dell'Occidente cristiano, e a cui molti protagonisti della storia moderna e contemporanea si sono ispirati. Grazie al suo acume politico, alla sua intelligenza militare e alla sua profonda fede religiosa questo barbaro d'aspetto imponente, carattere determinato e tempra instancabile riuscì in un'impresa all'apparenza impossibile: conducendo una guerra costante su più fronti, volta a debellare nemici esterni e faide intestine, ampliò il dominio dei franchi fino a esercitare un potere assoluto su un impero etnicamente e linguisticamente eterogeneo, come non se ne vedeva dai tempi di Costantino, che egli fu in grado di tenere insieme per tutta la durata del suo lunghissimo regno. Un impero i cui confini comprenderebbero gran parte degli attuali territori di Francia, Germania, Belgio, Olanda, tussemburgo. Svizzera, Austria, Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria e Italia. Una formazione politica, religiosa e culturale senza precedenti, a cui oggi diamo il nome di Europa.
Le arti visive e la pubblicità, il design e l'architettura, la grafica, il fumetto e il cinema realizzano immagini che sanno coniugare efficacemente percezione e cognizione. Questo libro vuole spiegare come si fa a comunicare con le immagini, in che modo gli elementi percettivi, iconografici, simbolici e stilistici s'incastrano in una grammatica degli effetti, nella capacità di trasmettere informazioni e fare scattare emozioni mediante la loro funzione espressiva.
A più di trent’anni dalla legge 194, l’interruzione volontaria di gravidanza continua a essere un tema scottante che tocca molteplici aspetti: dalla questione morale e giuridica a quella di impronta più marcatamente ideologica. Il volume di Giambattista Scirè offre un quadro complessivo del cammino che ha portato alla regolamentazione dell’aborto in Italia, capace di prendere in considerazione i punti di vista di tutti i protagonisti della vicenda, dalle avanguardie intellettuali al mondo cattolico intransigente, dai movimenti femminili e radicali alle forze della politica e dell’informazione. Attraverso i documenti dell’epoca, l’autore ci offre una ricostruzione storiografica delle vicende che hanno segnato il dibattito culturale sull’aborto e il suo travagliato iter parlamentare, svelandone le sfumature e le molteplici contraddizioni.
Un documento eccezionale sulla storia dell’ex Unione Sovietica e sul suo sistema concentrazionario. Un’opera, frutto di diciassette anni di ricerche, che raccoglie 550 fotografie, la maggior parte delle quali mai viste, e cartine, dati, analisi basate su documenti di prima mano.
Quale rapporto c'è fra la vita personale e la moralità? Che cosa significa agire per "buone ragioni" e quale valore hanno le "mie buone ragioni" in una società multiculturale? Fra l'identità personale e la riflessione morale vi è una tensione costante, che è compito dell'azione concreta di volta in volta risolvere. Ogni azione è un giudizio. Per questo, le ragioni che motivano le azioni devono essere oggetto di una riflessione critica che consenta un ragionevole confronto con gli altri. In un dialogo serrato con autori come Bernard Williams, Charles Taylor, Thomas Scanlon ed Emmanuel Mounier viene qui tratteggiata un'interpretazione di ispirazione kantiana delle ragioni morali e della loro valenza pubblica. Nella moralità mettiamo in gioco la nostra natura di persone libere per costruire un'identità individuale. Attraverso il confronto critico con il senso morale comune si esprime l'autonomia di individui impegnati nella formazione di sé e nella ricerca di una vita comune giusta. Il criterio morale fondamentale di questa costruzione è il rispetto per tutte le persone, inclusi noi stessi. Rispettare l'autonomia e l'integrità significa anche, per esempio, non deformare il corpo e i desideri delle persone, come minaccia di fare la nuova eugenetica. Le vite personali si propongono come uniche e irripetibili, ma il loro apprezzamento e il loro valore talvolta esemplare sono possibili solo se le "buone ragioni" che le hanno orientate sono effettivamente ragionevoli.
Questo libro offre la prima guida ragionata ai testi della filosofia. Le opere fondamentali di ciascun pensatore vengono presentate con una scheda bibliografica iniziale (che ne indica il titolo originale e la traduzione italiana, la data di stesura, il luogo e l'anno della prima edizione), una descrizione del contenuto, le informazioni utili per comprendere il contesto nel quale ogni opera fu concepita e la sua eventuale fortuna. Infine viene suggerita la migliore edizione italiana disponibile. Uno strumento innovativo e indispensabile per tutti coloro che si interessano di filosofia. Un dizionario che fornisce la chiave per un approccio al pensiero filosofico partendo dalla tanto auspicata analisi dei testi.
BIOETICA CATTOLICA E BIOETICA LAICA
Con un Poscritto 2009
Questo libro fornisce una panoramica imparziale, e al tempo stesso chiara e documentata, di un argomento di grande attualità, che sta condizionando profondamente il dibattito culturale e politico del nostro paese. Questa nuova edizione ampliata dell’opera − ormai ritenuta una sorta di classico sul tema − contiene sia un “Poscritto 2009”, in cui si traccia un bilancio critico complessivo della situazione odierna, avanzando, tra le altre cose, la suggestiva ipotesi di un “cambiamento di paradigma” da parte della Chiesa, sia un’estesa “Appendice” sui diversi modi di rapportarsi al problema bioetico dell’aborto.
INDICE
1. Un «sapere a vantaggio dell’uomo»: etica, bioetica e filosofia
Natura, compiti e origini della bioetica,
La vocazione “filosofica” della bioetica
2. I due paradigmi dominanti della bioetica odierna: problemi storiografici e critici
Modelli antitetici di bioetica
Casi “cruciali” e paradigmi
3. La bioetica cattolica della “sacralità della vita”
Esistenza di una bioetica cattolica ufficiale con valenze filosofiche
L’articolazione teorica del paradigma della sacralità della vita
Chiarificazioni e puntualizzazioni
Legge «naturale» e legge «eterna»
Il «deontologismo» della teoria della sacralità della vita
Legge morale e legge civile
Quale personalismo? I presupposti metafisici della bioetica cattolica,
4. La bioetica laica della “qualità della vita”
La “laicità” in bioetica. Questioni terminologiche e critiche
Il principio della “qualità della vita” e le sue interpretazioni teoriche fondamentali
5. L’articolazione del “paradigma” laico: prospettive, autori e modelli
La “koiné” laica e i suoi punti qualificanti
L’“umanità” della morale
Il rifiuto del concetto di “natura”
Il principio di “autonomia”
La “disponibilità” della vita
La conoscenza come strumento di progresso
La non accettazione del soffrire
Il diverso valore “qualitativo” delle vite
Il concetto funzionalista di “persona”
L’opzione “pluralistica”
L’opzione “liberale”. Morale e diritto
L’opzione “antiassolutistica”. Teleologia e deontologia “prima facie”
Perché la bioetica laica non è soltanto un’etica di “secondo grado”
Autori e modelli della bioetica laica internazionale
“Arbitrarismo” e “relativismo”: critiche e repliche
6. Una dicotomia arbitraria o una realtà di fatto?
Riconsiderazione del problema
Legittimità dell’ottica dicotomica
7. Bioetiche di matrice religiosa vicine alle posizioni laiche
Religioni e bioetica
Posizioni alternative
Repliche cattoliche
Fecondità euristica della distinzione fra laicità in senso “debole” e laicità in senso “forte”
8. Interpretazioni laiche del principio della sacralità della vita
Un principio pi√π antico del cristianesimo
Donagan e Rachels
Dworkin,
9. Indisponibilità e disponibilità della vita come chiavi di lettura della bioetica contemporanea
Una dicotomia pi√π comprensiva
Suicidio ed eutanasia come “cartine di tornasole” di opposte scelte paradigmatiche
10. Ancora su bioetica cattolica e laica. Tentativi di mediazione e persistenti differenze di paradigma
Tra incontri e scontri
Tentativi di mediazione
Il richiamo alla metafisica come “zoccolo duro” della bioetica cattolica
Due paradigmi contrapposti, costretti, loro malgrado, a coesistere e dialogare
Poscritto 2009
Un libro “attuale”
La teoria dei “paradigmi” bioetici
Obiezioni e repliche
In che senso parliamo di libro “profetico”
Inesistenza di una “terza via” tra indisponibilità e disponibilità della vita
L’“ipotesi” di un “cambiamento di paradigma” da parte della Chiesa
Dalle ipotesi sul futuro alla “realtà effettuale delle cose”: bioetica e mediazione politica
Appendice. Il problema dell’aborto nella bioetica cattolica e laica
Il problema
L’argomento scientifico
L’embrione come persona: la posizione cattolica
L’embrione come non-persona: la posizione laica
Due diverse antropologie di riferimento
L’argomento della potenzialità
L’argomento dell’autodeterminazione femminile
L’accusa cattolica di “cultura della morte”
L’argomento laico dello “spreco” naturale degli embrioni
L’argomento del “principio di precauzione”
La controversia sull’aborto come cartina di tornasole dell’opposizione paradigmatica fra due tipi di bioetica
La menzogna si confronta, per definizione, con il concetto di verità e con quello di libertà, con i campi del sapere e con quelli del potere. Tuttavia, il problema della bugia non è riducibile alle questioni della moralità, a un valore regolativo della politica o alle complesse casistiche del diritto. Il paradosso della menzogna consiste nella sua implicita domanda di verità e, insieme, nella sua capacità di far tornare, ogni volta, all'imbarazzante dualità dell'inizio, a quel dialogo originario che precede ogni monologo. Ma la filosofia della bugia e la storia della sincerità, che qui appaiono intimamente intrecciate, non ci raccontano solo di quella menzogna che riguarda il mondo delle cose, ma anche e soprattutto di quella bugia che ha per oggetto noi stessi, nelle forme della doppiezza, del mascheramento e dell'autoinganno. Allora, che senso ha essere sinceri? Che cosa significa essere veraci? Che differenza c'è fra il bugiardo e l'impostore, fra il falsario e il plagiario?
Pubblicato per la prima volta in lingua francese nel 1946, il libro si inserisce nel solco della tradizione aurea dell'esistenzialismo e dei suoi massimi rappresentanti: la questione dell'essere, invisibile filo rosso che accomuna pensatori fra loro così distanti, viene affrontata dalla pensatrice ginevrina attraverso una sorta di ontologia negativa, tesa a mostrare come l'essere, quest'entità impalpabile e inaccessibile al pensiero, si sveli soltanto nelle opere della mano umana, nella forma che essa imprime all'esistere. Pensare l'essere significa dunque, anzitutto, pensare la forma: dalla natura al sogno, dall'arte all'immaginazione, Jeanne Hersch traccia in questo appassionante saggio le basi di quello che sarà il percorso filosofico di un'intera vita.
II testo presenta un'analisi su scala planetaria dei movimenti migratori effettuata in comparazione con i movimenti di persone verificatisi a cavallo tra Otto e Novecento. Ne emergono analogie e differenze significative: la moltiplicazione dei paesi d'origine e di destinazione; le dinamiche psicologiche personali e collettive che presiedono alla scelta di migrare; il nuovo ruolo esercitato dalla criminalità organizzata nel traffico di esseri umani; il crescente protagonismo delle donne; il peso dei rifugiati di guerra. Possono gli immigrati bilanciare la stasi demografica dei paesi ricchi dando un contributo decisivo al mercato del lavoro e ai conti pensionistici del welfare state? Qual è l'effetto dell'emigrazione sullo sviluppo economico dei paesi d'origine dei migranti? Quale modello di immigrazione scegliere nella società attuale?
"Le persone agiscono solo perché mosse dal desiderio di ottenere un guadagno monetario? Lavorano solo perché sono pagate per farlo? Forse non è proprio così: le persone intraprendono molte azioni semplicemente perché provano piacere nel farlo. E inoltre esistono circostanze in cui una significativa ricompensa di tipo monetario può estromettere quelle che chiamerò 'motivazioni intrinseche all'azione'. Offrire uno stipendio più alto può dunque indurre un minore impegno e una riduzione della performance." Bruno S. Frey è professore di Economia all'Università di Zurigo.
Aristotele, "il maestro di color che sanno", secondo la celebre formula dantesca, per molti secoli è stato considerato il Filosofo, e quasi il simbolo stesso della ragione umana. Ancor oggi, le prospettive aperte dallo stagirita mantengono un'intatta vitalità: se la sua logica e la sua epistemologia sono state riscoperte nella loro grandiosa architettura, le sue analisi ontologiche sono tornate al centro del dibattito filosofico. Varie correnti dell'etica contemporanea hanno posto in luce la straordinaria attualità del pensiero pratico di Aristotele, mentre un'attenzione sempre più viva si proietta anche sulle sue indagini di filosofia naturale. In tale quadro, la presente introduzione alla filosofia aristotelica "può essere collocata sullo stesso piano degli studi più importanti su Aristotele degli ultimi decenni" (H. Flashar) e rappresenta uno strumento prezioso per quanti cercano un accesso filologicamente rigoroso e filosoficamente affidabile ai testi dello stagirita. Emerge dal libro la complessa immagine di un filosofo criticamente aperto a tutte le vie del pensiero e attento, in parallelo, a coniugare l'ispirazione strutturale con un approccio fortemente problematico ai temi di volta in volta affrontati.
Sospesa fra spinte innovatici e rigurgiti fondamentalisti, l'India incarna oggi una potenza dalla ricchezza e dalle contraddizioni inaudite: forte di una tradizione millenaria tuttora viva, questo paese sembra riuscire ad affrontare le sfide imposte dall'avvento del nuovo millennio. Uno studioso inglese affronta gli aspetti più significativi della religione induista alla luce del dualismo modernità-tradizione: dal fenomeno dell'orientalismo e dei guru in Occidente alla questione femminile, dall'ascesa del nazionalismo indù all'odierno conflitto con i musulmani, il libro ricostruisce i tratti salienti di questa sterminata cultura.
Se il medioevo fosse veramente quella fatidica "età di mezzo" imposta da quasi un secolo di storiografia classica e filo-rinascimentale, difficilmente la sua estensione nel tempo potrebbe avere le dimensioni gigantesche di circa mille anni. Il medioevo, presentato da questi quattro storici spagnoli, nella sua veste più inusuale e intrigante, in un approfondimento al tempo stesso dettagliato e veloce, si dimostra come il banco di prova con cui si devono confrontare tutte le cristallizzazioni ideologiche successive e le forme di convivenza future. Il volume propone un'idea di Europa vasta e coerente, ove siano presenti tutte le zone geografiche e le popolazioni che hanno contribuito al suo sviluppo o alla sua decadenza: un'Europa che comprende tutta l'area del Mediterraneo e l'Est. Il tutto all'interno di un vivo e appassionante viaggio nel tempo, che tocca anche le regioni dell'Africa e dell'Asia.
Wrotizla, Vretslav, Presslaw, Bresslau e anche Vratislavia. E infine Breslau, nome germanico in vigore fino alla caduta del Terzo Reich, e Wroclaw, nome polacco assunto dopo il 1945. La storia di Breslavia è scandita dai cambiamenti del suo nome, più di cinquanta, che evocano invasioni nomadiche, insediamenti misti e conquiste militari. Il caleidoscopio etnico è stato la norma in una terra che divenne il grande asilo della comunità ebraica europea, lo scenario di stati nazionali piccoli o deboli e di potenti imperi dinastici. Un ritratto del labirinto etnico, religioso e politico dell'Europa centrale, attraverso la storia di una città che contiene la silloge concentrata di tutte le esperienze che hanno fatto dell'Europa centrale quello che è.
Un'acuta analisi dell'ostilità antiebraica dall'antichità a oggi: per individuarne i "momenti" più significativi, si è tenuto presente che le cause delle persecuzioni hanno avuto uno stretto rapporto con l'essere degli ebrei delle minoranze disperse all'interno di macrosocietà. Eppure non si è ritenuto storicamente corretto omologare l'ostilità antiebraica a quella rivolta contro altre minoranze, a causa del fondamentale ruolo della diversa identità ebraica; una diversità che, come sostiene il sociologo Zygmunt Bauman, non si adatta alle strutture del mondo predisposto da altri; una diversità, un essere altro, che spesso mina le certezze, le sicurezze degli altri. Oggi come ieri, i ceti politici e le oligarchie al potere in alcuni paesi islamici indirizzano le proteste popolari verso un nemico immaginario, ricadendo così nel cosiddetto "antisemitismo dei poveri", che distrae l'attenzione degli sfruttati dai loro interessi di classe e le rivolge verso un nemico immaginario.
Questo libro analizza la religione più diffusa in India, l'Induismo, proponendo un'indagine approfondita di tutti gli aspetti della vita indù, sia passata che presente. Le illustrazioni presenti nel volume contribuiscono a dare un'ampia panoramica della storia dell'Induismo, a presentare la sua mitologia, l'arte, l'architettura, la religione, le leggi e il folklore.
Una nuova storia di Roma antica, scritta da uno dei maggiori esperti internazionali, che ribalta molte delle convinzioni della storiografia tradizionale. La vicenda di un popolo e di una città raccontata con grande chiarezza e molti spunti innovativi, basandosi sulle acquisizioni storiografiche più recenti; ma anche una riconsiderazione filologica di diverse fonti scritte e i risultati di ricerche archeologiche condotte sul campo.
Dopo gli storici lavori di Naumann (1901) e Weichelt (1910), il primo commento italiano all'opera di Nietzsche condotto capitolo per capitolo. L'opera di Sossio Giametta mostra "Così parlò Zarathustra" come l'esplosione del genio morale e poetico di Nietzsche che, in combinazione ma anche in contrasto con le sue tesi filosofiche, costituisce una summa della sapienza occidentale. Guida alla grandezza, ditirambo alla purezza e canto di solitudine, lo Zarathustra insegna il valore del corpo e l'attaccamento alla terra, incita all'amore di sé, che è sacrificio, e all'amore della vita, che è fierezza, responsabilità e lotta, contrapponendosi ai Vangeli cristiani, che negano valore autonomo alla vita e impediscono di cogliere la pienezza per cui vale la pena di vivere e morire. Una lettura attenta, condotta sull'edizione critica, di una delle più significative opere del pensiero occidentale. Un'interpretazione controcorrente di un autore discusso, a cui si affiancano una puntuale analisi stilistica e una ricostruzione completa delle fonti e dei riferimenti culturali e filosofici di Nietzsche.
Un "classico", pubblicato quando è nata la "questione bioetica", e l'Italia è stata interessata dai primi, accesi dibattiti, che mantiene intatta la sua grande attualità. Se infatti il contesto storico-culturale è indubbiamente cambiato, i temi e i problemi sono rimasti invece sostanzialmente immutati: dal rapporto fra bioetica laica e bioetica religiosa alla controversa nozione di persona, il libro di Adriano Pessina esplora i fondamenti di una disciplina complessa per presentarne, attraverso l'analisi di alcune questioni essenziali come la tecnica di fecondazione in vitro e l'eutanasia, le differenti impostazioni teoriche. Il libro viene riproposto in edizione economica con una nuova Prefazione.
Il libro rappresenta un contributo all'approfondimento dei rapporti sociali e delle relazioni tra le classi sotto il nazismo, dimostrando la capacità di chiamare in causa non solo i dati della storia sociale, ma i rapporti più complessi con la politica interna ed estera della Germania nazista. Il mutamento della condizione della classe operaia e la politica del regime nazista nei suoi confronti costituiscono l'asse interpretativo a sostegno dell'opera, che non trascura i meccanismi messi in atto dal regime per bloccare la lotta operaia. Nella sua analisi, l'autore tende a superare i limiti del legame della classe operaia alle sue istituzioni, ravvisando l'essenza delle classi subalterne nella loro lotta contro la classe dirigente.
Un giovane tedesco, già espulso dal partito nazista, si arruola nelle SS "per vedere e testimoniare" - così dirà poi - che cosa veramente vi accada. La sua qualifica tecnico-professionale gli fa guadagnare la fiducia dei superiori e assumere incarichi delicatissimi, come l'ordinazione e la consegna dei gas destinati ai campi di concentramento. Ben presto cerca di mettersi in contatto con gli alleati e la Santa Sede per denunciare le atrocità naziste e soprattutto per sabotare l'utilizzo dello Zyklon B a scopo di sterminio. Questa doppia vita lo mina fisicamente e psichicamente e, nell'aprile del 1945, passa le linee e si consegna agli alleati. Chiuso in un carcere parigino, lo troveranno impiccato nella sua cella. Eroe o simulatore? Innocente o colpevole? Nonostante il fascino sottile di questo enigma, l'impegno storico dell'autore non concede nulla all'interpretazione di tipo psicologico: l'enigma non si risolve nell'individuo, ma nei suoi rapporti con il resto del mondo. E così l'interrogativo si ripropone, su una scala ben più vasta e inquietante: sono innocenti o colpevoli gli innumerevoli testimoni tedeschi volontariamente passivi e tutti coloro che, tanto più in alto nella gerarchia dell'autorità politica o spirituale, assisterono senza intervenire allo sterminio di milioni di esseri umani?
Questo volume contiene una raccolta di storie medievali incentrate sulle figure dei grandi eroi del tempo. Vengono narrate le gesta di personaggi come Carlo Magno e i suoi paladini, re Artù e i suoi cavalieri, Tristano e Isolde, ma si scoprono anche numerose altre storie meno conosciute, dalle versioni medievali delle avventure di Alessandro il Grande ed Enea alla parodia dell'eroismo in Robin Hood, dalle imprese di Attila e di Teodorico ai racconti del Cid. Nel testo vengono esplorate le diverse culture dalle quali il Medioevo trae ispirazione: il mondo celtico, l'epica greca, la lotta all'impero romano contro i barbari. Ogni voce fornisce il profilo della storia narrata, la sua diffusione in Europa e le sue manifestazioni nell'arte.
Gli ultimi anni del XX secolo hanno visto la fine dell'ordine politico, economico e sociale, che si era formato nell'immediato secondo dopoguerra. Forse quello che giunge a conclusione è un sistema storico più ampio, quello dell'Occidente industrializzato, o addirittura quello degli Stati nazionali. Attraverso un approccio storico comparato, gli autori combinano l'analisi storica, lo studio delle dinamiche economiche e finanziarie e del mutamento sociale, per ricostruire le analogie e le differenze tra la nostra epoca di transizione e due analoghe transizioni del passato: quella dall'egemonia olandese all'egemonia britannica nel XVIII secolo, e quella dall'egemonia britannica all'egemonia statunitense a cavallo tra XIX e XX secolo.
Il volume ricostruisce il significato complessivo dell'itinerario intellettuale arendtiano che trova la propria continuità in una ridiscussione del tradizionale rapporto tra filosofia e politica, tra theoria e praxis. La riflessione di Hannah Arendt può essere compresa nei suoi aspetti politici, se si parte da quelli filosofici: ovvero la critica alla filosofia esistenzialista. La centralità di queste assunzioni filosofiche viene fatta emergere, soprattutto, nella parte del libro dedicata all'esame delle interpretazioni arendtiane, elaborate in scritti editi e indediti, delle filosofie di Platone e Aristotele, di Hobbes e Rousseau, di Hegel e Marx. Chiudono il testo le riflessioni dell'Arendt sul giudizio.
Generalmente incarnati da leader telegenici penetrati per effrazione in una zona politica riservata, i neonazisti fanno ricorso al gesto dell'appello al popolo, unendo al rifiuto della classe politica nazionale quello della nuova classe espertocratica transnazionale. Al "né a destra né a sinistra" si aggiungono diverse forme, mescolanze più o meno contraddittorie di liberalismo economico e di nazionalismo etnico, di liberoscambismo e di protezionismo, di xenofobia antiimmigrati e di difesa dello Stato-provvidenza, di rifiuto delle élite e di paure identitarie. Come segno da decifrare, l'estensione planetaria delle mobilitazioni "populiste" o "nazional-populiste" invita quindi a uno sforzo di definizione a cui è dedicato questo saggio di analisi politica.
Negli ultimi anni, l'islamismo radicale si manifesta attraverso il martirio che vede morire per la causa un elevato numero di persone. I "neomartiri" si identificano con una fantomatica comunità di musulmani opposta a una comunità altrettanto fantomatica di miscredenti. Si continua a parlare della rete deterritorializzata che presiede a questo tipo di attivismo politico-religioso, ma ci si rifiuta ancora d'interrogarsi sulle forme di soggettività disposte alla pratica suicida, che esige un grado inaudito di abnegazione e accecamento.
Le pagine più poetiche e profonde scritte da uno dei maestri del Novecento spagnolo, riproposte oggi al pubblico in occasione del centenario della prima pubblicazione. Nata come commento al romanzo di Cervantes, "La vita di Don Chisciotte e di Sancio" è in realtà molto più di un'erudita interpretazione storica, filologica o critica: il commento alle gesta dell'hidalgo per antonomasia è solo un pretesto per elaborare una "libera e personale esegesi del Chisciotte" e dare così vita a una monumentale prova di "agudeza" filosofica e di maestria letteraria.
La storia del continente europeo (dall'Atlantico agli Urali) nel corso di 3.500 anni, con continui rimandi agli eventi della cultura e dei costumi, alle mutazioni del clima e del paesaggio, alla rete fitta dei commerci e delle economie. Una storia "policentrica" che dà conto delle centinia di popoli e genti che hanno animato, in varia misura, le vicende europee.
Forse nessun altro tema è stato studiato dagli storici più dello sterminio nazista degli ebrei. Eppure nella coscienza collettiva questo lavoro non sembra lasciare traccia: Auschwitz rimane sinonimo di un male tanto assoluto quanto incomprensibile. Per questo è necessario comprendere come il progetto politico sotteso allo sterminio degli ebrei sia drammaticamente vicino a noi nel tempo e nello spazio. Il libro porta l'attenzione del lettore proprio sulla "modernità" di Auschwitz, mettendo in luce la metodologia tecnico-burocratica dello sterminio, così come la strumentalità politica implicita nella logica della pulizia etnica.
Un'opera che, lungi dal proporsi come l'ennesimo compendio di storia del pensiero, rappresenta un rigoroso e complesso manuale di teoria filosofica intorno alle principali correnti del Novecento: un percorso che, partendo da Nietzsche e passando attraverso la crisi dei fondamenti della matematica e la rivoluzione psicoanalitica, conduce per mano il lettore fino alle recenti controversie sulla filosofia della mente, sull'intelligenza artificiale e la bioetica.
"Uscirà la filosofia dal vicolo cieco a cui è stata ridotta dalla perdita della sua illusione fondamentale?" È con una domanda che Jeanne Hersch conclude questo suo grande libro. Una domanda che non pretende di trovare risposte assolute o definitive poiché solo nella sua totale apertura, nel suo carattere di sfida incessante, risiede la natura più autentica della ricerca filosofica. È questa costitutiva mancanza, questo dialogo infinito che coinvolge l'esistenza nella sua totale interezza, questo puro esercizio di libertà che la filosofia sembra aver scordato: da Platone in poi, l'intera storia della filosofia si snoda come la storia di un'illusione fondamentale, quella di riuscire a possedere la propria verità.
Un'interpretazione dei capolavori del teatro greco, da parte di un grande intellettuale del Novecento, armato delle conoscenze che la sociologia, la psicologia, l'antropologia, la storia delle religioni forniscono. Gli accostamenti si succedono densi e vertiginosi: Prometeo, Beckett, le Baccanti, Levi Strauss, Sofocle, il teatro dell'assurdo in una serie di arbitrarietà apparenti, il cui valore d'uso si dimostra immediato. Dietro il grande canovaccio di regia c'è tutto l'autore, con i libri che ha letto e le idee che gli sono servite da stimolo.