Costituzioni e trattati hanno agevolato la creazione di uno spazio culturale comune in cui le esigenze condivise dalle popolazioni specialmente nel settore della tutela dei diritti umani tendono ad ottenere risposte simili da parte dei legislatori e dei giudici. In particolare si è diffusa la convinzione che le corti costituzionali e quelle internazionali dialoghino fra loro al fine di sperimentare soluzioni comuni agli stessi problemi. Il libro vuole dimostrare che, mentre esiste un dialogo fra corti statali e corti di Lussemburgo, Strasburgo e la Corte interamericana dei diritti umani, altrettanto non si può dire per i rapporti fra corti statali. Non solo. Intende anche dimostrare come sia infondata la convinzione che il dialogo sia dovunque accompagnato dal ricorso alla comparazione. In realtà il cosiddetto dialogo e il ricorso al diritto comparato sono due miti, come dimostra la ricerca svolta in questo volume che evidenzia l'approssimazione e l'infondatezza di alcune fra le tesi più diffuse dalla letteratura giuridica contemporanea.
La famiglia oggigiorno ha acquisito forme del tutto nuove e variegate. Le principali ragioni alla base di questi cambiamenti vanno ricercate in un contesto che va oltre la coppia e che tenga conto della complessa trama di aspetti storici, sociali, interpersonali e soggettivi. Quali sono dunque le nuove configurazioni che emergono? Quali le dinamiche che si instaurano nelle relazioni? Quali le particolarità delle nuove coppie? In questo volume l’autrice presenta gli snodi e le difficoltà che le coppie moderne si trovano ad affrontare e le ricadute a livello psicologico sui singoli individui: la scelta della genitorialità e quella di non avere figli o la sterilità, la violenza domestica, il mobbing coniugale e lo stalking, le differenze e i pregiudizi nelle coppie interculturali e le dinamiche di quelle omosessuali. Un testo attuale e uno strumento utile a psicologi e psicoterapeuti della coppia e della famiglia e a operatori psicosociali (assistenti sociali, professionisti dei consultori famigliari, responsabili dell’affido di minori, ecc.) per orientarsi nei cambiamenti che la modernità ha apportato e apporta nelle coppie e nelle relazioni affettive.
Nello straordinario periodo della storia del pensiero occidentale che va da Kant a Hegel, sullo sfondo delle grandi trasformazioni sociali, economiche e politiche di Sette e Ottocento, si sviluppa nell'ambito della filosofia tedesca l'idea di una moralità concreta. Già in Kant, anche nelle tensioni interne al suo pensiero, emerge l'intento di mostrare come la moralità possa trovare realizzazione nella vita degli uomini e nel loro vivere sociale. Con Fichte e Hegel l'interesse per la dimensione naturale dell'uomo e per le strutture sociali e istituzionali nelle quali l'individuo si trova a operare diventa il nucleo teorico che orienta la riflessione sui problemi morali, avviando quell'indagine sulla "seconda natura" dell'uomo che tanta parte avrà nel pensiero dell'Ottocento. Questo libro focalizza l'attenzione sull'idea di moralità concreta così come si profila nei tre grandi filosofi classici tedeschi, e illustra come essa si inserisce nel più ampio orizzonte della teoria della società, del diritto e dello Stato.
Indice: Prefazione. - Parte prima: Kant. - I. Ragione pratica e ragione empirica pratica nel pensiero di Kant. - II. La filosofia pratica di Kant e la realizzazione della morale. - III. Comandi e consigli nella filosofia pratica moderna. - Parte seconda: Fichte. - IV. Metamorfosi della libertà nel Sistema di Etica di Fichte. - V. La libertà e la sua realizzazione nella filosofia pratica di Fichte. - VI. Sulla "seconda natura" in Fichte. - VII. Diritto, lavoro e Stände: il modello di società di Fichte. - Parte terza: Tra Fichte e Hegel. - VIII. La società concreta. Considerazioni su Fichte e Hegel. - IX. Dovere e dottrina dei doveri tra illuminismo e idealismo. - X. Storie della coscienza nella filosofia classica tedesca. - XI. Sul concetto di "felicità" in Hegel. - Indice dei nomi.
Luca Fonnesu insegna Filosofia morale e Storia della filosofia nell'Università di Pavia. Per il Mulino ha già curato "La verità" (con S. Borutti, 2005) e "Etica e mondo in Kant" (2008). Fra i suoi libri ricordiamo inoltre "Storia dell'etica contemporanea" (Carocci, 2006)".
Già da tempo oggetto di studio dell'economia, solo di recente il commercio internazionale è divenuto terreno di indagine specifica delle discipline politologiche, interessate soprattutto alle ricadute sociali dei suoi effetti redistributivi interni e al suo ruolo nella promozione di interessi strategici in politica estera. Significativamente sono i periodi di crisi internazionale a stimolare l'avvicinamento dei due tipi di analisi, economica e politica, suggerendo che la criticità delle contingenze spinge a interrogarsi in maniera congiunta sulla natura complessa del fenomeno commerciale, in riferimento sia al legame tra stato e mercato, sia ai rapporti tra stati in mercati diversi. In questo filone di studi si inserisce il presente volume, che illustra i risultati di un'ampia e approfondita ricerca intesa a valutare il peso delle determinanti politiche nei flussi commerciali internazionali.
Indice: Prefazione. - Introduzione. - I. Le cause politiche del commercio nella letteratura di International Political Economy. - II. Modelli, metodi di stima e variabili. - III. Le cause politiche del commercio (1): le istituzioni politiche interne. - IV. Le cause politiche del commercio bilaterale (2): le alleanze militari. - V. La cooperazione commerciale istituzionalizzata. - VI. Commercio, alleanze, democrazia. - VII. Mercato e Res Publicae: una legge aurea? - VII. Il dividendo della pace tramite il commercio: Il caso del SAFTA. - IX. Democrazia, guerra e diplomazia commerciale nell'età della globalizzazione. - Appendici. - Riferimenti bibliografici.
Eugenia Baroncelli è ricercatrice nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì, dove insegna Politica dell'economia mondiale.
Un gruppo di dirigenti di alcune miniere sarde viene mandato nel 1956 a Cave del Predil (Udine), ai confini con l'Austria, per "salvare" la Raibl, una delle più importanti miniere di zinco e piombo d'Europa, ceduta dal "banchiere del Papa" Bernardino Nogara alla società mineraria Pertusola, appartenente al ramo francese dei Rothschild. I tentativi di imporre una nuova organizzazione del lavoro provocano una lunga e agguerrita resistenza dei minatori, che finirà per costringere il governo a non rinnovare la concessione mineraria alla Pertusola, la quale d'altra parte abbandonerà anche le miniere sarde quando i minatori otterranno i salari più alti già in vigore alla Raibl. Sulla base di una ricca documentazione, il volume tesse insieme le storie della Raibl, di Bernardino Nogara, delegato di Pio XI per l'Amministrazione Speciale della Santa Sede, del figlio Giovanni che dirige la miniera, di Guerrino Gabino che guida i minatori, dei dirigenti della Pertusola abituati in Sardegna a esercitare uno sfruttamento di tipo coloniale, e di Charles Algernon Moreing, un magnate del mondo minerario, che da Londra fornisce i capitali per avviare e sviluppare la Raibl. Fra ricerca e memoria, la dura storia di un'epica lotta sindacale.
Indice : Premessa. - I. Mamma miniera. - II. Nogara: diplomatico, banchiere e vecchio minatore. - III. Il padrone della miniera e l'arcivescovo. - IV. La Raibl, una proprietà inglese. - V. Lavoro e sicurezza in miniera. - VI. Cronache di uno sciopero. - VII. Epilogo. - Indice dei nomi.
Giordano Sivini insegna Sociologia politica nella Facoltà di Economia dell'Università della Calabria. Ha pubblicato di recente "La resistenza dei vinti. Percorsi nell'Africa contadina" (Feltrinelli, 2006) e, negli Stati Uniti, "Resistance to Modernization in Africa" (Transaction, 2007).
Quando, nel 1953, vennero pubblicate le "Ricerche filosofiche", Oxford e Cambridge erano la Mecca della filosofia analitica, e Ludwig Wittgenstein ne era il campione indiscusso. Il suo impatto sulla cultura filosofica del tempo indusse molti a ritenere che quel modo di pensare avrebbe conquistato anche il resto del mondo filosofico anglosassone. Fu una previsione sbagliata, come si può constatare osservando il quadro teorico di riferimento attualmente in auge nei dipartimenti di filosofia inglesi e statunitensi. La tradizione che risale a Wittgenstein non ha ottenuto negli Stati Uniti il prestigio atteso e in Gran Bretagna ha perso la centralità che pure aveva. Il volume documenta come ciò sia accaduto, raccontando il declino di quella illustre tradizione: la tendenza elei filosofi americani a recepire la filosofia "linguistica" con la mediazione di Carnap, ora dimenticando, ora fraintendendo Wittgenstein; e la resa di alcuni discepoli di Wittgenstein, sfidati dai mostri sacri della filosofia analitica (da Quine a Davidson, da Fodor a Putnam e Kripke) e incapaci di allearsi con i grandi wittgensteiniani eterodossi come Sellars, Strawson, Dummett e McDowell.
Con la "direttiva Bolkestein" si intende realizzare, nell'Unione europea, un mercato integrato per la prestazione di servizi. Ciò implica la rimozione di tutti gli ostacoli che limitano la libertà di prestare servizi, inclusi quelli che impediscono alle imprese lo spostamento di manodopera tra gli Stati. Per favorire tale spostamento, il diritto comunitario garantisce ai lavoratori distaccati sul territorio di uno Stato ospite un nucleo minimo di tutele, ma pone così anche le premesse per una erosione degli standard sociali riconosciuti negli Stati "importatori" di servizi labour intensive. Il libro affronta questi temi alla luce del nuovo Trattato di Lisbona e del diritto derivato, evidenziando una tensione - forte e difficilmente componibile - tra il rafforzamento della mobilità del fattore lavoro, imposta dalla liberalizzazione dei mercati, e il mantenimento di alti livelli di protezione sociale negli Stati nazionali.
Indice: Premessa. - I. Le prestazioni di servizi "labour intensive": la fornitura di lavoro altrui. - II. Le prestazioni di servizi "labour intensive": l'impresa dematerializzata. - III. Le prestazioni di servizi nell'Unione europea. - IV. L'impatto della liberalizzazione dei servizi sul diritto del lavoro nazionale. - V. La disciplina del distacco nella direttiva 96/71/CE. - VI. La mobilità del lavoro fra territorialità e sradicamento. - Riferimenti bibliografici.
Fabrizio Bano è professore di Diritto del lavoro nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Sassari. Fa parte della redazione della rivista "Lavoro e diritto". Con il Mulino ha pubblicato "Il lavoro senza mercato. Le prestazioni di lavoro nelle organizzazioni "non profit"" (2001).
Uno dei temi più discussi nella filosofia morale contemporanea è quello della razionalità del comportamento morale: che cosa ci spinge a fare ciò che consideriamo giusto? O meglio: quali ragioni ci sono per fare ciò che giudichiamo di dover moralmente fare? Si tratta di ragioni di tipo particolare, diverse da quelle che giustificano scelte e comportamenti che non appartengono alla sfera della valutazione morale? E ancora: che cosa ci induce ad adottare i comportamenti che consideriamo razionali. In altre parole, c'è un legame tra la giustificazione di un'azione e la motivazione a compierla? Nel cercare la risposta più soddisfacente a questi interrogativi, l'autrice combina costantemente il rigore dell'argomentazione teorica con la chiarezza dell'esemplificazione, e riesce così ad analizzare e discutere in modo efficace le principali teorie della motivazione (da quelle classiche di Hume e Kant, a quelle più recenti di Prichard, Hare, Murdoch e Williams), per prendere infine posizione in difesa dell'idea che "giudicare" moralmente un'azione o una persona sia cosa molto diversa dal "descriverle".
Fino ad anni recenti la democrazia veniva considerata quasi una prerogativa dell'Occidente e gli studi sui regimi democratici, con rare eccezioni, si limitavano a tale ambito geografico. Uno scenario che sta rapidamente cambiando: oggi molti dei migliori specialisti di politica comparata e relazioni internazionali rivolgono la propria attenzione ai processi di democratizzazione in altre aree, il cui peso è in costante crescita sullo scacchiere globale. Il volume offre un quadro di queste ricerche, in una serie di capitoli dedicati rispettivamente all'America latina, all'ex Unione Sovietica e ai paesi post-comunisti dell'Europa orientale, all'Africa sub-sahariana, al Medio Oriente e all'Africa del nord, all'Asia meridionale, orientale e sud-orientale.
Nello scenario internazionale di oggi la pace è sempre più intrecciata con la violenza. Dalla guerra civile in Jugoslavia all'intervento della Nato in Kosovo, dagli attentati dell'11 settembre 2001 alle guerre in Afghanistan e in Iraq, la violenza si è rivelata una presenza costante nelle relazioni internazionali. Ma la sua vera particolarità è il fatto di sfuggire sempre più alle regole del passato, le quali prescrivevano che solo certi soggetti (gli stati) potessero ricorrere alla forza, che solo certi individui (i combattenti) potessero essere oggetto di violenza. Questa crisi delle regole, che aveva già profondamente segnato tutti i conflitti del Novecento, è esplosa definitivamente dopo la fine della guerra fredda.
Il volume introduce in Italia le esperienze di un prestigioso centro di studi europeo, il Center for Child and Family Studies dell'università di Leida, Olanda. Negli ultimi anni sono stati avviati numerosi programmi finalizzati a promuovere lo sviluppo cognitivo e socio-emotivo del bambino. L'intervento clinico basato sull'attaccamento ha un obiettivo di natura applicativa: offrire alle famiglie un sostegno per fare fronte a problemi che il bambino o i genitori stanno affrontando, creando le condizioni perché tra genitore e figlio si instauri una relazione armoniosa e rispondente ai bisogni di sviluppo del piccolo.
Il volume analizza l'esercizio della fiscalità papale nei confronti del clero delle diverse realtà territoriali della Penisola italiana, attraverso lo studio delle decime, tasse imposte da Roma sulle entrate ecclesiastiche. Grazie a una documentazione archivistica viene messa in luce la progressiva affermazione del ruolo del pontefice quale unica autorità legittimata a tassare il clero, un processo che rappresentò la risposta a sollecitazioni di ordine politico e finanziario originate nella seconda metà del Cinquecento nel nuovo scenario internazionale delle guerre di religione e del confronto con l'Impero ottomano. Per sostenere le iniziative belliche dei sovrani cattolici, la Santa Sede fece ricorso al circuito della fiscalità spirituale.
Il saggio identifica nel pensiero di Lutero uno dei passaggi fondamentali di quella radicale trasformazione filosofica, religiosa, politica, giuridica ed etica, che segna l'aprirsi dell'età moderna. Se la visione politica di Machiavelli consegna un'immagine della natura umana ancora ambivalente, in Lutero i presupposti antropologici si radicalizzano in un pessimismo destinato a creare importanti conseguenze in campo politico, sociale, etico. L'antropologia luterana pone al centro l'intrinseca malvagità degli uomini, e dunque la loro inevitabile conflittualità, secondo una visione di cui Hobbes trarrà le conseguenze filosofiche e politiche.
Il volume esplora il tema del rapporto tra politica e religione, ovvero della tutela della libertà religiosa. L'analisi è condotta sia per linee generali, sia con riguardo a singoli ordinamenti emblematici. L'autore individua una tendenza espansiva della libertà religiosa considerata oggi in occidente un diritto fondamentale dell'uomo. Resta un interrogativo per il futuro: sarà possibile un dialogo con l'altra parte del mondo, quella dei fondamentalismi islamici per il quale il testo sacro è codice universale?
L'autore ha riunito in questo saggio i suoi maggiori contributi ai pensatori del Novecento; disegnando un originale tracciato nella filosofia contemporanea. Il volume offre la testimonianza della parabola intellettuale di un protagonista della cultura italiana del secondo Novecento. Il volume si apre con quattro pensatori italiani che hanno accompagnato la formazione dell'autore: i maestri Benedetto Croce e Felice Battaglia; i 'fratelli maggiori' Norberto Bobbio e Augusto Del Noce. Tre saggi sono poi consacrati a filosofi stranieri che Matteucci ha contribuito a far conoscere in Italia: Eric Voegelin, Robert Nozick e Friedrick von Hayek. L'ultimo saggio recupera la figura dimenticata di Marco Minghetti.
L'autore segue lo sviluppo del pensiero giuridico e politico di Preuss fin dagli anni '80 del XIX secolo, rapportandolo ai dibattiti coevi all'interno delle scienze del diritto e dello stato nonché alle trasformazioni che contrassegnarono la storia sociale, politica e costituzionale tedesca a cavallo fra i due secoli. Attraverso l'opera di Preuss viene così presentata un'originale lettura del contraddittorio processo di democratizzazione sfociato in Germania nell'esperimento weimariano. Il rigore e la passione con cui Preuss fece oggetto di riflessione politica negli ultimi anni della sua vita una democrazia in costruzione e continuamente esposta alla minaccia del disfacimento fanno di lui una figura emblematica.
L'Italia, confine tra Europa democratica e comunista, nei decenni della guerra fredda è stata sempre al centro dell'attenzione americana e la trasformazione politica che il nostro paese ha vissuto agli inizi degli anni Sessanta con l'ingresso dei socialisti nell'area di governo è stata seguita e discussa negli Usa, e ampiamente concordata in un fitto dialogo tra le due sponde dell'Atlantico. L'autore, sulla base di documenti inediti, intende seguire l'evoluzione americana nei confronti dell'"apertura a sinistra", accettata da Kennedy contro le perplessità della sua stessa amministrazione e il sotterraneo lavoro di una diplomazia ufficiosa composta di intellettuali italiani e americani che contribuì a sdoganare il PSI.
Sieyès e Burke, la rivoluzione francese del 1789 e quella inglese del 1688, costituiscono l'irriducibile opposizione che ha segnato storia e geografia degli ordinamenti liberali: da un lato i diritti da dichiarare , dall'altro i diritti da preservare. Passando dal piano della storia a quello della filosofia, della sociologia, della politologia, della giurisprudenza. Compagna segue l'evolversi di queste due tradizioni che, divise dal momento della crisi dell'assolutismo, si sarebbero reincontrate nella comune lotta al totalitarismo.
L'autrice affronta tre questioni principali. Anzitutto, il ruolo che questa istituzione ha avuto dal 1848 a oggi, sopravvivendo a diversi regimi politici e al decentramento avvenuto nel 1972 con la nascita dei Tribunali amministrativi regionali. In secondo luogo, l'evoluzione di alcuni fondamentali fattori organizzativi, quali il reclutamento, la carriera e il profilo professionale dei consiglieri. Infine, un fenomeno assai controverso, che rende i consiglieri di Stato ad un tempo giudici e amministratori, e che ha fatto parlare addirittura di "nuovi mandarini".