I contributi contenuti nel volume fanno emergere gli accenti di un monachesimo che insiste sul'ascesa sulla croce. I tratti di questo monachesimo, già insinuati dai legami con il monachesimo egiziano, sono qui precisati dal confronto col monachesimo palestinese contemporaneo.
La conversione alla Bibbia è uno dei frutti migliori della Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II. Del volume qui presentato vanno sottolineate due indicazioni: la prima riguarda il come si possa usare la Bibbia nella vita, alla luce della Regola di San Benedetto; la seconda mette in evidenza il contributo della Bibbia per una spiritualità laicale. Gli autori, con il loro contributo, rappresentano in qualche modo due tradizioni spirituali, unite dai doni comuni della Parola, della fede, dello Spirito. I saggi del volume rispecchiano molto bene le indicazioni che papa Francesco ha dato per presentare la grammatica dell’educazione secondo i principi cristiani: favorire nella persona l’integrazione armonica a partire dalla centralità della relazione di amicizia personale con il Signore Gesù.
Evagrio non è solo un autore difficile, ma è anche, soprattutto quando si tratta della sua teologia nell’accezione in cui egli stesso intende questo termine, cioè nel senso di una teologia mistica, un autore di una profondità immensa. Per quanto riguarda il commento spirituale del trattato, ossia un commento che cerca di interpretare Evagrío tramite Evagrío, navighiamo sempre in alto mare senza intravedere ancora la terraferma. Ognuno dei 153 “capitoli” del trattato è paragonabile ad una pietra estremamente preziosa con molteplici sfaccettature. L’apparente semplicità di alcuni capitoli è ingannevole. Per il lettore più esigente ogni capitolo si rivela così come un piccolo capolavoro da meditarsi a sé, il cui significato completo, però, si dischiude solo nel suo contesto. In fondo si dovrebbe pesare ogni parola, giacche’ nessuna di esse è lasciata cadere per caso e spesso sono proprio quelle parole, sulle quali si è sorvolato con leggerezza, a contenere la chiave – o per lo meno una chiave – capace di aprire alla comprensione del testo. Se, dopo aver compiuto il lavoro, si fa un passo indietro e ci si rende conto di non aver capito nulla, malgrado l’attenzione dedicata anche al più piccolo dettaglio, si viene presi dal dubbiose si riuscirà mai ad afferrare e comprendere in profondità l’opera nel suo insieme e in ogni suo dettaglio. P. Gabriele Bunge, in questo volume schiude i segreti del testo e ci conduce per mano svelandoci un poco il mistero del cuore di Evagrio.
Questo libro inizia con uno sguardo generale sulla vita e sull'opera di Cassiano il quale visse in diversi paesi ricoprendo svariate mansioni, ma la costante nella sua vita straordinaria è stata una vocazione monastica vissuta a servizio della Chiesa.
Questo libro è stato scritto per due tipi di lettori che in parte si sovrappongono: da una parte, monaci e monache e coloro che sono attratti dalla spiritualità monastica; dall'altra gli studiosi della prima era cristiana. L'autore ha sempre avuto presente coloro che guardano a Cassiano come ad un maestro della vita monastica.
L'obiettivo di Cassiano è quello di raggiungere la purezza del cuore; questo significava porsi in una posizione contemplativa nei riguardi di tutta l'esperienza umana, inclusa l'esperienza di Dio. Il suo insegnamento sull'interazione fra contemplazione e azione ci conduce ad una sfida perenne insita nella vita monastica.
L’uomo che viene cercato da Dio è colui che vive la sua storia, che sperimenta la sua libertà segnata dal peccato. E’ l’uomo trovato da Dio e che viene in aiuto, che sperimenta tutto l’amore con cui, da sempre, è amato da Dio.
Il presente volume vuole illustrare, attraverso l’opera di Andrè Louf, come questa debolezza dell’uomo è riconducibile alle parole dell’Apostolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10)
Presentiamo di San Basilio quindici omelie, sufficienti a conoscere la sua fede nel Signore e nella sua parola. Sono il frutto di una seria formazione retorica e di una "carità pastorale" che sa mettersi in sintonia con chi ascolta: sia con la gente comune che frequenta la chiesa, sia con i suoi presbiteri, sia con chi conduce vita ascetica nei monasteri da lui fondati e seguiti con continua, instancabile sollecitudine.
Il tentativo di sintesi, qui offerto, si basa sulla storia e sugli autori sinaiti: per la storia, è stato fatto un lavoro di ricerca delle varie fonti attualmente accessibili, riportando i testi conosciuti, mentre per gli autori è stata posta l'attenzione soprattutto sui loro scritti, con l'intento di metterne in luce le caratteristiche proprie. Se il tentativo è riuscito, come mi auguro, acquista un po' di luce anche questo angolo di mondo, dove Dio è sceso a parlare con l'uomo e l'uomo, pur avendo visto Dio, non è morto (cfr. Es 33, 20). Gli studi sul monachesimo sinaita non sono molti; anche le fonti ne parlano poco e in modo molto frammentario. Mi è sembrato perciò utile il tentativo di raccogliere le diverse fonti e i vari studi su tale argomento e offrirne una sintesi. L'ambito in cui si sviluppa questa ricerca è limitato alle tre zone più conosciute della penisola sinaita: Faran, Raito e il Monte Sinai, mentre il periodo studiato è ristretto ai primi secoli.
Il volume del p. abate Pierre Miquel vuole essere una presentazione della vita monastica secondo il pensiero di san Benedetto. Ma il testo non è riservato solo alla piccola schiera dei monaci; nel pensiero dell’Autore esso può servire anche ai laici cristiani per avere una migliore consapevolezza del ruolo dei monaci nella chiesa attuale.
L’autore delinea la fisionomia e la spiritualità di san Benedetto, il suo carattere, e passa in rassegna i temi maggiori della Regola così che viene messo in rilievo il pensiero del suo autore.
La Bibbia costituisce la base dei temi presenti nella Regola di san Benedetto, ispirandosi liberamente alle tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente.
Abbiamo qui una riflessione sul monachesimo secondo san Benedetto, sia attraverso la sua Regola che i temi a lui cari.
La lettura del volume è profiqua per conoscere e approfondire la figura di san Benedetto e il suo messaggio.
Paisij Velickovskij nacque nel 1722 a Poltava e si chiamava Pëtr. Sua madre era ebrea e ciò lo rende unico nel panorama dei santi russi. Si iscrisse all'accademia teologica di Kiev ma non vi rimase a lungo. A lui interessava la mistica e un'unione più profonda con Dio. Perciò, per diverso tempo fece il giro di diversi monasteri in Ucraina e Moldavia ma senza trovare quel che andava cercando. Alla fine andò a stare sul Monte Athos, in Grecia, dove intendeva imparare la pratica dell'esicasmo (la cosiddetta "preghiera del cuore"). Qui nel 1750 prese i voti monastici col nome religioso di Paisij. Col tempo si radunò attorno a lui una comunità di discepoli, i quali si diedero alla raccolta, trascrizione e, quando serviva, traduzione dei trattati ascetici dell'Egitto, la Siria, la Palestina e Bisanzio. Nel 1758 Paisij venne ordinato sacerdote e superiore dell'eremo che si era creato. In seguito, con i suoi monaci, si trasferì in Moldavia, dove il gruppo dimorò in diversi monasteri, fermandosi alla fine a Neam qui il santo morì, all'età di 71 anni, nel 1794. Di Neam era stato archimandrita (superiore) e fu lui a ripristinare lo "starcestvo" (gli "starcy" erano monaci direttori spirituali), poi continuato dai famosi monaci di Optina.
La vita dei Padri del Giura con il suo titolo completo: Vita o Regola dei Santi Padri Romano, Lupicino ed Eugendo, abati dei monasteri del Giura è l'opera di un autore anonimo. Un'attenta lettura del testo porta, comunque, a diverse tracce dell'autore. Il biografo scrive con una buona conoscenza del luogo, delle condizioni di vita e delle particolari vicende del suo oggetto. Ciò porta alla conclusione che lui stesso abbia vissuto in uno dei monasteri del Giura. Il suo scritto, poco dopo la morte dell'abate Eugendo, si può collocare intorno al 520. Il tempo del racconto delle tre vite degli Abati copre un periodo di quasi 90 anni (Romano si ritirò nel Giura intorno al 453), dei quali gli ultimi 30 sono stati vissuti anche dall'autore. La compattezza di una comunità monastica, unita alla preoccupazione per la fedeltà ai primi periodi, consente di attribuire un elevato grado di credibilità a quanto scrive l'autore il quale, come agiografo, lo fa per edificare oltre che per informare. L'autore certamente conosceva i più importanti testi monastici, come la Vita Antonii di Atanasio nella sua forma latina, la Vita Martini di Sulpicio Severo, l'Historia monachorum nella versione di Rufino e altre serie di scritti della tradizione dei padri. Nel suo modo di scrivere l'autore rivela una buona capacità letteraria cosicché la Vita patrum jurensium è testimonianza della latinità del 6° secolo ed anche dell'educazione monastica del suo tempo.
Con questo quarto volume ha termine la raccolta che il monaco Paolo Evergetis ha approntato per la sua comunità monastica. Nell'intento di formare i suoi monaci nel vero spirito cristiano e monastico, l'autore ha raccolto testi dei santi Padri che hanno illustrato il cammino ascetico e spirituale di generazioni di monaci. In questo volume l'autore, consapevole del valore del suo insegnamento, presenta diversi argomenti che toccano nel profondo la vita del cristiano. Egli tratta dell'argomento dell'elemosina, della preghiera, del sacerdozio - che illustra con ampiezza di testi -, dei sacramenti, della Comunione frequente. Nel volume sono presenti anche argomenti che riguardano l'insegnamento catechetico, e la cura che bisogna avere per i deboli. Consegnando alle stampe questo quarto volume, si completa un percorso ricco di spunti per tutti coloro che, attratti dalla spiritualità dei Padri, vengono arricchiti nel proprio percorso di crescita cristiana.
È un documento di interesse sulla vita quotidiana e la dottrina dei monaci siriani, in un'epoca fiorente della Chiesa nestoriana, alla quale appartiene Giuseppe Busnaya (869-979). Sebbene indirizzato a quanti conducono una vita di solitudine, la genuinità del cibo spirituale che viene offerto in questo libro può essere recepito anche da quanti vivono in un cenobio o nel mondo. Giuseppe nasce nel villaggio di Beit Edrai nell'869. Rimasto orfano di padre, si occupa di crescere i suoi fratelli e la sorella. All'età di trent'anni circa, Giuseppe entra nel monastero di Rabban Hormizd. Dopo quattro anni trascorsi nel cenobio si ritira a condurre vita solitaria in una cella non lontana dalla comunità, e infine si ritira a vita solitaria. Rimarrà in una stretta e povera cella per circa dodici anni. Nel 929, dopo trent'anni di vita monastica trascorsi nel monastero di Rabban Hormizd, Giuseppe si trasferisce nel monastero di Mar Abramo di Beit Çayarê, dove continua a vivere nel silenzio di una cella. Rabban Giuseppe comincia ad esercitare la paternità spirituale. Il 4 settembre 979 muore Rabban Giuseppe.
Il volume presenta le vite degli eremiti Paolo, Malco e Ilarione che Girolamo ha scritto quasi ripercorrendo, in un progetto unitario, le tappe della diffusione del monachesimo: Egitto, Siria, Palestina.
Le Vite sono opera di ricerca, di formazione, di viaggio.
I protagonisti sono personaggi che,attraverso le asperità e le tortuosità del mondo fisico, compiono un cammino interiore.
I santi asceti descritti non dimostrano di essere irraggiungibili e lontani, ma vicini al pubblico ed alle sue debolezze.
Girolamo permette al lettore di conoscere esempi non impossibili da imitare e in cui riconoscersi, soprattutto per condurre un eguale viaggio spirituale.
Il volume che qui viene presentato costituisce la prima traduzione in lingua italiana di un testo che appartiene alle collezioni classiche degli scritti della spiritualità orientale. In questo terzo volume vi è riprodotto quel laboratorio spirituale che nel deserto dei primi secoli trova il suo terreno più fertile. L'autore, Paolo Evergetis, ha raccolto con parole e fatti tutti gli esempi della santità cristiana di chi passò nel deserto una vita unita al Cristo, respiro della propria esistenza. Tutto ciò che vi si può ritrovare è anche un modello per ogni cristiano di oggi che desideri sinceramente imitare coloro che camminarono verso la perfezione spirituale. Nel testo sono trattati alcuni argomenti come la conoscenza di se stessi, l'umiltà, il lavoro manuale, il corretto uso dei beni materiali, la relazione tra lavoro e preghiera, la salmodia.
Durante i suoi vent'anni come abate del monastero Yorkshire di Rievaulx, Aelredo ha predicato molti sermoni. In questo volume ne sono pubblicati ventiquattro per l'anno liturgico. Essi sono stati tradotti dalla edizione critica del Corpus Christianorum. Continuatio mediaevalis.
Il volume contiene una selezione dei discorsi che il papa emerito Benedetto XVI ha pronunciato nelle catechesi del mercoledì. I santi qui presentati sono monache e monaci che papa Benedetto ha offerto come modelli ai fedeli convenuti in Piazza San Pietro. Oltre alle catechesi, sono raccolti in questo volume altri discorsi che sono stati pronunciati dal papa emerito in varie circostanze, sia nell'ambito monastico o anche in circostanze in cui il richiamo è stato all'ambiente monastico.
Benedetto nacque a Norcia intorno al 480. Dopo un periodo trascorso a Roma, si ritirò in una grotta nei pressi di Subiaco. Non rimase però a lungo nascosto. Fu richiesto come abate da una comunità di monaci a Vicovaro. Ma fu un'esperienza negativa ed egli fu costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, attorno alla quale organizzò una colonia monastica. L'invidia di un prete del luogo lo indusse ad abbandonare anche Subiaco, e insieme ai discepoli più fedeli si recò a Cassino, sul cui monte fondò, intorno al 529, l'abbazia di Montecassino. Qui donò ai suoi monaci la Regola, e vi morì, secondo la tradizione, il 21 Marzo dell'anno 547, quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica con la quale ebbe comune sepoltura. I Dialoghi riferiscono che spirò in piedi, con le braccia sollevate in preghiera verso il cielo.
Verso l'anno 600 san Leandro di Siviglia scrive il "De institutione virginum", testo conosciuto come regola di s. Leandro, sollecitato dalla sorella Fiorentina e dalla comunità di vergini. Il fratello minore di san Leandro, sant'Isidoro, scrive anche lui, tra il 615 e il 624 una "Regula monachorum" con l'intento di mitigare il rigore delle regole orientali. Offre un modo concreto di organizzare l'Ufficio divino, l'ammissione dei novizi, l'abolizione delle differenze sociali all'interno della comunità, il lavoro manuale, le trasgressioni della regola. In Galizia nascono altre Regole con l'adattamento della regola di sant'Agostino, Girolamo ecc.; e la più importante di esse è la Regula monachorum di Fruttuoso di Braga scritta tra il 630 e il 635. A questa regola segue una seconda recensione chiamata "Regula communis" composta tra il 665 e il 680.Il volume che presentiamo contiene tutte le Regole monastiche spagnole tradotte e riunite per la prima volta in italiano: quella di san Leandro di Siviglia, sant'Isidoro, Fruttuoso, e la Regula communis. Abbiamo così, in un solo volume, la legislazione monastica spagnola di rilevante valore.
Il volume che qui viene presentato costituisce la prima traduzione in lingua italiana di un testo che appartiene alle collezioni classiche degli scritti della spiritualità orientale. In questo secondo volume vi è riprodotto quel laboratorio spirituale che nel deserto dei primi secoli trova il suo terreno più fertile. L'autore, Paolo Evergetis, ha raccolto con parole e fatti tutti gli esempi della santità cristiana di chi passò nel deserto una vita unita al Cristo, respiro della propria esistenza. Tutto ciò che vi si può ritrovare è anche un modello per ogni cristiano di oggi che desideri sinceramente imitare coloro che camminarono verso la perfezione spirituale. Nel testo sono trattati alcuni argomenti come la conoscenza di se stessi, l'umiltà, il lavoro manuale, il corretto uso dei beni materiali, la relazione tra lavoro e preghiera, la salmodia.
Questo testo classico della spiritualità, attraversa i tempi con la sua dottrina fondata su san Benedetto e su tutti coloro che costituiscono ancora oggi un punto di riferimento per un cammino cristiano. L'ideale della santità cristiana consiste nell'accettare in modo sincero e totale Gesù Cristo, per mezzo della fede, la quale si integra con la speranza e la carità. La proposta che san Benedetto rivolge ai suoi è una proposta di vita cristiana: la fecondità soprannaturale straordinaria, propria della regola benedettina nel corso dei secoli, si spiega col carattere essenzialmente cristiano che ne forma l'impronta. La fecondità soprannaturale, straordinaria, propria della regola benedettina nel corso dei secoli, si spiega con il carattere essenzialmente cristiano che ne forma l'impronta.
Monaci e monache di tutte le razze e lingue si sentono profondamente legati. Ma cos'hanno veramente in comune? Già nel III secolo Clemente d'Alessandria segnalava la presenza, in questa città, di asceti indù e buddisti. Tuttavia i monaci delle diverse religioni non si sono incontrati che in questo nostro secolo, allorché il monachesimo cristiano si è impiantato in Asia e le religioni orientali si sono diffuse in Occidente. Dopo vari anni di ricerca, l'Autore confronta la Regola di s. Benedetto con le tradizioni ascetiche dell'Asia e quelle che l'hanno preceduta in Occidente. Il risultato di questo incontro e di questo scambio è un'emulazione reciproca nell'approfondimento della propria vita spirituale e della dottrina della propria religione. Per noi cristiani la questione della cultura e delle religioni nate fuori dall'Occidente ci invitano a precisare sempre meglio l'espressione della nostra fede, in modo da dare una risposta convincente ai nostri contemporanei.
Il volume che qui viene presentato costituisce la prima traduzione in lingua italiana di un testo che appartiene alle collezioni classiche degli scritti della spiritualità orientale. In questo volume (il primo di una serie di quattro vol.) vi è riprodotto quel laboratorio spirituale che nel deserto dei primi secoli trova il suo terreno più fertile. L'autore, Paolo Evergetis, ha raccolto con parole e fatti tutti gli esempi della santità cristiana di chi passò nel deserto una vita unita al Cristo, respiro della propria esistenza. Tutto ciò che vi si può ritrovare è anche un modello per ogni cristiano di oggi che desideri sinceramente imitare coloro che camminarono verso la perfezione spirituale. Nel testo sono trattati alcuni argomenti come la conoscenza di se stessi, l'umiltà, il lavoro manuale, il corretto uso dei beni materiali, la relazione tra lavoro e preghiera, la salmodia.
Nell'Antico Testamento, la via designa la condotta dell'uomo in cammino verso Dio. Questa accezione permane nel Nuovo Testamento (cf. Mt 22,16) là dove questa via regale è qualificata come stretta (cf. Mt 7,14), sempre da raddrizzare (cf. Mt 3,3). Il Cristo stesso si definisce come la Via (Gv 14,6). Anche negli Atti degli Apostoli la "via" designa la vita cristiana conforme all'evangelo (cf. 9,2; 18,25-26; 19,9.23; 22,4; 24,14). Secondo la lettera agli Ebrei è una "via nuova e vivente" (10,20).Come l'unica casa del Padre ha molti posti (cf. Gv 14,2), così l'unica via cristiana conosce diversi itinerari, aventi ciascuno punti di partenza e tappe differenti, ma un fine comune. La via monastica potrebbe essere paragonata ad un labirinto, un percorso disseminato di ostacoli e possibilità. Come colui che percorre un labirinto deve innanzitutto penetrarvi e percorrerlo fino al centro per poi uscirne, così il monaco che percorre la via monastica deve innanzitutto penetrare fino al centro di se stesso per poi uscire da sé.
La Russia degli starcy rivive in questo volume che ci introduce nella conoscenza del santo monaco Amvrosij Grenkov la cui vita, trascorsa nel monastero di Optina Pustin’, ci fa conoscere il mondo spirituale del suo monachesimo.
La Vita copta di Pacomio costituisce l’eco fedele del monachesimo fiorito nel IV sec. in Egitto, nel profondo Sud, nella Tebaide, caratterizzato dal cenobitismo, cioè dalla vita fraterna ben organizzata sotto un superiore e secondo una disciplina comune. Questa seconda edizione si presenta riveduta nell'introduzione e con un'abbondante bibliografia pacomiana che rende il testo più completo e aggiornato.
La fortuna di questo volume, che ha avuto tre edizioni, sotto il titolo di Appunti per una scuola di preghiera, viene presentato ora con un nuovo titolo e con un importante contributo del card. C. M. Martini sulla preghiera di intercessione. Il libro presenta le varie forme di preghiera cristiana ed è utile per un approfondimento personale e di gruppo.
Madre Mectilde vede vede uno strettissimo rapporto tra la vita monastica benedettina, l'Eucarestia e l'annientamento kenotico. La regola, come lei stessa afferma nell'inedito "Avant propos du Cérémonial, è il testo che meglio si addice ad una esistenza eucaristica in cui la "monaca-vittima.ostia" si offre quotidianamente in olocausto: così come l'eucarestia è la suprema forma di kenosi di Cristo "annientato" nel pane e nel vino, la vita monastica lo è del cristiano chiamato alla "conversio forum".
San Pier Damiani è arrivato a comprendere in profondità la bellezza della vita solitaria, e se ne è talmente innamorato che vorrebbe, proprio come Romualdo di Ravenna, "trasformare il mondo cristiano in eremo", e vedere coloro che vanno alla ricerca di Dio, già conquistati alla vita angelica nei monasteri, andare fino in fondo alla loro speranza.
Questo spiega come mai Pier Damiani abbia scritto molto in lode alla vita solitaria, e l'abbia fatto mirabilmente, con grande competenza e con quella intelligenza del cuore che vede al di là delle forme e che indovina la presenza dello Spirito Santo.
Le Vitae Patrum ci mostrano ovunque la pratica della direzione spirituale; i padri del deserto hanno, se non creato di tutto punto - e chi lo sa? - almeno organizzato, costruito, come nessuno aveva fatto prima di loro e in tal maniera che la posterità non avrà quasi nulla da aggiungere a quel magnifico edificio che è l'ars artium, l'arte divina di esorcizzare i mali altrui.
In giorni in cui il supporto psicologico passa spesso come "direzione spirituale", questo libro ci ricorda che il Cristianesimo delle origini - come ancora oggi il Cristianesimo orientale - ha convinto che solamente qualcuno con una profonda e lunga esperienza nella preghiera e nella disciplina potesse tentare di guidare gli altri lungo la via di Dio.
Una tra le opere più significative dell'antica letteratura monastica, scritte poco dopo la metà del VI secolo da Cirillo, monaco palestinese, le "Storie monastiche" offrono una sintesi esemplare unendo il tradizionale interesse biografico per le figure degli "anziani" alla descrizione del ruolo monastico nella chiesa e nella società del tempo.
L'autore, che ha sempre nutrito un vivo interesse per la Regola si san Benedetto, mostra una rara capacità di analisi di sintesi. Sa presentare l'ampio contenuto della Regola ordinando i singoli elementi in un quadro unitario con stile conciso. Il lettore non trova un semplice sommario della Regola, ma una visione ordinata e complessiva dei tanti aspetti monastici. Si è invitati a prendere conoscenza del monastero gradualmente, passando dall'esterno all'interno, arrivando a scoprire i valori originari che giustificano la vita monastica.
L'autore ci mette in mano un commento sistematico, ricco, originale, ben leggibile, che mediante una rete di citazioni spiega la Regola con la Regola, quasi un commento "canonico", cioè non dovuto ad altri che a Benedetto stesso
Thomas Merton rappresenta una voce nuova sotto vari aspetti, che vengono a concentrarsi nei suoi scritti e nella sua stessa vita, e lo rendono sensibilissimo interprete delle aspirazioni e necessità del nostro spirito, insegnandoci ad ascoltare la Parola di Dio. Il Merton non si fa maestro di altri, ma si espone, si compromette in prima persona. Egli ci aiuta a riscoprire e ad amare Dio, che è stato escluso dagli spazi ufficiali della cultura contemporanea. Il libro che presentiamo focalizza e segue una traiettoria per far capire gli sviluppi del suo ambito di pensiero e di testimonianza. Lo scrittore monaco è universalista e può essere esplorato da molteplici angolazioni: la ricchezza del suo spirito e dei suoi scritti sta alimentando l'interesse di vasti settori della cultura umanistica mondiale.
Nel IV secolo, il retore Procopio di Gaza (465-530 ca.) diede inizio a un genere nuovo di letteratura patristica che chiamiamo oggi catene. Se gli interi codici contenenti i testi dei più noti Padri e scrittori ecclesiastici non erano a portata di tutti, anche per motivi economici, era tuttavia possibile offrire i testi scritturistici corredandoli di un commento antologico formato da piccoli o lunghi estratti di commenti di diversi Padri, copiati dai redattori in modo ordinato accanto o sotto a ciascun versetto biblico. Ne risultò un genere nuovo di esegesi, un genere "corale", dove la voce di grandi autori offriva una valida interpretazione per ogni versetto dei singoli libri della Scrittura. La "Catena palestinese", è un testo di primaria importanza perché raccoglie estratti di quanto resta degli antichi commenti sui salmi, in massima parte andati perduti.
Con questo secondo volume dei Discorsi e dialoghi spirituali, si va delineando la figura di Macario/Simeone, autore siriaco del IV sec., padre spirituale di gruppi di monaci. Da questi discorsi egli appare come il monaco di provata esperienza che diventa consigliere di altri; talvolta menziona, per lo più indirettamente, proprie esperienze; e i suoi interlocutori permettono a Macario/Simeone di esplicitare tutta la sua libertà di parola. Come in san Basilio, cui per molti aspetti Macario/Simeone è vicino, - mancano i termini monachos o monazin, e gli asceti sono chiamati "fratelli" o "cristiani" -, i suoi scritti rivelano anche una certa affinità con Gregorio di Nissa. In questo volume sono presenti anche brani del cosiddetto Asceticon (domande e risposte), in cui ritornano i temi consueti della presenza nell'uomo del peccato e dello Spirito, delle lotte spirituali, della perfezione.
L'Autobiografia di Paisij Velickovskij (1772-1794), che in questa edizione vede la sua prima traduzione, è la testimonianza di una delle più prestigiose figure del monachesimo ortodosso a cui si deve il grande rinnovamento che sul finire del sec. XVIII ha permeato le regioni balcaniche e russe. Con l'Autobiografia, che copre i primi vent'anni di vita e fa però presagire la grandezza dell'uomo che diventerà guida di centinaia di monaci, vengono presentati nel volume alcuni documenti inediti raccolti sotto il titolo "Insegnamenti dello starets Paisij". Sono questi a introdurci con più immediatezza nella profondità della sua esperienza e dottrina spirituale. Oltre ai testi dello stesso Paisij tratti da sue lettere, risulta preziosa la testimonianza del suo discepolo Giorgio di Cernica, che estenderà nella Valacchia l'opera di rinnovamento paisiano.
Guerrico ha lasciato tracce biografiche assai incerte; si ritiene che sia vissuto fra i sec. XI e XII, che sia stato prima canonico a Tournai, città belga a ridosso del confine francese dove presumibilmente è nato, poi, in Francia, monaco a Clairvaux ed infine abate a Igny. Nei suoi sermoni, Guerrico, schivo e ritroso, sa esprimere con candore e misura un mondo interiore di spiritualità e di riflessione che, mentre riecheggia problemi ed orientamenti del suo tempo, non trascura le vicende umane. Il volume offre una sintesi di tutte le ricerche sulla persona e l'opera dell'abate di Igny, e costituisce un'ottima introduzione ai suoi 54 sermoni.
Macario/Simeone, noto anche come "Pseudo-Macario" o, tra i monaci ortodossi, "Macario il Grande", appartiene alla Siria-Mesopotamia settentrionale, e operò tra il 380 e il 430. Attraverso i suoi Discorsi e dialoghi spirituali, il nostro autore dà rilievo soprattutto allo stato di quiete (hesychia) nella preghiera. La sua spiritualità è scritturistica e trinitaria, per la grande importanza che vi assume lo Spirito Santo; è centrata sull'esperienza dell'anima liberata dal male attraverso l'evento pasquale, che lotta contro le passioni e le tentazioni. Nonostante la condanna ecclesiastica, i discorsi di Macario/Simeone hanno avuto una grande diffusione nell'oriente monastico, influenzando grandi autori spirituali come Isacco di Ninive e Simeone il Nuovo Teologo.
Uno dei frutti più belli che lo Spirito ha suscitato nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II è la riscoperta della Parola di Dio. Oggi sono sempre più numerosi i cristiani che desiderano accostarsi a questa "sorgente d'acqua viva". Il volume contiene tre contributi essenziali per capire la "lectio divina": la Lettera sulla vita contemplativa di Guigo II certosino, testo divenuto classico nella tradizione; una ricca bibliografia la quale, senza pretendere di essere completa, dà però una panoramica su quanto di valido è stato scritto intorno a questo argomento; uno studio che presenta una sintesi dei vari studi sul tema e riflette sul come si possa attuare oggi.
Quest'opera, che rappresenta il settimo volume del grande commento da lui curato per la collana Sources chrétiennes è come il coronamento dell'amore del padre De Vogüé verso san Benedetto e la vocazione monastica. Il commento è prezioso per la ricchezza dei riferimenti alle fonti bibliche, patristiche, liturgiche e monastiche che aiutano a capire il pensiero di san Benedetto. In questo commento risulta chiaro l'impianto della Regola nei suoi principi costitutivi: Scrittura e tradizione, Chiesa e Sacramenti ecc. La vita monastica cristiana si colloca all'interno della Chiesa, nella linea di un immediato prolungamento del battesimo; proprio il battesimo con la relativa catechesi sta alla base dell'esistenza dei monaci.
Le tre omelie mariane di Nicola Cabasilas (nato a Tessalonica probabilmente nel 1322), presentate in questo volume, e tradotte in italiano per la prima volta, costituiscono il frutto della sua piena maturità e non sono da meno delle grandi opere del nostro autore. Le tre omelie si intitolano rispettivamente: "In nativitatem", "In annuntiationem", "In dormitionem". Non sono state scritte per essere pronunciate nella liturgia, ma per essere offerte al patriarca di Costantinopoli a diverso titolo celebrativo. Cabasilas si mostra teologo profondo e originale, oltre che stilista consumato, e le tre omelie mariane risultano tutte impregnate della ricca tradizione dei Padri.
L'oblazione monastica, a partire dal Concilio Vaticano II, e in particolare dal Sinodo dei Vescovi sui laici e la conseguente Lettera Apostolica "Christifideles laici", ha conosciuto un "crescente" ininterrotto di interesse. Il volume perciò rappresenta la memoria storica degli ultimi decenni di vita degli oblati italiani, ed è il segno della profonda convinzione che gli autori hanno del significato dell'oblazione e, nello stesso tempo, del loro desiderio di condivisione con i fratelli e le sorelle di quanto è maturato nella loro vita e tradotto in impegno attivo, non solo a livello del loro monastero di affiliazione, ma anche a livello nazionale. Il contenuto della raccolta è di aiuto per approfondire maggiormente i legami che già uniscono alla realtà delle comunità monastiche nello spirito della Regola del nostro santo Padre Benedetto.
Evagrio Pontico (345 ca.- 399) è un padre spirituale e di questo occorre tenerne conto. Della copiosa dottrina di Evagrio il volume presenta un aspetto spirituale che sembra tuttora attuale: la presentazione dell'accidia. Di questo vizio altri ne hanno parlato, ma una specifica "teoria" dell'accidia si trova però solo in Evagrio stesso e dopo di lui tutti, più o meno abilmente, ne fanno la parafrasi. L'intento dell'autore non è di tracciare una descrizione storica esauriente del fenomeno "Akèdia", ma di rendere nota una dottrina spirituale molto precisa che può ancora essere utile all'uomo moderno. In questo saggio l'attenzione è rivolta ai soli scritti di Evagrio. Tanto più che lui non ci dà mai un sapere puramente libresco, da erudito, ma attinge sempre al proprio vissuto, e anche l'accidia, come egli ammette, fa parte della sua esperienza personale.
Il volume, strutturato in tre sezioni - la regola, la comunità, l'arte spirituale - presenta una selezio¬ne degli articoli che l'autore, ben noto per la sua profonda conoscenza delle fonti monastiche, ha pubblicato sulla Regola di san Benedetto. L'intento di questi studi è quello di mostrare l'attualità della Regola. "La Regola di san Benedetto può e deve essere seguita più da vicino di quanto non lo sia attualmente. In larga misura essa resta per noi, a causa di una mancata esperienza vissuta, una terra sconosciuta. Scoprire, osservandola effettivamente, il mondo spirituale che le è proprio - quello dei Padri, successori degli Apostoli e del Cristo -, questo è il compito appassionante che ci viene offerto... La vera fedeltà è in avanti".
L'autore, conosciuto come uno dei maggiori studiosi italiani di storia e spiritualità monastica, ha raccolto in questo volume il meglio della sua produzione su un tema che ancora oggi è di grande attualità. Non si può parlare di spiritualità cristiana ignorando il ruolo svolto dal monachesimo fin dalle sue origini: il continuo riferimento alla comunità di Gerusalemme è segno di una presenza all'interno della Chiesa, che è invito a non perdere di vista le proprie radici, pur nell'evolversi delle situazioni. Tutta la spiritualità monastica si riferisce al Vangelo come a sua fonte. Il volume si rivela utile per tutti coloro che desiderano approfondire un aspetto non marginale dell'esperienza ecclesiale.
Il volume è un'antologia tardobizantina di detti e novelle edificanti. Compilato in ambiente monastico, con lo scopo di edificare religiosi e religiose e, più in generale, per l'utilità di ogni buon cristiano, ciò che distingue il Neon Miterikon è il suo contenuto "femminile" perché sono donne, prevalentemente, le protagoniste o le comprimarie degli ottantadue brani che lo compongono. Esse offrono all'ammirazione del lettore parole ed azioni virtuose; ma non meno significative sono le vicende che provano la fede di spose e madri di famiglia interpreti di un'umanità contraddittoria e, perciò, paradigmatica. Il presente volume offre la versione italiana, preceduta da uno studio che ripercorre le fasi di evoluzione del primo monachesimo bizantino e traccia alcuni aspetti salienti della spiritualità e dell'ascetismo cristiano orientale dei primi secoli.
Il beato Paolo Giustiniani nacque a Venezia nel 1476, da famiglia patrizia. Si dedicò agli studi per molto tempo: dapprima in patria, poi all'Università di Padova; umanista profondamente imbevuto della dottrina stoica, si orientò sempre più verso Dio. Egli nutrì la sua anima con la lettura della Bibbia, dei santi Padri della Chiesa, degli scrittori monastici del medioevo e dei grandi Scolastici. Con alcuni discepoli fondò la Compagnia degli Eremiti di s. Romualdo, tuttora esistente sotto il nome di Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. La sua ricca personalità, la sua cultura, la sua esperienza dolorosa della vita, danno ai testi un sapore umano che ne accresce la potenza evocativa; hanno un valore universale, quindi sono benefici non solo per qualsiasi monaco ma anche per qualsiasi fedele.
È possibile leggere oggi un documento nato più di quindici secoli fa come un testo che parli ancora alle donne e agli uomini del nostro tempo? Questo piccolo libro vorrebbe dare la risposta di un chiaro sì. Le monache e i monaci di questo nostro oggi, se sono veramente portatori della sapienza evangelica di Benedetto, possono ancora dire la parola di cui la nostra società ha bisogno: una parola di unità in un mondo diviso; una parola di comunione in un mondo individualista; una parola di pace in un mondo in conflitto. Il libro esprime l'esperienza di chi ha creduto in questo cammino e vuole testimoniare che, come dice Benedetto, nel percorrerlo, il cuore si dilata e diventa capace di superare ogni fatica e avanzare verso il Signore.
Da quando anche la storia del monachesimo è studiata dal punto di vista della cultura, della spiritualità, dell'autocoscienza che il monachesimo stesso aveva di sé, in parallelo a quanto è avvenuto in diversi campi della ricerca storica, si sono dischiusi, al riguardo, numerosi e suggestivi orizzonti. Valori, modelli, rapporti tra identità e cultura, temi biblici e loro proiezione nel campo della spiritualità, simboli, testi e immagini sono alcuni degli spunti che paiono maggiormente interessati a questo genere di problematica. Speriamo possa giungere maggior luce su quel mondo così complesso e misterioso - e perciò così vivo e affascinante - che continua a essere il monachesimo medievale.