Nel trecentesimo anniversario della nascita della massoneria moderna, avvenuta a Londra il 24 giugno 1717, un gruppo di studiosi ripercorre la storia di una Istituzione le cui vicende sono intimamente connesse al divenire d'Europa e del mondo. Dalla complessa questione delle origini della massoneria al ruolo da essa svolto nelle grandi rivoluzioni dell'età moderna e nella fase culminante dell'affermazione della civiltà europea, dagli snodi cruciali dei rapporti col movimento operaio e socialista, della grande guerra e dell'avvento dei totalitarismi sino alle vicende più recenti, 300 anni di storia della Massoneria europea sono ripercorsi in un volume che approfondisce altresì i rapporti della Libera Muratoria con la tradizione esoterica, con la cultura musicale e con le fedi religiose. Il tutto in pagine che coniugano il rigore dell'argomentazione critica con la linearità e la scioltezza della trattazione di un'opera che si rivolge non solo agli studiosi ma anche al vasto pubblico dei non specialisti.
Il discorrere sulle vicende di Malta - già dal tempo anteriore al dominio instauratovi da Roma - e la cronografia storica dei Cavalieri Ospedalieri -che vi giunsero al definitivo tramonto delle Crociate - sono collocate nel contesto, allargato alla stessa Europa, in cui accaddero le conquiste longitudinali da parte delle popolazioni nord-europee e arabe, e poi quelle latitudinali dell'impero ottomano. L'arcipelago diverrà quindi un topos partecipe e un osservatorio privilegiato dal centro del Mediterraneo della protratta resistenza dell'impero bizantino e del contenimento della Spagna, del tentativo di penetrazione in quel mare della Russia e dell'impresa progettata dalla Francia verso l'India, in antagonismo coloniale con l'Inghilterra. Punteggiato da richiami bibliografici e stilisticamente intenso, il trailer degli accadimenti non è evenemenziale, poiché raccoglie l'eziologia, né trascura gli effetti socio-politici, stimolando riflessioni su popoli e Stati, sui contorni figurali di personaggi nelle dinamiche storiche.
Il popolo ebraico è sopravvissuto per oltre 3000 anni, mantenendo una propria identità culturale. A differenza di altri popoli come il cinese e il giapponese, che hanno mantenuto una propria identità non solo culturale ma anche territoriale per periodi di tempo altrettanto lunghi, il popolo ebraico ha trascorso oltre i due terzi della sua esistenza lontano dalla terra di origine, la Palestina. La capacità di sopravvivenza in culture e ambienti molto differenti da quelli di origine è spesso chiamato il "miracolo degli ebrei". Obiettivo di questo lavoro è esaminare i fattori che hanno influito su tale miracolo. La nostra ipotesi è che una serie di aspetti che hanno caratterizzato la storia del popolo ebraico, come la loro persistenza in alcune nazioni e la loro scomparsa in altre, la dinamica demografica, la struttura occupazionale e l'antisemitismo, sono il risultato della interrelazione fra le caratteristiche culturali della minoranza ebraica ed i fattori legati all'ambiente esterno.
Giurista pubblico, amministratore, patriota ed esule, ma anche statista di caratura internazionale, in grado di offrire un fondamentale contributo alla costruzione dello Stato unitario, senza mai perdere il collegamento con la realtà locale, con le sue radici netine, con gli affetti familiari: è questa la cifra politica e culturale di Matteo Raeli, illustre protagonista del Risorgimento italiano. Il volume, frutto di un Convegno realizzato in occasione del bicentenario della nascita, ripercorre gli snodi cruciali della sua biografia, rileggendo da una prospettiva inedita il rapporto tra Centro e Periferia e le vicende della sua città natale, Noto, avanguardia delle trasformazioni che caratterizzano il passaggio dalla Destra alla Sinistra storica, fucina di classi dirigenti tra le più colte e preparate dell'Italia liberale.
La storia narrata è quella dell'ex internato militare Giuseppe Minoli. Dopo la sua morte (1996), la sorella recapita alla famiglia una copiosa quantità di lettere, foto e cartoline postali da lui inviate dal fronte di guerra greco e dalla prigionia (Stalag VIII B, Polonia). La lettura di questi documenti, insieme alle testimonianze della sorella Lina, dei famigliari e della giovane amica polacca Sophie hanno permesso di ricostruire la sua drammatica vicenda, dal 1940 al 1945, inquadrandola in un contesto storico noto e di proporla in questo libro.
In questo volume l'autore si propone di delineare le modalità di diffusione della cultura in Italia tra Settecento e Ottocento, verificandone dimensioni e sviluppi nella realtà urbana di Catania, città destinata a divenire, nel fermento della rinascita seguita al distruttivo terremoto del 1693, 'capitale' della Sicilia orientale. In particolare l'attenzione si rivolge, in un tentativo di ricostruzione ad intreccio, al rinnovamento apportato dalle idee dell'Illuminismo, alla produzione e al commercio dei libri in un contesto 'periferico', ma comunque in crescita, al processo di organizzazione dell'istruzione pubblica tra intervento statale e iniziative locali.
Operazioni militari, strategie, atti di eroismo, alleanze, intrighi, ma anche notizie circa il vettovagliamento, le condizioni sanitarie e la vita quotidiana in una piazzaforte assediata. Le lettere redatte dagli inviati pontifici durante il lungo assedio di Pavia (ottobre 1524 - febbraio 1525) e nei giorni immediatamente successivi alla battaglia (24 febbraio) mettono in luce particolari nuovi ed inediti su uno degli avvenimenti salienti del conflitto tra Francia e Impero per il controllo del ducato di Milano.
Il processo di unificazione nazionale, che nel marzo del 2011 ha celebrato il suo centenario, è un fenomeno "allogeno". La sua genesi reale e spiegazione complessa si raccomandano a fattori esterni. L'unità è, infatti, la soluzione imprevista della diplomazia imperiale francese e inglese all'interno della geopolitica internazionale che vedeva come suoi protagonisti anche Austria, Russia e, passivamente, l'Impero Ottomano con la "questione d'Oriente". In quest'ipotesi Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Mazzini sono comprimari, ora subalterni, ora geniali, di una strategia di interessi internazionali che produrrà effetti inattesi ("serendipity"): l'unità d'Italia. Questo testo rivisita la bibliografia sull'argomento proponendo una chiave di lettura minoritaria ma non per questo povera di studi qualificati, sia pure negletti o non tenuti in privilegiata considerazione.
Una puntigliosa anatomia dei documenti sulla morte di Antonio Canepa: ecco il contenuto principale di questo volume che porta come sottotitolo "Un assassinio di Stato?". La fine di Antonio Canepa, creatore dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana, avvenne in una tranquilla domenica d'estate, il 17 giugno del 1945, con circostanze mai chiarite pienamente: cadde in un conflitto a fuoco con una pattuglia di tre carabinieri nella strada che da Cesarò porta a Randazzo. Con Canepa morirono due giovani indipendentisti, Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice, un altro, Nando Romano, rimase ferito, due riuscirono a fuggire. Da anni si parla di quell'episodio, ma è stato come girare attorno con il timore di rimanere scottati. Adesso, con questo nuovo libro, Salvo Barbagallo non mette la parola "fine" alla storia del "professore guerrigliero", ma lascia ampio spazio, a chi vuol sapere, per capire cosa sia veramente accaduto.
Sullo sfondo di una Catania ancora in macerie per il sisma del 1693, durante una carestia che investì l'isola, il vescovo della città Salvatore Ventimiglia, cadetto di una ricca e potente famiglia palermitana, sospettato forse ingiustamente di simpatie massoniche e gianseniste, fondò insieme ad alcuni alti prelati e aristocratici discendenti delle poche famiglie nobili sopravvissute al terremoto un istituto per accogliere i poveri e gli accattoni che avevano invaso le strade. Nel ripercorrere le vicende del ricovero possiamo ricostruire la quotidiana miseria di oscure vite di indigenti. Lungo i secoli il patrimonio dell'istituto si sarebbe accresciuto grazie alle elargizioni di benefattori uomini e patronesse: un'articolata galleria di ritratti umani che contano ecclesiastici d'alto rango, nobili ma anche esponenti dell'emergente ceto medio. Tra Sette e Ottocento la storia dell'Albergo rivela un intenso intreccio tra miseria e ricchezza grazie al ruolo assunto dall'istituto all'interno del tessuto economico urbano, attraverso la costante erogazione di crediti all'élite locale. Il testo si conclude con uno sguardo sulla legislazione fascista che avrebbe modificato il nome degli istituti assistenziali in IPAB portando così a compimento quel lungo processo che, già inaugurato da Crispi, avrebbe tentato di imporre il controllo statale e il principio di "pubblico" sui limiti privatistici e localistici che avevano caratterizzato le opere pie fin dalla loro fondazione.
Il volume indaga i percorsi storiografici con cui Gastone Manacorda (1916-2001), illustre storico della storiografia marxista italiana del secondo dopoguerra, ha ricostruito i modi concreti con cui hanno operato le strutture sociali e politiche del movimento operaio italiano tra '800 e '900 facendo del movimento operaio un elemento decisivo della più generale storia dell'Italia contemporanea.
Un breve contributo alla storia postale siciliana indagata, negli aspetti gestionali ed economico finanziari, principalmente durante il lungo e per tanti versi non esaltante periodo della gestione privata di un ramo isolano del noto casato Taxis - vera e propria dinastia imprenditoriale anche al femminile - che, nonostante la totale assenza di una politica stradale da parte dello stato, riuscì, sia pure non senza inevitabili disfunzioni e criticità, a dotare il periferico Regno di Sicilia di una struttura moderna, in linea cioè con gli standard europei del momento.
Stefania, Eleonora e Caterina appartengono ad una delle famiglie della più antica nobiltà siciliana: gli Statella, principi di Cassaro. Cresciute alla corte dei Borboni, sono loro le Gattoparde, donne colte, forti, determinate, autonome. Attraverso l'inedito carteggio familiare le loro vite si dipanano intrecciandosi ai grandi eventi della Storia, dalla Restaurazione fino al drammatico passaggio dal Regno delle due Sicilie all'Italia unita. Scopriamo così una realtà inaspettata: interni di famiglia intimi ed affettuosi, rispettosi delle individualità dove le figure femminili possono esplicare abilità e talenti, esatto contraltare di quei Viceré votati alla sopraffazione. Sullo sfondo un" affresco" aristocratico in cui i sistemi di parentela e le relazioni pubbliche e private rivelano una progressiva assimilazione della civiltà borghese.
Catania, ove è del tutto particolare il rapporto creatosi fra la città e Sant'Agata sua protettrice, pone bene in luce i momenti di contatto fra l'esperienza religiosa e quella politica e l'incontro fra la Chiesa e le istituzioni di carattere civile. In definitiva, il lavoro che qui presentiamo costituisce invero un riferimento ampio e ben strutturato dell'esperienza catanese nel quadro di quella siciliana e pure in qualche modo italiana, definendo giustamente i limiti dei complessi fenomeni che la compongono e la strutturano nell'importante periodo affrontato e sviscerato, senza dimenticare la peculiare posizione di un centro urbano posto fra Oriente e Occidente, fra Bisanzio e Roma, fra Impero germanico e Papato, fra cristianesimo e islamismo.
Nel contesto della crisi agraria che dagli anni Ottanta del secolo XIX colpisce anche la Sicilia, l'economia del vino appare inizialmente in forte espansione in virtù dell'eccezionale domanda che proviene dalla Francia. Il piccolo centro di Riposto, naturale punto di convergenza e di esportazione dei vini prodotti nell'entroterra etneo, conosce momenti di straordinaria crescita sociale ed economica e l'ascesa di nuovi mercanti, e torna a sognare di dotarsi di un porto efficiente. Presto però una diversa congiuntura conduce ad un crollo verticale delle esportazioni con esiti devastanti per l'economia del territorio. Fra i produttori e i commercianti etnei matura allora una cultura della crisi che porta a un più stretto confronto con le scienze enologiche e con gli istituti di istruzione agraria e a una costante richiesta di migliori infrastrutture, mentre prende corpo l'idea di puntare, attraverso la realizzazione di vini di più alta qualità, su nuovi mercati esteri.
Pur presentandosi relativamente unitario, il pensiero illuminista, e non meno l'atteggiamento, si espresse non solo in formule ideologiche e letterarie, ma vi si coglieva in forme e suoni, insomma nell'arte dell'epoca. Oltrepassando la generale portata definitoria in cui è stato indicato in molti modi, esso non si prospettava con omogeneità poiché non vi si rintracciava un sistema, sicché consentiva l'assunto secondo cui esso pervenne ad essere soprattutto un atteggiamento spirituale e culturale, non esclusivo dei filosofi, ma anche di parte della società intellettuale e borghese, sinanco di alcuni regnanti del tempo, a cui corrispose comunque un ampio clima d'opinione in cui si s'avvertirono, adiunte alle idee predominanti, le più varie accezioni ed originalità, sia ideali che geografiche o cronologiche.
In questo volume l'autore chiude strappi e colma lacune, suggerisce con discrezione la rete delle relazioni, le reali e le istituzionali, tra i soggetti coinvolti. E disegna le coordinate dell'ambizioso progetto di chiudere il circolo tra il Gymnasium e la comunità cittadina, nei limiti e negli eccessi ricostruendo la vicenda travagliata del 'privilegio' che perde in estensione mentre cerca miglior fondamento nella qualità, specie laddove come nella medicina e nell'economia più acuto è lo scontro, diretto a promuovere in diritti i bisogni, e più tenace l'interposizione ora ideologica, ora corporativa dei filtri.
La presenza delle comunità ebraiche nelle città europee ha portato un grande contributo alla loro vita ed al loro sviluppo. Di alcuni periodi e per alcuni insediamenti urbani si sa però relativamente poco. L'autrice, impegnata nel campo turistico nella Sicilia orientale e interessata ai suoi risvolti storici e socio economici, ha rivisitato la presenza della comunità ebraica a Catania, nei secoli che precedettero l'espulsione del 1492. Vengono presentati usi, abitudini e storia di questa comunità, oggi drasticamente ridotta, di cui si è rischiato di perdere la memoria, soprattutto in conseguenza dell'eruzione dell'Etna del 1669 e del terremoto del 1693.
Nel presente volume sono stati raccolti quattro studi, fra loro strettamente connessi da un fondamentale motivo unificante, l'analisi dello spazio extraurbano in un settore specifico della penisola anatolica, le regioni 'storiche' di Ponto e Cappadocia, e in un arco temporale compreso fra il III ed il VI secolo d.C. La raccolta sistematica e l'analisi delle fonti letterarie, epigrafiche, archeologiche e numismatiche su queste aree dell'Asia Minore tardoantica, hanno permesso di evidenziarne non solo strutture produttive e dinamiche insediative, ma anche problemi amministrativi e aspetti socio-culturali. L'indagine si è così concentrata sulle divinità pagane e sulle figure carismatiche ritenute capaci di allontanare insetti voraci dai terreni agricoli, sui luoghi cristiani di accoglienza, sostegno e cura dislocati fuori dalle città e destinati a tutti i bisognosi, sul complesso rapporto fra "vescovi di campagna" e "funzionari dei distretti rurali", sulla significativa convergenza di infermità e ospitalità, povertà e medicina monastica intorno alle miracolose reliquie di un santo.
L'istituzione a Palermo, con decreto del 9 novembre 1831, dell'Istituto d'Incoraggiamento e delle Società economiche, una per ogni capovalle, segna l'avvio di una nuova politica riformistica del governo borbonico contrassegnata da una serie di iniziative, tra cui la fondazione della Direzione Centrale di Statistica, volte ad aprire nuove prospettive politiche e sociali nel rispetto dei principi di libertà ed autonomia anche, ove necessario, con soccorsi e privilegi. Tali riforme traevano spunto da modelli, già positivamente sperimentati nel resto d'Europa, in grado di riunire le diverse esigenze della classe dirigente isolana nonché le richieste locali di natura produttiva, sociale, culturale, e si inserivano nel clima di riformismo politico creatosi con l'ascesa al trono di Ferdinando II nel 1830.
Attraverso la descrizione dei luoghi, il carcere, il confino e l'isola, all'interno dei quali prende forma l'avventura intellettuale e politica di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, l'autrice descrive il percorso culturale, politico ed esistenziale che condusse alla stesura del Manifesto di Ventotene. L'intreccio inestricabile tra attività pubblica e vicende private, restituito dal consistente apparato documentario conservato presso gli Archivi Storici delle Comunità Europee, permette di afferrare la complessità del pensiero federalista e la vicenda umana che portò alla sua elaborazione in chiave europeista negli anni dei totalitarismi e della nuova "guerra civile europea".
È la storia di un piccolo reparto, il LI Battaglione Bersaglieri, circa trecento giovani allievi ufficiali che si opposero ai tedeschi fin dal 9 settembre 1943, il giorno dopo l'armistizio del 1943. Nel momento dell'inerzia, della fuga dei Savoia e delle più alte gerarchie militari, del dissolvimento dell'esercito, del "tutti a casa", sul quale la storiografìa ufficiale stende un velo pietoso, quei giovani non si arresero e combatterono sul fronte italiano, con gravi perdite, da Cassino a Bologna, fino a raggiungere la frontiera svizzera nel maggio 1945. L'autore ha inteso onorare e mantenere viva la memoria dei suoi compagni, di quelli caduti e di quelli sopravvissuti. Sulla roccia di quota 253 di Montelungo (fronte di Cassino, battaglia dell' 8 Dicembre 1943, giorno dell'Immacolata) sono scolpite queste parole "... dissero i morti ... voi che tornerete ... dopo gli abbracci i baci ed i saluti. ditelo agli altri come siam caduti ...".
L'Archivio di storia della cultura non ha certo problemi di identità, confessati o nascosti come quando l'indicazione di una nuova serie o la discontinuità grafica lo denunciano o lo mascherano. Ha semmai, tra le ragioni del successo di un indirizzo innovativo, da distinguere quel che sotto la formula ha adeguato temi tradizionali al nuovo linguaggio e quel che ha contribuito, proprio attraverso il nuovo linguaggio, a dire cose nuove a una cultura fin troppo incline all'empiria dell'usa e getta, ristabilendo ogni volta gli strappi delle mode nel circolo virtuoso tra narrazione e pensiero. Tessitore, il più autorevole studioso europeo del moderno Historismus, ha suggerito un'equivalenza tra la sua "storia della cultura" e lo "storicismo degli storici", che è valsa nelle vicende tormentate della storiografia italiana contemporanea a tener desto in ogni forma il colloquio tra gli storici generali e gli storici della cultura, sospingendo a una fertile contaminazione dei linguaggi verbali e no.
Una storia scritta direttamente dai protagonisti. Sessantuno lettere dal passato di notevole valore storico che assumono anche un rilevante valore sociologico perché non sono molte le testimonianze dirette di coloro che emigravano. In un Paese ad alto tasso di analfabetismo come l'Italia del primo Novecento è quasi un miracolo poter leggere donne siciliane che si raccontano ad una nobildonna di Mineo (Catania) la quale ha favorito l'avventura americana loro e dei loro cari. Donne grazie alle quali il Lettore viene direttamente a scoprire le speranze, le condizioni di vita, di lavoro, di relazione, gli amori e il desiderio di restare o di tornare a casa. Poi assieme agli autori, il lettore prima trova i nomi di alcuni di questi protagonisti nei registri di Ellis Island e in seguito ricerca e ritrova alcuni dei loro discendenti che ricevono così, non senza una grande emozione, queste inattese lettere dal passato.
L’immane tragedia della Shoa ha reso agli ebrei la purezza da tempo perduta dando vita al tabù sociale di un’ebreolatria che impedisce di narrare alla piazza le nudità del re.
Da anni si parla d’Ebraismo senza gemere su ciò che è diventato: un fenomeno alla deriva politica rivestito d’aura religiosa.
Il lettore viene guidato in viaggio nel mondo arcaico e moderno con stile avvincente e non privo d’ironia, attraverso narrazioni che sminuzzano la figura dell’ebreo assurto a icona della vittima oppressa e svelando ottusità e fanatismi che hanno imposto al mondo equivalenze pericolose: Ebraismo uguale Stato d’Israele, antisionismo uguale antisemitismo, critica rivolta a un’istituzione ebraica uguale aggressione antisemita da stroncare col braccio della legge…
Originale la difesa del Sommo Pontefice Pio XII. L’esame dei dibattuti fatti storici è servito per analizzare la psicologia motrice della locomotiva che da decenni tira il carico di falsità mirate a colpire la grande figura di Eugenio Pacelli.
Meditando su un preludio di San Paolo l’Autore conclude che la carità è paziente e benigna, non dispera e non si adira. La carità è dunque tante cose, compreso l’ossequio alla verità. E talvolta anche la critica è segno di carità, se animata da sentimenti costruttivi e all’occorrenza correttivi.
Erbe Amare è un libro che ha coraggiosamente osato e che è destinato a rimanere per divenire più attuale col trascorrere del tempo.
Lo studio evince dalla complessiva vicenda storica di Pirro, re dell'Epiro la costruzione di uno Stato che comprendesse oltre al territorio balcanico, la Magna Grecia, la Sicilia e l'Africa cartaginese. Il modello riporta a quello postalessandrino contemporaneo alle lotte tra gli Epigoni per l'acquisizione di potentati che saranno nel rovesciamento di ogni equilibrio rilevato da Toynbee le prede di Roma. Nel disegno intende avanzare in Sicilia il baricentro, avvalersi della tecnica militare macedone, nonché della capacità di condottiero: Pirro, come afferma Lèveque, vuole essere l'Alessandro Magno dell'Occidente ed il giudizio sulla sua figura oscillerà tra quello di un conquistatore o di un "War-Lord".
Briganti e soldati, esattori e grassatori, sacerdoti e garibaldini sono i protagonisti di "Ombre nelle campagne", breve saggio in buona parte realizzato avvalendosi dell'ampia documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Torino, relativa ai carteggi tra Ministeri, Comandanti delle Zone Militari e autorità locali negli anni che seguirono l'Unità d'Italia quando si scontrarono, tra sommosse e processioni, il sogno garibaldino e le mire restauratrici borboniche mentre il fenomeno del brigantaggio oscillava, come nelle altre terre del sud, tra il mero banditismo e la coraggiosa resistenza, nel nome di Dio e del Re Borbone, all'unificazione sabauda. Leggendo gli episodi ora tragici, ora quasi comici proposti dall'autore, si evince quel senso di ribellione, sotteso ma pronto a esplodere anche violentemente alla prima occasione, che caratterizzò in quel periodo le popolazioni dell'Italia meridionale.
L'avventura coloniale italiana in Etiopia ha rappresentato l'ultimo capitolo della colonizzazione europea in Africa. La conquista dei territori del Corno fu condotta dal governo italiano con largo impiego non solamente di tutti i mezzi che la tecnologia militare di allora offriva, ma anche con l'uso di armi non convenzionali, senza che la comunità internazionale facesse alcun serio tentativo per fermare i massacri in corso. Questo comportamento può essere spiegato con ciò che viene definito "razzismo omologato", cioè un razzismo collaudato e accettato da buona parte dell'allora comunità internazionale che vedeva la distinzione tra bianchi e non bianchi.
Un'articolata ricostruzione - questo è il presente studio - del complesso volto di una realtà urbana, colta, nella sua concretezza di vita quotidiana e nei suoi stretti nessi complementari con il territorio, in un periodo della sua storia decisivo per gli "sviluppi" futuri. La struttura urbana, il territorio, il mercato sono la chiave di lettura, i nodi principali attorno ai quali si snoda la trattazione, in gran parte basata su materiale d'archivio. Alla fine, il risultato vuole essere quello di offrire spunti e riflessioni che permettano di cogliere l'identità di una società le cui vicende, se pur inevitabilmente datate, possono e debbono suscitare opportuni confronti con il nostro vissuto quotidiano.
Un tentativo di dare uno sguardo generale al fenomeno della giustizia militare in Italia durante la Grande Guerra. Agli eventi di natura prettamente militare presi in esame, sono accostate ed esaminate anche storie definite da connotazioni storico politiche, che le inquadrano in un contesto militare, ma che rientrano anche in tema di giurisdizione civile. Un saggio accurato, ricco e preciso che traccia una grandiosa visione d'insieme, un quadro vastissimo ma notevolmente attento di quella che fu la giustizia militare negli anni bui del periodo storico considerato.
Noi italiani abbiamo davvero chiuso i conti con l'Africa? Molti fatti ci dicono di no: i nostri libri di storia non fanno giustizia sui crimini che abbiamo commesso, in particolare in Libia e in Etiopia. Crimini gravissimi: uso di armi di sterminio, apertura di campi di concentramento, deportazioni di massa. Alcune produzioni cinematografiche sono state censurate e mai proiettate in Italia (Il Leone del deserto di Moustapha Akkad, Fascist Legacy di Ken Kirby prodotto dalla BBC). Il libro è corredato da più di 150 immagini d'epoca che illustrano, oltre all'occupazione italiana, anche gli usi delle popolazioni africane.
Il volume vuole dare corpo a uomini ed eventi che furono protagonisti di quell'infausto 28 dicembre di un secolo fa, e che i cronisti del tempo hanno ritagliato per conservarli ai posteri; uno spaccato di storia vera carico di umanità, dove il succedersi vorticoso di fatti e sentimenti produsse effetti diversificati che andarono dal dolore, al sacrificio, alla abnegazione, al turbamento, ma anche all'infamia, alla sopraffazione, allo sciacallaggio, all'abuso.