Nell’argomentazione della Lettera ai Romani 1,16−4,25, Paolo richiama diversi testi dell’Antico Testamento a sostegno della sua riflessione. Tale fenomeno, certamente non isolato nell’epistolario paolino, assume in questa sezione di Romani una consistenza significativa, motivando la formulazione di un duplice interrogativo: quale significato gioca questa scelta in relazione allo sviluppo del tema centrale di questa parte della lettera? Con quale prospettiva Paolo richiama i testi della Scrittura rileggendoli in maniera spesso alternativa a quella tradizionale?
Per rispondere a queste domande, questo studio propone un percorso articolato che analizza il modo in cui l’apostolo richiama i testi anticotestamentari, per poi prendere in esame la linea argomentativa di Rm 1,16−4,25 definendo il contributo offerto dalle citazioni. A partire dai risultati emersi l’ultimo passaggio approfondisce le operazioni messe in campo sul testo e sul contesto delle citazioni, tracciando la linea interpretativa con la quale la Scrittura viene ripresa in questa sezione di Romani. A questo riguardo, sono due le prospettive che lo studio individua come caratterizzanti l’approccio paolino. In primo luogo l’apostolo propone un’ermeneutica delle dicotomie, che si esplicita in un’interpretazione dei testi secondo polarità complementari connesse in rapporto oppositivo: approccio libero ma non arbitrario; continuità interpretativa nella discontinuità ermeneutica. In secondo luogo Paolo ridefinisce le promesse a partire dall’adempimento, offrendo un’interpretazione dei testi che è allo stesso tempo prevedibile e imprevista, attesa e inaspettata.
Il volume suggerisce un percorso metodologico per lo studio della tipologia, fondato prevalentemente sull’analisi narrativa. Si occupa dunque di tipologia anzitutto come di un fenomeno letterario, nel quadro dei procedimenti intertestuali che riguardano figure bibliche e che comportano una progressione rivelativa evidenziabile tramite lo studio della funzione narrativa del testo precursore nel testo d’arrivo. Tale progressione costituisce anche, sul piano retorico, un appello alla fede del lettore.
Questo studio prende posizione, in modo argomentato e fondato, anche in merito all’accusa di supersessionism (sostituzione) rivolta al Vangelo di Giovanni, tema particolarmente importante per il dialogo ebraico-cristiano e per la teologia.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Prefazione. Introduzione. I. Questioni metodologiche sulla tipologia alla luce di 1Cor 10,1-13. II. La tipologia: breve storia della ricerca. III. Percorso metodologico. IV. Le nozze di Cana (Gv 2,1-11). V. L’acqua viva donata da Gesù (Gv 4,4-42). VI. Il pane della vita e la manna esodica (Gv 6,1-71). VII. Compimento tipologico nella sequenza della morte di Gesù (Gv 19,16b-42). VIII. Analisi del compimento tipologico. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Davide Arcangeli è docente stabile di Nuovo Testamento all’Istituto Superiore di Scienze Religiose Marvelli di Rimini. Collaboratore delle riviste Parole di Vita e Annale Parola e Tempo, ha pubblicato di recente Testimoni del servo. La «Chiesa in uscita» degli Atti degli Apostoli. Con schede di lettura popolare (Il Ponte 2015).
Il volume indaga l’atteggiamento verso i popoli pagani nel Salterio della Settanta (LXX) attraverso un confronto con il testo masoretico. La ricerca considera il Salterio greco non solo come traduzione letterale, ma anche come interpretazione di quello ebraico e tenta in questo modo di evidenziarne l’apertura universalistica. In questo contesto il termine «universalismo» si riferisce in modo specifico a un atteggiamento favorevole, più aperto, nei confronti di popoli diversi da quello ebraico, coinvolti in qualche modo nel rapporto fra Dio e Israele. A questo scopo vengono esaminati quattordici testi in cui si riscontrano significative divergenze tra il testo ebraico e quello greco.
Nei primi otto versetti del libro dell'Apocalisse per ben tre volte si fa riferimento al tema della venuta. Già i classici greci e latini insegnavano che ogni buon autore annuncia all'inizio ciò che poi svilupperà nel corso della sua opera e che in prologo ed epilogo avviene un vero e proprio scambio diretto di messaggi e di avvertenze tra autore e lettore. Con i primi otto versetti e, quindi, anche in Apocalisse 1,7 l'autore stringe una sorta di «patto narrativo» con chi inizia a leggere affinché non vada fuori strada nell'interpretazione. Questo libro propone per la prima volta un'analisi completa e sistematica di Apocalisse 1,7 in tutte le sue sfaccettature: collocazione, struttura, composizione, testi e contesti cui si fa allusione, rimandi tematici a paralleli sparsi nel libro. La conclusione mette in evidenza anzitutto la grande inclusione cui l'autore dà vita prima collocando l'annuncio della venuta del Trafitto in apertura del libro, e poi mettendo sulle labbra di lui, alla prima persona, la promessa che ciò avverrà sollecitamente: «Ecco, io vengo presto!». In secondo luogo, un po' a sorpresa, quella conclusione mostra come l'Apocalisse, con la sua ricchissima Cristo-logia, sia in realtà basata sulla Teo-logia e ad essa orientata.
Ormai quasi al termine del suo ministero apostolico, Paolo si trova a Roma, la sua vita sembra giungere alla fine ed è convinto di non aver ancora raggiunto la perfezione verso la quale è proteso come un atleta. La mèta finale della sua esistenza, e di quella dei credenti, si trova lassù, nei cieli, dove e quando tutto sarà «trasformato». Per questo motivo l'Apostolo può essere considerato un «atleta incatenato» che lotta con e per il Vangelo, al fine di diventare un «campione celeste» e ottenere il «premio celeste». Il linguaggio agonistico sportivo e quello escatologico mostrano come nell'orizzonte del pensiero escatologico paolino l'intreccio delle varie dimensioni (temporale/spaziale, individuale/collettiva e statica/dinamica) faccia affiorare un quadro del tutto particolare nella corrispondenza con i Filippesi. Il linguaggio dell'Apostolo in rapporto all'escatologia risulta ricco, complesso e variato e come tale non presenta un'unica prospettiva o dimensione escatologica, ma cerca sempre il modo migliore per esprimere ai suoi destinatari il mistero della vita in Cristo. I cambiamenti linguistici fanno percepire un'evoluzione nella comprensione di Paolo in relazione a ciò che riguarda le cose ultime. In altre parole, l'orizzonte escatologico della Lettera ai Filippesi non esprime tanto una concezione nuova degli «éschata» (presenti altrove nell'epistolario paolino), quanto il modo nuovo con cui l'Apostolo riesce a parlare in forma «dicibile» delle cose «indicibili».
Il volume analizza le ricorrenze letterarie del numerale nel corpus paulinum con lo scopo di rilevarne l'impatto retorico (in relazione ai sostantivi di riferimento) nella trama argomentativa delle singole sezioni in cui è attestato. Ciò consente una ri-lettura della teologia di Paolo a partire da questo paradigma, finora inesplorato nella sua interezza di genere.I primi tre capitoli sono dedicati all'analisi esegetica e all'interpretazione retorica del numerale. Le singole ricorrenze sono analizzate con particolare dovizia filologica e lessicografica tenendo conto del contesto prossimo e remoto e, soprattutto, della sua funzione retorica. Ogni capitolo, infine, si chiude con osservazioni conclusive che si propongono di offrire i risultati del lavoro svolto e di indicare le implicazioni (teologiche, cristologiche, pneumatologiche, antropologiche, ecclesiologiche, etiche, escatologiche) del numerale.
Gli anni dello studio universitario sono stati per Innocenzo Cardellini una vera palestra per l'applicazione rigorosa del metodo storico-critico ai testi dell'Antico Testamento. Gli studi sulle antiche lingue semitiche, e quelle della Mesopotamia in particolare, gli hanno consentito di giungere a un fruttuoso confronto culturale tra le più antiche pagine della Bibbia e la documentazione scritta extra-biblica.Se uno degli ambiti di ricerca di Cardellini riguarda proprio i testi legislativi dell'Antico Testamento e il loro confronto con l'abbondante documentazione legale mesopotamica, un secondo filone è relativo alla normativa e alla prassi cultuale veterotestamentaria. L'analisi, che potrebbe a prima vista apparire arida ed enciclopedica, è in realtà orientata a ottenere una più profonda comprensione religiosa dei rituali prescritti nell'antico Israele. L'interesse di tipo storico-religioso, associato alla filologia e al metodo storico-critico, ha inoltre consentito a Cardellini di approfondire alcune istituzioni religiose del popolo d'Israele nel loro sviluppo storico e alla luce del confronto con forme similari presenti nei popoli mesopotamici.
Nello sviluppo narrativo del Vangelo di Giovanni i temi della santificazione e della missione - o, in altri termini, della consacrazione e dell'invio di Gesù e dei discepoli - sono accostati in modo non casuale ma strategico. Il testo giovanneo esprime infatti la volontà di orientare verso una fede piena e, nello stesso tempo, suscitare nuovi credenti. L'intreccio dei temi si collega a una comunità che vive nell'epoca inaugurata dal Messia e rielabora le categorie giudaiche più importanti (purità/santità e apertura escatologica alle genti) nella linea del compimento e non della sostituzione. Questo tratto è centrale nella preghiera di Gesù, interpretata come «rilettura» del racconto del dono dello Spirito ai discepoli e del loro invio in missione.
Che cosa accadde quando il Deuteronomio venne agganciato ai primi quattro libri della Bibbia? L’interrogativo orienta questo studio sull’intervento scribale di rilettura e di adattamento dei testi che in epoca tardiva accompagna il processo di formazione del Pentateuco. I racconti che contenevano somiglianze evidenti vennero ripresi e completati per farli meglio corrispondere. Si cercò di uniformare nel modo migliore le piccole differenze, le asperità, le divergenze.
Questo procedimento lascia segni evidenti soprattutto se si considerano i racconti che i libri dell’Esodo e del Deuteronomio hanno in comune. Al loro interno è possibile rintracciare la finalità precisa di offrire al lettore un impianto narrativo ben strutturato, una trama senza lacune, un percorso lineare di lettura.
Tre casi risultano emblematici. Il primo è Es 16, dove furono inserite nel racconto della manna le categorie tipiche e vicine alla sensibilità deuteronomistica, in particolare il tema della cosiddetta «prova di Israele nel deserto». Il secondo è Es 20, il Decalogo, che all’inizio non si leggeva nel libro dell’Esodo, ma che vi fu inserito per corrispondere esattamente al Deuteronomio, dove lo stesso testo aveva una sua centralità nel contesto della rivelazione dell’Horeb. Il terzo è rappresentato dai versetti dell’intercessione di Mosè sul monte dopo il peccato del vitello, in Es 32,7-14. Anche in questo caso, come nei due precedenti, è evidente il tentativo di completare il testo rendendolo meglio rispondente al racconto parallelo presente nel Deuteronomio.
Assunte come casi esemplari, queste tre pericopi rivelano che in epoca tardiva vi fu un lavorare astuto, preciso e minuzioso per far corrispondere tra loro testi paralleli, racconti con lo stesso contenuto, episodi emblematici di un solo e unitario corpus letterario chiamato Pentateuco.
Il volume si concentra su un testo complesso - Isaia 14,4b-20 - che solitamente viene studiato indagando lo sfondo mitologico o la difformità dagli altri oracoli sulle nazioni e misconoscendo la ricchezza dei collegamenti con altri testi importanti dell'Antico Testamento. Sono invece questi contatti che fanno del brano, elaborato come un canto derisorio sul sovrano defunto, una meditazione in forma allegorica sul potere e le sue tentazioni. L'investigazione esegetica poggia sullo studio di ogni proposizione con ricorso alle varianti testuali, sulla percezione delle sfumature semantiche e delle implicazioni figurative e sul ricorso ad altri testi biblici che ne costituiscono lo sfondo e il riferimento. Poiché l'analisi esegetica muove dalla percezione che il brano di Isaia costituisca la rappresentazione letteraria dell'animo umano, scosso dall'onnipotente agone fra il bene e il male, lo studio evidenzia lo snodo della pericope, che lumeggia e denunzia la grande tentazione dell'uomo idolatra. La ricerca tenta di ristabilire il senso endogeno del testo isaiano, lasciando parlare la totalità delle sue parti e la "carnalità" del suo significato.
La ricerca di Gian Luigi Prato è stata in gran parte rivolta «al tentativo di una migliore comprensione della storia dell'Israele di epoca biblica, vista alla luce delle culture e della storia del tempo». Una prospettiva ben espressa da questa sua formulazione: «La nostra ermeneutica degli scritti biblici si esercita su testi che sono in qualche maniera "storici", anche solo per il fatto che essi si collocano rispetto a noi in una distanza cronologica che richiede di essere superata con l'esercizio di una attività interpretatrice la quale, per quanto inquadrata entro più precise impostazioni teologiche, non può trascurare i metodi propri di ogni scienza storica. (...) Coscientemente o no, la nostra ermeneutica biblica racchiude quindi un'ermeneutica storica».
Sommario
Prefazione (L. Mazzinghi). Gian Luigi Prato - Un profilo culturale. La storiografia del confronto (M. Milani). Gian Luigi Prato - Bibliografia (a cura di M. Milani). Fionde e frombolieri di Siria-Palestina (M.G. Biga). L'idea di straniero nell'Antico Testamento alla luce delle emigrazioni nelle società del Vicino Oriente antico (I. Cardellini). Brevi riflessioni sull'esperienza di Dio da parte di Sara e di Agar (M.-L. Rigato). Libro dell'Esodo e ostetricia egizia. Simbolismo del parto ed embriologia fra TM e LXX (A. Passoni Dell'Acqua). Alcune note sui rituali di 2Sam 18,18 e il loro contesto religioso (P. Merlo). La profezia di Natan in 2Sam 23,1-7. Analisi strutturale, simbolica e retorica (V. Scippa). Dalla periferia dell'impero: Esdra e Neemia (C. Balzaretti). 'ûrîm e tummîm in Esd 2,63 (= Ne 7,65). Studio filologico e storico (F. Bianchi). Tobit l'aretalogo. Il Libro di Tobit secondo l'onciale Sinaitico come esempio di propaganda religiosa (M. Zappella). Il silenzio di Dio nell'esperienza di Giobbe e di Qoelet (V. D'Alario). The Prologue of Job (Jb 1-2) in the Greek Translation of the LXX (M. Cimosa - G. Bonney). La scelta di Giuda e Gerusalemme nella riflessione sapienziale del Sal 78,65-72 (M. Tábet). L'«olio verde» - šemen ra'ănān nel Sal 92,11 (M. Milani). Il Salmo 117 o della necessità di un'esegesi canonica dei Salmi (G. Barbiero). La structure des Psaumes des Montées (Ps 120-134) (M. Gilbert). C'è uno che edifica e un altro che abbatte. Proposta di interpretazione per SirGr 34,28-29 (R. De Zan). Una damnatio memoriae per Geroboamo (Sir 47,23e-h)? (G. Toloni). «Le creature del mondo sono portatrici di salvezza» (Sap 1,14) (F. Dalla Vecchia). Il profetismo biblico. Il dibattito su un tema ancora discusso (M. Nobile). Isaia «bifronte»: un solo libro in due parti (Is 1-33; 34-66). Considerazioni retorico-testuali e funzione ermeneutica di Is 34-35 (G. Benzi - S. Paganini). Visioni, sogni e libri sigillati. Indagine sull'unità di Is 29 (H. Simian-Yofre). Gottes universale Horizonte. Die Völker der Welt und ihre Geschichte in der Sicht des Jeremiabuches (G. Fischer). Gerusalemme e le sue greggi (Ger 6,1-8) (G. Garbini). Sapienza sopra le righe. Apoteosi del Principe di Tiro (Ez 28,1-11) e sindrome regale di re Qoelet (1,12-2,26) (R. Vignolo). Bêt 'āwen nel libro di Osea (G. Deiana). Morire per la Legge ed essere ebreo. Aspetti e relazioni problematiche della tradizione maccabaica (M. Brutti). Il «silenzio» del giudaismo della diaspora (L. Troiani). Giudaismo ed ellenismo. Possibilità di un confronto? (D. Garribba). Venerare lo stesso Dio. Comparazioni e omologie «monoteistiche» nel giudaismo di lingua greca (L. Arcari). Sectarian Variant Readings and Sectarian Texts in the Qumran Corpus and Beyond. Reflections on an Elusive Concept (C. Martone). L'uso della LXX nel Nuovo Testamento. Alcuni esempi (R. Penna). Considerazioni filologiche e spirituali sul significato della parola pi,stij in detti di Gesù (P. Sacchi). I Magi evangelici, Ciro il Grande e il Messia (A. Panaino). I viaggi di Ya'aqov figlio di Netanel Kohen. Un itinerario ebraico in Terra Santa (XII secolo) (M. Pazzini). Rashi nella controversia parigina sul Talmud del 1240 (P. Capelli). L'Ecclesiaste tradotto e commentato da David De Pomis (Venezia 1571) (G. Tamani). W.M.L. de Wette, precursore di una visione critica della «storia d'Israele» (J.-L. Ska).
Note sui curatori
MARCELLO MILANI è docente di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica del Triveneto (Padova) e docente stabile per l'Antico Testamento all'ISSR di Padova.
MARCO ZAPPELLA, licenziato al Pontificio Istituto Biblico, è membro dell'Associazione Biblica Italiana e coordinatore della redazione biblica delle Edizioni San Paolo.
GIAN LUIGI PRATO ha insegnato per molti anni alla Pontificia Università Gregoriana e successivamente all'Università Federico II di Napoli e all'Università degli Studi Roma Tre. Da quando, nel 1979, è nato all'interno dell'Associazione Biblica Italiana il gruppo degli anticotestamentaristi e semitisti, ha diretto i convegni scientifici biennali, le pubblicazioni, le settimane bibliche nazionali e l'organizzazione dei viaggi di studio in Medio Oriente.
Descrizione dell'opera
È possibile lodare Dio con un lamento? È ammissibile che il ricordo delle meraviglie divine giunga a mettere in discussione la credibilità di chi le ha compiute? Si può accettare che l'uomo assalga il Creatore con domande, imperativi e arrogando diritti? Tutto questo è ciò che avviene nel testo di Isaia 63,7-64,11.
Il brano prende avvio con un intenso canto di lode; come in un grande inno di ringraziamento, il racconto passa in rassegna la storia della relazione di Dio con il suo popolo, il suo progetto di paternità, la cura amorevole e piena di compassione, il perdono usato, la guida costante e sicura fino al luogo del riposo. Poi però, come a un tratto, il tono cambia: il racconto cede spazio alle domande e agli imperativi, il Dio vicino appare indifferente nei cieli, mentre il popolo permane in un luogo di distruzione, alla mercé del proprio peccato. Con immagini che descrivono un dramma e con interrogativi carichi d'irruenza, si presenta una situazione totalmente capovolta rispetto all'inizio e che lascia trasparire una forte responsabilità divina e un destino inesorabile per l'uomo.
Non stupisce che questo brano abbia trovato nella storia ampia risonanza e uso: non solo l'apostolo Paolo si rifà al passo di Isaia, ma la stessa preghiera di Gesù, il Padre Nostro, rivela una vicinanza e una dipendenza suggestive; inoltre il testo è stato fatto oggetto, più volte, della meditazione e della predicazione dei rabbini e dei Padri della Chiesa, e ad esso si è rifatto anche Lutero per negare valore all'intercessione dei santi.
Lo studio dell'autore costituisce la sua tesi di dottorato in teologia biblica.
Sommario
Sigle. Prefazione. Introduzione. 1. Status quaestionis circa gli studi su Is 63,7-64,11. I. CHE COS'È UN LAMENTO. L'ESEMPIO DEL SALMO 44. 2. Storia della ricerca sul genere letterario «lamento». 3. Questioni introduttive sul Salmo 44. 4. Esegesi della prima parte del Salmo 44: il ricordo del passato (vv. 2-9). 5. Esegesi della seconda parte del Salmo 44: recriminazione, dichiarazione di fedeltà, supplica (vv. 10-27). 6. Conclusione: il senso e la «grammatica» del lamento a partire dal Salmo 44. II. IS 63,7-64,11 COME DISCORSO RIVOLTO A DIO. 7. Questioni introduttive. 8. L'esperienza dell'orante in Is 63,7-64,11. 9. Il rapporto tra la responsabilità di Dio e quella dell'uomo. 10. Il cambio di tono della supplica. Conclusione. Bibliografia. Indice degli autori. Indice delle citazioni bibliche (selettivo). Indice dei termini ebraici trattati.
Note sull'autore
PAOLO SALVADORI (Parma 1976), ordinato sacerdote nel 2002, ha conseguito la licenza in Scienze bibliche e il dottorato in Teologia biblica. Dal 2009 è delegato vescovile per la pastorale giovanile della diocesi di Parma.
La miscellanea, in onore del professore Cesare Marcheselli-Casale per gli anni di ricerca e d'insegnamento profusi nell'ambito degli studi neotestamentari, comprende ventisette contributi a carattere esegetico-teologico. Il titolo del volume è tratto dalla Seconda lettera a Timoteo per indicare espressamente una delle aree di ricerca del festeggiato: le Lettere Pastorali. L'insieme dei contributi è introdotto da una valutazione trasversale delle pubblicazioni di Marcheselli-Casale, dalla sua bibliografia e da dieci tesi sul rapporto tra Sacra Scrittura e teologia, proposte da mons. Bruno Forte. Seguono i saggi di amici e colleghi, raccolti per aree tematiche. La prima parte è dedicata ai Vangeli, la seconda all'opera paolina, la terza prende in considerazione altri scritti.
Qual è la volontà di Dio? La domanda, che fa da titolo alla ricerca e che rende in forma diretta la frase interrogativa di Rm 12,2b ti, to. qe,lhma tou/ qeou, è tra quelle capaci di mettere immediatamente sulla stessa lunghezza d'onda categorie di persone anche molto lontane: dal pastore di una comunità cristiana che cerca di capire in che direzione è oggi chiamato a condurre il suo gregge, al giovane che si interroga sulle prospettive per il proprio futuro; dall'uomo di oggi che, di fronte alle nuove prospettive aperte dalla globalizzazione e dall'ingegneria genetica, si chiede fino a che punto sia lecito per l'uomo decidere sul futuro di altre persone, alla madre che ha visto morire improvvisamente il proprio figlio e si domanda perché. Lo studio, frutto di diversi anni di ricerca scientifica congiunta all'insegnamento, all'azione educativa e all'inserimento nel ministero pastorale, pur essendo focalizzato su un solo importante versetto della lettera ai Romani, realizza una lettura sincronica dell'intero scritto paolino con l'attenzione a tre questioni fondamentali: come comprendere le prospettive teologiche ed etiche della volontà di Dio? Quali possibilità di discernimento sono offerte all'uomo? In che senso la novità cristiana sperimentata dal credente costituisce qualche cosa di assolutamente originale anche in rapporto al suo concreto discernimento etico? Con un ampio capitolo di comparazione con il pensiero del filosofo stoico Epitteto.
Negli anni recenti e meno recenti, gli studi su Simon Pietro sono stati numerosissimi e si possono raccogliere attorno a tre centri d'interesse. Il primo è quello esegetico-dottrinale, riguardante il "ministero petrino". Le pericopi di Mc 8,27-30, Mt 16,13-20 e Lc 9,18-21.22,31-32 sono confrontate con il magistero, la tradizione, la storia, l'archeologia biblica ed extra-biblica. Il personaggio è messo preso in esame rispetto a deduzioni storico-teologiche, relative alla questione della successione apostolica. Il secondo è quello ecumenico: dopo essere stata lungamente oggetto di conflitti confessionali, la figura di Pietro è divenuta un tema su cui verificare le basi del dialogo teologico tra le Chiese cristiane. Infine la ricerca su Pietro è orientata verso analisi esegetico-teologiche, che lo studiano in merito al suo essere presente in una singola pericope, in insiemi di pericopi o in un determinato libro del Nuovo Testamento. La ricerca dell'autore intende verificare, con l'ausilio dell'analisi narrativa, come è caratterizzato il personaggio Simon Pietro negli Atti degli apostoli. È una verifica di come e quanto l'approccio esegetico narratologico permetta di capire un soggetto nel momento cruciale del suo essere vivo solo nel mondo del racconto.
Nella biografia di Paolo la raccolta di fondi per le chiese della Giudea, conosciuta come la 'colletta', ha un ruolo notevole e decisivo. Da sempre si discute sul significato di tale iniziativa nel programma missionario dell'Apostolo e nella sua prospettiva ecclesiologica. La ricerca dell'autore la colloca nel tema più vasto della 'solidarietà', amplificato oltre l'accezione socio-economica - assistenza dei poveri e delle figure sociali deboli - e includendovi anche la prassi dell'accoglienza e dell'ospitalità verso i missionari itineranti attestata nei documenti della prima Chiesa. Lo studio più dettagliato è riservato alle due lettere ai Corinzi, ove convergono i diversi aspetti della solidarietà paolina ed emerge soprattutto il suo aspetto teologico, cui viene dedicata massima attenzione, cercando di mostrare l'intreccio indissolubile tra la solidarietà, che si esprime nella colletta per i poveri, e l'esperienza della fede in Gesù Cristo Signore "che da ricco si è fatto povero perché noi diveniamo ricchi per mezzo della sua povertà".
«Raramente, nella mia lunga carriera di professore, la direzione di una tesi di dottorato mi è risultata così facile e gratificante»: così si esprime il card. Vanhoye a proposito del giovane Romano Penna, che lo aveva scelto come relatore della propria tesi, ove, per cimentarsi sul non facile tema di «Cristologia e pneumatologia secondo una originale formulazione paolina», finì col superare i 350 autori citati...
Quale fortuna abbia poi avuto l’attività di insegnamento e la produzione scientifica di Penna, è sotto gli occhi di tutti: pubblicazioni sulla teologia di Paolo e commenti alle sue lettere, ma anche illuminanti ricerche sull’ambiente storico-culturale delle origini cristiane e studi approfonditi di cristologia neotestamentaria. Le sue capacità intellettuali fuori del comune e il suo ammirevole impegno gli hanno procurato larga fama internazionale. E non è quindi un caso che all’iniziativa di omaggiare questo grande esegeta con un volume, abbiano risposto insigni colleghi non soltanto italiani, ma francesi, tedeschi, belgi, spagnoli, svizzeri, israeliani e statunitensi, a testimonianza della speciale stima per la sua opera e la sua persona.
Sommario
Prefazione (card. A. Vanhoye sj). Gli itinerari di ricerca di Romano Penna: le origini cristiane, l’esegesi paolina e la cristologia del Nuovo Testamento (N. Ciola). Bibliografia di Romano Penna (P. Sguazzardo). I. Dall’Antico al Nuovo Testamento (contributi di G. Ghiberti, G.L. Prato, I. Cardellini, P. Merlo, L. Troiani). II. Gesù nei Vangeli (contributi di G. Jossa, Y. Redalié, F. Manns, G. Odasso, M.-L. Rigato, G. Rossé, A. Serra, G. Biguzzi). III. Paolo e la tradizione paolina (contributi di R. Fabris, R. Filippini, S. Romanello, E. Lohse, J.J. Fernández Sangrador, E. Norelli, R. Vignolo, P. Sacchi, A. Pitta, C. Reynier, J. Lambrecht, J.-N. Aletti, M. Perroni, S. Légasse). IV. Lettere cattoliche (contributi di J. Schlosser, E. Bosetti, A. Puig i Tàrrech, C. Wolff, C.G. Bottini). V. Ambienti ed epigoni (contributi di J.H. Elliott, C. Termini, M. Bachmann, C. Marcheselli-Casale, C. Gianotto, G. Visonà, P. Coda). Elenco dei collaboratori. Indici.
Note sui curatori
Nicola Ciola è professore ordinario di cristologia alla Pontificia Università Lateranense.
Giuseppe Pulcinelli è docente di Sacra Scrittura e lingue bibliche alla Pontificia Università Lateranense.
«Frutto maturo di un lavoro intenso, questo volume può vantare molti meriti. Il primo sta nella maniera di affrontare il tema della sofferenza di Cristo, distinguendo cioè in essa due dimensioni nettamente distinte e strettamente connesse, una dimensione di relazione con Dio e una dimensione di relazione con noi, uomini, un atteggiamento di offerta sacrificale, e uno di solidarietà fraterna, l’uno legato all’altro, l’uno producendo l’altro» (dalla Prefazione del card. A. Vanhoye sj).
Della Lettera agli Ebrei, di cui segue l’ordine espositivo, lo studio indaga l’aspetto della sofferenza di Cristo in maniera analitica, esaminando cioè nel dettaglio i sei brani dell’epistola che ne parlano esplicitamente, e ben documentata, senza per questo sacrificare la visione d’insieme e gli apporti originali.
Sommario
Prefazione (card. A. Vanhoye sj). Premessa. Introduzione. I. Il soffrire di Cristo con gli uomini e il suo compatire. 1. Gesù fratello degli uomini nel cammino di sofferenza: Eb 2,5-18. 2. La capacità di «compatire» di Cristo sommo sacerdote. 3. Conclusione. II. L’umanità e l’offerta. 1. L’umanità e le sofferenze di Cristo in Eb 5,5-10. 2. Il perfezionamento del sommo sacerdote. 3. Conclusione. III. Mediazione e sofferenza. 1. L’intercessione nell’AT e il sommo sacerdote. 2. Il ruolo della sofferenza in relazione all’intercessione. 3. Solidarietà nel peccato del sommo sacerdote e l’intercessione per il popolo. 4. I sentimenti del sacerdote antico. 5. Posizione del sommo sacerdote. 6. Conclusione. IV. Soffrire e offrire se stesso. 1. Il testo di Eb 9,24-28. 2. Il sacrificio esistenziale di Cristo. 3. Conclusione. V. La soffernza di Cristo e le implicazioni per il cristiano. 1. Il testo di Eb 13,9-14. 2. Il sacrificio di Cristo e il nuovo culto. 3. La sofferenza di Cristo e la santificazione del popolo. 4. La sofferenza morale. 5. Conclusione. Conclusione generale. Bibliografia generale. Indici.
Note sull'autore
Michele Ciccarelli ha compiuto gli studi alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sez. S. Luigi) di Napoli, poi al Pontificio Istituto Biblico, presso l’École Biblique et Archéologique Française a Gerusalemme e all’Instituto Español Bíblico y Archeológico «Casa de Santiago». Ha trascorso periodi di ricerca presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera. Al Pontificio Istituto Biblico ha conseguito la licenza e il dottorato in scienze bibliche. Già professore di esegesi del Nuovo Testamento alla PFTIM di Napoli (1995-1999) e di lingua greca alla Pontificia Università Urbaniana di Roma (1996-1998), attualmente insegna Sacra Scrittura all’Istituto di Scienze Religiose «S. Giuseppe Moscati» di Avellino ed è professore invitato all’ISR «S. Paolo» di Aversa (CE).
˛ˇ D e s c r i z i o n e d e l l ' o p e r a
L e L e t t e r e P a s t o r a l i ( P r i m a e S e c o n d a l e t t e r a a T i m o t e o e L e t t e r a a T i t o ) s o n o d o c u m e n t i c h e t e s t i m o n i a n o l a d i f f i c i l e e p o c a d e l d o p o - P a o l o , l a s c i a n d o i n t r a v e d e r e t u t t a l a g r a v i t ‡ d e i p r o b l e m i c h e l e c o m u n i t ‡ p a o l i n e s i t r o v a r o n o a d a f f r o n t a r e d o p o l a s c o m p a r s a d e l l A p o s t o l o . P u r a t t i n g e n d o d a l p r o p r i o m a e s t r o , i l d i s c e p o l o c h e l e r e d a s s e d o v e t t e q u i n d i a p r i r e n u o v e p i s t e p e r f a r f r o n t e a l l e d o t t r i n e c h e m i n a v a n o a l l a r a d i c e l a b o n t ‡ d e l l a c r e a z i o n e a t t r a v e r s o i l c o n v i n c i m e n t o c h e n o n f o s s e l e c i t o a s s u m e r e a l c u n i a l i m e n t i o , a n c o r p e g g i o , s p o s a r s i .
I l v o l u m e a f f r o n t a i l b r a n o 1 T m 4 , 1 - 5 , i l t e s t o d e l ´ T u t t o q u e l l o c h e D i o h a c r e a t o Ë b u o n o ª . A p a r t i r e d a t a l i p o c h e p a r o l e , l o s t u d i o t e n t a d i r i c o s t r u i r e c o n t e n u t i , c i r c o s t a n z e e p r o t a g o n i s t i d e g l i e r r o r i d i f f u s i n e l l e C h i e s e p a o l i n e c i r c a c i b i e m a t r i m o n i o . P r o c e d e p o i a u n l u n g o c o n f r o n t o c o n l e c o r r e n t i f i l o s o f i c h e e r e l i g i o s e c h e h a n n o p r a t i c a t o l a s t e n s i o n e d a i c i b i o d a l t a l a m o , d a l p r i m o s t o i c i s m o a l t e r z o , d a i s e t t a r i d i Q u m r a n a g l i g n o s t i c i . R i c e r c a i n f i n e n e l l e l e t t e r e a u t e n t i c h e d i P a o l o l a c o n s o n a n z a t r a i l d i s c e p o l o a u t o r e d e l l e P a s t o r a l i e l A p o s t o l o s u o m a e s t r o .
N e l p a n o r a m a i t a l i a n o d i s t u d i s u l l e L e t t e r e P a s t o r a l i , n o n p a r t i c o l a r m e n t e r i c c o , i l v o l u m e h a i l p r e g i o d i n o n r e s t a r e n e l c h i u s o d e i g i o c h i l e t t e r a r i i n t r a - b i b l i c i , m a d i i n d a g a r e n e l l a s t o r i a d e l p e n s i e r o f i l o s o f i c o e r e l i g i o s o .
S o m m a r i o
P r e s e n t a z i o n e ( G . B i g u z z i ) . I n t r o d u z i o n e . I . I p e r i c o l i d e g l i u l t i m i t e m p i e i f a l s i m a e s t r i ( 1 T m 4 , 1 - 2 ) . 1 . L a p r o f e z i a d e l l o S p i r i t o c i r c a g l i u l t i m i t e m p i ( 1 T m 4 , 1 a ) . 2 . L a p o s t a s i a d a l l a f e d e n e g l i u l t i m i t e m p i ( 1 T m 4 , 1 b ) . 3 . L a d e s i o n e a s p i r i t i c a t t i v i e i n s e g n a m e n t i d i a b o l i c i ( 1 T m 4 , 1 c ) . 4 . L a f i s i o n o m i a m o r a l e d e i f a l s i m a e s t r i ( 1 T m 4 , 2 ) . 5 . L a d i n a m i c a d e l l i n g a n n o . I I . L o s t i l i t ‡ a l l a c r e a z i o n e n e l l e p r e t e s e a s c e t i c h e d e g l i » µ ≈ ¥ ø ª Ã ≥ ø π ( 1 T m 4 , 3 a ) . 1 . P r o i b i z i o n e d e l m a t r i m o n i o e d i v i e t o d i a l c u n i c i b i ( 1 T m 4 , 3 a ) . 2 . I l c o n f r o n t o p o l e m i c o c o n i f a l s i m a e s t r i n e l l e L P . 3 . D i s t a c c o d a l m o n d o e d a l l a c r e a z i o n e n e l p e n s i e r o f i l o s o f i c o d e l I - I I s e c o l o . 4 . C e l i b a t o e a v v e r s i o n e a l m a t r i m o n i o n e i m o v i m e n t i r e l i g i o s i . 5 . I d e a l i a s c e t i c i e m a t r i m o n i o n e l N T . 6 . F o r m e d i a s c e t i s m o a l i m e n t a r e n e l l a n t i c h i t ‡ . I I I . I l p r i n c i p i o d i p o s i t i v i t ‡ d e l l a c r e a z i o n e ( 1 T m 4 , 3 b - 5 ) . 1 . P r i m a a r g o m e n t a z i o n e : i l f i n e d e l l e c o s e n e l p r o g e t t o d e l C r e a t o r e ( 1 T m 4 , 3 b ) . 2 . S e c o n d a a r g o m e n t a z i o n e : b o n t ‡ d e l l a c r e a z i o n e e s u o n o n - r i f i u t o ( 1 T m 4 , 4 - 5 ) . I V . D a 1 T m 4 , 1 - 5 a l s e n s o d i ´ c i t t a d i n a n z a ª i n q u e s t o m o n d o n e l l e L P . 1 . L a p o s i t i v i t ‡ d e l m a t r i m o n i o e d e l l a v i t a f a m i l i a r e n e l l e L P . 2 . L a p o s i t i v i t ‡ d e l l a c r e a z i o n e n e l l e L P . 3 . L a p o s i t i v i t ‡ d e l l e s t r u t t u r e s o c i a l i e p o l i t i c h e n e l l e L P . C o n c l u s i o n i . B i b l i o g r a f i a . I n d i c i .
N o t e s u l l ' a u t o r e
R o b e r t o A m i c i , s a c e r d o t e r e l i g i o s o d e i F i g l i d i S . M a r i a I m m a c o l a t a , h a c o m p i u t o g l i s t u d i a l P o n t i f i c i o I s t i t u t o B i b l i c o e a l l a P o n t i f i c i a U n i v e r s i t ‡ U r b a n i a n a . » d o c e n t e d i t e o l o g i a b i b l i c a a l l U n i v e r s i t ‡ U r b a n i a n a e a l l U n i v e r s i t ‡ d e l l a S a n t a C r o c e . H a p u b b l i c a t o a l c u n i s t u d i d i e s e g e s i e d i t e o l o g i a b i b l i c a s u r i v i s t e s c i e n t i f i c h e n a z i o n a l i .
Lo studio si lascia guidare dalle tecniche narrative presenti nel Vangelo di Marco. Fra le tante, risulta straordinariamente ricca d’indicazioni la caratterizzazione, che riguarda la presentazione e la ricostruzione dei personaggi. L’indagine circoscrive quindi il campo d’osservazione attorno alla caratterizzazione del protagonista, il “personaggio Gesù”. A conclusione dell’analisi emerge la compattezza e la strutturazione della cristologia del Vangelo di Marco. Esso si presenta come un’opera coesa, ben compaginata, dal punto di vista sia letterario-narrativo, sia contenutistico-teologico.
Note sull'autore
Marco Vironda, sacerdote della diocesi di Torino, dopo aver conseguito la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, ha conseguito il dottorato in teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Insegna presso la sezione torinese della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e l’ISSR della sua diocesi. Ha curato, assieme ad altri, l’edizione italiana del Nuovo Grande Commentario Biblico.