il contenuto
Dall’autore del Breve trattato sulla decrescita serena, ecco un saggio di interrogazione radicale sul terreno di una delle «invenzioni» cruciali della modernità.
Come si è formato il nostro «immaginario economico », la nostra visione economica del mondo? Perché oggi vediamo il mondo attraverso i prismi dell’utilità, del lavoro, della concorrenza, della crescita illimitata? Che cosa ha portato l’Occidente a inventare il valore produttività, il valore denaro, il valore competizione, e a costruire un mondo in cui nulla ha più valore, e tutto ha un prezzo?
Serge Latouche ritorna qui alle origini di questa economia che i primi economisti definivano la “scienza sinistra”, e articolando la sua argomentazione in prospettiva storico-filosofica, mostra come si è plasmata la nostra ossessione utilitarista e quantitativa, e ci permette così non solo di gettare uno sguardo nuovo sul nostro mondo, ma soprattutto di affrontarne la sfida sul piano di valori davvero fondamentali come libertà, giustizia, equità.
l'autore
Serge Latouche, professore emerito di scienze economiche all’Università di Paris-Sud, è specialista dei rapporti economici e culturali Nord-Sud e dell’epistemologia delle scienze sociali
La conoscenza come nuova frontiera per la società e l'economia: il salto di paradigma più profondo dai tempi della rivoluzione industriale pone una sfida radicale ai criteri manageriali e organizzativi oggi prevalenti. Il libro ne offre una chiave interpretativa originale, e propone un modello di impresa nuovo, basato non sul paradigma della quantità, ma su quello della bellezza.
La profezia si è compiuta. Si apre un nuovo periodo per il management della comunicazione interna in cui il desiderio di eticità, il bisogno di affettività (individuale e collettiva), la voglia di riconoscimento autobiografico, il policentrismo esistenziale, richiedono nuovi approcci di governance e nuovi stili di gestione. Queste dimensioni connotano l'inequivocabile condizione professionale e persino civile del fare comunicazione dentro e anche fuori le organizzazioni. Una condizione "a quattro dimensioni", ora latenti, ora manifeste, intorno alle quali ruota l'auspicio costante di una nuova identità di impresa e di una comunicazione dalla voce umana, narrativa, esperienziale, comunitaria.
Con questo libro, Sergio Ricossa fa un prezioso dono al vasto pubblico. Mette al servizio dei "non addetti ai lavori" il suo esteso sapere e la sua inesauribile ironia. E ne viene fuori un testo che con mano lieve trascina il lettore in un affascinante e divertente viaggio fra gli economisti e le loro idee. Per rendere più agile il dialogo con il lettore, Ricossa ricorre a una messa in scena. Ipotizza che un suo omonimo, che per comodità possiamo chiamare Ricossa il Giovane, abbia il compito, nell'anno 2450, dopo una "Catastrofe" distruttiva di molte cose, di reperire i "materiali" con cui ricostruire la vita e le opere degli economisti; non mancano il cane di Maffeo Pantaleoni e i gatti di Vilfredo Pareto. Il risultato è un vero e proprio "spettacolo": di quelli che avvincono e che spingono a tornare a teatro. La storia degli economisti è una tragicommedia. Avrebbero voluto indagare la dimensione economica della vita, spiegarci il perché della prosperità e della depressione, farci capire qualcosa dei fenomeni in cui ogni giorno c'imbattiamo. Ma le loro teorie, contraddittorie, divergenti, rendono complicato ciò che è semplice e indecifrabile quel che è complesso.
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: R. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile «quadratura del cerchio» tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.
La letteratura esistente in tema di cambiamento organizzativo è vastissima e molto diversificata in termini di approcci e prospettive: dai contributi fortemente teorici e di modellizzazione a quelli di taglio manageriale che spesso si limitano a fornire soluzioni e ricette preconfezionate. W. Warner Burke riesce in questo testo a coniugare l'intrinseca multidisciplinarietà della prospettiva teorica con i numerosi modelli operativi utilizzabili concretamente nelle varie fasi del processo di cambiamento organizzativo. È, quindi, un manuale che, rivelando la complessità del cambiamento, guida il lettore attraverso il governo e le pratiche del processo di change management. Ma "Il cambiamento organizzativo" è anche un testo utilizzabile nei corsi di organizzazione aziendale, valutazione e sviluppo delle risorse umane, business administration e comportamento organizzativo, con particolare riferimento a quegli studenti interessati allo studio del ruolo della leadership nei processi di evoluzione organizzativa. L'introduzione che apre l'edizione italiana del testo chiarisce e rilancia alcune chiavi di lettura critiche del testo ed approfondisce alcune dimensioni di analisi - ed intervento - che legano il cambiamento alla metafora biologica come sistema di interpretazione e semplificazione dei modelli di cambiamento proposti da Burke.
L'opera coniuga l'approfondimento delle tematiche connesse al turismo in una chiave economico aziendalistica e sociologica. Guarda al turismo non solo e non tanto come luoghi e proposte ma come carica emotivo sensazionale che sta dietro e che viene percepita dal cliente come fondamentale nell'offerta turistica. Ne risulta una guida al marketing e alla comunicazione turistica che si avvale della scienza sociologica come dell'esperienza professionale che può vantare l'autore, da sempre esperto operatore. L'opera non si attarda a studiare i concetti astratti ma analizza l'offerta turistica fino agli slogan utilizzati di recente che vengono spiegati ed analizzati, anche nel loro uso pubblicitario, sulla rete etc..
Il volume introduce il lettore alla conoscenza delle aziende attraverso l'analisi dei processi e delle combinazioni produttive. Lo scopo è quello di far comprendere come si sviluppano le attività tipiche delle organizzazioni produttive e di osservare come, a seguito di tali attività, si producono flussi di valori che in vario modo esprimono creazione di ricchezza.
Dalla bolla dei tulipani nell'Olanda del Seicento fino alla Grande crisi di oggi, un diario di bordo sulle principali follie finanziarie che hanno messo in ginocchio l'economia mondiale.
Uno dei blogger di finanza più amati dai navigatori di internet, Andrea Mazzalai, ricostruisce le varie tempeste che si sono succedute nei secoli, e spiega perché l'avidità di profitto finisce per spingere gli uomini a ripetere i loro errori, a speculare sulle bolle e a fuggire rovinosamente dai mercati durante le depressioni.
Troppi burattinai del capitale giocano con la vita di milioni di piccoli risparmiatori.
Troppa ignoranza finanziaria ostacola le scelte razionali nei periodi difficili.
Il libro ricostruisce una serie di "tempeste perfette" analizzandone gli ingredienti e le dinamiche.
Non un manuale tecnico, ma il racconto appassionato e avvincente di come la politica e le istituzioni monetarie non siano state in grado o non abbiano voluto impedire il deflagrare disastroso delle grandi crisi. Un viaggio anche attraverso una vera e propria "tempesta antropologica" prima che economico e finanziaria, alla radice umana delle crisi.