
«La quarta Rivoluzione industriale è uno stato del nostro essere contemporaneo che si afferma nel singolare mondo degli schemi immaginati da storici, economisti, politici e capitani di impresa» scrive Marco Zatterin nell'introduzione. «Ampio, preciso ed esaustivo», afferma Zatterin di Gianni Potti che, imprenditore della comunicazione e del digitale, racconta gli scenari di questa decisiva «rivoluzione» con uno sguardo approfondito alla realtà attuale fatta di molti attori che dovranno puntare sulla trasparenza e la consapevolezza, se non altro perché l'incomprensione e l'ignoranza amplieranno i divari. Ed ecco allora un libro con tanti consigli concreti per tecnici, imprenditori, esperti, semplici appassionati, che vogliono capire di più su cosa sta accadendo davvero nel mondo dell'innovazione.
L'intento di questo volume è quello di offrire un approfondimento a più voci, partendo da una preliminare domanda: quale dialogo possibile tra teologia ed economia? Sulla scia della lunga tradizione e riflessione teologica, economica ed etica che dal contributo di Tommaso d'Aquino attraversa la scuola francescana nel suo complesso, il pensiero dell'abate Antonio Genovesi, l'intero Magistero sociale della Chiesa sin dalla sua nascita e l'intero filone dell'economia civile, si è cercato di fornire un approccio interdisciplinare, dialogico e poliedrico. A cinque anni dalla pubblicazione dell'enciclica Laudato si', in vista dell'evento the Economy of Francesco, al quale questo volume intende dare il proprio contributo di riflessione, appare evidente la relazione tra economia-ambiente-povertà. In questa prospettiva è necessario affermare una ecologia integrale, fondata su di un umanesimo di fraternità e reciprocità, bandendo modelli che si ispirino alla mera logica del profitto. La pandemia provocata dal Covid-19 sollecita ulteriormente tale riflessione, rendendo ancora più urgente una totale conversione e "igienizzazione" dei meccanismi economici e finanziari.
Il tema economico sta a cuore a Papa Francesco, in quanto dalla gestione concreta della attività produttiva dipende la sopravvivenza della intera umanità e della realtà ambientale. Il Papa spesso ha indicato la necessità di correggere le storture di una economia che si fonda esclusivamente sul profitto, sull'idolatria del successo e del denaro. Quando questo viene applicato, socialmente si instaura una economia dello scarto: pur di guadagnare si escludono persone e popoli, si riducono i diritti dei lavoratori, si peggiora la loro condizione, si sfruttano le risorse naturali senza criterio, si investono somme spaventose di denaro in armi sottraendole ai bisogni fondamentali delle persone. Una economia così strutturata genera morte. In nome del Vangelo della libertà e fraternità, Papa Francesco ci indica invece un percorso per costruire una economia della vita piena per tutti.
"Per molti, lo Stato imprenditore è una contraddizione in termini. Per Mariana Mazzucato è una realtà e una condizione di prosperità futura. È arrivato il tempo di questo libro." (Dani Rodrik, Harvard University. "Mariana Mazzucato dimostra che tutte le ultime rivoluzioni tecnologiche hanno avuto all'origine la ricerca pura finanziata dallo Stato: senza uno sforzo finanziato dai contribuenti la ricchezza dei big della Silicon Valley semplicemente non esisterebbe." (Federico Rampini). "L'economia tradizionale continua a proporci modelli astratti, il discorso pubblico continua a ripetere che la salvezza è negli imprenditori privati. In questo libro Mariana Mazzucato ci mostra come la prima soluzione sia ormai inutile e la seconda approssimativa." (Martin Wolf, "Financial Times"). Con "Lo Stato innovatore" Mariana Mazzucato è entrata d'autorità nel dibattito economico mondiale, proponendo questioni che hanno oggi, nella fase di emergenza economica causata dal Covid-19, ancora maggiore rilievo e centralità. Questa edizione è stata ampiamente aggiornata in ogni sua parte.
L'Ordine del Tempio, già fin dagli esordi, disponeva di consistenti risorse finanziarie derivanti da donazioni e dalla oculata gestione del loro patrimonio agricolo e immobiliare. Le loro operazioni finanziarie all'inizio erano meramente "passive": le case dell'Ordine erano, infatti, il luogo più sicuro per depositarvi beni preziosi. A poco a poco l'Ordine divenne la "cassaforte" dell'Europa. Questo stadio di gestione passiva venne in breve superato e l'Ordine passò ad amministrare, oltre che i fondi propri, anche i depositi dei suoi clienti, i quali avevano a disposizione dei veri e propri "conti correnti": potevano cioè ritirare denaro ed effettuare pagamenti con semplici lettere del Tesoriere. La disponibilità di questi fondi indusse i Templari ad esercitare anche l'attività di prestito: essi prestavano denaro ai pellegrini, crociati, mercanti, congregazioni monastiche, clero, principi e re. In tal modo diventarono ricchi e potenti, destando l'invidia di non pochi regnanti e religiosi. La loro ricchezza sarà la causa della loro fine. Il Tempio funzionò comunemente come esattoria e come agenzia di pagamenti per conto di re, papi, grandi signori feudali o mercanti. L'Ordine riscuoteva debiti e decime, tributi sul reddito e sul valore degli immobili. Vi si trovava sicurezza, serietà ed esperienza. È per questo motivo che i re di Francia, a partire da Luigi VII, affidarono la gestione del Tesoro reale al fratello tesoriere del Tempio di Parigi. L'aspirazione dei Templari non fu quella dell'agire economico per produrre profitto, come molta letteratura odierna vuol far intendere; infatti, per loro, il capitale non è mai diventato il padrone, è stato sempre il servo.
Soldi, lavoro, diritti, futuro: la forbice tra ricchi e poveri si sta allargando sempre più. In Italia, in Europa, nel mondo. La democrazia rischia di diventare una maschera ormai incapace di celare il vero volto delle disuguaglianze sociali. Disparità di genere, divario profondo e apparentemente incolmabile tra i Nord e i Sud del pianeta, diverse possibilità di accesso all'educazione, alla sanità, perfino ai sogni. E la rivoluzione tecnologica, accompagnata ai suoi albori dalla promessa di ridurre le distanze e promuovere una maggiore uguaglianza, che sembra essere diventata solo uno strumento di potere in mano a una nuova e ristretta schiera di oligarchi globali. È su questo terreno in perenne smottamento, per di più travolto dalla pandemia di Covid-19 come da un terremoto epocale che ne ha allargato ancora di più le crepe, che Claudio Brachino prova a muoversi per analizzare, osservare, capire. Non con l'occhio dell'economista di professione ma con quello del giornalista abituato a sporcarsi le mani con la realtà in cui vive, e a raccontarla.
Le sfide dell'oggi - poste dall'accelerazione dei cambiamenti climatici, dalla rapida trasformazione dei conflitti sociali, dalla nascita di nuove situazioni di marginalità multidimensionali - necessitano di risposte partecipate e coordinate; di un impegno condiviso da una pluralità di soggetti; di ingegnerizzare azioni orientate alla creazione di valore multidimensionale. L'imperativo della partecipazione, del coordinamento e della multidimensionalità può essere concretizzato in soluzioni capaci di rispondere alle questioni emergenti solo con la costruzione di un unico linguaggio teorico che, per il tramite di strumenti innovativi, diventa operativo per imprese, soggetti pubblici, scuole, università ed enti del terzo settore. L'obiettivo di questo manuale operativo è quello di introdurre logiche, modelli e schemi di rendicontazione non finanziaria, progettazione sociale e aziendale e valutazione d'impatto, al fine di favorire, presso tale pluralità di attori, l'attivazione di processi capaci di nascere e alimentarsi all'interno del framework della Nuova Economia, per l'attuazione della transizione verso uno sviluppo sostenibile che sia pienamente partecipato e multidimensionale.
Il capitalismo ha trionfato seguendo due modelli: in Occidente come ‘capitalismo liberale’, in Oriente come ‘capitalismo politico’. Il primo vacilla sotto il peso dell’iniquità, il secondo sotto quello della corruzione. Quale dei due riuscirà a conquistare la leadership mondiale? È realizzabile un terzo modello più equo e più giusto?
Oggi siamo tutti capitalisti. Infatti, per la prima volta nella storia umana, il mondo è dominato da un unico sistema economico e si muove ovunque seguendo lo stesso spartito. Per arrivare a questo, il sistema capitalistico e l’economia di mercato hanno dovuto sconfiggere prima il feudalesimo, con le sue diverse declinazioni, e poi il comunismo, l’ultimo grande avversario. Se questo è potuto accadere è perché il capitalismo funziona: produce prosperità e gratifica l’aspirazione umana all’autonomia. Ma tutto ciò ha un costo: ci spinge a perseguire il successo materiale come unico obiettivo. E non offre garanzie di stabilità. In Occidente il capitalismo liberale produce crescenti disuguaglianze che minano la convivenza democratica. D’altro canto il capitalismo politico, esemplificato dal modello cinese, è più esposto alla corruzione perché non è arginato dai vincoli di un sistema democratico e si espone al rischio di disordini sociali. Branko Milanovic, uno dei più innovativi e autorevoli economisti mondiali, indaga nel libro proprio le ragioni di questo sviluppo storico del capitalismo e pone sul terreno una domanda non più eludibile: ora che il capitalismo è l’unico sistema che ci governa, quali sono le prospettive concrete che garantiscono all’umanità più equità e una crescita sostenibile per il pianeta? Le sue risposte sono sorprendenti e niente affatto fataliste. Ancora una volta il futuro è rimesso nelle nostre mani: il capitalismo è un sistema umano, perciò dovranno essere le nostre scelte a orientarlo in una direzione o in un’altra e a determinare cosa dovrà offrirci.
Nessuno è più efficace di Mariana Mazzucato nel produrre gli strumenti che servono a vincere una battaglia di idee.
“The Guardian”
Crollo del Pil mondiale, blocco delle merci e degli scambi, infinite moltitudini precipitate in povertà e senza più un lavoro. Questo è l’effetto della pandemia di Covid-19 da un punto di vista economico. Possiamo uscirne in tempi rapidi? E come? Dobbiamo non solo sperare di tornare quanto prima alla ‘normalità’, ma riuscire a trasformare questa crisi in una opportunità per ripensare il nostro modello di sviluppo. Mariana Mazzucato, una degli economisti più autorevoli e influenti del nostro tempo, ci mostra come l’alternativa non solo è possibile ma quanto mai indispensabile.
La sfida cui i governi di tutto il mondo si trovano davanti è enorme: la necessità di attuare misure di sostegno al reddito dei cittadini e di aiuti alle aziende in difficoltà, il rafforzamento delle prestazioni sanitarie dirette agli utenti, un livello di collaborazione senza precedenti fra le nazioni, dalla corsa al vaccino alla gestione dei tamponi e del tracciamento dei contagi. Purtroppo, nell’ultimo mezzo secolo, il messaggio politico prevalente in molti paesi è stato che i governi non possono – e quindi in sostanza non devono – governare. Da tempo politici, dirigenti di imprese ed esperti si lasciano guidare da un’ideologia che si concentra ossessivamente su misure statiche di efficienza per giustificare i tagli alla spesa, le privatizzazioni e le esternalizzazioni. Ecco la ragione per cui i governi hanno ora a disposizione un numero di strumenti più limitato per rispondere alla crisi. Ed è proprio questa la lezione del Covid-19: la capacità di uno Stato di gestire una crisi di grande portata dipende da quanto ha investito nella capacità di governare, fare e gestire, cioè di dare forma a mercati che producano una crescita sostenibile e inclusiva, finalizzata all’interesse pubblico.
È tempo di investire in educazione, non solo per superare l'emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile.
Uno degli economisti di punta del panorama italiano e internazionale scende in campo per chiedere al mercato di essere non solamente un produttore di ricchezza, e di assicurare una crescita sostenibile, ma anche di porsi al servizio di uno sviluppo umano integrale, contro tutte le forme di disuguaglianza.
Il manuale, giunto alla terza edizione, è rivolto agli studenti che si avvicinano per la prima volta all’economia aziendale. Il testo fornisce una panoramica essenziale sui suoi principi generali e sui suoi strumenti, sulle caratteristiche fondamentali delle diverse funzioni aziendali, con un focus più attento e approfondito sulle problematiche relative alla predisposizione del bilancio di esercizio e alla misurazione delle performance aziendali. La nuova edizione è aggiornata per tenere conto delle principali tendenze evolutive della disciplina, con riferimento da un lato alle strategie, alla gestione e all’organizzazione, dall’altro all’informativa aziendale.