II testo presenta un'analisi su scala planetaria dei movimenti migratori effettuata in comparazione con i movimenti di persone verificatisi a cavallo tra Otto e Novecento. Ne emergono analogie e differenze significative: la moltiplicazione dei paesi d'origine e di destinazione; le dinamiche psicologiche personali e collettive che presiedono alla scelta di migrare; il nuovo ruolo esercitato dalla criminalità organizzata nel traffico di esseri umani; il crescente protagonismo delle donne; il peso dei rifugiati di guerra. Possono gli immigrati bilanciare la stasi demografica dei paesi ricchi dando un contributo decisivo al mercato del lavoro e ai conti pensionistici del welfare state? Qual è l'effetto dell'emigrazione sullo sviluppo economico dei paesi d'origine dei migranti? Quale modello di immigrazione scegliere nella società attuale?
"Le persone agiscono solo perché mosse dal desiderio di ottenere un guadagno monetario? Lavorano solo perché sono pagate per farlo? Forse non è proprio così: le persone intraprendono molte azioni semplicemente perché provano piacere nel farlo. E inoltre esistono circostanze in cui una significativa ricompensa di tipo monetario può estromettere quelle che chiamerò 'motivazioni intrinseche all'azione'. Offrire uno stipendio più alto può dunque indurre un minore impegno e una riduzione della performance." Bruno S. Frey è professore di Economia all'Università di Zurigo.
II volume analizza lo sviluppo storico dell'economia europea, attraverso la nascita e il crollo dei diversi regimi economici che furono inventati e introdotti in Europa nel corso del XX secolo, dei loro contesti ideologici, politici e istituzionali. Di ciascun regime l'opera indaga le ragioni del successo così come quelle che ne hanno decretato il fallimento, in relazione alle sfide poste da un'epoca travagliata e vincente allo stesso tempo. L'autore mostra così le radici e le peculiarità dei regimi che passa in rassegna, come la sfida del liberismo, il sistema di mercato regolamentato o il regime "senza mercato", il dirigismo autoritario, la nascita del sistema misto, la globalizzazione di fine secolo. Egli inoltre esamina come la vasta disparità tra le regioni europee che caratterizzò le prime fasi andò via via attenuandosi nel corso del secolo, man mano che un numero crescente di paesi raggiunse livelli simili di sviluppo.
Arthur Sulzberger jr., l'editore del «New York Times», ha detto di non credere che il suo giornale sarà ancora in edicola nel 2013. L'edizione su carta sarà sostituita da contenuti diffusi attraverso Internet da una nuova redazione multimediale, che il quotidiano più importante del mondo sta organizzando. La crisi di vendite che affligge i giornali da una ventina d'anni lascia pensare che la previsione sia realistica. Che cosa è successo? Il tempo a disposizione della gente è diminuito, e ognuno di noi ha ormai la possibilità di essere informato quando vuole, dove vuole e sui temi che preferisce senza dovere per forza ricorrere alla lettura di un giornale. Le pagine web, le e-mail, la telefonia mobile, le tv tematiche riempiono costantemente le nostre giornate, senza lasciarci mai soli. Nel giro di qualche anno le nuove tecnologie di comunicazione avranno un impatto ancora più forte sui destini dei giornali di carta.In questo libro si racconta come i quotidiani italiani, europei e americani hanno cercato di reagire, spesso con successo, alla crisi e quali sono le opportunità che le tecnologie stanno offrendo a molti di loro per creare un legame più solido e duraturo con i propri lettori.
Da Taylor e Fayol agli esponenti del management d'" eccellenza ", passando per la Scuola delle Relazioni Umane e le sue varie trasformazioni, tutte le correnti di pensiero sull'organizzazione hanno proposto più o meno esplicitamente una teoria della motivazione dell'uomo al lavoro. Questo breve testo propone una rassegna completa delle varie teorie, un'analisi critica degli apporti delle grandi " scuole " del management al fine di spiegare gli stimoli della condotta al lavoro. Esso inoltre passa in rassegna e precisa i concetti di motivazione, soddisfazione ed implicazione al lavoro nei loro rapporti reciproci, a partire dai contributi delle diverse discipline delle scienze umane e sociali che si sono interessate a questo soggetto (gestione, psicologia, sociologia, psico-sociologia, cognitivismo, ecc.). Ricco ed esaustivo, tanto sul piano storico che su quello concettuale, questo libro si rivolge agli studenti di economia, gestione, psicologia o scienze sociali, sì come agli esperti di gestione desiderosi di chiarimenti su un argomento che non cessa di evolvere secondo i cambiamenti del paradigma esplicativo.
"Solo l'Occidente conosce uno stato nel senso moderno, con un'organizzazione legalmente stabilita, una classe di funzionari di professione e un diritto di cittadinanza... Solo in Occidente si trova il concetto del cittadino (civis romanus, citoyen, bourgeois), perché solo in Occidente c'è una città nel senso specifico del termine... Infine la cultura occidentale si distingue da ogni altra per la presenza di uomini con un ethos razionale della conduzione della vita. Magia e religione le incontriamo ovunque. Ma un fondamento religioso della condotta di vita, che doveva poi portare nelle sue conseguenze ad un razionalismo specifico, è proprio soltanto, ancora una volta, dell'Occidente." Così si esprimeva, nel semestre invernale 1919-20, Max Weber durante il suo ultimo corso universitario, dedicato alla storia economica e sociale universale. Pubblicata per la prima volta nel 1923, quest'opera si presenta come una piccola summa del nucleo del suo pensiero ed è l'unico testo nel quale propone in forma sintetica la sua teoria della genesi del capitalismo occidentale. Accanto al ruolo della religione protestante nello sviluppo del capitalismo, e più in generale nella formazione di una regola etica di vita, egli ricostruisce - con una straordinaria padronanza della storia delle diverse civiltà - il lento formarsi di una serie di fattori istituzionali che solo nell'esperienza occidentale giungono a pieno compimento: dallo stato moderno al principio di cittadinanza, dalla scienza alla tecnica razionale.
Circa 8 milioni: sono gli italiani che hanno un lavoro instabile. Tra 5 e 6 milioni sono precari per legge, ossia lavorano con uno dei tanti contratti atipici che l'immaginazione del legislatore ha concepito negli ultimi quindici anni. Gli altri sono i precari al di fuori della legge, i lavoratori del sommerso. Come si è arrivati a queste cifre, perché le imprese chiedono la flessibilità del lavoro in misura sempre crescente, quali sono i costi umani che stiamo pagando e quali sarebbero i costi economici che il paese dovrebbe affrontare se si volesse davvero coniugare l'instabilità dell'occupazione con la sicurezza del reddito, cosa ha a che fare tutto questo con la globalizzazione, quali caratteristiche dovrebbe avere una politica del lavoro globale per essere davvero all'altezza delle reali dimensioni del problema. In queste pagine, l'accusa di Gallino: non solo non è giusto che il precariato sia merce di scambio dell'economia globalizzata, ma nemmeno intelligente per una società che voglia congiungere allo sviluppo economico lo sviluppo umano.
Il volume contiene tre approfonditi studi sulle problematiche di marketing e comunicazione inerenti il sempre più travagliato settore culturale.
Cosa significa "privatizzare" l'acqua? Si tratta di una necessità o di una scelta politica? È davvero un obbligo del diritto comunitario o è uno strumento che i politici locali possono decidere di utilizzare? E a che scopo? Con quali conseguenze per le istituzioni democratiche e il sistema politico ed economico locale? Tra stato e mercato: l'acqua in Italia e in Germania si inserisce nell'attuale dibattito sulle riforme dei servizi idrici con l'analisi comparata di quattro casi, quattro "storie" di privatizzazione dell'acqua, che aiutano a spiegare chi, come e perché adotta quali modelli di regolazione e di "governo attraverso SpA", e cosa ne deriva per la politica locale. Roma, Berlino, Firenze e Potsdam fanno da sfondo per una riflessione sul ruolo della politica, e della scienza politica, in processi dominati dalle scienze giuridiche ed economiche, e sulla necessità di porre i temi del potere e delle istituzioni al centro del dibattito sulle riforme.