Una ricostruzione completa e chiara del pensiero economico, dall’antichità classica ai giorni nostri. L’autore presenta con rigore e senza inutili tecnicismi tanto le opere dei grandi classici come Smith, Ricardo, Marx, Keynes, Schumpeter, Sraffa, quanto i contributi delle varie scuole, come i fisiocrati, i ricardiani, la scuola austriaca. Particolare attenzione è dedicata agli sviluppi più recenti, dal secondo dopoguerra all’inizio del terzo millennio.
Un libro indispensabile per tutti coloro che vogliono comprendere le radici dei dibattiti economici dei nostri giorni. Dietro le divergenze sulle scelte di politica economica, infatti, vi sono contrasti tra concezioni diverse dell’economia; gli stessi concetti-base, come valore, mercato, prezzo, equilibrio, assumono significati diversi nel contesto della concezione classica, marginalista, keynesiana.
Migranti e relitti si inabissano ogni giorno nei nostri mari, con una progressione da ecatombe. I «naufraghi dello sviluppo» di cui Serge Latouche parlava ventisei anni fa, quando uscì la prima edizione del libro, divenuto un classico della decrescita, adesso hanno i volti degli oltre quindicimila esseri umani già risucchiati in cimiteri d'acqua. Non accade spesso che espressioni metaforiche - il naufragio, gli approdi dei sopravvissuti - si inverino tragicamente, sacrificando il possibile che racchiudevano alla realtà peggiore. Un esito tuttavia non imprevisto, quantomeno da parte di Latouche, che nel momento in cui l'Occidente presagiva i trionfi dell'incipiente globalizzazione consegnava a queste pagine un'analisi senza scampo della logica produttivistica e delle sue conseguenze nefaste, e al contempo si congedava dai miti messianici del terzomondismo. Ciascuna osservazione di allora conserva una «terribile attualità» ed è traducibile alla lettera nelle parole-chiave degli odierni obiettori di crescita, se si sostituiscono sviluppo con crescita e doposviluppo con decrescita. Spinti ai margini di tutto dalla tracotanza della modernità, i «naufraghi» raccolgono i Quarti Mondi degli esclusi dei Paesi ricchi e di quelli meno avanzati, e le minoranze autoctone a rischio di deculturazione. La loro forma di resistenza è affidata per intero alla «nebulosa dell'informale», ossia a pratiche economiche atipiche che generano reciprocità in quanto fatti sociali totali, secondo criteri estranei alle categorie del dinamismo industriale. Dai loro fragili laboratori di decrescita non nascono infatti né un capitalismo scalzo né uno sviluppo alternativo, ma prende vita quell'alternativa allo sviluppo che forse sarà in grado di scongiurare la catastrofe.
Un mistero - o un paradosso - avvolge l'India contemporanea: il paese vanta un indiscusso primato per l'eccellente preparazione dei suoi tecnici e professionisti, i suoi «primi della classe» altamente competitivi sul mercato del lavoro occidentale, eppure il suo sistema scolastico esclude o trascura la gran parte di coloro che dovrebbe educare e che, non a caso, appartengono alle categorie sociali più svantaggiate, i poveri e le donne. Perché l'iniquità e la disuguaglianza non riguardano solo la scuola, ma tanti, troppi ambiti della vita sociale indiana, dall'assistenza sanitaria alla previdenza sociale, fino alle svariate e clamorose forme di discriminazione castale, tuttora ampiamente vigenti. Nei brevi saggi raccolti in queste pagine, Amartya Sen fissa alcune priorità nella serie di problemi che ostacolano il pieno sviluppo economico e democratico del suo paese e delinea condizioni e modi per farvi fronte: le questioni della giustizia sociale, della povertà, delle disuguaglianze, della parità tra i sessi, dell'istruzione, dei diritti d'espressione e del ruolo dei media sono, fra le tante, al centro della sua riflessione appassionata e partecipe, illuminata da una vasta competenza e sempre ispirata a principi di equilibrio e di apertura antidogmatica alla molteplicità delle prospettive. Ma non è solo all'India - ai preziosi contributi che la sua civiltà millenaria ha dato all'umanità nel passato e al suo presente difficile ma anche ricco di iniziative e di grandi potenzialità - che Sen dedica le sue attenzioni, poiché anche il mondo globale contemporaneo è afflitto, e su scala molto più larga, dalle medesime piaghe: ingiustizia, fame, dispotismo, guerra, esclusione, sfruttamento. Nell'invocare la piena realizzazione dei diritti di tutti nella prima e più grande democrazia dell'Asia, Sen ci mostra che «ciò che dovrebbe toglierci il sonno» non riguarda solo l'India, ma anche tutte le altre zone del pianeta, dove applicare un'idea concreta di giustizia, ovvero centrata sulla realizzazione più che sui princìpi o sulle istituzioni ideali, equivarrà sempre a promuovere la vita umana e a migliorare il mondo in cui viviamo. Una lezione che ci viene da uno dei maestri del pensiero contemporaneo e che è doveroso ascoltare.
"Il problema è l'euro", "è tutta colpa delle banche", "bisogna fare le riforme", "le banche centrali pensano solo all'inflazione"... Chi non ha letto o ascoltato molte volte queste frasi sui giornali, nei talk show, all'interno delle istituzioni nazionali e internazionali? Si tratta di una serie di luoghi comuni che, ripetuti acriticamente, diventano mantra, assiomi indiscutibili, verità univoche, scientifiche. Federico Caffè sosteneva che «liberarsi dalla suggestione delle affermazioni che finiscono per essere accettate per il solo fatto di essere ripetute non è una cosa agevole». Fine del libro è proprio questo: smontare, spiegare e liberarsi da sette luoghi comuni sull'economia contemporanea. Scopriremo che ognuno di essi contiene elementi di verità, ma sottolineare solo questi elementi o nascondere quelli che li contraddicono conduce alla costruzione di un'ideologia insidiosa. Un'ideologia che - messa in pratica prima e soprattutto dopo lo scoppio della grande crisi del 2008 -ha fatto molti danni: più disoccupazione e per più tempo di quanto fosse inevitabile; meno crescita di quanto fosse possibile; più povertà e disuguaglianza di quanto sia moralmente accettabile; meno inflazione di quanto fosse economicamente conveniente. Milioni di persone hanno sofferto per tutto questo. Non era destino: poteva essere evitato, se solo avessimo agito diversamente da come alcuni luoghi comuni ci spingevano e tuttora ci spingono a fare.
Testo Unico Bancario per le Bcc (al 16 aprile 2016 dopo la riforma del D.L. 18/2016 convertito con modificazioni dalla Legge 49/2016)
Manuale completo per la preparazione all'esame per l'iscrizione al Registro Unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi (RUI) alle Sezioni A (Agenti) e B (Broker), sulla base della prova d'idoneità di cui al provvedimento annuale pubblicato dal bando dell'IVASS. Il libro è utile anche per chi è già iscritto e vuole sostenere la prova di qualifica dell'Intermediario di riassicurazione, e anche per chi vuole ottenere l'iscrizione sia come Intermediario assicurativo che riassicurativo. Il percorso formativo si compone di diciassette moduli e di oltre 1.200 esercitazioni ed è pienamente rispondente al programma d'esame proposto dall'IVASS. Il manuale è un prezioso supporto per chi vuole avere una completa conoscenza della giurisprudenza e della tecnica del settore assicurativo. Contiene Test e quiz utili al superamento dell'esame.
In questo dialogo brioso e colmo d'ironia, il critico letterario Filippo La Porta veste i panni dell'umanista un po' interdetto che non capisce l'economia e non se ne sente capito, mentre l'economista Mauro Scarfone illustra maieuticamente le fondamenta della sua anomala scienza. I due intellettuali ci fanno entrare in modo semplice e divertito nell'universo dell'homo "oeconomicus", chiarendo concetti-chiave dell'economia contemporanea che si trovano quotidianamente sui giornali e spesso risultano indecifrabili. Dallo sferzante confronto i lettori potranno acquisire molte informazioni utili su una delle scienze più importanti nella nostra vita.
Si può progettare una macchina ad alta velocità riducendo la capacità di frenare, oltre che potenziando il motore? Qualcosa del genere accadde nel passaggio al capitalismo finanziario, e specie tra gli anni ottanta e novanta, fino a produrre una modificazione genetica dell'economia, della politica, della società e del diritto. Il nuovo modello, nato sotto l'egida di una grande spinta libertaria e liberatrice, e con il formidabile aiuto di una tecnologia in rapido sviluppo, sembrava favorire non solo gli appetiti finanziari, ma anche una grande effervescenza individuale e collettiva. "Meno stato", "privatizzazioni", "concorrenza", "efficienza", "smaterializzazione", "empowerment", "trasparenza", "meritocrazia" diventarono le stelle polari di un nuovo cammino e la trama di una narrazione nella quale siamo stati tutti immersi. Quel mondo più grande e più ricco di opportunità che avevamo intravisto è diventato invece un mondo opaco e incerto, sia nelle biografie individuali che collettive, senza visione, schiacciato sul presente, che produce e vende rischio, arricchisce i più ricchi ed è insofferente a controlli e regole. Come siamo giunti a questo, attraverso quali snodi e quali idee, è il racconto di questo libro.
Il volume fornisce le conoscenze utili a un lettore non esperto per apprendere e organizzare un modello conoscitivo della realtà del sistema finanziario, ricco di capacità interpretativa ed esplicativa. E ambizione degli autori trasferire le conoscenze necessarie per spiegare e capire le logiche fondamentali sottostanti ai «modi di essere e di divenire» dei sistemi finanziari. Non è tanto importante fornire una conoscenza descrittiva quanto trasmettere i modelli logici e i concetti fondamentali per comprendere le funzioni economiche, imprenditoriali e di servizio delle istituzioni finanziarie e di capirne i fattori di cambiamento. Se la realtà si presenta in condizioni evolutive e dinamiche, il modello conoscitivo deve sviluppare soprattutto capacità di apprendimento e di interpretazione del cambiamento. La nuova edizione del volume è stata profondamente rivista in tutte le parti con l'aggiornamento dei dati, dei riferimenti normativi e delle fonti e la riscrittura di numerosi capitoli, in particolare quelli sull'ordinamento del sistema finanziario, della vigilanza prudenziale e della politica monetaria.
L'economia del nostro paese sembra avere smarrito la capacità di accrescere reddito ed efficienza produttiva. Perché? Per capirlo e per avanzare delle soluzioni, gli autori mettono a fuoco alcune variabili chiave dell'economia italiana: chi genera ricchezza; che cosa, dove e come si produce; quali sono i problemi di molte imprese, familiste, poco produttive, scarsamente innovative; quali i punti di forza della nostra competitività internazionale. Far nascere nuovi imprenditori, convincere quelli che ci sono a far crescere le loro imprese, separandole dai destini della famiglia, premiare il coraggio e l'inventiva, disincentivare le rendite di posizione devono essere gli impegni prioritari della politica economica oggi in Italia. Suscitare attese favorevoli e lavorare per la loro realizzazione potrebbe liberare le energie di cui il nostro paese resta ricco.
"Il management è un'attività relazionale, riflessiva ed etica. Non è semplicemente che cosa si fa, ma è essenzialmente chi siamo e come ci relazioniamo con gli altri." A partire da questa premessa, Ann Cunliffe offre un'introduzione a uno studio critico del management, focalizzando l'attenzione sulle responsabilità dei manager e sulla loro posizione all'interno della società. Evidenziando le profonde lacune delle tradizionali teorie organizzative, che contribuiscono a diffondere acriticamente letture e prassi consolidate, l'autrice adotta un approccio eterodosso e propone un modo nuovo di intendere l'agire manageriale, introducendo nel campo di indagine anche aspetti del vivere sociale rimasti fino a oggi esclusi.
Non viviamo nel migliore dei mondi possibili. Facciamocene una ragione. Le limitazioni alla democrazia, il potere dispotico esercitato sui popoli dalle istituzioni sovranazionali, la prevalenza della finanza sulla politica, sono tutti effetti prodotti dall'economia della crescita continua. Un sistema che sta giungendo alla fine e che, come un animale ferito, mostra il suo volto peggiore e aggressivo, pronto a trascinare tutto e tutti nel baratro. Per arginare questa potenza distruttrice non basta riformare il sistema, ma è necessario cambiare l'orizzonte culturale e le categorie attraverso le quali pensiamo e interpretiamo il mondo. Le grandi famiglie politiche tradizionali non sono in grado di comprendere i rischi che l'umanità corre in questa fase storica, in cui il modo di produzione industriale si sta estendendo a tutto il mondo. Destra e sinistra sono categorie del passato. E per certi versi incarnano anche parte del problema. Se vogliamo garantirci un futuro dobbiamo smetterla con la crescita. Solo una decrescita felice, selettiva e governata, può salvarci.