
L’idea di questo volume nasce dall’assiduo confronto tra alcuni amici che a lungo hanno discusso intorno a una domanda da cui tutti si sentivano interpellati: come la modernità si è misurata con la figura di Gesù? Si voleva arrivare almeno a sfiorare il segreto del fenomeno per cui, lungi dall’essere una figura usurata ed esaurita, Gesù ha dato e dà ancora ampiamente da ricercare agli storici, da pensare ai teologi e ai filosofi, da creare agli artisti. È da questa interrogazione che nascono i numerosi contributi raccolti in quest’ampio volume, dedicato all’analisi dei molti e diversi volti di Gesù che, nella modernità, hanno costellato la storia dell’interpretazione della sua personalità e del suo messaggio.
Con contributi di Isabella Adinolfi, Alfonso Berardinelli, Paolo Bettiolo, Stefano Bianchi, Pier Cesare Bori, Fabrizio Borin, Giorgio Brianese, Giuseppe Cantillo, Rolando Damiani, Giovanni Filoramo, Goffredo Fofi, Marco Fortunato, Giancarlo Gaeta, Roberto Garaventa, Giuseppe Goisis, Gaetano Lettieri, Gian Luigi Paltrinieri, Mauro Pesce, Luigi Ruggiu, Davide Spanio, Luigi Vero Tarca.
Isabella Adinolfi insegna Filosofia della storia e Storia del pensiero etico-religioso all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È autrice di nuerosi studi su Pascal e Kierkegaard ed è direttrice con Roberto Garaventa del periodico «NotaBene. Quaderni di studi kierkegaardiani». Tra le sue più recenti pubblicazioni: Le ragioni della virtù. Il carattere etico-religioso nella letteratura e nella filosofia (il melangolo, Genova 2008), Etty Hillesum. La fortezza inespugnabile (il melangolo, Genova 2011), Studi sull’interpretazione kierkegaardiana del cristianesimo (il melangolo, Genova 2012).
Giuseppe Goisis insegna Filosofia politica e Politica ed etica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È impegnato sul versante dei diritti umani, collaborando, fra l’altro, con la Società Europea di Cultura (SEC), con il Centro Studi Diritti dell’uomo (CESTUDIR) e con l’Ateneo Veneto. È autore di monografie riguardanti temi e figure del pensiero politico dell’Ottocento e Novecento, tra cui Sorel e i soreliani italiani (Helvetia, Venezia 1983), Mounier fra impegno e profezia (Gregoriana, Padova 1990), Il pensiero politico di Antonio Rosmini (Gabrielli, Verona 2010). Ha in preparazione una sintesi dei suoi studi su Bergson.
Come può essere reintrodotto il cristianesimo in un mondo che, pur presumendo di essere cristiano, è ormai profondamente scristianizzato? Come possono gli spirituali valori cristiani, in contrasto con l'uomo naturale, trovare accoglienza nella materialistica società moderna? La risposta di Kierkegaard è netta e radicale: non si deve mercanteggiare né ribassare per rendere accetto o attuale il messaggio di Cristo, che ha senso soltanto nella sua purezza e integrità. Le categorie del paradosso, dello scandalo, della contemporaneità e della sequela elaborate dal filosolo danese mirano con precisione a questo obiettivo. Nel suo essere rilettura interiore della tradizione e insieme ripensamento intorno a ciò che più radicalmente fa di ciascun uomo un singolo, l'interpretazione kierkegaardiana del cristianesimo tuttavia non solo propone, come scrisse Hannah Arendt, l'unico modo in cui sia possibile un'odierna autentica esistenza religiosa, ma pone anche problemi ineludibili per chiunque voglia essere uomo.
"Con simili strategie, infatti, si pensa ancora che ci sia qualcosa da fare, che il pensiero debba aprirsi strenuamente un cammino, che vi sia magari qualcosa contro cui esso urta e che perciò dia a pensare. Si dà forza al pensiero rendendo ardua la sua meta, perché - si dice - «come potrebbe accadere che la salvezza fosse trascurata quasi da tutti se fosse a portata di mano e la si potesse trovare senza grande fatica»? Se ciò non può accadere, tuttavia, è forse perché questo è veramente il più difficile da dire e pensare: che la salvezza stia qui, semplicemente accanto: a portata di mano."
Il centro di questo libro è fuori del libro, in altri libri: nell'opera di Vincenzo Vitiello, con la quale gli autori si sono nel tempo confrontati. Per gli ottant'anni del filosofo, hanno accolto volentieri l'idea di proseguire un colloquio, che riprende figure e domande fondamentali del pensiero occidentale - da Platone a Aristotele, da Kant a Hegel, da Nietzsche a Heidegger a molti altri -, in una pluralità di proposte che dimostra la fecondità del dialogo tenuto nel corso di questi anni da alcune delle maggiori voci della filosofia contemporanea.In filosofia non esistono tradizioni che non vengano sempre nuovamente rimesse in questione. La forma stessa del mettere in questione, del logon didonai, ha da essere interrogata circa il suo statuto e la sua legittimità. Una scepsi radicale attraversa dunque il pensiero filosofico. «Chi vuole che la sua parola abbia senso, deve farsi forte di ciò che a tutti è comune e ha senso»: così si legge in un frammento di Eraclito. Nei testi che qui si presentano, la filosofia e i filosofi che la praticano danno forza a ciò che è loro comune, ma sperimentano anche l'infirmitas di questa forza, secondo la lezione più cara a Vincenzo Vitiello. Interventi di: M. Adinolfi, A. Bellantone, S. Benso, G. Bensussan, M. Cacciari, G. Cantillo, G. Carillo, J.-F. Courtine, B. de Giovanni, D. Di Cesare, G. Di Tommaso, M. Donà, F. Duque, R. Esposito, A. Fabris, F. Ferrari, E. Forcellino, B. Forte, R. Gasparotti, G. Giorello, G. Goria, E. Lisciani-Petrini, N. Magliulo, E. Mazzarella, E. Mirri, G. Moro, G. Petrarca, G. Rametta, E. Redaelli, V. Rocco Lozano, R. Ronchi, E. Severino, C. Sini, A. Tagliapietra, L. V. Tarca, F. Tessitore, F. Tomatis, A. Trione, F. Valagussa, C. Invernizzi.
Tradizione integrale, magia e politica. C'è un filo rosso, un interrogativo, che fa da sfondo all'intera opera di Julius Evola: nell'età moderna o, per dirla con le stesse parole del barone romano, nel Kali Yuga, l'età oscura, come può l'uomo accedere alla realizzazione spirituale? Tutte le sfaccettature del personaggio evoliano, dal pittore dada al teorico dell'individuo assoluto, dallo studioso della spiritualità originaria al filosofo della contestazione, sono il tentativo di rispondere a tale quesito. Il pensatore Evola ha sempre riposto nel soggetto, nell'"Io", il cardine della propria ricerca ideale. Dagli anni giovanili, segnati dalla personalissima ricezione dell'idealismo tedesco, che ha portato alla stesura della "Teoria e fenomenologia dell'individuo assoluto"; fino all'elaborazione del profilo "dell'individuo differenziato" di Cavalcare la Tigre. In questo percorso la speculazione evoliana è stata arricchita dallo studio di alcune delle grandi correnti dell'esoterismo tradizionale che ne hanno influenzato il pensiero. Un viaggio metafisico tra Oriente e Occidente.
Un teologo, protagonista della vita della Chiesa e un intellettuale laico, impegnato nel giornalismo e nella politica, si confrontano sui principali temi della vita contemporanea. L'invasione russa dell'Ucraina e lo scontro geopolitico mondiale, l'identità dell'Europa e dell'Occidente di fronte alla sfida delle autocrazie, il destino della globalizzazione e dei diritti umani. Quattro dialoghi che attraversano le questioni aperte del nostro tempo, analizzate dentro l'incedere della civiltà digitale, la cui velocità irride la lentezza delle democrazie mentre la tecnologia offre strumenti sempre più invasivi, capaci di mutare bisogni e desideri degli individui e finanche i loro stessi corpi. I concetti di tradizione e di fluidità diventano, così, ulteriori dilemmi del passaggio di civiltà. È la tecnica il vero Dio dei nostri tempi? E come rileggere alla luce delle trasformazioni in atto, il concetto di libertà? In questi dialoghi filosofia, teologia e cronaca si rincorrono, puntando al cuore degli enigmi della modernità affrontati da punti di vista diversi ma complementari. Dimostrando come laici e credenti siano coinvolti insieme nelle sfide del futuro. Uno scambio di lettere, infine, ripercorre le origini del concetto di libertà. Gesù, Socrate, John Locke, Hannah Arendt e Joseph Ratzinger vengono così chiamati a testimoni di un cammino di cui si è rischiato e si rischia di perdere le tracce. Ma che tuttavia resta l'unico in grado di "proteggere" il futuro delle democrazie e della convivenza umana.
Il libro intende analizzare le etiche del care prendendo in considerazione la loro strutturazione in quanto teorie morali e mettendo a fuoco i principali argomenti addotti a loro supporto. Le etiche del care vengono così dibattute dal punto di vista dei fondamentali settori della metaetica (soprattutto la psicologia e l'epistemologia morale), dell'etica normativa e dell'antropologia che è in qualche modo presupposta. Questa analisi propone anche un confronto con i principali avversari teorici delle etiche del care, definibili globalmente come etiche della giustizia, con lo scopo di mostrare pregi e difetti tanto delle prime quanto delle seconde. Infine, largo spazio è lasciato allo studio delle conseguenze pratiche e dei comportamenti che si ispirano alle etiche del care.
Il 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all'Università di Vienna il cui valore va ben oltre l'aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell'ascesa dell'NPD, formazione di destra che all'epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l'antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l'individuazione di un capro espiatorio e l'odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell'agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia». La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale.
Nessun pensatore islamico ha esercitato un'influenza più profonda e duratura sulla storia del pensiero orientale di quanto abbia fatto Avicenna. Egli condusse una vita rischiosa e agitata: per ben due volte a stento sfuggì alla morte, prima per mano di un re e più tardi di soldati furibondi. L'imprigionamento e l'umiliazione non turbarono una figura piena di vitalità e provocante, passata nella stona dell'Oriente di volta in volta come un mago, un ateo maledetto, un grande filosofo, un mistico sublime, un uomo gioviale e la guida dei non-conformisti. Lo studioso persiano Soheil M. Afnan offre qui una completa descrizione della sua vita e delle sue opere. Dopo un'introduzione generale, che presenta i predecessori notevoli di Avicenna e il ricco sfondo culturale della Persia nel decimo secolo, narra interamente la complessa, avventurosa esistenza del filosofo. Segue quindi un' esposizione della logica di Avicenna, della sua metafisica - disciplina in cui diede i suoi maggiori e più originali contributi -, della sua posizione nel conflitto tra ragione e rivelazione, dei suoi principi di psicologia, del suo apporto - rilevante - alla medicina e alle scienze naturali. L'autore conclude la sua monografia con una discussione circa l'influenza delle opere di Avicenna sulla storia delle idee nel suo Paese e in generale nell'Oriente e sul pensiero scolastico dell'Europa medievale. Lo studio attinge alle fonti originali in persiano e in arabo.
Solo ora, raccolti insieme nella loro integralità, i nove libri che formano il progetto Homo sacer acquistano il loro vero significato. Il fitto gioco dei rimandi interni, la ripresa incessante e lo svolgimento dei temi di volta in volta enunciati disegnano un'architettura imponente, articolata in quattro sezioni. Nella prima viene tracciato il programma di una messa in questione dell'intera tradizione politica dell'Occidente alla luce del concetto di nuda vita o di vita sacra (Il potere sovrano e la nuda vita, 1995). Nella seconda sezione questo programma viene svolto attraverso una serie di indagini genealogiche: (Iustitium. Stato di eccezione, 2003; Stasis. La guerra civile come paradigma politico, 2015; Horkos. Il sacramento del linguaggio, 2008; Oikonomia. Il Regno e la Gloria, 2007; Opus Dei. Archeologia dell'ufficio, 2012). La terza sezione sottopone l'etica alla prova di Auschwitz (Auschwitz. L'archivio e il testimone, 1998). La quarta sezione, infine, elabora i concetti essenziali per ripensare da capo l'intera storia della filosofia: forma-di-vita, uso, inoperosità, modo, potere destituente (Altissima povertà, 2011; L'uso dei corpi, 2014).