
Il libro si apre con lo scrittore Miguel de Unamuno e si chiude con il cineasta Pedro Almodóvar, con l'intento - per la prima volta in Italia - di illustrare e far conoscere la cultura spagnola del Novecento tra varie discipline: storia, letteratura, arte, cinema e musica. A questo panorama si accompagna un essenziale profilo storico e, oltre che ai grandi autori della letteratura (fra cui Picasso scrittore), dell'arte, della musica e del cinema, uno spazio particolare è riservato ai movimenti d'avanguardia e alla presenza di importanti figure femminili. Il libro, ricco di immagini significative, mostra in tutta la sua complessità la vita culturale della Spagna contemporanea, un paese a noi vicino per lingua e tradizione, tornato a essere un grande vivaio di idee e cultura, dopo la tragica cesura della guerra civile e della dittatura di Franco, che isolarono la nazione dal mondo.
Vista in una lunga prospettiva storica, la costruzione dell'Europa comunitaria si arricchisce di significati culturali e politici e riesce più facile comprendere i termini entro i quali si pone oggi, nel passaggio dall'Europa economica a quella politica, il problema dell'identità europea. La narrazione copre il cosiddetto "tempo storico" e termina nel momento in cui, con la firma dei trattati di Roma, giunge a compimento l'opera dei "padri fondatori". È alle basi poste allora, con grande consapevolezza della necessità di superare i nazionalismi e creare un nuovo stile di convivenza fra i popoli della Piccola Europa, che occorre rifarsi oggi per recuperare il senso della meta, la finalità politica dell'integrazione europea. Senza una vera unione politica, fatta d'identità di politica estera e di difesa e di leadership coesa, non si cementa la solidarietà e non si sviluppano i valori comuni.
Oggi è in atto una nuova rivoluzione didattica, focalizzata sul paradigma dell'apprendimento. Di fronte alle sfide di una società complessa e in continua e rapida trasformazione, davanti ad un futuro indecifrabile, i cui scenari continuamente mutano, in una società nella quale le informazioni sono disponibili, accessibili e diffuse, la scuola deve ripensare il senso e i modi dell'insegnamento. L'obiettivo, sempre di più, diventa quello di fornire agli studenti gli strumenti per la loro autonomia di pensiero, di ricerca, di apprendimento. Insegnare ad apprendere, ecco la nuova missione per la scuola, il nuovo orientamento per la didattica.
Pasolini era influenzato dalle idee sviluppate da Barthes nei primi anni Sessanta e pensava dunque che il linguaggio del cinema dovesse essere considerato un linguaggio che funziona in maniera particolare perché opera una specie di trascrizione della realtà. Può agire pertanto grazie all'esistenza di un vero e proprio "codice della realtà" che corrisponde totalmente a quello del cinema e consente agli esseri umani di comprendere le immagini presentate da tale linguaggio espressivo. Secondo Pasolini, cioè, il cinema dev'essere considerato uno strumento di comunicazione che fissa sulla pellicola i comportamenti concreti dei corpi umani, così come le tracce grafiche su un foglio di carta sono in grado di stabilizzare le parole che vengono pronunciate da una persona. Ogni film, dunque, si limita a raccogliere e a comprimere la realtà e il cinema si caratterizza per funzionare come una specie di lingua scritta della realtà". Dal capitolo "Il cinema"
Pier Paolo Pasolini è stato uno dei più importanti personaggi della cultura italiana del Novecento. Nel centenario della nascita, il volume raccoglie alcune sue riflessioni che riguardano il mondo dei media. Si tratta di riflessioni che egli ha sviluppato con notevole impegno perché le considerava molto rilevanti. Possono perciò essere utilizzate ancora oggi per comprendere il funzionamento di due strumenti di comunicazione estremamente importanti: il cinema e la televisione. A ciascuno di tali strumenti viene dedicato nel volume uno specifico capitolo, che si avvale anche dei contributi di Gianfranco Marrone e Giulio Sapelli.
La rappresentazione del legame fra madri e figli è, nella cultura greca antica, molto complessa e articolata e rivela tratti sorprendenti e significativi. Attraverso l'analisi di alcune testimonianze iconografiche e dei testi epici, lirici, storici, teatrali, filosofici, di epoca arcaica e classica, l'autrice porta alla luce nuclei semantici, stereotipi, immagini che mostrano ambivalenze ed inquietudini che hanno in seguito attraversato la storia della nostra cultura. La relazione fra madri e figli/e, infatti, è percepita e rappresentata non come dato scontato e "naturale", ma come fondamentale per la strutturazione dell'identità personale, sociale, culturale dei figli, molto spesso in contrapposizione con i vincoli e con le norme della società stessa. Il legame fra madri e figli, insomma, è rappresentato come intenso, indecifrabile, incontrollabile, a tal punto da risultare inquietante e perfino pericoloso per il mondo civilizzato: un "mistero assurdo", come lo definisce Sofocle.
L'attuale contemporaneità è caratterizzata dalla persistente e pervasiva messa in discussione dei costitutivi antropologici fondamentali. La "grammatica" dell'umano, che, strutturalmente, si dà nell'identità differente del maschile e del femminile, viene continuamente disarticolata dal diffondersi delle teorie del gender che determina lo stravolgimento del proprium dell'umano. Il presente lavoro, intendendo offrire coordinate per ritessere il tessuto antropologico ed etico nella contemporaneità, opera una ripresa e un approfondimento del tema con lo scopo di riproporre la "normatività" autentica della "grammatica" dell'umano, la quale, fondata sulla significazione della differenza del maschile e del femminile, individua nella reciprocità la dimensione antropoetica fondamentale del costituirsi e relazionarsi umano.