Claude Debussy nacque nel 1862 a Saint-Germain-en-Laye e morì a Parigi nel 1918. Tre anni dopo la sua morte, nel 1921, apparve "Il signor Croche antidilettante", i cui venticinque capitoli sono estratti da una serie di articoli usciti fra il 1901 e il 1912. Che parli di Gounod o di Beethoven, di Richard Strauss o dell'Opéra di Parigi (che il passante ignaro, egli afferma, "confonderà sempre con una stazione ferroviaria"), Debussy cerca in ogni pagina di spiazzarci, stupendo il lettore con le sue osservazioni e con una prosa che è, al tempo stesso, nonchalante e scintillante.
L'uomo più funereo della polizia parigina, zimbello della sfortuna, si è cacciato in guai seri. Da anni si lamentava di non avere mai per le mani un'inchiesta sensazionale, una di quelle che procurano lustro e magari una promozione. Ora finalmente gliene è capitata una, e lui si è gettato a capofitto. Ma il "povero Lognon", manco a dirlo, ha fatto il passo più lungo della gamba: quelli che si è messo a pedinare sono gangster americani appena sbarcati a Parigi. Gente troppo spietata per lui. Non resta che rivolgersi all'infallibile, irritante Maigret, affidarsi a lui, e ricominciare a lagnarsi.
I "Ricordi di egotismo", qui proposti nella traduzione d'autore di Massimo Bontempelli, furono iniziati da Stendhal nell'ozio di Civitavecchia allo scopo di fissare i momenti di felicità che lo scrittore francese era riuscito a cogliere nel decennio della sua vita parigina tra il 1821 e il 1830, successivo al felice periodo milanese e all'infelice amore per Matilde Dembowski. Ma l'intento autobiografico di Stendhal si frantuma in tutta una serie di descrizioni della vita e della società parigine, e soprattutto di incursioni nelle tre grandi passioni dello scrittore francese, l'amore, la musica e la pittura.
Un padre, ormai anziano. Un figlio in viaggio, partito per un paese lontano alla ricerca della felicità. E, a tessere un filo tra i due, un lungo monologo, un racconto in prima persona che esplora con pudore lacerante la difficoltà e spesso l'impossibilità di essere genitore, di essere figlio.
Uno dei più famosi romanzi dell'Ottocento francese e della letteratura di ogni tempo: la "scandalosa" vicenda di una adultera, di un marito inetto, di un piccolo mondo provinciale ipocrita e assassino.
Inghilterra, 1838. Charles Stowe, figlio di un ricco mercante, parte per l'Estremo Oriente alla ricerca del tè più delicato. Nelle Indie scoprirà l'esistenza del misterioso tè bianco, il cui commercio è nelle mani dell'altrettanto misterioso Lu Chen. Ossessionato dal tè, ma soprattutto dalla bellissima Loan, moglie di Lu Chen, Charles accetta un patto pericoloso: in cambio di un carico d'oppio, potrà passare sette giorni in compagnia di Loan, ma se alla fine non avrà la forza di partire abbandonandola, dovrà pagare con la sua vita.
Una ragazza minuta, pallida, arrampicata su alti tacchi, nella vita di un uomo "senza ombra", la cui esistenza, così normale, si avvicina sempre più al confine con l'inesistenza. E quella donna è l'ombra stessa, qualcosa di oscuro e lancinante al di là di ogni ragione, che conduce tranquillamente alla morte.
"Ernestina Micou in Jussiaume, detta la Stangona, da lei arrestata diciassette anni fa in rue de la Lune, e che per mandarla in bestia si mise a fare la puttana, sollecita l'onore di parlarle al più presto di una questione della massima importanza"; questo c'è scritto sull'apposito modulo che in una torrida giornata d'estate il vecchio usciere del Quai des Orfèvres consegna al commissario Maigret. Il nome non gli dice niente, e neanche il soprannome, ma la scena Maigret se la ricorda: allorché il commissario alle prime armi aveva cercato di arrestarla, quella ragazzona lunga lunga si era stesa sul letto completamente nuda. E adesso è venuta a raccontargli che il suo uomo aveva trovato, in una villa dove era entrato a rubare, il cadavere di una donna.
Alla fine degli anni '50, mentre migliaia di contadini indiani vengono cacciati dalle loro terre da nugoli di insetti assassini, tre entomologi newyorkesi inventano un insetticida miracoloso. La Union Carbide, la multinazionale che lo produce, decide di impiantare una grande fabbrica nel cuore dell'India, nella splendida Bhopal. I lavori hanno inizio negli anni '60 e terminano nel 1980, quando la fabbrica gioiello viene finalmente inaugurata. Ma il sogno ha vita breve: il 2 dicembre 1984 la fabbrica esplode causando la morte di migliaia di persone e compromettendo gravemente la salute di molte altre, a causa delle emissioni di gas nocivi.
Nel secolo XI, un logico e teologo di fama europea, chierico e canonico della cattedrale di Parigi, incontra una figura eccezionale per il medioevo: una giovane donna altrettanto famosa per cultura e intelligenza. La storia d'amore di Abelardo e Eloisa ci è nota attraverso una sorta di autobiografia in forma epistolare e le lettere che i due amanti, separati dal destino, si scambiarono nel corso degli anni. La loro corrispondenza è scritta in modo così mirabile, con tale libertà d'espressione ed è così vicna al nostro modo di sentire che a più riprese gli studiosi ne hanno messo in dubbio l'autenticità.