Testimonianza lucida e disperata, ritualizzata per vent'anni a ogni anniversario del tragico eccidio di piazza Tian'an men, la raccolta di Elegie di Liu Xiaobo ha l'unitarietà organica di un piccolo poema, sintesi lirica di raro equilibrio tra denuncia e canto. Liu Xiaobo riesce a liberare spirito poetico dai pesanti ceppi della lotta politica, superando i limiti spazio-temporali della Primavera di Pechino, in una rappresentazione che restituisce a piazza Tian'an men e alle sue vittime il senso sacro e universale della storia. Il valore delle Elegie risiede proprio nel rendere omaggio ai protagonisti sconosciuti della tragedia, studenti e cittadini spesso rimasti senza riconoscimento, madri e parenti cui nessun conforto, nessun risarcimento, nemmeno quello del ricordo è stato concesso. È l'urgenza di non dimenticare che spinge Liu Xiaobo a denunciare la "solenne menzogna" del potere e una crudele tradizione di sopraffazione che si annida nella millenaria cultura cinese. Da messaggio politico di resistenza (Liu sta scontando una condanna a otto anni per istigazione alla sovversione del potere dello Stato), la poesia si fa riflessione dolente sulle ragioni della morte e della sofferenza, sul senso di colpa dei sopravvissuti e sulla facile smemoratezza del popolo. A tali sgomente domande sul tradimento delle "anime dei defunti" e sul destino della propria gente, Liu Xiaobo sembra non poter dare risposte definitive... Prefazione del Dalai Lama.
Con grazia, maestria e immaginazione fervente lo scultore Pigmalione, scontento della realtà imperfetta che lo circonda, plasma una donna tanto bella da prendere vita. Con gesto simile Publio Ovidio Nasone, poco prima d'essere costretto all'esilio, nei primi anni dell'era cristiana, scrive un poema di oltre dodicimila versi, in cui rielabora centinaia di miti, favole delicate e drammatici intrecci: storie inverosimili ma più vere del vero. È così che, nell'universo imprevedibile raccontato dal poeta, le pietre di Deucalione e Pirra si trasformano in uomini, fanciulle e semidei mutano, a volte, in minerali e uccelli, l'invidia di una dea determina la sorte dell'abile Aracne, la gelosia di Giunone prende corpo in una punizione esemplare. E ancora, i vascelli di Enea assumono la forma di ninfe marine. La statua di Pigmalione si anima al calore delle sue carezze. Il leggiadro Narciso si strugge d'amore per se stesso, fino a consumarsi e divenire un fiore. Eroi e sovrani, divinità e mostri inquietanti - ma anche esuli, combattenti e umile gente - sono i protagonisti dei quindici libri che compongono le Metamorfosi, opera dal respiro universale che spazia dall'origine del mondo agli anni mutevoli e lacerati della Roma imperiale. Tra dèi furiosi e innamorati, eroine appassionate, aiutanti magici e comprimari ignari, Ovidio mette in scena uno spettacolo grandioso e cangiante come la vita: a volte comico, a volte tragico, invariabilmente umano.
Perché un'antologia poetica oggi? L'Italia, paese di poeti, oltre che di santi e navigatori, sembra affetta da una singolare schizofrenia: da una parte ha smesso di leggere la poesia, dall'altra tende a celebrarla come unico certificato di creatività (contiamo due milioni di poeti!). In questo viaggio alla riscoperta dei principali nomi della poesia italiana, da Dante a Zanzotto, passando - ne citiamo solo alcuni - per Petrarca, Ariosto, Tasso, e ancora Leopardi, Saba, fino a Pasolini e Amelia Rosselli, e per alcuni imprescindibili autori stranieri - tra cui Keats, Baudelaire, Rimbaud, ma anche Hikmet e Szymborska -, il critico e saggista Filippo La Porta rivendica il valore dei versi nel mondo contemporaneo. Oggi più che mai l'esperienza del linguaggio poetico, quella del corpo materiale del testo che si apre a innumerevoli orizzonti di senso, è un prezioso antidoto contro l'assuefazione a una comunicazione onnipresente e standardizzata: "equivalente emotivo del pensiero" (Eliot), la poesia risponde al nostro bisogno di un "sapere" degli affetti, di una scienza "esatta" delle relazioni invisibili (e non ovvie) tra le cose.
Il poeta siciliano Giovanni Occhipinti sviluppa in versi la sua partecipe meditazione intorno al tema del dolore che vive in sé e percepisce intorno a sé. Al centro della sua poesia ci sono le storie spesso tragiche dei migranti, il nomadismo acceso dei bisognosi, di quanti fuggono arroganza e superbia del prossimo, di quanti subiscono la brutalità di una insostenibile violenza maturata nei territori d'un Sud sempre più compromesso, in un filo conduttore che lega anime e storie e popoli diversi. Di essi rimangono tracce, frammenti, appunto,in cui Giovanni Occhipinti si rispecchia, trasbordando la sua anima in quella del 'fratello'. "Io sono te", narra, "la tua persona, / la tua pena la tua mente / incisa nella pietra?", tentando di leggere il nucleo incandescente di vita e morte, l'arcana circolarità che tutto avvolge e coinvolge, il poeta rivolge a Dio il suo grido e la suasofferta interrogazione.
Liriche di una disarmante semplicità che esprimono una fede non meno genuina. Una teologia di immediata comprensione che mette in filo diretto la ragione e il cuore. C'è anche l'incanto per l'universo espressione del creatore e la visione più allargata al mondo contemporaneo.
La terza parte dell'opera completa di Giovanni Testori, dal 1977 al 1993.
"Inizio fine" è la nuova elegante raccolta poetica del filologo e poeta Daniele Piccini, una delle voci più intense e preziose del panorama letterario italiano. Prima di "Inizio fine", Piccini ha pubblicato le raccolte poetiche "Terra dei voti" (Crocetti, 2003), "Canzoniere scritto solo per amore" (Jaca Book, 2005) e "Altra Stagione" (Nino Aragno, 2006).
Il libro offre poesie di un autore che ha già pubblicato parecchie opere di poesia, racconti e romanzi.