Raccolta di poesie di Gerard Manley Hopkins, considerato uno dei fondatori della poesia inglese moderna.
Siamo già oltre il Novecento. Scritte negli ultimi anni di quel secolo queste poesie, di un autore già riconoscibilissimo e ancor giovane, testimoniano il brivido di metamorfosi dall'età dell'inquietudine e del dramma a una nuova, aurorale, seppur non meno tormentosa, epoca di rinascita.
Gli "Inni" possono essere visti come l'autorealizzazione di una coscienza perfetta concepita da Novalis come un canto, una pura modulazione di quei toni intimi che prendono il nome di "Stimmungen", indeterminate sensazioni e sentimenti che rendono felici.
Nato nel cuore della Bielorussia e suddito dell'Impero russo, Oscar Vladislas de Lubicz-Milosz non cessò mai di rivendicare l'antico lignaggio lituano; la sua lingua madre era il polacco, ma questo non gli impedì di diventare un grande poeta cosmopolita di lingua francese. Benché annoverato fra i simbolisti francesi tardivi, Milosz (così scelse di firmare i suoi libri) si sottrae a qualsiasi classificazione. E mentre ovunque si imponevano le Avanguardie e trionfavano gli esperimenti più bizzarri e le innovazioni più disperate, egli scelse di allontanarsi da quella che definiva una "pericolosa deviazione", destinata a suscitare tra il poeta e la "grande famiglia umana" una "scissione" e un "malinteso". Scissione e malinteso che hanno invece, troppo a lungo, oscurato la sua solitaria ricerca, così refrattaria alle curiose ricerche dell'io e così "appassionata del Reale", e oggi più che mai meritevole di uscire dalla ristretta cerchia degli iniziati.
Silloge poetica e raccolta di pensieri a carattere filosofico. L'autore si interroga sull'uomo, sui suoi limiti, sulle sue miserie, ma anche sulle sue innumerevoli potenzialità.