José Sánchez del Río nasce il 28 marzo 1913. La sua è una famiglia benestante e stimata da tutti, di dichiarata fede cattolica. L'infanzia di José trascorre nel periodo della violenta Rivoluzione messicana che colpisce l'intero Paese. La famiglia si trasferisce per un po' a Guadalajara. Quando, nel 1926, comincia una terribile persecuzione contro la Chiesa, José, pieno di fede e di zelo cristiano, decide di entrare nel movimento dei "Cristeros" che lottavano per la libertà di religione e per i diritti umani del popolo martoriato. Dopo vari tentativi, andati a vuoto per la sua giovane età, riesce finalmente a farsi accettare: diventa così il portabandiera del gruppo. Durante una battaglia contro le forze federali, José viene catturato e imprigionato a Cotija. Dopo vari tentativi di dissuaderlo dalla sua fede, sempre respinti dal coraggioso ragazzo, José è trasferito a Sahuayo e rinchiuso nella chiesa di San Giacomo, trasformata in stalla dai militari. Condannato a morte, viene prima crudelmente torturato e infine giustiziato nel cimitero del paese, rendendo suprema testimonianza di amore e di fedeltà al Signore, continuando a gridare eroicamente fino alla fine "Viva Cristo Re e la Madonna di Guadalupe!".
Padre Quirico Pignalberi, OFM Conv., lasciava trasparire tutta la soavità di un'anima in pace con Dio, abituata a contemplare da vicino i misteri di Dio, dell'Eucaristia, dell'Immacolata... Era stato compagno di studi di san Massimiliano, a Roma dal 1912 al 1919, e continuò ad essere suo ammiratore ed amico, condividendone gli ideali della più grande possibile santità, attraverso l'Immacolata, alla quale si erano donati interamente, per la massima gloria di Dio, fondando insieme la "Milizia di Maria Immacolata" (= M.I.) nel 1917. Di P. Kolbe, il Ven. Padre Quirico scrisse: «Il movente di tutta la sua vita, e della sua attività, era la sua ardente carità verso Dio, la Ss.ma Vergine Immacolata e verso il prossimo». Queste parole si possono riferire, altrettanto perfettamente, a P. Quirico stesso! E inoltre egli diceva: «i fatti paralleli di Fatima (1917)... non solo non contraddicono, ma completano e stabiliscono a meraviglia la nostra Milizia...». Padre Angelo Di Giorgio, Guardiano del Convento S. Lorenzo al Piglio (dove il Ven. P. Quirico fu Maestro dei Novizi per molti anni) dice che questo libro: «sarà sicuramente utile per chi vorrà conoscere più da vicino questi due astri luminosi nel firmamento della Chiesa e dell'Ordine Francescano, proprio nel 1° centenario della fondazione della Milizia di Maria Immacolata».
"Il metter mano a un nuovo corso di Storia Sacra parrà certamente a taluno fatica inutile, mentre ne esistono già tanti da poter soddisfare ogni condizione di persone. Così pareva anche a me, ma postomi a far l'esame di quelli che maggiormente vanno per le mani dei giovanetti, ebbi a convincermi che molti sono o troppo voluminosi, o troppo brevi, e spesso ancora per sfoggio di concetti e di frasi perdono la semplicità e la popolarità dei libri santi. Altri poi omettono quasi interamente la cronologia, di modo che l'inesperto lettore può difficilmente accorgersi a quale epoca appartenga il fatto che legge, se più si approssimi alla creazione del mondo, oppure alla venuta del Messia. Quasi in tutti poi s'incontrano espressioni che a me sembrano poter destare men puri concetti nelle mobili e tenere menti dei fanciulli."
La figura di san Luigi Gonzaga (1568-1591) è stata fatta segno di un oleografismo così esasperato da andare via via sfumando i contorni umani fino ad assumere pressoché in toto quelli vertiginosi del mi­stico irraggiungibile. Era necessaria una pu­litura del personaggio «dagli ori e dalle laudi» che sembravano soffocarlo, per re­cu­perarne la freschezza: un lavoro pa­zien­te e appassionato attraverso il quale l’autore di questo «ritratto in piedi» ripropone il santo castiglionese come il vero erede au­to­revole e l’interprete modernissimo della grande tradizione mistica del­l’I­talia e della Spagna post-tridentine. Ne deriva un profilo che per lo snodarsi della ricerca su di una trama di assoluto rigore filologico e per la riproposta di documenti aloisiani anche tra i meno consueti, nonché per l’asciutta scansione cronologica (dall’infanzia alle estreme ore romane, con speciale ri­guar­do agli anni della formazione tra la Cor­te medicea e l’avventura spagnola) può dirsi pienamente «tradizionale», e lascia tut­tavia emergere i tratti di un’umanità, e di una santità, sorprendentemente «nuo­ve».
In occasione di questa seconda edizione aggiornata, impreziosita dalla prefazione di mons. Egidio Caporello, vescovo emerito di Man­­tova, un grato ricordo va al compianto padre Alessandro Scurani S.I., che nel prefare la prima edizione del volume scriveva: «Vo­lendo in­dagare sui movimenti più intimi del santo, che sono anche necessariamente i più segreti e sconosciuti, l’autore istituisce frequenti parallelismi, citando osservazioni e descrizioni di stati interiori da autori che hanno sperimentato analoghe situazioni, specialmente da san­t’A­gostino e da Jose­ma­ría E­scrivá. Con questo procedimento ottiene ta­lora singolari effetti illuminanti delle vie dello spirito in generale e di san Luigi in particolare».
Il testo raccoglie le riflessioni di Agostino sull'unità della Chiesa e sul valore ecclesiale delle Sedi Apostoliche, tra le quali, con il suo primato, ha un posto del tutto singolare quella di Roma. Tuffandosi nel mare dei testi agostiniani, scegliendo fiore da fiore, l'autore riesce nell'intento di far vibrare, nel lettore, quella passione per la comunione ecclesiale che in Agostino ha un singolare testimone.
Contro i pelagiani, per i quali la grazia di Dio non è data gratuitamente, ma secondo i meriti dell'uomo, Agostino, con una serrata analisi testuale dei dati biblici, dimostra la palese incoerenza della loro posizione, superando l'apparente contrasto tra grazia e libertà tra fede e opere, tra giustizia e peccato, tra merito e dono.
La ricorrenza del sessantesimo anniversario dall'ingresso di Giovanni Battista Montini a Milano, il 6 gennaio 1955, ha suggerito all'arcidiocesi di Milano e all'Istituto Paolo VI di Brescia l'opportunità di avviare uno studio d'insieme del suo ministero episcopale nella Chiesa ambrosiana. L'episcopato di Montini non e un campo inesplorato per gli studiosi, ma i contributi raccolti in questo volume offrono elementi nuovi attinti dai documenti dell'Archivio della Segreteria dell'Arcivescovo Montini presso l'Archivio Storico Diocesano di Milano. Si tenta di proporre una considerazione complessiva dell'episcopato montiniano attorno a tre ambiti: l'istituzione ecclesiale con i suoi diversi soggetti e le sue molteplici strutture, l'azione pastorale con le forme fondamentali in cui si attua la missione della Chiesa e i complessi legami che essa intreccia con la società e la cultura.
La vita e la dottrina di Veronica sono, infatti, un cibo "disceso dal cielo", tanto sono impregnate di divino; sembrano, infatti, una ruota che gira continuamente sopra un unico perno: Dio. Se è sempre difficile scrivere dei Santi, è pressoché impossibile farlo quando i Santi hanno scritto di se stessi, perché nessuno riuscirà a farlo meglio di loro. Se poi ce n'è di quelli che hanno riempito ventiduemila fogli, come ha fatto S. Veronica Giuliani, usando non solo l'inchiostro, ma anche il proprio sangue e quello di Gesù, è meglio rinunciarci. Tuttavia è lecito tentare: rintracciare e presentare i sentieri percorsi dalla Santa, che sono quelli della grazia e della fede, è come raccogliere le famose molliche di cui voleva cibarsi la povera donna cananea che Gesù incontrò nella Fenicia, e saziarsene.
"Non basta fare il bene, bisogna farlo bene.
La carità è come un unguento prezioso che attira le anime.
Le opere di Dio hanno il loro momento; e la Sua Provvidenza le compie soltanto allora e non prima né dopo. […] Attendiamo pazientemente, ma agiamo; e, per così dire, affrettiamoci lentamente.
Dio ama i poveri e di conseguenza ama coloro che amano i poveri; perché quando si ama molto una persona si sente affetto anche per i suoi amici e per coloro che la servono.
Lasciamo fare a nostro Signore: è la sua opera. E come gli è piaciuto cominciarla, siamo certi che la porterà a compimento nel modo che vorrà […] abbiate molto coraggio, confidate in nostro Signore."
(da "Lampi di luce" di san Vincenzo de' Paoli)
Giacomo fra i Dodici, è uno di quelli che ha avuto modo di vivere l'esperienza straordinaria del contatto con Gesù per tutto il tempo della sua predicazione. È uno di quelli che lo ha conosciuto bene perché lo ha seguito dall'inizio, da quando il Signore l'ha chiamato. Anche lui è un passionale e il suo carattere lo spinge all'impegno: è un precipitoso! Gesù a volte deve frenare il suo entusiasmo, calmare il suo ardore. (dall'Introduzione)
Spesso nei condomini ci sono diverse problematiche come per esempio sopportare le persone moleste. Anche un cristiano che vive in un condominio difficile deve credere e sperare che la preghiera può tutto; anche migliorare la vita del condominio.
E così la preghiera insistente della novena recitata da soli o in compagnia di uno o più condomini (“Dove due o più sono riuniti nel mio Nome, io sono in mezzo a loro” – Mt 18,20) può essere una bella e nuova risposta pastorale a questo disagio diffuso di coabitazione sotto lo stesso tetto, si crea una sorta di cenacolo di preghiera, un monastero invisibile che attira benedizioni sul quel condominio da parte del Signore e di Maria.
Un bel libricino tutto a colori, con caratteri grandi, di facile lettura.
La preghiera può tutto!!!
Un antico e straordinario documento redatto a Bergamo nel Duecento da un impareggiabile “cronista” dell’epoca, è al centro di una vera e propria “inchiesta” su colei che è ritenuta la prima santa della Chiesa di Bergamo. “Santa Grata e il suo Monastero in Bergamo Alta” è il titolo n. 500 della popolarissima “collana blu”, autentico fenomeno editoriale di Velar e Elledici, incentrato su pubblicazioni che presentano biografie di santi, beati di tutte le epoche.
Scritto da Roberto Alborghetti che aveva firmato anche la biografia “Sant’Alessandro Martire e patrono della terra di Bergamo”, già ristampata – il testo ricostruisce, come in una sorta di indagine giornalistica, la vicenda di Santa Grata, considerata la “compatrona” della Diocesi di Bergamo. Grata è colei che, giunta sul luogo della decapitazione del vessillifero della Legione Tebana, ne raccoglie le spoglie e le porta alla sepoltura. Con questo semplice e devoto gesto, la nobildonna Grata entra a pieno titolo nella storia della cristianità bergamasca. La sua vicenda e la sua testimonianza sono giunte fino a noi trasmesse da antichi luoghi di culto (la chiesa di Santa Maria Vecchia, il monastero benedettino di Santa Grata in Columnellis, la chiesa parrocchiale di Santa Grata Inter Vites), da immagini (si pensi agli affreschi duecenteschi custoditi nello stesso cenobio benedettino), da documenti storici (le diverse versioni delle Passiones) e da due opere fondamentali della storiografia: il Liber Pergaminus di Mosè del Brolo e il Legendario del Beato Pinamonte da Brembate.