
Le concezioni naturalistiche si caratterizzano per avere sempre assunto il fatto quale fondamento oggettivo, come se esso fosse autonomo e autosufficiente, cioè non in relazione al soggetto che lo rileva. Di contro, la prospettiva metafisica, intesa in senso non dogmatico, ha riconosciuto che solo l'assoluto può valere quale autentico fondamento, ancorché esso non sia determinabile proprio perché assoluto. Per approfondire le aporie della concezione naturalistica, alla luce della prospettiva metafisica qui delineata, questa ricerca tematizza il ruolo svolto dall'atto di coscienza. Infatti, l'atto di coscienza, che è illuminato dal fondamento, dispone l'esperienza su tre livelli. Il primo livello è quello percettivo-sensibile, nel quale il dato appare come indipendente e, per questo, originario. Il secondo è quello concettuale-formale, nel quale si rivela la struttura costitutiva del dato, cioè la relazione che lo vincola a ogni altro dato e al soggetto cui è dato. Il terzo livello è quello trascendentale, nel quale la relazione non viene più intesa come nesso tra dati, ma come il riferirsi intrinseco di ciascuno, che fa di ogni dato un segno di quell'unico significato che emerge oltre l'esperienza ordinaria.
Cammini, sentieri, verso dove? Non si sa. Che dire poi dell'essenza dell'uomo in ambito etico? Pare non sia più né definibile né auspicabile. Sarà allora possibile parlare ancora di identità personale, o invece persino l'io, come dicono, va declinato al plurale? Sono tematiche, centrali nel dibattito contemporaneo, discusse in questo libro: lo scopo è di mostrare che tali ambiti richiedono distinzioni. Sono nozioni che vanno riconsiderate secondo la sensibilità del tempo, ma sempre con spirito critico. Con i "superamenti" ci vuole molta cautela e prudenza, anche perché la condizione umana, assai fragile, si arricchisce di significati, ma non muta. Il nuovo e l'antico non sono così lontani. Tre saggi compongono questo libro. Il primo affronta la nozione di cammino in un confronto tra la posizione di Hegel e quella di Heidegger. Nel secondo, sulla vita etica, viene in questione il tema dell'essenza umana, con principale riferimento ad Aristotele. Infine il terzo, sull'identità personale, è affrontato attraverso un esame del pensiero di Agostino, Machiavelli, Montaigne, Locke, Schopenhauer e Nietzsche.
Walter Benjamin è stato uno dei più importanti ed enigmatici intellettuali del ventesimo secolo. I suoi scritti, che sovrappongono filosofia, teoria letteraria, analisi marxiana della società e una sorta di sincretismo teologico, sfuggono a ogni tradizionale categorizzazione. E la sua esistenza randagia e spesso in fuga dal minaccioso incalzare degli eventi ha offerto terreno ideale a ogni forma di mitologizzazione. La sua parabola intellettuale muove dal brillante esoterismo dei primi scritti ai saggi che hanno fatto di Benjamin una voce centrale della cultura di Weimar, per arrivare agli anni dell'esilio con le pionieristiche teorie sui media moderni e la nascita del capitalismo di consumo nella Parigi del secondo Ottocento. Questo percorso ha avuto luogo nel corso dei più catastrofici decenni della moderna storia europea: l'orrore della prima guerra mondiale, la surreale instabilità della Repubblica di Weimar e l'incombente ombra del nazismo. Questa nuova biografia, a firma di due tra i più affermati studiosi dell'opera dell'intellettuale tedesco, getta, al di là dei miti e del carattere frammentario della sua opera, una nuova luce su uno straordinario protagonista della cultura contemporanea. Howard Eiland e Michael W. Jennings mettono a disposizione del lettore una ricca messe di informazioni che consentono di ricostruire in modo sorprendente una vita tragicamente straordinaria.
La civiltà cristiana europea è stata fondata da gente che credeva in Cristo e la loro fede è stata ed è fattore di inclusione non omologante e non di esclusione. Eppure oggi l'Europa è "malata di cristianesimo": perché sostengono i laicisti - la cultura e la morale cristiane sono dannose per l'uomo; al contrario perché - sostengono i credenti e alcuni non credenti - il cristianesimo non è più l'anima d'Europa. Dalla "cura" di questa malattia dipendono identità e futuro d'Europa: un volto oggi ancora tutto da decifrare e da costruire. Gli Atti del V Convegno nazionale del Progetto "Filosofia ed esperienza religiosa", contenuti in questo volume, aiutano a comprendere tale problema e propongono l'ipotesi di una "buona utopia".
Il pragmatismo svolge un ruolo particolarmente rilevante nel dibattito culturale odierno. Utilizzato come strumento da molte filosofie che caratterizzano l'eclettismo contemporaneo, avversato dalle scuole filosofiche più radicali, proposto come via originale della contemporaneità dai suoi difensori più estremi, esso dimostra la sua vitalità creando nuovi spazi integrativi sul piano sia teorico sia storiografico. Il volume, che raccoglie i contributi dei migliori specialisti italiani della materia, presenta una genealogia che parte dal protopragmatismo di Emerson e giunge fino ai nostri giorni. Si offre così la possibilità di confrontarsi con il canone classico del pragmatismo di fine Ottocento-inizio Novecento, con le conseguenze e le appropriazioni dei suoi temi al di fuori della stretta osservanza del pensiero dei fondatori, con la ripresa contemporanea e alcuni interessanti sviluppi del dibattito in corso. Da questo confronto biologicamente preciso emerge il contributo attuale di uno dei fenomeni culturali più interessanti dell'ultimo secolo.
"La sfida di una predica inculturata consiste nel trasmettere la sintesi del messaggio evangelico, non idee o valori slegati. Dove sta la tua sintesi lì sta il tuo cuore" (papa Francesco, Evangelii Gaudium, 143). Non c'è sintesi senza analisi e non c'è analisi senza sintesi, perché la sintesi è il compimento dell'analisi. Un'analisi senza sintesi è distruzione e una sintesi senza analisi è confusione. Alla scuola di Tommaso d'Aquino le due procedure si bilanciano armoniosamente. Ma se a livello dell'analisi il fondamento della speculazione tomista si trova nella dicotomia potenza-atto, a livello di sintesi il fondamento si trova nella idea di ordine. La proposta che qui si presenta è un approfondimento della visione sintetica, individuando nella nozione di causa esemplare, o meglio di exemplar, il fondamento. Con Tommaso e oltre Tommaso questa nozione viene esplorata come struttura originaria del reale.
Fede/fiducia:- Andrea Aguti, Introduzione- Massimo Cacciari, La radice del credere- Eugenio Mazzarella, Fede e sfiducia- Klaus Müller, Atene Gerusalemme, via Jena. Ragione e fede nella modernità- Stefano Zamagni, Fiducia, reciprocità, mercato- Pierpaolo Donati, Fede, fiducia. L'enigma di una relazione vitale- Massimo Giuliani, Emunà u-bitachòn. Concezioni della fede e della fiducia nelle teologie rabbiniche- Romano Penna, Fede-fiducia. Alle radici dell'identità cristiana- Carmelo Dotolo, La grammatica della fede e lo specifico cristiano- Ezio Prato, Fiducia esistenziale e fede cristianaMario Florio, Corporeità della fede- Antonio Pieretti, La fiducia come scommessa- Luca Alici, La fiducia nella società dell'esposizione- Giuliano Sansonetti, Fede: variazioni sul tema tra filosofia e religione- Silvano Zucal, Romano Guardini. Nascita e fiducia- Marco Cangiotti, Elementi della struttura antropologica della fede- Mario Micheletti, La razionalità della fede. Garanzia epistemica, teologia naturale, evidenzialismo- Paul Ricoeur, Fede e filosofia oggi (a cura di I. Bertoletti)
Sulla guerra, la più ampia e pensosa riflessione degli "Adagia" - l'immenso commento ai proverbi classici, e medievali, con cui Erasmo da Rotterdam getta il seme della tolleranza in tempi che vedono avvicinarsi il bagno di sangue delle guerre di religione -è costituita dalla discussione sul motto di Vegezio "Dulce bellum inexpertis", in cui il grande umanista cristiano sviluppa un anticipatore sistema pacifista, svolgendo argomenti sul perché la guerra giusta semplicemente non esiste. "Di fronte al meccanismo più perverso e distruttivo escogitato dalla mente umana - osserva il curatore Davide Canfora - l'unico antidoto possibile, dal punto di vista del letterato e sacerdote Erasmo, è rappresentato dalla parola".
La preoccupazione tardiva per ciò che Hannah Arendt ha chiamato le attività della vita della mente, relative all'azione, all'etica e alla politica, prende forma consistente dopo il processo a Adolf Eichmann. Se la questione centrale in "Vita activa" è quella di pensare "ciò che stiamo facendo" e attestare la preoccupazione che attraversa tutta la sua opera (la definizione dell'azione politica comune), già ne "La vita della mente" l'autrice ci sfida a una fenomenologizzazione della vita contemplativa, il cui punto di vista privilegiato è la visibilità delle azioni e del linguaggio. Il punto cruciale per una praxis etica della visibilità è come il soggetto si singolarizza nella comunità politica, un'etica della responsabilità personale. Ci chiama a una costante "resa dei conti", verso noi stessi, verso gli altri e verso il mondo. Questa etica della visibilità apre la possibilità di riproblematizzare il pathos tra il self e il mondo comune, tra coscienza e esperienza - i pilastri che ispirano una nuova simbologia etica nella politica.
Se la coscienza non può essere spiegata dalla fisica e dalla biologia nella loro forma attuale, e se la mente è un prodotto dell'evoluzione biologica, "allora", afferma Nagel,"la biologia non può essere una scienza puramente fisica". Convinto del fallimento della concezione materialistica della natura, che non spiega i tratti fondamentali del nostro mondo connessi con la mente (coscienza, intenzionalità, significato, valori), Nagel sostiene la necessità di rileggere l'intera storia dell'evoluzione assumendo la centralità dei fenomeni mentali e coscienti, governati da principi che, nella loro forma logica, sarebbero teleologici piuttosto che meccanicistici. La visione riduzionistica del mondo, che pone la materia a fondamento di tutta la realtà, è ancora molto diffusa. Riconoscerne i limiti - è questo il senso della proposta di Nagel - rappresenta il primo passo nella ricerca di possibili alternative.
Una diversa lettura dell'eros rispetto alla vulgata odierna si impone oggi nella società contemporanea, caratterizzata da una evidente "miseria erotica", declinata secondo una forma prevalentemente genitale della sessualità, da un "sistema di valori" puramente massmediatico e da una impressionante penuria di appagamento corporeo. Manca oggi una grande pagina di "educazione alla tenerezza", di educazione a ciò che il desiderio, ordinato secondo un eros reso libero dal suo sfruttamento e dal danno storico-culturale che ha subito, può donare all'equilibrio dell'uomo, come già molte fonti bibliche hanno cantato. Eros come nessun'altra forza può avvicinare l'uomo alla domanda posta incessantemente circa il mistero della propria origine e del proprio destino. Sul terreno dell'ermeneutica, da Origene a Ricoeur, il tema erotico si snoda in queste pagine in un percorso per condurre l'uomo verso il senso e una via di elevazione dell'anima a Dio, tramite un misticismo profondo e fiducioso.
"La filosofia mi ha aiutato a rialzarmi da una crisi emotiva che mi aveva distrutto. Da allora ho capito come idee di oltre duemila anni fa possono ancora salvarci la vita." "Filosofia per la vita e altri momenti difficili", a detta dei molti commenti entusiasti che ha raccolto, riesce a raccontare la filosofia antica da un punto di vista nuovo, a trovare nelle parole di Socrate, Platone, Epicuro la saggezza capace di migliorare la nostra vita di tutti i giorni, superare i nostri problemi psicologici e condurci verso la felicità. "Questo libro descrive la scuola dei miei sogni, il mio corso di studi ideale: è un tentativo di raccontare cosa significherebbe passare un giorno alla Scuola di Atene. Ho riunito dodici grandissimi maestri dell'antichità perché ci insegnino alcune cose che vengono spesso tralasciate dai moderni sistemi educativi: come si governano le emozioni, come si affronta la società, come si deve vivere. A loro chiedo che ci istruiscano sull'arte dell'autoaiuto. Cicerone scrisse che la filosofia ci insegna a essere 'medici di noi stessi'". Immaginate allora di entrare in una scuola ideale dove i professori sono i grandi filosofi dell'antichità, e di condividere con loro affascinanti lezioni sulla felicità, la resilienza, l'amore...