Il comico in generale, il comico delle forme ed il comico dei movimenti, forza d'espansione del comico, il comico delle situazioni, il comico delle parole, il carattere comico. Henri Bergson uno dei più grandi filosofi contemporanei, ricevette nel 1928 per la sua produzione il premio Nobel.
Tutti noi siamo esposti al crescente potere della vergogna. Un potere che produce sofferenza, alienazione e una terribile solitudine. Non esiste una vera autorità capace di detenere questo potere: gli "altri" sono esecutori di un ruolo inconsapevolmente giudicante. Sull'amor di sé prevale l'amor proprio, l'amore della propria immagine. Heller analizza questo sentimento e ne scandaglia le diverse manifestazioni fenomeniche: la sua disanima è anche una critica impietosa nei confronti della società contemporanea, che ci condanna a essere schiavi dello sguardo altrui e ci rende estranei a noi stessi.
Un inedito tratto dall’edizione critica danese degli scritti di Kierkegaard. - Un breve trattato incompiuto su come si educa narrando le favole ai bambini. - Per la prima volta tradotto in italiano e commentato, fa da pendant al volume precedentemente pubblicato con la traduzione delle favole. Un libro per tutti.
Questo testo (del 1973) è espressione da un lato di uno dei momenti più intensi e creativi del pensiero dell’autore, dall’altro presenta un’immagine dell’impresa scientifica per molti aspetti analoga a quella di molti esponenti della cosiddetta “nuova filosofia della scienza” da Kuhn a Feyerabend.
Un’epistemologia umanistica poiché per Polanyi l’uomo riassume l’universo, portando in sé gli elementi dei livelli più bassi e quelli più alti della gerarchia degli esseri viventi.
Questa edizione unisce, in un unico tomo, i due volumi de "La società aperta e i suoi nemici", uno dei grandi classici del Novecento e una difesa appassionata della democrazia dai suoi nemici, quali Platone, Hegel e Marx. Secondo Popper, Platone fu un grande uomo. Ma i grandi uomini possono commettere grandi errori. E il grande errore di Platone fu quello di aver teorizzato la "società chiusa": «Platone fu costretto a combattere il libero pensiero e il perseguimento della verità; fu indotto a difendere la menzogna, i miracoli politici, la superstizione dei tabù, la soppressione della verità e, alla fine, la violenza brutale». Per tutto ciò, «la lezione che noi [...] dovremmo apprendere da Platone è esattamente l'opposto di quanto egli vorrebbe insegnarci. È una lezione che non deve essere dimenticata. Per quanto eccellente fosse la sua diagnosi sociologica, lo sviluppo stesso di Platone dimostra che la terapia che raccomandava è peggiore del male che tentava di combattere». Anche nei confronti di Marx, Popper è stato forse il più acuto e tenace critico. Le sue argomentazioni hanno devastato il materialismo storico e quello dialettico ed hanno inoltre dimostrato che il pensiero marxista contraddice il canone principale della ricerca scientifica: quello di accettare confutazioni. «Il marxismo, oggi, non è più scienza; e non lo è poiché ha infranto la regola metodologica per la quale noi dobbiamo accettare la falsificazione, ed ha immunizzato se stesso contro le più clamorose confutazioni delle sue predilezioni. Da allora esso può venir descritto solo come non-scienza, come un sogno metafisico, se volete, congiunto con una realtà crudele».
Il volume offre un'introduzione al contempo accessibile e rigorosa ai più recenti sviluppi di una fondamentale branca della filosofia del tempo: la filosofia del futuro. Al centro dell'attenzione sono le domande chiave del dibattito contemporaneo. Il futuro è già scritto o esistono cammini alternativi che il tempo è in grado di imboccare? Esistere significa semplicemente essere presenti o ci sono veri e propri oggetti futuri? Siamo davvero liberi di scegliere quali azioni compiere e di modificare il corso degli eventi? Il dibattito intorno alle risposte di volta in volta offerte dalla filosofia esplora un'intrigante zona d'intersezione tra metafisica, logica ed etica, e interessa discipline diverse come la fisica, la psicologia e l'economia. Gli autori offrono gli strumenti necessari per inquadrare concettualmente le domande sul futuro, introducendo tutte le nozioni tecniche in un linguaggio chiaro e intuitivo.
Un manuale di filosofia politica che introduce allo studio della disciplina attraverso un taglio storico e tematico, lasciando al lettore la possibilità di incrociare i due percorsi e di sviluppare per proprio conto gli ulteriori itinerari suggeriti. La struttura del volume consente di mettere a frutto la distinzione tra autori e concetti, avendo sempre a disposizione ampi riferimenti tematici e una vasta bibliografia. Il riferimento ai classici – antichi, moderni, contemporanei – è costante: sono il punto di partenza e di appoggio migliore per compren­dere i diversi argomenti affrontati e orientarsi nel panorama pluralistico delle tradizioni che contraddistinguono la complessa vicenda della cultura occidentale.
Roberto Gatti, già professore ordinario di Filosofia politica nell’Università di Perugia, è presidente emerito della Società italiana di Filosofia politica. Tra le sue ultime pubblicazioni: Un’utopia modesta. Saggio su Albert Camus (con M. Bartoni e L. Fatini, Ets, 2017); Praga ’68: le idee della “primavera” (Manifestolibri, 2018).
Luca Alici è professore associato di Filosofia politica presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, umane e della formazione dell’Università degli Studi di Perugia. Per Morcelliana ha curato: Il diritto di punire. Testi di Paul Ricoeur (2012); per La Scuola: Il paradosso dell’educatore. Testi di Paul Ricoeur (2014).
Siamo nel 1919. La prima guerra mondiale è finita da poco. "Il dottor Benjamin fugge dalla casa di suo padre, il luogotenente Wittgenstein commette un suicidio finanziario, il libero docente Heidegger perde la fede e monsieur Cassirer lavora sul tram alla propria illuminazione." Comincia un decennio di eccezionale creatività, che cambierà per sempre il corso delle idee in Europa e senza il quale alcuni pensieri non sarebbero mai stati pensati. Wolfram Eilenberger mette in scena l'esplosione del pensiero, sullo sfondo di una Germania divisa tra l'esuberanza e la voglia di vivere del dopoguerra e l'abisso della crisi economica, tra la lussuria delle notti berlinesi e i complotti reazionari della Repubblica di Weimar, mentre il nazionalsocialismo si trasforma velocemente in una minaccia. I quattro protagonisti di questi anni decisivi sono giganti di ogni tempo. E le loro vite straordinarie si intrecciano nella necessità di rispondere alla domanda che ha orientato nei secoli la storia del pensiero: che cos'è l'uomo? Una domanda che si fa più urgente che mai nell'ombra di una guerra devastante appena conclusa e di un'altra catastrofe che si annuncia all'orizzonte. Con grande abilità narrativa, Eilenberger mostra che la vita quotidiana e i dilemmi della metafisica fanno parte della stessa storia. E racconta la più grande rivoluzione del pensiero occidentale attraverso i suoi quattro protagonisti assoluti, ciascuno con il proprio sguardo penetrante e il proprio modo di concepire la vita, il linguaggio, il tempo e il mito.
La nuova traduzione del capolavoro di Max Stirner (1806-1856) ha la pretesa di essere una ''bella fedele'', contro le ''belle infedeli'' che l'hanno preceduta. Ancora oggi l'anarchico Stirner, pensatore controcorrente della sinistra hegeliana, è considerato da molti un matto e ancora oggi molti altri fanno iniziare da lui una nuova epoca dell'umanità, appunto perché era un anarchico. Stirner in realtà fu un uomo silenzioso, nobile, che nessun potere e nessuna parola sarebbero riusciti a corrompere, un uomo così unico che non trovò un posto nel mondo, e di conseguenza visse in povertà. L'obiettivo della sua opera fu quello di difendere l'unicità di ogni individuo, soprattutto dei diseredati, dei misconosciuti, dei calpestati in primo luogo ad opera dello Stato, della legge, delle religioni, dei sistemi etici e di tutte le istituzioni sorte con fini positivi, ma che fin troppo spesso, già solo per l'imperfezione umana (ma per Stirner di per se stesse, sempre), deragliano e richiedono continuamente interventi correttivi. Nella sua forma paradossale ed eccessiva, spesso urtante e urticante, espressione della sua indignazione e ribellione morale, ''L'unico'' difende un'esigenza umana fondamentale, che viene fin troppo spesso negata o elusa dai fanatismi, dai veri egoismi, che si abbeverano e si ubriacano di devastanti astrattezze.
Gennaio 1944: in Europa infuria la Seconda Guerra Mondiale quando viene pubblicato questo saggio in cui Arendt riflette sulle tappe che hanno portato all'ideologia razzista del Terzo Reich. Figli di quello stesso Illuminismo a cui dobbiamo la «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo», i semi del pensiero razzista trovarono terreno fertile in alcuni aristocratici francesi preoccupati, all'indomani della Rivoluzione, di individuare i motivi storici della loro superiorità sulle masse del Terzo Stato. Il quadro si allarga poi alla Gran Bretagna e alla Prussia fino al «Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane» del conte di Gobineau. L'affermarsi della superiorità dell'individuo, una lettura distorta del darwinismo e la politica imperialista delle potenze europee fra Otto e Novecento sono gli altri tasselli che la Arendt compone per spiegare il pensiero razzista.
Quattro dialoghi che invitano a riflettere sul senso della vita, un alternarsi di voci che difendono la propria idea su Dio, sul mondo e sulla libertà o meno dell'uomo. Si presenta così questo testo di Mendelsshn, pubblicato nel 1755 in pieno clima illuminista, che nasce dall'intento di intervenire sulla "questione spinoziana", di difendere i diritti della filosofia e di riabilitare quella tedesca dalle accuse francesi di astrattezza e pedanteria. L'autore celebra la capacità della metafisica tedesca di mostrare la verità delle idee di Dio, di Provvidenza e di anima.
Nel mondo del Ventunesimo secolo sono esplose tensioni forse tra le più laceranti della storia: il contrasto tra la globalizzazione, e la crisi economica che ne è conseguita, e le istanze locali delle forze del passato; le migrazioni delle masse di poveri che premono alle porte del ricco Occidente; lo scontro tra le forme della cultura e la tradizione occidentale, che sino a poco tempo fa poteva considerarsi dominante, e il terrorismo di matrice islamica. A questi problemi la politica non è in grado di offrire soluzioni efficaci: non sul piano internazionale, dove ogni forma di cooperazione tra Stati viene messa in seria discussione, né all'interno dei singoli Paesi, dove ha ceduto all'economia la gestione della società, limitandosi a garantire il funzionamento del mercato. In relazione a questo quadro Emanuele Severino riprende e sviluppa qui temi a lui cari come il rapporto tra politica, tecnica e filosofia e propone una chiave di lettura per smascherare il significato profondo della volontà di disfarsi di quella adesione alla verità assoluta che il tempo presente vuole abbandonare. In questo processo il capitalismo, per trionfare sui propri nemici, dopo aver emarginato la politica, deve sfruttare a fondo le potenzialità della tecnica, la quale è divenuta sempre più forte e ora da serva si sta trasformando in padrona, svuotando il capitalismo del suo scopo e conducendolo quindi alla morte. Quello che oggi ci pare uno scontro epocale tra valori è in realtà soltanto l'espressione di una battaglia di retroguardia, tra le diverse "verità" che intendono piegare il mondo alla loro visione ma che in realtà sono tutte destinate a essere sconfitte dall'avvento della tecnica, che potrà compiersi pienamente solo quando quest'ultima potrà godere del sostegno della filosofia e raggiungere il proprio scopo: realizzare tutto quanto è possibile.