La nascita dell'islam è stata l'oggetto di crescenti controversie negli ultimi anni. In Maometto e le origini dell'islam, testo semplice e sintetico, Fred Donner offre una visione lucida e originale sulla prima evoluzione dell'islam. Egli argomenta e sostiene in maniera convincente che l'islam non emerse come una religione nuova e subito consapevole della sua novità, ma che le sue origini vanno ricercate in quello che definisce il "movimento dei Credenti". Fu Maometto a dare inizio a questo movimento di riforma religiosa ispirato a un puro monoteismo e che includeva, nei suoi primi anni, cristiani ed ebrei virtuosi. La consapevolezza che i musulmani costituissero una comunità religiosa separata, decisamente distinta da cristianesimo e giudaismo, avrebbe preso forza, secondo l'attenta ricostruzione di Donner, quasi un secolo più tardi, quando la comunità dei credenti musulmani stabili che solo coloro che vedevano nel Corano la rivelazione finale del Dio Unico e in Maometto l'ultimo dei profeti ne potessero fare parte. Da quel momento i "Credenti" divennero i "musulmani".
Che succede nel mondo islamico? Regimi che sembravano solidissimi – a partire dalla Tunisia di Ben Ali e dall’Egitto di Mubarak – sono caduti in poche settimane. La guerra alla Libia di Gheddafi ha sconvolto la politica europea. In Siria, in Yemen, in Bahrain, in Palestina quelle che sembravano certezze sono state rimesse in discussione. La notizia della morte di Osama bin Laden ha indotto a ripensare l’intera questione del terrorismo. Restano nell’aria i rischi di ritorsioni dei terroristi, di campagne di «pulizia religiosa» contro le minoranze cristiane nei Paesi islamici, purtroppo già da tempo in corso, e di un esodo biblico d’immigrati verso le nostre coste. Massimo Introvigne ritorna sugli eventi che hanno sconvolto l’islam, rintracciandone le radici lontane in un sottosviluppo del Medio Oriente che ha anche cause culturali e religiose. In appendice, tre documenti essenziali: lo statuto dell’organizzazione palestinese Hamas, indispensabile per comprendere il fondamentalismo; le Epistole Ladenesi, lo scritto principale di Osama bin Laden; e l’ultimo audiomessaggio dello stesso bin Laden, diffuso dopo la sua morte dalla televisione araba Al Jazeera l’8 maggio 2011, per la prima volta in traduzione italiana.
Massimo Introvigne, vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, è fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) e membro del gruppo «Religioni» dell’Associazione Italiana di Sociologia. È autore di oltre sessanta volumi e di più di cento articoli in materia di religioni contemporanee, fondamentalismo e terrorismo di matrice religiosa. Collabora alle principali riviste accademiche che si occupano di terrorismo internazionale, e ha tenuto lezioni e coordinato corsi di formazione – fra gli altri – per il Critical Incidents Response Group dell’FBI e per esperti di sicurezza medio-orientali. Dal 2011 è Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.
Questo libro vuole essere un "trattato di guarigione" per un Islam malato. Il tempo della guarigione è venuto, e questo libro propone un percorso a quattro tappe delle quali ciascuna propone una stazione che invita a un lungo sforzo di ricerca e di lavoro su se stessi: dalla separazione tra politica e religione, al ripensamento radicale del jihad fino a ricondurlo alla sua vocazione difensiva, al riconoscimento dell'alterità femminile e l'ammissione dell'uguaglianza in nome dell'essere e del diritto, alla revisione della dottrina del "Corano increato" e della sua applicazione letterale.
Dopo un capitolo introduttivo in cui le origini e alcuni tratti caratteristici dell’Islam vengono ricollegati con l’ambiente culturale che ne ha visto la nascita, il libro presenta la figura di Maometto nei suoi aspetti salienti e offre una panoramica dello sviluppo storico dell’Islam.Viene poi esposta la dottrina islamica a partire da un’analisi approfondita delle fonti, il Corano e la Sunna. Si passa quindi a un attento esame degli articoli del credo e delle pratiche del culto. Un capitolo è dedicato ai vari raggruppamenti storici del mondo musulmano e al sufismo. Ampio spazio è riservato infine alle correnti dell’Islam moderno e alle nuove sfide poste dal più stretto contatto tra Occidente e mondo arabo. Il volume è corredato da un’amplia bibliografia e da un indice dei nomi.
Autori
Paolo Branca è ricercatore e docente di lingua araba all’Università Cattolica e insegna all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Ha tradotto per Feltrinelli il romanzo del premio Nobel egiziano Nagib Mahfuz Vicolo del mortaio (1989) e per Mondadori la Biografia del Profeta Maometto di Tabari/Bal’ami (1990). Autore di numerosi articoli apparsi su riviste specializzate, ha pubblicato per Marietti il volume Voci dell’Islam moderno. Il pensiero arabomusulmano fra rinnovamento e tradizione (1991) e ha curato per Vallardi l’antologia coranica Nel nome di Allah (1994).
Scritta nell'XI secolo, L'Epistola del perdono di al-Ma'arri è un testo satirico di prima grandezza, una narrazione vivissima e teatrale. L'aldilà che vi è descritto è popolato di letterati pedanti, ipocriti adulatori, furbetti e furbastri che si aggirano tra angeli inverosimili e vergini a dimensione variabile secondo il desiderio dei beati. La satira di al-Ma'arri si rivolge sia agli uomini, in particolare agli eruditi ambiziosi e ai poeti maldestri, sia più in generale alle rappresentazioni popolari del Paradiso islamico. Poeta coltissimo, uno dei più grandi intellettuali della sua epoca, al-Ma'arri lascia trasparire, sotto l'ironia, una domanda di senso accompagnata da un messaggio teologico dirompente: il perdono divino è più grande di quanto si creda. Per essere ammessi in Paradiso può bastare una buona azione nella vita; per un poeta, un vero buon verso in mezzo a tanti fasulli. Questa prima traduzione italiana fa scoprire un libero pensatore dei suoi tempi, una delle più grandi figure della cultura araba di ogni epoca.
La storia del libro nell'Islam, è storia della proibizione per secoli del libro stampato in arabo e turco, pena la morte. Iniziò col rogo a Istanbul nel 1538 del Corano stampato da due tipografi bresciani, cui venne mozzata la mano. La motivazione di quel divieto è cruciale: il dogma che vuole che il Corano non debba essere interpretato dai fedeli. Da qui la voluta sterilità culturale che segnò il declino della civiltà islamica, che impedì che si formassero la cultura diffusa e quei "citoyens" che hanno invece innervato la forza espansiva dell'Occidente. Nella "non storia" del libro stampato nell'Islam è la traccia per comprendere la rivolta araba di oggi, deflagrata quando si è finalmente formata quella "massa critica" di cittadini sinora assente: i giovani formati sui libri e sulla loro critica.
Un testo che dà le chiavi per leggere e comprendere il libro che è alla base della spiritualità di milioni di persone. Gli autori, Bahgat Elnadi e Adel Rifaat, sono due politologi francesi di origine egiziana, che con lo pseudonimo di Mahmoud Hussein hanno pubblicato opere che hanno fatto epoca.
Gli adepti della posizione radicale considerano che il liberalismo abbia condotto gloriose battaglie, prima contro la teocrazia papista, poi contro il nazionalismo, il nazismo, il comunismo. Oggi esso si impegna ad affrontare la sfida dell’islamismo, se non dell’islam, quale nuovo totalitarismo e nuovo nemico globale. In altri termini, il mondo arabo e musulmano, come l’URSS nel XX secolo, dovrà essere strangolato fino alla sua capitolazione sotto la pressione economica, politica e culturale. È questa, in sintesi, la sostanza della teoria dello «scontro di civiltà» applicata all’islam dopo il 2001. Ma questa posizione è irrealistica. Il liberalismo è uscito vincitore dalle sue varie battaglie, ma non ha mai affrontato una religione per sradicarla. D’altro canto il socialismo, che era un’ideologia umanista, si è trasformato in totalitarismo proprio nei paesi in cui ha condotto una guerra di sradicamento delle religioni e delle tradizioni. Il rischio è ancora più reale dal momento che lo stesso Occidente sembra conoscere una recrudescenza religiosa incontrollata di cui nessuno può prevedere i limiti e le ricadute.
Le uniche soluzioni realistiche consistono nell’incoraggiare le riforme attraverso la democratizzazione progressiva del mondo arabo e musulmano, nel favorire il buon governo e un’economia al servizio dell’interesse dei popoli e, ciò che qui ci interessa, nell’avviare una revisione graduale ma profonda delle rappresentazioni e delle pratiche religiose. I musulmani devono uscire dal loro isolamento per partecipare pienamente all’edificazione di un mondo nuovo, più giusto e più rispettoso degli equilibri tra gli uomini da una parte, e tra gli uomini e la natura dall’altra. Ma questo mondo non potrà edificarsi nella pace se un quinto dell’umanità sarà marginalizzato. È essenziale che sia fatto il possibile per evitare il diffondersi del sentimento di una nuova crociata o di una nuova guerra di religione. Per questo sarà molto più utile operare insieme a tutte le tradizioni religiose per fare della riforma un paradigma universale che si applichi all’islam come alle altre religioni, e per arginare in maniera collettiva il ritorno inopportuno e anacronistico del conservatorismo religioso. Ogni tradizione religiosa nasconde un nucleo di esclusione e di violenza ed è tentata di additare gli orrori dell’altro per giustificare i propri errori e abusi. Facciamo attenzione a non risvegliare gli antichi demoni.
L’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 ha turbato profondamente l’opinione pubblica americana ed europea e l’ha costretta a riconoscere il fatto che la convivenza pacifica tra fedi e culture può entrare in crisi anche nel ricco e tollerante Occidente. Dopo di allora, altri attentati, rivolte e l’arrivo sempre più massiccio di immigrati dal Terzo Mondo musulmano, hanno ulteriormente minato la serenità di chi non si sente più sicuro a casa propria, esacerbandone posizioni e atteggiamenti. Molti hanno cercato e cercano di formarsi un’opinione corretta ed equilibrata, ma è difficile attingere a fonti di informazione complete e attendibili. Proprio per soddisfare una tale esigenza è nato questo libro. Agli interrogativi e alle paure dell’Occidente padre Samir contrappone la sua profonda conoscenza di un mondo, di una religione e di una cultura a partire dalle loro basi linguistiche, religiose, letterarie e giuridiche.
Del resto, è giunto il momento di prendere posizione su alcune questioni di particolare importanza per la convivenza. Ad esempio, un musulmano può avere più di una moglie, se risiede in un paese che non lo prevede? Può pretendere che la giustizia sia amministrata sulla base della tradizione islamica? Più in generale, fino a quale punto può spingersi il riconoscimento di usi e costumi solo indirettamente legati alla religione e in forte contrasto con i nostri?
Quanto è successo in diversi paesi del Nord Africa e del Vicino Oriente dalla fine del 2010, con le ovvie ricadute sulle nostre società, ci dà la misura dell’urgenza di questa riflessione. Dobbiamo conoscere e capire il mondo che ci circonda, per compiere scelte sagge e meditate. Necessarie per il futuro del mondo, oltre che per noi e per i nostri figli.
Dottore in teologia orientale e in islamologia, Samir Khalil Samir, gesuita copto, vive a Beirut dove insegna all’Università Saint-Joseph. Fondatore e direttore del CEDRAC (Centre de Documentation et de Recherches Arabes Chrétiennes), è professore presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma e presidente dell’International Association for Christian Arabic Studies. Autore di una cinquantina di opere e di oltre milletrecento articoli, è noto in tutto il mondo come specialista dell’Oriente cristiano e delle relazioni fra islam e Occidente.
Contributi di Luca Patrizi
A cura di Roberto Tottoli
Illustrazioni di Marco Campedelli
Traduzione di Roberto Tottoli
Scritto nell'VIII secolo, il Muwatta' è il più antico trattato di legge islamica.
Fin che il Profeta stesso era in vita, non c'era bisogno di una legge musulmana sistematizzata, sia perché la sua autorità in merito era assoluta, sia perché i confini politici del mondo musulmano non si estendevano oltre la penisola arabica, dove vigevano norme consuetudinarie omogenee. Ma dopo la sua morte da un lato viene a mancare la sua autorità carismatica e dall'altro l'Islam si diffonde rapidamente in territori multietnici, dove le tradizioni giuridiche erano molto differenti. Di qui la necessità di raccogliere una casistica in grado di coprire un'ampia gamma di attività umane, molte delle quali non venivano trattate nello stesso Corano. Nascono così, fra VIII e IX secolo, varie scuole giuridiche, ma il primo vero «manuale pratico» di legge islamica è questo di Malik ibn Anas, che anche dal titolo (muwatta' significa «cammino reso piano », «percorso agevolato») si propone come uno strumento da utilizzare per districarsi nella complessità dei problemi, insomma, per l'appunto, un manuale.
L'enorme fortuna di questo libro ha attraversato il mondo islamico e il Muwatta', qui tradotto per la prima volta in italiano, è tuttora il testo base della legge islamica in gran parte del Nord Africa.
Un libro fondamentale per capire in profondità la cultura islamica, affondando nelle sue più antiche origini, al di là della disinformazione che spesso domina in questo campo.
Una piccola guida alla cultura musulmana per comprendere l’Islam attraverso il suo vocabolario. Si possono trovare parole specifiche, temi o parole-chiave che permettono di scoprire l’Islam politico, sociale, economico, giuridico, filosofico, mistico e rituale. Il testo è corredato da un’appendice dedicata alle biografie di personaggi celebri.
Autore
SAMI AOUN, politologo e attento commentatore radio e tv su temi di politica internazionale, Medio Oriente e mondo arabo musulmano, è professore di politica applicata presso l’Università di Sherbrooke, Québec (Canada).
Dall'infanzia alla conquista di Mecca e fino alla morte, la vita di Muhammad, profeta dell'Islam, Messaggero di Dio e Suggello dei Profeti, uomo reso 'perfetto' dalla grazia divina.