Negli ultimi anni allo schema tradizionale che faceva della storia del primo cristianesimo un processo lineare ed inequivocabile, fondato su un suo sviluppo regolare e quasi necessario, si è sostituita l’esigenza di guardare a tale sviluppo come ad un processo complesso, di cui aspetto fondamentale è la coesistenza di forme e modalità diverse di conservare, rielaborare e tramandare la memoria di Gesù. La convinzione che il Vangelo, inteso quale forma letteraria, fosse l’esito naturale al finire della prima generazione dei seguaci di Gesù ha rappresentato per lungo tempo il presupposto ermeneutico attraverso cui leggere l’intera storia delle tradizioni su Gesù. Tale esito non solo non è dato sin dalle origini, ma trascura – se non addirittura cancella – la dimensione prevalentemente orale della storia del primo cristianesimo. È in un quadro completamente nuovo che deve porsi la nascita del vangelo e il confronto con altre coesistenti tradizioni su Gesù.
Il libro si interroga su quello che accadde prima che emergesse in via esclusiva l’opzione scritturistica e si affermasse la forma-Vangelo, facendo luce sulle modalità, in cui nella prima storia cristiana furono trasmessi gli insegnamenti, le parole e le azioni di Gesù, sul Sitz im Leben delle diverse tradizioni e sul dibattito che intorno ad esse andò sviluppandosi.
Nell'anno 326, secondo un'antichissima tradizione, Elena, madre di Costantino, scopre a Gerusalemme il legno della Croce. Quel 'legno' può, secondo l'imperatrice, ribadire il passaggio fisico di Cristo sulla terra e rendere più salda la fede della comunità dei cristiani, lacerata da divisioni interne. Per sollevare gli animi e stringere i fedeli attorno alla loro storia comune, Elena fa costruire un'imponente basilica sul Golgota, il 'Martyrium', emblema della passione di Cristo. Ma un luogo non è abbastanza. La basilica non può restare un guscio vuoto, bisogna dotarla di un cuore vivo, una reliquia. I Vangeli, però, lo dicono con chiarezza: non è possibile cercare il corpo di Gesù, i cristiani sono destinati ad adorare un sepolcro vuoto. La Croce, allora, può diventare il miglior surrogato di quel corpo. Quel legno intriso prima dal suo sudore, durante l'ascesa al monte Calvario, e poi dal suo sangue, durante le lunghe ore dell'agonia, può cambiare di segno e da patibolo diventare il fondamento della fede cristiana. L'imperatrice cerca, scava e infine trova: da quel momento la reliquia diviene l'emblema della Gerusalemme cristiana e la protagonista di una complessa serie di vicende, sempre al confine tra storia e leggenda, tra realtà e immaginazione.
Dalle sorprendenti e talvolta inquietanti reliquie dell'infanzia (che annoverano persino il latte della Madre di Dio) ai reperti della vita pubblica (tra cui le anfore di Cana, dove l'acqua divenne vino); dalle drammatiche sopravvivenze "fisiche" della Passione (il sacro calice, i chiodi della croce, la veste non divisa, le spine della corona), fino ai teli che fungono da testimoni silenziosi della risurrezione... una corsa nel tempo alla ricerca di quel che è rimasto dei giorni in cui Dio camminò sulla terra come uomo. Un viaggio alla scoperta di Gesù attraverso le testimonianze della devozione.
Chi è Gesù? E che cos'è un Vangelo? Con profondità non comune e in modo nuovo e semplice, l'autore ci aiuta a gustare un libro antico che in ogni pagina apre il lettore alla novità.Una sapiente introduzione al Vangelo di Marco, ricca di illuminanti intuizioni spirituali, per riscoprire un testo che ci interpella sulla nostra vita, sulla nostra fede e ci invita a esporci a un rapporto trasformante con la figura che è al centro della sua storia: Gesù di Nazaret.
Il romanzo su Gesù dello studioso Theissen.
Lo volevano morto da sempre, da quando era in fasce e un potente re ordinò ai suoi soldati di sterminare una schiera di piccoli innocenti, pur di eliminare il pericolo che incombeva sul suo trono. Adesso che ha poco più di trent'anni, un alto sacerdote vuole che sia ucciso per la minaccia che rappresenta da quando ha iniziato a predicare in pubblico parole mai sentite prima, che sembrano il compiersi di antiche profezie. Parole che scuotono le fondamenta di un potere insieme religioso, politico ed economico. Un seguace lo vende ai nemici, diventando l'emblema del tradimento. Un governatore che potrebbe salvarlo se ne lava le mani - e fornisce una squadra di efficienti sicari. Gli "uomini dell'oscurità" vogliono che sia eliminato. E Gesù di Nazareth muore. Sulla sua vicenda, sulle tracce che ha lasciato il delitto più noto della storia dell'umanità, indagano due investigatori di oggi. Armati di penna, di una mente aperta e di documenti, ripercorrono il cammino di un uomo condannato a morire e della sua parola, che non è morta con lui. Raccontato come un romanzo - giorno per giorno, ora per ora - un giallo verissimo, una storia che sfida le tenebre e lascia un indelebile solco di luce.
Secondo il Vangelo, Gesù amava stare a tavola con la gente. Era anche capace di far da mangiare: infatti si presentava come il "buon pastore", colui che dà il "pasto buono". Cosa ci insegna questa caratteristica (quasi ignorata) del Figlio di Dio? Un fatto molto concreto: cucinare non significa soltanto dare del cibo, ma soprattutto prendersi cura di ciascuno secondo i suoi bisogni. Ecco una "chef-teologia" dal sapore delicato, che nutre in profondità quanti hanno fame di senso e di vita. "Lievito e farina, ortaggi e agnello, pesce alla brace, il sale nella pasta...? Gesù sapeva cucinare. Anche in questo era (il) Maestro."
La vita di Gesù scritta con gusto e passione. L'attesa del Messia e le parabole che danno un'immagine nuova di Dio. La passione, la trasfigurazione, l'eucarestia. Gesù nella vita dei discepoli. Il cardinale Angelo Comastri conosce bene gli studi di cristologia; preferisce, tuttavia, accostarsi a Gesù con l'entusiasmo genuino del credente, con la fiducia generosa dell'uomo di fede.
"Qualcuno dice però che, tra le sofferenze di quella notte e del giorno successivo, la più grande per il Nazareno fu quella di non vedere me, e io penso che quel qualcuno abbia ragione, perché non solo io e quell'uomo eravamo veramente amici, ma lui è stato il più grande tra tutti i miei amici, e forse io il suo." Lo si capisce leggendo attentamente il Vangelo: quella tra Gesù e Giuda Iscariota fu una grande amicizia, che crebbe a dispetto della radicale differenza di vedute tra i due, e che nemmeno il tradimento riuscì a cancellare. Giuda amava la legalità, l'armonia, Gesù amava le eccezioni, e portava la guerra. Giuda è un ebreo devoto, un uomo razionale, che tradisce Gesù nella speranza di salvarlo dall'ira della gente e soprattutto dalla sua "presunta" follia, affidando il suo destino alla Legge di Mose mediante un regolare processo. Solo dopo avere compiuto il suo gesto Giuda comincia a rendersi conto dell'enormità del proprio sbaglio, e dell'orrore che, attraverso quella porta aperta, fa il suo ingresso nel mondo. Tuttavia l'ultima parola non è ancora stata pronunciata: nemmeno tutte le tenebre del mondo possono cancellare la realtà dell'affetto che li ha uniti.
"Quando a diciotto anni, da credente, da chi crede di credere, sono passato nella schiera di coloro che credono di non credere, Gesù non è sparito dalla mia vita, ha continuato a esistere come uomo davvero speciale; ha continuato a essere presente in me e a esercitare il suo fascino". Vittorino Andreoli affronta una grandiosa esplorazione del mistero di Gesù - personaggio storico e della tradizione - alla scoperta della sua più profonda umanità. Un viaggio che non trascura di perlustrare l'immaginario collettivo e il bisogno del sacro, scandagliando le diverse percezioni che oltre due millenni di storia hanno avuto dell'uomo che si proclamò Dio. Dopo aver esaminato Gesù come forma mentis e averne rilevato la presenza persino in religioni che hanno fondamento in personaggi "lontani" come nel buddismo e nell'induismo, lo psichiatra scava nel Gesù delle origini, senza disdegnare le fonti apocrife e le tesi dei più accreditati studiosi sui primi trent'anni nascosti, sulla morte e la presunta risurrezione. Fondandosi sulle categorie della "psichiatria della storia", Andreoli s'immerge poi nella parabola esistenziale del Cristo, fino a scomporre la maestosa pagina della Passione e i Septem verba in Cruce. L'avventura di questa ricerca ci restituisce l'immagine di un uomo, la cui personalità complessa non fu mai afferrata neppure da chi gli fu più vicino, un modello universale di umanità a cui la società del terzo millennio credente, non credente, atea, agnostica - dovrebbe tornare a ispirarsi.
Ambientato nella Polonia degli anni Trenta, questo sorprendente romanzo narra l'incontro tra un giovane ebreo e uno storico antisemita, Pan Viadomsky, il quale afferma di essere la reincarnazione di un ufficiale di Ponzio Pilato. Prende cosi il via un'insolita ricostruzione della vita di Gesù, compiuta attraverso la voce dello storico Viadomsky, quella del giovane ebreo, nel quale si sarebbe reincarnato Giovanni, allievo di Nicodemo, e un frammento del perduto Vangelo di Giuda Iscariota. Alternando con grande abilità due diversi piani temporali - la Palestina antica e la Varsavia su cui si allungano le ombre cupe dell'antisemitismo - Sholem Asch riuscì a creare un'opera tanto ambiziosa quanto rischiosa. Lui, ebreo praticante, pubblico il romanzo nel 1939 alle soglie della Seconda guerra mondiale, come richiamo alla riconciliazione religiosa di fronte all'intolleranza e alle persecuzioni dilaganti in Europa. "Il Nazareno", accolto con favore da parte del pubblico ma anche con molte opposizioni, tra cui quella della comunità ebraica che lo accusò di fare propaganda al Cristianesimo, fu seguito da altri due romanzi, in un'ideale "trilogia cristiana": nel 1943 "L'apostolo" (Castelvecchi, 2013) e nel 1949 "Maria".
Questa storia non mai è stata raccontata prima: è la vita di Gesù attraverso gli occhi di suo fratello Tommaso. "Gesù mi parlò della sua sofferenza e del modo in cui poteva essere alleviata. Disse che ciascuno di noi poteva scegliere di porre fine alla nostra sofferenza e abbracciare l'amore, e quando noi facevamo questo, il suo fardello di sofferenza gli veniva tolto, il che avrebbe poi alleviato il suo dolore sulla croce. Quello che noi facciamo adesso, e per sempre, cambierà ciò che gli successe allora" (Tommaso).