"Apocalisse" ovvero rivelazione, si tratta quindi della rivelazione di Dio agli uomini di cose che riguardano l'avvenire, in particolare gli "ultimi tempi". In questo testo ne viene fornita un'interpretazione celeste donata ai figli della Divina Volontà. Alcune cose note e meno note sulla fine dei tempi e sull'amore di Dio che vuole salvarci.
Il testo è un romanzo sulle vicende dell'infanzia di Gesù. L'Autore non tradisce il dato evangelico ma lo arricchisce di dialoghi e del racconto di situazioni che possono verosimilmente essere accaduti a Maria e Giuseppe prima della nascita del bambino e poi nella casa di Nazaret. Con uno stile dialogico, il testo vuole quindi presentare l'annunciazione dell'angelo alla Vergine, la sua visita alla cugina Elisabetta, gli eventi di Betlemme, l'incontro del piccolo Gesù con il vecchio Simeone e la profetessa Anna, la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme e il suo ritrovamento, nel Tempio, tra i dottori della legge.
Giampiero Comolli ci invita a scoprire il testo forse più oscuro e inquietante delle Scritture con approccio narrativo e a tratti autobiografico, spiegandoci in che modo si possa «meditare con l'Apocalisse» e raccontandoci come questo libro sorprendente offra in realtà aperture nuove e rasserenanti per noi tutti, credenti e non credenti, oltre che per la nostra epoca. «Malgrado la pa-radisiaca visione finale della Gerusalemme celeste, l'Apocalisse di Giovanni viene spesso intesa come un'opera fosca e disturbante, un testo biblico su cui si ha poca voglia di soffermarsi. Eppu-re questa straordinaria "Rivelazione di Gesù" apre in noi, versetto dopo versetto, inaspettati oriz-zonti di fiducia e gioia, di beatitudine persino... Ce ne accorgiamo nel momento in cui assumia-mo un atteggiamento più disponibile e aperto, un ascolto attento e meditativo, cui ci invita lo stesso Giovanni. Diventa allora possibile intraprendere un cammino di meditazione prendendo a guida proprio l'Apocalisse: oltre al crollo del mondo, Giovanni descrive infatti la prospettiva del suo magnifico rinnovamento, illuminando la nostra vita e inondandola di una speranza piena».
Nella predicazione del Papa, la meditazione delle pagine evangeliche costituisce uno dei momenti centrali, perché tutto nasce dal Vangelo e al suo messaggio tutto si riconduce, nella dimensione intima della fede e nella testimonianza della vita. A cominciare dal commento quotidiano delle letture della messa celebrata nella cappella della residenza di Santa Marta e, via via, nelle omelie, nei discorsi, nelle udienze, ben si vede come per il Papa sia un bisogno e un dovere prioritario mettersi personalmente a far assaporare la Parola di Dio, perché essa incontri e dimori nel cuore dei credenti. Nelle sue parole ritroviamo non solo l'originalità, la saporosità e la colloquialità del linguaggio che gli è familiare (le immagini, le metafore, le sottolineature), ma anche la congiunzione di una creatività meditativa che, attraverso un sobrio quanto intenso commento, sa esprimere l'essenziale da cogliere come esortazione spirituale, ammonimento morale, passione di ricerca. Concentrato sull'attualizzazione e la personalizzazione del Vangelo che deve vivere nell'oggi dell'uomo e penetrare ogni momento della sua esistenza, Francesco punta a far sì che il messaggio da cogliere non venga recepito come una bella «lezione» da ascoltare, ma arrivi a scuotere profondamente le coscienze e a portare ogni volta degli orientamenti concreti per la vita. Nel commento di Francesco ai brani evangelici si avverte la fede umile di chi vive dentro di sé quello che annuncia, e l'afflato del pastore che si pone in dialogo con chi lo ascolta, nella comune ricerca della verità e del bene, attinta alla luce e alla speranza del Vangelo. E in questo si avverte la tenerezza paterna del Papa; la premura materna della Chiesa che si riflette nelle sue parole; la forza dello Spirito - così spesso invocato - che lo illumina e lo guida. C'è in sostanza tutta la dimensione spirituale, ecclesiale e umana della predicazione come discernimento, messaggio e incontro, che si nutre anche della semplicità sapiente di Francesco nell'annunciare e testimoniare il Vangelo come Parola che vive. Nei testi qui raccolti appare nitidamente questa dimensione, nella quale si può leggere lo stesso tratto distintivo del suo pontificato, ovvero gli orizzonti ecclesiali e pastorali verso i quali desidera che la Chiesa cammini per essere autenticamente se stessa. Che siano alcuni momenti della storia di Gesù evidenziati nella prima parte di questa silloge oppure, nella seconda, alcuni aspetti fondamentali del messaggio evangelico, emerge sempre chiaramente ciò che per Francesco conta di più nell'incontrare Cristo e nel rimanere nel suo amore.
L'originale conclusione del vangelo di Marco, con le donne che fuggono silenti dal sepolcro senza comunicare a nessuno l'annuncio di risurrezione, ha da sempre interrogato il mondo dell'esegesi. Perché le donne sono descritte travolte dalla paura, subito dopo aver appreso che il Crocifisso è risorto? Come mai il racconto non si conclude in un'atmosfera di gioia e di successo, come sarebbe lecito e ragionevole aspettarsi? Perché Marco avrebbe deciso di arrestare il motore della sua narrazione proprio nel momento in cui le prime testimoni della Pasqua di Gesù «falliscono» il mandato di diventarne anche annunciatrici ai suoi discepoli? Questo libro si propone di offrire un'originale risposta a queste domande, interrogando testi significativi del secondo vangelo e mostrando come la scelta di «non concludere» con l'ovvietà di un lieto fine corrisponda, in realtà, all'intenzione di non fallire l'obiettivo di realizzare una comunicazione adeguata a esprimere la follia e lo scandalo di un Cristo risorto perché crocifisso.
Nell'intimità del cenacolo, Gesù trascorre con i discepoli gli ultimi momenti prima della Passione. È desideroso di rivelare i suoi segreti e di affidare loro il suo "testamento", la sua parola di vita. Vuol far nascere nel cuore di ogni discepolo una comunione piena con lui, suscitando un'esistenza di amore che apra anzi la persona all'origine trinitaria del proprio essere. Perché la realtà della vita è data in forma piena dall'agápe: qui l'uomo conosce Dio e partecipa alla vita stessa di Dio. I discorsi di Gesù «sono come fiotti di sangue sgorgati dal suo cuore gonfio d'emozione e prossimo a spezzarsi». Al ricordo del passato è legata la visione del futuro. I sentimenti del momento solenne si intrecciano con la tensione drammatica provocata dalla imminenza della Passione - avvenimento atteso, temuto e già iniziato. Questo commento originale alle pagine del Vangelo di Giovanni opera una sintesi tra esegesi critica e intelligenza spirituale delle Scritture, secondo lo spirito dei Padri, particolarmente importante anche per la chiesa e per il mondo di oggi, in vista di un'efficace evangelizzazione.
Il Vangelo narra che il corpo di Gesù, deposto dalla croce, fu composto in un lenzuolo - in greco sindon - che fu poi trovato vuoto nel sepolcro. Che tracce ha lasciato di sé nei secoli questo prezioso telo? Gli autori di questo volume ripercorrono gli spostamenti del Sacro Lino, oggi conservato a Torino, da quando appare in Francia a metà del XIV secolo, fra guerre e rivendicazioni, occultamenti e venerazioni, fotografie e analisi scientifiche. Una datazione eseguita nel 1988 collocò l'origine della stoffa nel Trecento, ma quest'analisi non è stata esente da critiche; le antiche raffigurazioni di Cristo appaiono ispirate dalla Sindone, suggerendo così che il venerato lino sia ben più antico. Altre datazioni hanno riportato l'origine della Sindone all'epoca di Cristo. Dove è stata conservata prima della sua comparsa in Europa? Gli autori sono risaliti fino al misterioso panno chiamato Mandylion, nascosto a Edessa, una città nel sud-est dell'attuale Turchia: molti indizi permettono di dedurre che fosse in realtà la Sindone. Questo libro vuole essere dunque un viaggio avventuroso attraverso le ricerche storiche e scientifiche condotte sulla Sindone, per capire ciò che ormai è stato appurato e affacciarsi sulla soglia dei misteri ancora da svelare; un viaggio durante il quale le scoperte sorprendenti che vi attendono non vi deluderanno. Si ripercorrono i primi secoli alla ricerca di indizi della sua esistenza e si confronta l'analisi dell'impronta lasciata dal cadavere con ciò che è noto dalle fonti romane sulla crocifissione e dai Vangeli sul momento della deposizione del corpo di Gesù nel sepolcro. Così che il viaggio si conclude nel luogo da cui è partito.
"L'uomo che non voleva morire" è un saggio costruito attraverso un'originale rilettura degli ultimi capitoli del Vangelo di Marco. Il saggio si snocciola tra considerazioni storiche e teologiche circa la figura di Cristo ma con incursioni anche nella quotidianità attraverso le varie esperienze che l'autore ha fatto in qualità di criminologo nei luoghi della violenza e della sofferenza. L'autore alterna infatti una serie di capitoli dal sapore più prettamente attuale e psicologico intorno alla figura del padre, alla psiche, alla concentrazione e alla mindfulness, a passaggi più prettamente esegetici e interpretativi dove si addentra intorno alla figura tutta umana di Gesù, riportando ipotesi, dati, informazioni spesso anche rare e di indubbio valore storico-esegetico. Il libro si adatta bene sia a chi ha già conoscenze specifiche intorno alla figura di Cristo sia a chi intenda, attraverso una inedita chiave di lettura, avvicinarsi sia storicamente che psicologicamente alla figura di questo giovane di Galilea.
Questo volume vuol essere un sussidio per coloro che, durante quest'anno liturgico, intendono essere aiutati a leggere il Vangelo di Matteo, il quale mette in risalto la figura di Gesù maestro che, in quanto Emmanuele, ci accompagna tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
La traduzione dei due curatori è stata arricchita da chiare ed essenziali note di commento.
Solo con la prima Lettera ai Corinzi compare il mandato di reiterare l’ultima cena narrata dai vangeli sinottici. È dunque da attribuire a Paolo la forma di questa tradizione e la sua istituzione come modello di riferimento.
Commemorazione del Signore e annuncio della sua morte, il banchetto dei cristiani viene inquadrato in questo volume nel contesto più generale dei pasti di Gesù con i discepoli, un aspetto finora poco esplorato dagli studiosi dell’origine dell’eucaristia.
L’indagine su questi testi consente di riflettere sul fatto che le celebrazioni delle Chiese di oggi dovrebbero essere, anch’esse, manifestazioni della messianicità di Gesù e quindi divenire tavole aperte a tutti, anche al fariseo e alla peccatrice.
Nella linea di ricerca inaugurata con Storia e ideologia nell'Israele antico e proseguita poi con Mito e storia nella Bibbia, il nuovo volume di Giovanni Garbini raccoglie una serie di contributi recenti, in parte inediti, dedicati alla storia e alla cultura dell'Israele antico e ai loro sviluppi fino agli albori del cristianesimo. Preceduto da pagine che si muovono nell'ambito biblico dai primi capitoli della Genesi a profeti come Michea e Isaia, passando per i libri storici ai quali si deve gran parte della nostra conoscenza della storia antica di Israele, l'ultimo studio espone la problematica dell'esistenza di un vangelo aramaico di Matteo, di cui parla un celebre nome del secondo secolo cristiano, Papia vescovo di Ierapoli in Frigia. A detta di Garbini l'interesse di questo vangelo attribuito a Matteo - e scritto nella lingua parlata da Gesù stesso - sta nella straordinaria importanza che sotto il profilo sia cronologico sia letterario esso riveste per l'affermazione della forte componente giudaica che nei primi decenni del movimento cristiano venne a contrapporsi al filone più propriamente messianico che predicava l'imminenza del regno di Dio.
Uno dei testi principali della tradizione protestante, tratto dal commento di Lutero alla lettera ai Romani di san Paolo. Un'esortazione - ancora oggi di grande attualità - al popolo cristiano che deve seguire radicalmente il Vangelo. Sono pagine da cui il grande tema luterano della grazia di Dio che salva l'uomo si coniuga con l'invito all'uomo di ogni tempo affinché cambi vita e risponda alla grazia con il cambiamento della propria esistenza. Noi siamo donne e uomini nuovi, annuncia Lutero, grazie al Vangelo di Cristo che ci è stato dato: comportiamoci di conseguenza, mutando le nostre relazioni all'interno della Chiesa e come testimonianza per il mondo.