La vocazione, la preghiera, la comunità, l'obbedienza, il combattimento spirituale, il silenzio. Attraverso l'affascinante racconto di dom Jean-Marc Thevenet, abate della celebre abbazia cistercense d'Acey, fondata in Francia nel 1136, si può ripercorrere la giornata di un monaco. E intuire che le comunità monastiche dicono ai pellegrini e ai vagabondi - e un po' tutti lo siamo - che la «comunione è possibile», nonostante le barricate che si erigono e muri che si alzano. Perché comunione e ospitalità sono inseparabili.
Partendo dal monachesimo precristiano e biblico, il volume affronta il periodo di gestazione, il monachesimo del deserto e il primo monachesimo cristiano (eremiti copti, cenobiti, la grande tradizione siriaca, la Cappadocia); segue poi, in parallelo, il filone orientale (san Basilio, san Saba, san Teodoro, il monachesimo sotto l'Islam), e occidentale (monachesimo agostiniano, ispanico, irlandese, benedettino), analizzandone i reciproci apporti. Una storia che, attraverso i grandi snodi europei (Gregorio Magno, la riforma carolingia, Cluny) e un millennio di evoluzione in oriente (Bulgaria, Serbia, Armenia, Georgia, Romania, Sinai, Russia) giunge ai nostri giorni, comprendendo i contributi del monachesimo all'ecumenismo e mostrandone la peculiare capacità di valorizzare il dialogo e lo scambio tra le religioni. I monaci collaborarono in misura decisiva all'evangelizzazione dell'Europa e svolsero un ruolo fondamentale non solo per la salvezza della cultura classica ma anche per il dissodamento delle terre e lo sviluppo dell'agricoltura, nell'orizzonte di un'azione di coniugazione costante di preghiera e lavoro. Questo atlante vuole essere la testimonianza illustrata del sistema di vita, liturgia, cultura, lavoro, memoria e contemplazione incarnata dai monaci che, nel loro "stare nel mondo senza essere del mondo", hanno cambiato la storia e il suo paesaggio culturale e naturale.
Il volume comprende le seguenti opere: La meditazione; La Parola di Dio; La realtà dell'amore; Cosa si deve amare veramente; I cinque settenari; I sette doni dello Spirito Santo. Sono proposte per la prima volta in Italia con il testo critico e la traduzione italiana a fronte, corredata da un commento aggiornato. Si tratta di opere tanto brevi quanto decisive per lo sviluppo della teologia e della spiritualità cristiana. Ebbero un'influenza importante nella mentalità comune e nell'arte. Si pensi ad esempio a I cinque settenari, che Ugo individua nei sette vizi capitali, nelle sette domande della preghiera del Padre Nostro, nei sette doni dello Spirito Santo, nelle sette virtù e nelle sette beatitudini. In questi testi etico-spirituali, per certi versi più che nei trattati filosofico-teologici, si rivela non solo l'impegno quotidiano di Ugo come formatore di coscienze - fu insegnante e forse priore di San Vittore - ma anche la riconosciuta qualità e finezza della sua scrittura. Introduzione, testo critico e note di Roger Baron.
I monasteri benedettini sono da 1500 anni un esempio illuminante di che cosa significhi vivere e lavorare in un contesto dove tutti abbiano chiari finalità e obiettivi, ruoli e mansioni e sappiano fare della comunità il proprio punto di forza. Un'organizzazione perfetta che ha attraversato i secoli e che molte cose può dire al mondo manageriale, grazie alla corretta gestione di valori condivisi, a una leadership diffusa e alla capacità di far lavorare insieme persone motivate e consapevoli delle proprie responsabilità. La Regola di San Benedetto è stata per secoli il faro di questi monasteri e ha saputo irradiare buon senso unito a un'estrema concretezza. Oggi rappresenta un richiamo forte alle radici comuni del vivere organizzato, alle sue regole di appartenenza può contribuire a ridare slancio alla vita aziendale e al governo delle imprese. Premessa di Roberto Comolli. Prefazione di Giuliano Vigini.
La pratica del digiuno e le scelte alimentari rivestono un'importanza fondamentale per la storia del movimento monastico nella tarda antichità, nonostante la carenza delle fonti materiali e il fatto che cibo e bevande possiedono un significato simbolico non univoco, bensì continuamente rimodulato, anche all'interno di uno stesso contesto culturale e religioso. In merito alla pratica ascetica del digiuno l'autore prende in esame due esempi. Il primo riguarda Paolo il Semplice, che per essere accolto come monaco da Antonio viene sottoposto a diverse prove, in cui il cibo e l'acqua svolgono un ruolo centrale. Il secondo è un passo delle Confessioni in cui Agostino afferma di lottare "ogni giorno contro la concupiscenza del cibo e della bevanda" perché, a differenza dei "piaceri venerei", la gola è più difficile da tenere a freno. Dai due casi emerge che la sfida più importante degli asceti non consisteva nel reprimere il desiderio sessuale, come invece sostiene lo storico Peter Brown, ma nel controllare la fame e la sete. La categoria moderna di sessualità, dunque, sarebbe poco adatta per comprendere il fenomeno tardoantico dell'ascetismo.
In un'epoca come la nostra, in cui il ruolo della donna è venuto ad affermarsi sempre di più anche nella vita pubblica, ci si è completamente dimenticati di quanto l'emancipazione delle donne abbia ricevuto una vera e propria spinta dal Cristianesimo delle origini. L'autrice della presente opera si propone di dimostrare come, fin dalle origini del Cristianesimo, la donna abbia avuto una partecipazione attiva e con pari dignità dell'uomo alla vita stessa delle primissime comunità cristiane, come dimostrato dall'esistenza del diaconato femminile e ricevendo, inoltre, la possibilità di svincolarsi dall'autorità maschile. Significativo esempio è l'affascinante vita della diaconessa Olimpia, personaggio di primo piano nella Chiesa orientale. Fu figura di grande asceta che visse in povertà, donando ai poveri le proprie ricchezze. Personaggio di eccezionale carisma, venne ordinata diaconessa ancor prima dell'età minima permessa; godette di una stima incondizionata da parte dei più grandi teologi e padri della Chiesa a lei contemporanei e seppe tener testa ai potenti della terra, incluso lo stesso imperatore.
Il bisogno di verità e di autenticità poggia su tre piedi: sul ricordo dettagliato del passato, sullo sguardo nostalgico e non critico rivolto al presente e, soprattutto, sulla ricerca della Montagna che si nasconde dietro a quanto il passato mostra e si perde in quanto il presente manifesta. È la Montagna che trascende la storia, le immagini, le impressioni, le misure e i criteri umani. È ciò che senti ma fai fatica a esprimere, percepisci ma non comprendi. È la Montagna che devi tuttavia salire. È la Montagna "in cui Dio si è compiaciuto di abitare", la Montagna "in cui il Signore dimorerà per sempre" (Sal 67,16).
Scritta all’inizio del VI secolo, la Regola di san Benedetto conserva ancora oggi tutta la sua bellezza e validità. È un testo fondamentale non solo per i monaci che ad essa si ispirano, ma anche per ogni discepolo che vuole fare del Maestro l’unico punto di riferimento della sua vita. Sicuramente un libro che non può mancare nella biblioteca di un cristiano impegnato o anche semplicemente di chi desidera conoscere più da vicino il fenomeno del monachesimo nella Chiesa.
Originario dell'Irlanda (nacque intorno al 540), nelle sue peregrinazioni missionarie Colombano giunse a evangelizzare i pagani di alcune regioni della Gallia, in particolare la Borgogna, e della Svizzera, e in Italia il popolo longobardo. Ovunque fondò monasteri, l'ultimo dei quali a Bobbio, dove morì nel 615.
Il volume è dedicato a Madre Pia Gullini una delle fondatrici della comunità monastica femminile trappista che si è insediata presso il famoso monastero di Vitorchiano (Viterbo). Il volume è riccamente illustrato con immagini recenti e d'epoca del famoso monastero. La comunità di Vitorchiano e le sue case-figlie, sparse per il mondo, hanno saputo accogliere e realizzare l'eredità di Madre Pia, che consiste nell'amore a Dio e al prossimo, alla Chiesa, all'Ordine e alla missionarietà. Attraverso la completa dedizione delle loro superiore e l'intelligente ed equilibrata lettura dei segni dei tempi e del passaggio epocale che il mondo sta attraversando, hanno reso possibile il compimento concreto del desiderio di Madre Pia.
Questo piccolo libro presenta una trentina di lettere che don Efrem Cirlini scrisse a Emanuela Ghini, monaca carmelitana scalza. Nella Introduzione essa traccia il percorso spirituale del suo interlocutore dentro la vicende della comunità orante della Piccola Famiglia dell'Annunziata, fondata nel 1956 da Giuseppe Dossetti nella Chiesa di Bologna, e chiamata dagli arcivescovi Manfredini prima, e Biffi poi, a prestare il suo servizio monastico diocesano nel luogo delle stragi naziste di Monte Sole (Marzabotto, 1944). Il libro ha un'attenta Prefazione di don Athos Righi, per molti anni superiore della Comunità di don Efrem.