Intorno a questo "manifesto" della Riforma italiana, scritto dal monaco Benedetto da Mantova con il poeta Marcantonio Flaminio e stampato anonimo a Venezia nel 1543, ruota - quale oggetto di diffusione clandestina nell'area europea - un'intera, ampia sezione del romanzo Q di Luther Blissett.Scritto poco dopo il fallimento del Colloquio di Ratisbona tra cattolici e protestanti del 1541, questo "bestseller " religioso italiano del Cinquecento fu opera del monaco benedettino cassinese Benedetto Fontanini e dell'umanista Marcantonio Flaminio. Uscito anonimo, il trattato - che afferma l'unità dei "veri cristiani" oltre i confini delle chiese istituzionali e fonda la vita morale sul "beneficio di Cristo", ovvero sulla grazia - fu più volte ristampato e tradotto, nonché condannato dall'Inquisizione. Apprezzato nei circoli erasmiani e riformatori oltre che dai fautori del rappacificamento tra i cristiani, fu soprattutto il "manifesto" dei seguaci di Juan de Valdés e dei riformatori d'oltralpe, recuperati alla tradizione dei Padri della chiesa.
Parlando con un ambasciatore, Papa Giovanni XXIII ebbe a dire: "Voglio scuotere la polvere imperiale che dal tempo di Costantino si è depositata sul trono di Pietro". Paolo VI arriva a dare concretezza a questo "sogno" del suo predecessore. Nel desiderio di rinnovamento e aggiornamento suscitato dal Concilio Vaticano II, con la Costituzione Apostolica "Regimini Ecclesiae" del 15 agosto 1967, e con il Motu proprio "Pontificalis Domus" del 28 marzo 1968, si impegnò a snellire quell'apparato che dava del pontefice e della curia romana l'immagine di una "Corte" non più adatta ai nuovi tempi. Nel suo discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2014 Papa Francesco è stato ancora più forte ed esigente: la curia romana è come un corpo complesso; per vivere ha bisogno non soltanto di nutrirsi ma anche di curarsi da malattie e tentazioni che ne indeboliscono il servizio al Signore. Con rapidi cenni, si è voluto ricordare la "carriera" e l'"impegno" di Montini nel servizio della Santa Sede.
La scienza conduce l'uomo lontano dal concetto di "creazione" e dalla sfera della Trascendenza? I presupposti della filosofia scolastica sono crollati dinnanzi al suo progresso? Non v'è più spazio per la ricerca e per il rinvenimento di quel Più, di quell'eccedenza di significato che permea la realtà? Infine, ipotesi cosmologiche come quella del Big Bang e articoli di fede come quello della creazione dell'Universo dal nulla sono stati ormai posti in una contraddizione insolubile? Questi, ed altri, gli interrogativi affrontati nel testo. Sulla base di considerazioni filosofiche nonché con l'ausilio di alcune scoperte della scienza naturale del XX secolo e di geniali intuizioni di alcuni suoi protagonisti, è desiderio dell'autore mostrare come l'uomo non solo non abbia ancora carpito il senso profondo, più misterioso e recondito, della Natura - ammesso che egli possa anche soltanto pretendere di farlo, come nel caso della tanto sospirata "teoria del tutto" (theory of everything) - ma come le molteplici questioni scientifico-naturali ancora (momentaneamente?) insolute...
Un'ecclesiologia alla luce delle Spirito Santo, nei discorsi e nelle omelie del pontificato di Paolo VI. La figura e il pensiero di Paolo VI si fa interprete di un'ecclesiologia alla luce dello Spirito Santo i cui pieni sviluppi appartengono al post Concilio Vaticano II. Il saggio parte dalle allocuzioni e discorsi pronunciati da Paolo VI nei periodi II-IV del Vaticano II; viene data poi qualche esemplificazione del rapporto Chiesa-Spirito in alcuni suoi documenti. Vengono esaminati quindi i discorsi e le omelie dettate in occasione o in prossimità della Pentecoste nei diciassette anni del suo pontificato; in particolare, l'indagine viene ristretta all'enciclica "Ecclesiam Suam", alla Solenne professione di fede, alla Costituzione Apostolica "Divinae consortium naturae" e all'Esortazione "Gaudete in Domino".
"Le religioni e le arti" offre una proposta in merito al dialogo che il campo artistico intrattiene con il campo religioso attraverso la lente plurimetodologica dei religious studies. Osservare e comprendere i modi in cui il campo dell'arte è in relazione a diverse forme di spiritualità e religiosità consente anche di individuare gli spazi per l'elaborazione di inediti processi di ridefinizione del campo religioso: arti e religioni sembrano collocarsi, nella contemporaneità, in una relazione di mutua dipendenza, inducendo reciproche e significative azioni e reazioni. Con questi presupposti il volume allarga la prospettiva di studio dal cinema ad altre forme di espressione artistica, includendo le arti visive (cinema, fotografia, video-arte, installazioni), quelle figurative (pittura, scultura, arti plastiche, disegno), e quelle performative (teatro, danza, musica, opera lirica) allo scopo di arricchire le possibilità di ricerca e i campi di osservazione con l'obiettivo precipuo di porre una particolare attenzione alla complessità delle relazioni contemporanee tra religioni e arti, privilegiando quei fatti artistici che stabilivano un dialogo consapevole con il fenomeno religioso, individuando con esso precise traiettorie discorsive.
"Gli stimoli provenienti a una società sempre più cosmopolita e policroma, qual è quella in cui viviamo oggi, potranno probabilmente mettere in condizione i giovani studiosi di apprezzare i "cristianesimi" dell'antichità, nelle loro diverse declinazioni e caratterizzazioni culturali meglio di quanto non sia avvenuto nei decenni scorsi, quando si era persuasi di separare con l'accetta bianco e nero, verità ed errore, ortodossia ed eresia, e ciò a discapito dei chiaroscuri di cui è fatta la storia e la vita stessa, anche quella degli antichi cristiani" (G. Rinaldi). Questo libro intende offrire ai lettori un panorama il più completo possibile delle fonti utili per studiare le correnti del cristianesimo antico che sarebbero state poi definite "ereticali". Lo studio non comprende solo le fonti letterarie ma anche quelle documentarie: archeologia, iscrizioni, papiri. Inoltre, per la prima volta, sono presentate le testimonianze dei pagani sulle eresie e sulle lotte interne tra cristiani. Il repertorio include un elenco completo delle leggi dei secoli IV-V miranti a reprimere il dissenso religioso e le eresie.
La corrispondenza intercorsa nell'arco di ventisette anni (1925-1952) tra Eugenio Zolli (1881-1956) e Raffaele Pettazzoni (1883-1959) rende testimonianza di una lunga e feconda collaborazione scientifica fra i due studiosi e, anche attraverso la narrazione di vicende e traversie accademiche, aiuta a ricostruire il contesto in cui si afferma la storia delle religioni, si compie la parabola del modernismo, si diffonde la psicoanalisi. Dettagli talvolta marginali, in apparenza insignificanti, rendono l'epistolario documento di un momento breve ma rilevante della storia italiana nella prima metà del Novecento. Il lavoro di Alberto Latorre contribuisce a restituire alla storiografia contemporanea Eugenio Zolli, uno dei suoi dimenticati protagonisti, e getta un ulteriore sprazzo di luce sull'attività civile e scientifica di uno dei padri fondatori della storia delle religioni italiana, Raffaele Pettazzoni, a cavallo del periodo storico più doloroso della storia nazionale.
In questo particolare contesto storico, il volume, diventa un'occasione utile per verificare se e fino a che punto la Chiesa cattolica si è fatta plasmare dall'autocoscienza profetica della sua identità e missione profilata nel Concilio. Esso raccoglie infatti una serie di saggi e interventi sull'evento conciliare, sui suoi documenti e sulle sue prospettive che tuttora ne descrivono l'attualità in sintonia con il magistero di Papa Francesco, entrando nel vivo del dibattito sulla comprensione del Vaticano II e sulle piste concrete di attualizzazione del suo messaggio. Il percorso così tracciato sottolinea che l'annuncio del Vangelo deve oggi incrociare, in spirito di ascolto, di dialogo, di compagnia i pensieri e i propositi di pace, di fraternità e di giustizia che ovunque germogliano nell'impegno a partorire quella "rivoluzione spirituale e culturale" (così Papa Francesco) realisticamente in grado di promuovere i paradigmi nuovi di pensiero e di prassi che il nostro tempo invoca.
In vista dell'apertura dell'Anno Santo della Misericordia, voluto da papa Francesco come momento di opportunità e grazia per la Chiesa tutta, l'Editrice Ave propone una nuova edizione del libro, con l'antologia aggiornata e la Bolla di indizione Misericordiae Vultus. "Tutto ciò che è vero e bello è sempre pieno di misericordia infinita", scrive Fëdor Dostoevskij ne I fratelli Karamzov. Perché la misericordia brilla come una stella nel cielo di Dio. Quella misericordia che è ora al centro della predicazione di papa Francesco. Così come è stata, tra Antico e Nuovo Testamento, la prima qualità del Signore, il lato materno di Dio. L'antologia, curata da Luca Sardella, giovane sacerdote di Chiavari, e Claudia Carbajal de Inzaurraga, dell'Azione cattolica argentina, mostra la centralità di questo tema nella predicazione e nell'azione pastorale del Papa, già da arcivescovo di Buenos Aires. Introduce il libro Pietro Pisarra, sociologo e giornalista.
Il Concilio Vaticano II, collocato non solo cronologicamente nel mezzo del XX secolo, è stato provocato (il verbo è di Paolo VI), quasi motivato da quelle domande che la riflessione sull'uomo e sulla sua storia aveva accumulate nella prima parte del secolo, ed è così divenuto un crocevia dell'umanesimo contemporaneo. Quali furono gli elementi della cultura moderna che maggiormente influirono sui dibattiti dei padri conciliari? Quali gli esiti che si ebbero e le influenze che i documenti e le deliberazioni conciliari esercitarono nel campo degli studi accademici e sulla produzione artistica? Questo volume raccoglie i contributi presentati in occasione del Convegno di studi "Il Concilio Vaticano II e l'umanesimo contemporaneo", promosso nella primavera del 2014 dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica di Milano e dedicato al nodo problematico rappresentato dal rapporto tra le discipline umanistiche e il messaggio conciliare, partendo dal presupposto che ancora oggi, e forse anche domani, la storia e la filosofia continueranno a porre interrogativi che pertengono profondamente alla vita pratica dell'uomo, e quindi interpellano continuamente la Chiesa e la sua missione nel mondo; che ancora oggi, e forse anche domani, la letteratura e le arti forniranno una conoscenza indispensabile e insuperabile della natura dell'uomo, perché ne dichiarano grandezze e miserie, aspirazioni e delusioni, sogni e realtà, ne rivelano cioè lo spirito più profondo.
A cento anni dalla nascita, l'azione e il pensiero di Agostino Casaroli rimangono testimoni di una figura emblematica dell'azione della Chiesa a favore della dignità umana. "Quel grande cardinale" paradigma del "mediatore", come lo ebbe a definire in una omelia a Buenos Aires nel settembre del 2008 Jorge Mario Bergoglio. Il presente volume, attraverso gli iscritti di studiosi ed ecclesiastici, ricostruisce il cammino percorso da Casaroli dai sui primi impegni diplomatici fino alla nomina a capo della Segreteria di Stato vaticana, e poi per un decennio accanto a San Giovanni Paolo II. Dall'America Latina, all'Est Europa ancora soggiogata dal comunismo, dalla Conferenza di Helsinki alla firma dell'Accordo di modifica del Concordato Lateranense e nel quotidiano agire a favore dei giovani emarginati Casaroli è stato uno sguardo lungo per la Chiesa all'insegna di carità e libertà. Come ricordato dal suo attuale successore Pietro Parolin: "carità e libertà non erano per lui magnifici concetti teologici o filosofici. Erano impegno nella storia, diplomazia e politica, incontro con le persone, ascolto dei poveri, fatica quotidiana ma anche gusto di vivere, preghiera connessa ai fatti del reale, unione con Cristo, intercessione di Maria".