Meditazioni sulla Chiesa, comunità ecclesiale cristiana, che incarna l'esperienza comunitaria di amore evangelico. Un "giardino" in cui fioriscono le parole di Gesù: è la caratteristica prospettiva da cui Chiara Lubich coglie ciò che è la Chiesa nei piani di Dio. La vede perciò innanzi tutto nella sua dimensione carismatica, come "Vangelo incarnato", e in questa chiave legge anche la sua dimensione gerarchica. In profonda sintonia con il Concilio Vaticano II, la fondatrice dei Focolari dischiude, negli scritti raccolti in questo volume, l'esperienza della Chiesa come Popolo di Dio, unito da una corrente d'amore che nasce dal cuore stesso di Dio ed è capace di rinnovare tutti gli ambiti della vita umana. A partire da Gesù crocifisso e risorto che vive in mezzo ai suoi, si può rinnovare nell'oggi il miracolo della Pentecoste: molti che diventano un cuor solo e un'anima sola e si aprono a un dialogo senza confini.
La «sinodalità» - antica e profetica parola che riguarda l'intero popolo di Dio e contrassegna il pontificato di Francesco - viene esaminata in questo libro dal punto di osservazione della sua giustificazione teologica. La «teologia della sinodalità» è infatti necessaria sia per aiutare la missione e la pastorale a fronteggiare le «croci dell'ora» (don Primo Mazzolari), sia per vivere in modo gioioso e fervido le «grazie dell'ora» che lo Spirito sta procurando a questo tempo di storia cristiana. Accettare e vivere la grazia sinodale significa dunque ritornare alle radici del concilio Vaticano II per assaporarne uno dei frutti migliori.
È lecito criticare il papa? Quali sono i limiti alla sua plenitudo potestatis? Qual è il ruolo del popolo di Dio? Quali sono le forme di consultazione dei fedeli in materia di dottrina? Da questi interrogativi parte la riflessione dei cardinali Raymond Leo Burke e Walter Brandmüller , due dei firmatari dei Dubia riguardo all'esortazione papale Amoris laetitia insieme ai compianti cardinali Joachim Meisner e Carlo Caffarra, recentemente scomparsi. Oltre a loro, Mons. Athanasius Schneider, l’ex presidente del Senato Marcello Pera, il demografo Renzo Puccetti e il giurista Valerio Gigliotti offrono il loro contributo per venire in aiuto di una Chiesa in stato confusionale, spesso troppo interessata a rinnegare il suo insegnamento per inseguire l’applauso del mondo. In chiusura è posta la solenne Declaratio, una concisa professione di fede al Magistero di sempre della Chiesa cattolica volta a riaffermare i punti della dottrina e della morale oggi più controversi.
Solo la Chiesa cattolica può definirsi la vera Chiesa, voluta e fondata da Gesù Cristo: in questo saggio il grande sacerdote convertito dall’anglicanesimo Robert Hugh Benson risponde alle argomentazioni di chi accusa i cattolici di scarsa democrazia e tolleranza e di aver favorito così la sempre maggiore scelta del motto “Cristo sì, Chiesa no”. Il cattolicesimo è invece l’unica forma di cristianesimo veramente universale che sa accogliere e valorizzare tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro nazione di provenienza, dal ceto sociale e dalle capacità personali. Infatti, la Chiesa è un grande corpo in cui Cristo gioca un ruolo essenziale, vivificandola e parlando a tutti quelli che accolgono la sua Parola.
Al termine di un itinerario formativo articolato in sette "lezioni" tra loro connesse, proposte nelle sette zone pastorali, al clero e ai consiglieri e collaboratori delle comunità, il Vicariato per la Formazione Permanente del Clero della diocesi di Milano ha raccolto in questo volume gli interventi dei relatori intervenuti. Come sottolinea l'arcivescovo Mario Delpini, ciò consente di «apprezzare il disegno unitario e i singoli approfondimenti e offre la possibilità di rileggere, approfondire, discutere i contenuti per rendere più argomentata la persuasione, più illuminata la pratica e più attrezzata la capacità di valutazione critica di quello che le comunità vivono nel desiderio di essere quella Chiesa che Gesù vuole».
Quanto conta la speranza nella vita morale del cristiano? Si può affermare che essa, nella sua fenomenologia, sia il costitutivo della Chiesa, che la mattina di Pasqua canta surrexit Christus spes mea? La stessa Chiesa che due giorni prima l'aveva visto morire sulla croce e il giorno appresso chiudere nel sepolcro ha sperato contro ogni speranza, ha visto l'invisibile e ha vinto sulla sempre ed incombente tentazione della disperazione.
La dottrina sociale cattolica si esprime nei testi del Magistero della Chiesa dalla Rerum novarum di Leone XIII in poi, ma le sue radici risalgono alla Sacra Scrittura e in particolare al Vangelo di Gesù Cristo. Vivere insieme nella società, con rispetto per l’intrinseca dignità di ciascuno e di tutti, significa vivere secondo la giustizia, che tutela i beni fondamentali della persona umana in famiglia, in politica, in campo economico e nei rapporti internazionali. L’amore cristiano verso Dio e verso il prossimo, in quanto risposta dell’uomo all’amore totale e salvifico rivelato e attuato da Dio in Cristo, costituisce un punto inderogabile per la dottrina sociale, purificando il pensiero razionale da cortocircuiti e strumentalizzazioni. Anche se l’amore cristiano va oltre le sole esigenze della giustizia, esprimendosi nella misericordia, tuttavia non trascura la giustizia, ma la persegue quale giustizia superiore di Gesù. L’analisi teologico-morale coglie il meglio della riflessione razionale per poter svelare le implicazioni morali del Vangelo rispetto ai vari settori della vita sociale, affinché ci sia da parte dei cristiani una coerente testimonianza di vita, che contribuisca a promuovere la convivenza pacifica nel rispetto dei diritti fondamentali di tutta l’umanità. Senz’altro, ciò richiede di osservare i fatti concreti della realtà e di rilevare i segni dei tempi, ma esige anche un’attenzione precisa e sistematica a quei principi, norme morali e leggi giuste, espressi nella dottrina sociale, senza i quali non ci può essere né giustizia, né misericordia, né amore vero per il prossimo.
La Gnosi è un'eresia che pretende che la salvezza non venga da Dio ma dall'uomo attraverso una conoscenza iniziatica che rifiuta la realtà naturale per riplasmarla. Da sempre presente nella storia del cristianesimo e ripetutamente condannato, lo gnosticismo è stato inteso invece negli ultimi anni come un contributo positivo al dibattito teologico e uno sviluppo dialettico utile al futuro della Chiesa. Questo libro analizza l'eresia gnostica nelle sue relazioni con il pensiero moderno attraverso pensatori come Rahner, Maritain o Metz, la "svolta antropologica" della teologia cattolica contemporanea e movimenti come la Riforma luterana o la Teologia della Liberazione. L'esito di tutto questo però può essere solo uno: la secolarizzazione.
Da buon 007, Tosatti ama le sfide, e con Stilum Curiae gioca a tutto campo. Che si tratti di un’enciclica o di una nomina vescovile, di un viaggio papale o di un pettegolezzo curiale, di uno scandalo da svelare o di una grande questione culturale da sviscerare, lui è lì, impavido, e fornisce al lettore, assetato di informazioni non asservite, tutte le chiavi di lettura di cui dispone. Mettendoci la faccia.
Una volta, in un’intervista, Marco ha detto: “Un vaticanista è prima di ogni altra cosa un giornalista. Vale a dire che il suo compito è quello di informare, nel modo più veritiero e corretto possibile”. Sembra quasi un’ovvietà, ma oggi non è mica tanto ovvio. Come nella politica, anche nella “vaticanistica” ormai ci si muove in bande e si ragiona in termini partitici: pro o conto il papa, pro o contro una certa linea. Sempre con l’attenzione rivolta al palazzo, al referente di turno. Cercare semplicemente di utilizzare il cervello, per mettersi al servizio del lettore, è diventata quasi una bizzarria.
Il concilio aperto a Ferrara l'8 gennaio 1438 e trasferito l'anno dopo a Firenze proclama l'unione fra la Chiesa greca e quella latina, un accordo che dura sino alla presa di Costantinopoli, nel 1453, e viene rotto ufficialmente da un concilio della Chiesa greca poco meno di vent'anni dopo. Questo volume si propone di indagare dal punto di vista storico ed ecclesiologico le unioni che si sono verificate dopo il concilio ferrarese-fiorentino. In particolare, la ricerca si sofferma sulla prima grande unione dei ruteni del 1595, conosciuta anche come Unione di Brest, e sull'unione della Chiesa romena ortodossa della Transilvania (1697-1700). Questo avvenimento ha portato alla riscoperta delle radici latine, alla comunione ecclesiastica con la Sede di Pietro e alla nascita di un movimento illuminista che ha suscitato, nel tempo, la nascita di un solo Stato per i romeni delle province di Moldova, Valacchia e Transilvania. Dal punto di vista ecclesiologico il processo di unione della Chiesa ortodossa romena della Transilvania si compie con il Concilio Vaticano II, che con il documento sulle Chiese cattoliche orientali "Orientalium Ecclesiarium" riconosce le comunità cattoliche orientali come vere Chiese.
A ne anni ’80 appariva per la prima volta questo volume che, cogliendo quasi profeticamente la trasformazione
che la Chiesa stava vivendo, anticipava temi che nei due decenni seguenti sarebbero diventati centrali: il crescere
del mondo dei non credenti; la decentrazione della Chiesa occidentale verso le nuove Chiese sudamericane e africane; la crisi dei valori di cui il cristianesimo si era fatto promotore per secoli... A distanza di trent’anni, don Severino Dianich riprende questi temi di una Chiesa che non può più essere “centrata su se stessa” e li completa, rielabora aggiungendo un capitolo nuovo, lucidissimo, che si centra sulla gura e la novità che papa Francesco ha portato alla Chiesa.
Vita consacrata e Chiesa particolare oppure La vita consacrata nella Chiesa particolare? La risposta dell'Autore è per la seconda formula da collocare in un preciso contesto: l'ecclesiologia di comunione e il principio della coessenzialità dei doni gerarchici e dei doni carismatici (LG 4). La prospettiva ha fondamento negli insegnamenti del magistero. Il rinnovamento della vita consacrata sarà tanto più incisivo e duraturo quanto più si muoverà in prospettiva ecclesiologica e pastorale. Attualizzare il carisma in riferimento a una concreta Chiesa particolare non potrà mai significare l'assorbimento della vita consacrata nella Chiesa particolare. Nella Chiesa unità e pluralità non si oppongono, si arricchiscono reciprocamente. La vita consacrata arricchisce la Chiesa particolare, della quale è parte viva, con il suo amore e i suoi carismi. E l'apre a una dimensione più universale.