In questo volume si presentano le due relazioni che hanno aperto il seminario (quella di p. Miguel Yáñez e di don Luca Bressan) cui è seguito il dibattito di circa venti esperti. Le conclusioni del dibattito sono state raccolte nell'articolo di don Pierangelo Sequeri. Si premette un testo di mons. Vincenzo Paglia che, mentre illustra sinteticamente l'Esortazione Apostolica, presenta alcune linee di approfondimento ecclesiologico e pastorale.
Quale importanza si può attribuire oggi al concilio Vaticano II? Che rilievo hanno assunto temi allora avvertiti come urgenti, quali l'espressione della dottrina in una forma pastorale, la riforma della Chiesa e l'unità dei cristiani? E che mutamenti sono intervenuti sul piano dell'annuncio della fede e sui compiti della teologia? Una vasta consultazione, che nell'arco di alcuni anni ha coinvolto circa duecento persone e si è svolta sotto il patrocinio della Federazione internazionale delle Università Cattoliche, che ha sede a Parigi e rappresenta una rete di 215 università nei cinque continenti, ha cercato una risposta a queste domande. Tra le varie cose è emerso chiaramente, per esempio, che per un numero non irrilevante di teologhe e teologi dell'emisfero sud, il Vaticano II appare come l'ultimo concilio euro-atlantico, il che implica un rapporto diverso e originale con il concilio stesso e il suo corpus testuale.
L'opera fa il punto sull'ecclesiologia contemporanea a partire dalle istanze conciliari, scegliendo come prospettiva di osservazione privilegiata il lavoro di riflessione sviluppato da Cettina Militello. Analizzando le diverse articolazioni ecclesiologiche, presenti nella produzione della Militello, l'opera si propone l'obiettivo di offrire ragioni teologiche e metodologiche per la strutturazione di un trattato di ecclesiologia dal Vaticano II, proprio nel pieno 50° anniversario dalla firma delle maggiori Costituzioni Conciliari.
Esiste un legame molto stretto fra il riconoscimento dei propri peccati e la capacità di "fare misericordia": solo una chiesa che, riconoscendosi peccatrice, confessa di vivere del perdono di Dio diviene ministra di misericordia. Con gesto profetico Giovanni Paolo II nel 2000 aveva chiesto perdono per le colpe della chiesa, primo passo del cammino sul quale papa Francesco ha voluto reindirizzare i discepoli del Signore perché siano sempre più fedeli al vangelo. Rileggere le parole dei padri della chiesa, che tanto hanno riflettuto sulla casta meretrix, ci sprona a vivere la misericordia nella nostra prassi quotidiana, con le donne e gli uomini sofferenti ed emarginati che incontriamo, come singoli e come comunità.
Il cristiano non è un cultore del passato, poiché è orientato al futuro dal quale attende la pienezza della sua esistenza: tuttavia non rifiuta il presente, perché le realtà ultime non aboliscono la storia ma la trasfigurano. Così è anche per la chiesa, che vive nella storia senza trarre però la propria origine da essa. In questo libro l'autore ci aiuta a discernere i rischi che tale tensione comporta, soffermandosi sui nodi critici più rilevanti per l'ortodossia nel mondo contemporaneo: il complesso rapporto con le culture e le identità nazionali, il coinvolgimento nell'ecumenismo, la difficoltà a lasciarsi interrogare dalla cultura laica dei diritti umani e della parità, e ad articolare una parola profetica eloquente nell'attuale crisi economica e sociale.
Le beatitudini non sono da intendere come esortazioni etiche o spirituali di un maestro, seppure eccelso. Sono piuttosto la traduzione in prassi di vita cristiana, personale e comunitaria, del mistero pasquale di Gesù. Ma sono e devono diventare sempre più anche prassi del popolo di Dio, che intende avere nella vicenda del Nazareno il suo paradigma e il suo significato. Siamo di fronte al rovesciamento di un'antropologia, non più basata sull'avere e l'approvazione sociale, ma sull'approvazione da parte di Dio, anche e soprattutto laddove gli uomini emarginano, rifiutano, eliminano, disprezzano. Le riflessioni proposte dall'autore cercano di tenere saldamente e sistemicamente ancorate la "sequela Christi" come cammino delle beatitudini e la realtà della Chiesa come popolo di Dio, categoria che viene indagata nella storia della teologia e soprattutto nella prospettiva del Vaticano II.
Il libro ruota attorno a due osservazioni fondamentali. La prima è che la parola è fatta per essere parlata e solo secondariamente scritta. Essa comporta delle conseguenze decisive: la parola "parlata" rimanda ad un Parlante, il quale deve essere vivo e contemporaneo. Questa parola è dotata di autorità, in quanto garantisce la presenza della "parola vera" (Sal 119,43) in mezzo a noi; è un'autorità vivente che svolge una funzione fondamentale nella vita della Chiesa. L'altra è che il termine "infallibilità", essendo un termine teologico, obbedisce ad una legge basilare di ogni discorso serio su Dio: è "analogico", cioè si dice in molti modi essenzialmente diversi. Il magistero non è dunque infallibile solo quando "definisce solennemente", ma anche - e soprattutto! - quando garantisce autorevolezza e inerranza in modo organico e non meccanico alla predicazione ordinaria del Vangelo da parte del Papa e del collegio dei vescovi in comunione con lui.
In anni recenti c'è chi ha diagnosticato l'insorgenza di un neo-clericalismo. A volte in effetti si ha l'impressione che talune autorità ecclesiastiche siano spaventate dalla coraggiosa svolta inaugurata dal concilio Vaticano II con le sue affermazioni sul laicato. Sembra quasi che si sia cercato di bloccare il corso delle cose o persino di tornare indietro rispetto al "balzo innanzi" auspicato da Giovanni XXIII. Più di recente, nelle affermazioni di papa Francesco è dato di sentire toni completamente diversi («Tutto il popolo di Dio annuncia il vangelo»: Evangelii gaudium, n. 111), dai quali si può sperare che nella chiesa sia possibile una collaborazione nuova fra clero e laicato. In questa situazione contraddittoria, l'autore, ripercorrendo le alterne vicende della storia del "laicato" nella chiesa, si fa convinto promotore di una teologia del popolo di Dio. Fondata nella Scrittura, essa è stata ripresa dal Vaticano II e rappresenta la strada maestra che permette di superare il modello di una chiesa divisa in differenti "stati di vita". Il libro ripropone allora con forza la questione degli uffici ecclesiali ricoperti dai laici o che vanno affidati ai laici, uomini e donne. Una valorizzazione adeguata del popolo di Dio, in tutte le sue componenti, è divenuta infatti questione di vita o di morte per le nostre comunità: urge svilupparne le conseguenze per la prassi effettiva della chiesa. Un saggio programmatico per la chiesa sognata da Francesco!».
Sinodalità ha una fibra profetica forte, è una parola cara: è parola di itineranza (significa cammino); è parola d'amicizia (il suo nome è compagnia); è parola planetaria (non dice solo la chiesa, ma allude anche alla sterminata carovana umana che traversa la storia in vista dell'Oltre e dell'Altrove); è parola di fraternità e di sororità (rammenta che siamo nati allo stesso Fonte); è parola di speranza. Per queste ragioni il sogno di papa Francesco è che la chiesa diventi sinodale.
La situazione che von Balthasar evoca in Cordula – testo divenuto classico – è quella di una chiesa profondamente turbata, di una comunità smarrita sia nei concetti sia nella prassi: vittima di una qualche tragica illusione che impedisce di esserne chiaramente coscienti.
Esiste un criterio per stabilire con certezza che la strada che i cristiani stanno percorrendo è quella giusta?
Il criterio esiste, inequivocabilmente; ed è uno solo: la croce di Cristo. Lì si manifesta la gloria di Dio, il quale nella testimonianza del Figlio che si sacrifica fino alla morte si rivela come dono totale di sé.
Il caso serio è dunque l’essenza del cristianesimo. Il caso serio è il criterio costitutivo della vita della chiesa, sempre.
Il volume raccoglie le meditazioni legate agli esercizi spirituali dei Vescovi della Colombia (Bogotá, 1°-4 luglio 2015) del cardinale Mauro Piacenza. Il tema delle riflessioni e delle preghiere – Il Vescovo animatore della Comunione – è strettamente legato al sentimento di rinnovo dell’appartenenza a «Cristo, all’Incontro con il Risorto, presente e trasformante, capace di rinnovare le menti e i cuori e, perciò, di realizzare quella Comunione, alla quale ciascuno sente di appartenere».