La straordinaria testimonianza del colloquio tra un padre e un figlio, oltre i limiti della morte. Una storia avvincente di dolore, di fede e di speranza, un annuncio rivolto al mondo: esiste l'aldilà.
La fede cristiana ha a che fare con ciò che ancora non si vede proprio attraverso ciò che vediamo e tocchiamo ogni giorno, a iniziare dai nostri corpi, dai nostri volti. Attraverso il farsi «carne» di Dio in Cristo, noi abbiamo avuto conferma della «somiglianza», fin da principio, di Dio con la meravigliosa «immagine» del corpo umano come «maschio e femmina» (Gen 1,27). La salvezza, a cui la fede aspira, è costituita dalla risurrezione della carne, a somiglianza di quella del Risorto che tornerà, come ha promesso, in «carne e ossa» (Lc 24,39) nell’ultimo giorno. Questo libro è rivolto a coloro che, credenti o non credenti, sono disposti a pensare in profondità il mistero del nostro vivere e morire alla luce delle esperienze che ci sono state trasmesse dal passato e che devono aiutarci a tenere gli occhi aperti sulle grandi questioni vissute dall’umanità di oggi. Dunque gente – per parafrasare un teologo dei nostri tempi – capace di tenere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale.
C'è silenzio attorno al cielo. In merito alla vita eterna, e al cielo (paradiso) in particolare, il cristianesimo pare soffrire oggi di afasia; i credenti oscillano tra scetticismo rispetto all'insegnamento tradizionale e ipotesi nebulose riguardo a «qualcosa che comunque dovrà esserci». C'è ancora spazio per una fede sensata nella vita buona e definitiva nel cielo, oltre la morte? In queste pagine l'autore parla del cielo, a partire dalla speranza che abita i credenti e illuminato dalla rivelazione che la Bibbia offre in merito alla vita beata oltre la morte. Lo guida la rivelazione accaduta una volta per tutte e per sempre, nella resurrezione di Gesù di Nazareth, nella sua vittoria sulla morte. La sua resurrezione è la disvelata irruzione dell'eterno nel tempo, del futuro assoluto nel presente.
Nel suo messaggio del 7 giugno 1998, Nostro Signore disse a J.N.S.R.: "Atti degli Apostoli è una lettura viva, vissuta giorno dopo giorno e scritta giorno dopo giorno. Questi fogli, messi insieme gli uni con gli altri, potranno accumularsi fino al giorno sacro del mio ritorno, per annunciarmi, per glorificarmi e, in seguito, per servire da testimonianza alle mie verità per i secoli futuri".
Esiste un invisibile filo rosso che attraversa il tempo e la storia svelando il senso profondo di eventi tra loro solo apparentemente distanti e diversi? C’è un nesso nascosto tra il Big Bang e le alterazioni climatiche, le Crociate e il terrorismo islamista, le persecuzioni dei cristiani e la Shoah degli Ebrei, l’Inquisizione medioevale e i prodigi della tecnoscienza del XXI secolo?
Sì. Quel filo rosso esiste, ed è possibile riconoscerlo nitidamente nelle pagine profetiche dei Vangeli e nel magma incandescente di simboli dell’Apocalisse di Giovanni, che ci disvelano l’éschaton, il tempo della fine, quello che ancora non è accaduto e che deve accadere affinché ciò che all’inizio era stato da Dio voluto si adempia. E quello che deve avvenire, il bivio dinanzi al quale si trova oggi l’umana società, sospesa tra la speranza nella civiltà dell’amore e della conoscenza e la minaccia del conflitto tra civiltà e della catastrofe ecologica, costituisce l’orizzonte di un libro che intende trasportare il lettore in un viaggio nella memoria che lo condurrà, infine, a interrogarsi sul futuro del pianeta e dell’umanità.
L'escatologia, cioè la dottrina cristiana delle cose ultime, si muove tra due estremi: da una parte c'è il pericolo di presumere di sapere troppo del cielo e dell'inferno, dall'altra c'è il rischio di restare senza parole. Il manuale di Johanna Rahner supera brillantemente questa duplice sfida. Con un linguaggio facilmente comprensibile l'Autrice risponde sia alle questioni fondamentali sia a domande specifiche, come per esempio quelle che vertono sulla risurrezione dell'anima e del corpo, su un'appropriata concezione del giudizio finale, sull'idea (e quale) di un inferno eterno. Per Rahner è di particolare rilevanza affrontare la sfida di come resti possibile, dinanzi alla morte reale e al problema irrinunciabile della giustizia, una speranza che alla fine tutto andrà bene. È questa, in fondo, a dispetto di ogni esperienza di questo mondo, la nostra brama insaziabile: il sogno che, alla fine, tutto possa trovare pienezza di compimento.
Qual è il cammino percorso ultimamente dalla dottrina cristiana sulle realtà ultime? Come parla a noi contemporanei? In che termini può gettare luce sulla nostra speranza per il domani ultraterreno? In sette agili capitoletti viene qui raccontata l'evoluzione decisiva di sensibilità, di linguaggio, di consapevolezza, di tematiche che l'escatologia ha conosciuto dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri. Frequentando da par suo la bibliografia più qualificata, Gibellini affronta il discorso della morte e dell'aldilà (del giudizio di Dio, del cielo e dell'inferno) in prospettiva di fede. Dominando la materia con maestria, introduce il lettore a quei piccoli dettagli in cui si celano gli snodi cruciali del pensiero, in cui si intravvedono i germi della svolta, in cui trova nuova intelligenza il mistero. Riportando con ampiezza le voci degli autori più rappresentativi, accompagna la meditazione all'approdo teologico più persuasivo. La dottrina dei nuovissimi splende così, in queste pagine, come «arte di vivere per Dio e con Dio» (J. Moltmann), all'insegna della speranza, dell'amore, della misericordia.
Nel nostro tempo si parla poco della morte, si cerca di nasconderla e di renderla un tabù; anche la predicazione affronta questo argomento raramente e con imbarazzo. Eppure la consapevolezza del destino ultimo si riflette sul nostro agire attuale, perché ne va del senso della vita e dell'atteggiamento morale. Questo libro offre un piccolo spaccato della teologia contemporanea sull'escatologia: il primo saggio, di Walter Kasper, affronta l'argomento da una prospettiva soprattutto meditativa ed esistenziale; il secondo, di George Augustin, mette a confronto la fede cristiana nella risurrezione della carne con la dottrina della reincarnazione; l'ultimo, ancora di Kasper, evidenzia il rapporto tra liturgia ed escatologia. Un libro che invita a riflettere sulla morte per orientare da subito la nostra esistenza, illuminati dalla speranza.
“In omnibus operibus tuis, memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis” (Siracide 7,40). I “novissimi”, cioè le cose ultime, che nella teologia cristiana vengono indicati in morte, giudizio, inferno e paradiso. La meditazione assidua di tali realtà permette non solo di non lasciarsi affascinare e assorbire oltre misura dalle cose penultime (le realtà del mondo presente), garantendo quindi un maggiore equilibrio nella conduzione dell’esistenza umana, ma orienta verso un futuro assoluto, che sta sempre al di là di ogni momento della storia del singolo e del mondo. Soltanto se diretta verso qualcosa e non verso il nulla, la vita umana, breve o lunga che sia, è vera- mente vita e non illusione. Come non accostare alla saggezza del Siracide un pensiero tratto da Le ultime lettere di Jacopo Ortis: “se gli uomini si conducesse- ro sempre al fianco la morte, non servirebbero sì vilmente”? Ci troviamo di fronte ad un problema cruciale dell’uomo in quanto tale, che resta identico anche nel variare dei contesti socio-culturali.
La morte, il giudizio, l'inferno e il paradiso sono le realtà ultime e definitive del vivere che ognuno è destinato ad affrontare, ma che sono abitualmente aggirate o rimosse. Papa Francesco affronta questi temi con rispetto per la sofferenza, con i dubbi e le oscurità che l'accompagnano, e attinge al patrimonio della vita cristiana per guardare con onestà intellettuale al mistero dell'esistenza. Perché infondere fiducia in quelle esperienze ignote che ci fanno sentire fragili e soli è possibile se si pensa, come ha affermato il papa, che «abbiamo un Padre che sa piangere, che piange con noi, che ci aspetta per consolarci, perché conosce le nostre sofferenze e ha preparato per noi un futuro diverso».
Il libro analizza quello che si può definire il "fenomeno" del Purgatorio, perché di quest'ultimo indaga, in maniera multidisciplinare, non tanto gli aspetti dogmatico-teologici, quanto le manifestazioni nella vita sociale, nella letteratura, nella musica, nella pittura e nelle arti applicate. Queste manifestazioni sono analizzate con riferimento a Venezia e ai suoi Domini negli anni che vanno dal Concilio di Trento alla caduta della Serenissima, arricchendo un filone di ricerca ancora relativamente inesplorato.
A quarant’anni di distanza da Il cristiano davanti alla morte, dedicato a quello che accade di fronte alla morte a cristiani ed esseri umani in generale, il teologo Paolo Ricca affronta – anche attraverso un ampio excusus storico-teorico –, il tema ulteriore della possibile esistenza di un aldilà e di una vita futura, oltre la morte.
«Ha senso parlare dell’aldilà, sapendo di non saperne nulla? Fin dall’antichità più remota sono state formulate sull’argomento molte teorie, tutte ipotetiche, alcune, forse, più plausibili, altre meno, che meritano di essere conosciute prima di venire eventualmente scartate.
Il fatto incontestabile che non ci siano certezze (a prescindere, per un momento, da quelle della fede) non impedisce di ritenere che qualcosa, pur non essendo certo, sia possibile, a cominciare dalla possibilità che esista un aldilà, nel senso di una vita oltre la morte. Non ci sono prove che un aldilà o la vita oltre la morte esistano, ma neppure che non esistano. L’aldilà non è certo, ma è possibile».
Paolo Ricca