Una ricerca sul pensiero e lo studio dell'Aquinate sul Verbo incarnato e sull'uomo nella condizione ontologica più elevata. Nell'ambito degli studi sul pensiero di Tommaso d'Aquino manca ancora una ricerca esauriente sull'esperienza vissuta da Cristo sulla croce. Lo studio intende colmare questa lacuna, poiché tale tematica è rilevante non solo per comprendere la visione dell'Aquinate sul Verbo incarnato ma soprattutto per la sua idea dell'uomo nella condizione ontologica più elevata. Vengono così analizzate diverse questioni speculative, in particolare la passione del taedium, ovvero la radicale esperienza della solitudine e del non-senso. Lo studio si articola in due parti: la prima è dedicata alla speciale quanto unica relazione che lega il Figlio con il Padre, guardata soprattutto attraverso analisi della visio e della fruitio Dei. La seconda volge all'indagine delle passioni, considerate anche nella loro valenza morale, che hanno albergato nell'anima del Crocifisso.
Chi ha avuto il privilegio di essere suo contemporaneo e di seguire l'evoluzione della sua opera era abituato all'apparizione, ogni cinque o sei anni, di un voluminoso tomo di Ricoeur. Ogni libro ritornava su argomenti familiari ai suoi lettori - la volontà, l'agire o l'identità, la questione del tempo, della storia, dell'interpretazione, il linguaggio, il testo o il racconto - affrontandoli ogni volta a partire da prospettive e riferimenti nuovi.
In un'epoca in cui la religione è tornata a influire fortemente sulle scelte morali e politiche, è possibile pensare a un sentimento religioso staccato dalla fede in questo o quel dio? Diversamente da quanto predicano fedeli dottrinari e atei zelanti, siamo tutti credenti, se credere significa coltivare l'ansia e la meraviglia della scoperta. Per Dworkin, come per Einstein, nella religione si esprime infatti il senso del mistero, del bello e del sublime che ci pervade di fronte all'universo. Né riscossa dogmatica né intransigenza razionalistica: ciò che queste pagine contengono è un'idea di divino come dimensione della ricerca umana, e come senso di infinito che trae nutrimento dalla conoscenza. Presentazione di Salvatore Veca.
Che il Mistero si affacci così prepotentemente e chiaramente là dove non ce lo saremmo mai aspettato, sembra una sorpresa strepitosa che ci dovrebbe far sussultare di gioia. Per due motivi. Primo, perché è la riprova che davvero l'uomo è Mistero, Infinito. È la riprova che l'uomo, ogni uomo, è un miracolo, è epifania dell'Infinito. È la riprova che il trascendente abita le nostre case, le nostre strade, le nostre relazioni, il nostro quotidiano, le nostre gioie, i nostri dolori, perfino la banalità del nostro quotidiano. Secondo motivo di gioia è che ci riscopriamo così tutti più vicini fra noi, più di quanto non crediamo. Non ci sono barriere, se non quelle costruite dalla nostra superficialità. Se avessimo un po' più di pazienza e di attenzione gli uni verso gli altri, ci accorgeremmo di quanto siamo profondamente convergenti come esseri umani, di quanto, per certi aspetti, oserei dire, siamo uguali. Siamo tutti abitati dall'Infinito, in tutti è presente, più o meno chiaramente, la sua orma.
Questo saggio è importante perchè propone una sintesi penetrante dell'opera di Maurice Blondel. Maurice Blondel pubblicò 'La pensée nel 1934. Nel 1958, M.F. Sciacca ne tradusse e pubblicò il primo volume. L'opera non è stata, forse, amata e apprezzata quanto merita, e non ha ottenuto la medesima notorietà che ebbe 'L'Action'. Il saggio di padre Bigi è importante proprio perchè propone una sintesi penetrante di un'opera molto ricca. Padre Bigi non nasconde il suo coinvolgente entusiasmo: appare evidente la sua affinità elettiva" ovvera, diremmo con E. Betti, la "consonanza ermeneutica" con l'Autore. Ne è venuta un'opera che è e resta attualissima quanto efficace introduzione all'opera blondeliana. Questa è la filosofia: si studia non per acquisire opinioni che appaiano vanamente rilucenti in un mesto crepuscolo, ma per imparare a "pensare veramente", nell'attesa del Nuovo Sole. "
Gesù Cristo e il cristianesimo - qui per la prima volta in edizione critica, condotta su manoscritti in parte riprodotti nel testo - è un'opera della maturità in cui, rifacendosi alle tradizioni della scuola storica tedesca, Martinetti cerca di rispondere all'interrogativo "possiamo ancora dirci cristiani?", ripreso poi da Croce. Ai suoi occhi, il cristianesimo ha un profondo significato filosofico e un valore universale, fondati sul messaggio di Gesù e incarnati storicamente nelle "eresie". La prospettiva di un futuro rinnovamento del cristianesimo è per lui affidata più all'iniziativa delle piccole comunità di credenti (i "cristiani senza chiesa") che non alle istituzioni ecclesiastiche, a cominciare dalla Chiesa cattolica, storicamente prigioniera di una mondana volontà di potenza che la lega diabolicamente al potere (all'epoca, il regime fascista). "Un messaggio e una lettura inattuali, ma che non hanno perso nulla della loro potenza drammatica." (Giovanni Filoramo)
La prospettiva interdisciplinare diviene più delicata, ma anche più attraente, quando il dialogo non è condotto soltanto fra diverse discipline scientifiche, come ad esempio la matematica, la fisica o la biologia, ma si spinge a coinvolgere, partendo dalle scienze, la stessa filosofia e, per certi versi, anche la riflessione teologica. Le diverse discipline operano una comune riflessione sui fondamenti del proprio conoscere e sulle modalità (razionali, analogiche, simboliche, estetiche) con cui tale conoscere si esprime, rendendo possibile il loro dialogo senza equivoci o facili concordismi. Un dialogo che consente anche alla teologia di offrire il proprio contributo, mediante una più profonda lettura della realtà, anche di quella fisica, alla luce dei contenuti della Rivelazione cristiana.
Coincidono nel 2013 l'Anno della Fede e il 200 anniversario della nascita di Soren Kierkegaard. Occasione più che propizia per riproporre il tema della Fede. Cornelio Fabro traduttore ufficiale di Kierkegaard in lingua italiana divide i testi scelti secondo diverse problematiche: la esistenza della fede fuori delle religione rivelate, il problema della fede e relazione di Cristianesimo e speculazione filosofia, la vittoria della fede e l'uso della libertà, la vita della fede di fronte a Cristo e per ultimo il compimento della fede: responsabilità e autorità, cristianesimo, protestantesimo e cattolicesimo, filosofia e fede. Kierkegaard mostra tutta la sua capacità di portare questi momenti al punto incandescenti del loro incontro e propone delle soluzioni che hanno il segno del paradosso.
René Girard ha senz'altro il merito, in un'era segnata dal nichilismo, di aver riportato il dibattito sociologico e filosofico sul terreno, concreto, della realtà. Una realtà che rimane pur sempre aperta e suscettibile di interpretazioni, mai risolta nella sua essenza ma che, tuttavia, non è priva di fatti. Quella indicata dal pensatore francese sembra, dunque, rappresentare una terza via; distante e dalle posizioni di certa ermeneutica filosofica di matrice nietzschiana e heideggeriana, persa nelle ambagi della deriva delle interpretazioni, e dalle rigide posizioni dei positivisti, ancora convinti che esistano soltanto i fatti. In realtà, come afferma Girard, "esistono sia i fatti sia le interpretazioni". Il realismo girardiano ci riconduce all'immanenza della realtà, alla luce "dell'ateismo pratico" dei Vangeli, con un vigoroso richiamo all'etica e con uno sguardo illuminante sulla società contemporanea, le sue crisi e le sue derive di senso. Questo studio oltre ad offrire al lettore una sintesi efficace delle teorie di Girard mette in evidenza, non senza ambizione, alcune sue possibili aporie, in dialogo con alcuni dei massimi studiosi contemporanei di scienze sociali e con uno sguardo privilegiato al pensiero complesso di Edgar Morin.
Silenzio e contemplazione nel pensiero cristiano della tradizione greco-bizantina.
Niccolò Cusano scrive questo breve trattato nel 1453 per accompagnare il dono ai monaci benedettini del monastero tedesco del Tegernsee di un dipinto, raffigurante il volto di Cristo, che dava l'impressione di seguire con lo sguardo l'osservatore. A partire da questa immagine egli tratta del tema della visione di Dio in una duplice direzione: quella dello sguardo con cui Dio guarda all'uomo e quella dello sguardo con cui l'uomo guarda a Dio. Ben presto la riflessione filosofico-teologica cede il passo a una preghiera di singolare bellezza e profondità, intonata sul tema del rapporto filiale cui Dio chiama l'uomo. È il mistero della filiazione divina, la quale ha in Cristo, vero uomo e vero Dio, la propria forma e il fondamento della propria possibilità. La singolarità dell'approccio di Cusano a questo tema fa di quest'opera un episodio particolarmente interessante della letteratura teologica della prima età moderna, oltre che uno dei frutti maturi della tradizione mistica tedesca. Dal punto di vista letterario, inoltre, essa costituisce uno dei testi più affascinanti e ricchi della produzione latina del suo tempo.
Francesco Traniello, Riforma dello Stato e riforma della Chiesa; - Francesco Coccopalmerio, Diritto e diritti nel pensiero filosofico e giuridico di Rosmini; - Michele Nicoletti, Diritto e morale nella Filosofia del diritto di Antonio Rosmini; - Andrea Nicolussi, Rosmini e il diritto di famiglia. Appunti di un giurista del ventunesimo secolo; - Markus Krienke, Famiglia e sussidiarietà. Un confronto tra la Filosofia del diritto di Rosmini e le Grundlinien der Philosophie des Rechts di Hegel; - Nicola Ricci, La "prossimità" come fondamento delle relazioni umane nella fi losofi a morale di Antonio Rosmini; - Salvatore Muscolino, La difesa rosminiana del costituzionalismo; - Francesco Conigliaro, La "società teocratica" e le sue ragioni nel pensiero di Antonio Rosmini; - Carlo Fantappiè, Lo statuto giuridico dei fedeli nella società teocratica; - Alberto Peratoner, Il "saldissimo fondamento" dalle proprietà inclusive. La Società teocratica in Antonio Rosmini, termine e condizione di un'ontologia del diritto.