La teologia fondamentale osserva la realtà di Dio che si rivela all'uomo e la meraviglia che l'uomo gli risponda con fede. È, dunque, una disciplina aperta, dialogica, scientifica (Dei Verbum 5). Il volume dimostra il fatto che Dio è oltre l'essere, come la luce (Gv 1,9; DV 4), e che Gesù Cristo ha iniziato a rivelarlo in un linguaggio umano che oggi si ascolta nel respiro della Chiesa, per l'opera dello Spirito Santo nei credenti. Alla teologia fondamentale del XXI secolo vengono assegnati pertanto due compiti: custodire il fondamento (Dio c'è) e renderlo comunicabile e comprensibile agli uomini e alle donne di oggi (Dio c'è se lo si testimonia). Infine, il libro propone una teologia fondamentale «sotto la Croce», quella che nasce dal centurione pagano: il primo a confessare la divinità del Crocifisso osservandone il morire (Mc 15,39), preludio alla sua risurrezione. Prefazione di ?eljko Tanji?.
L'ampia scena che fa da sfondo a questo studio è quella dell'attuale riscoperta del sacro nel contesto pubblico e privato. L'interesse più specifico riguarda invece la ricerca di un nucleo antropologico di base, riconosciuto come principio condiviso del sentimento religioso del senso. A questo fine il volume si impegna, fin dall'apertura del sipario, ad intercettare il «cuore» - ma si potrebbe anche dire, il logos e l'ordo - di tale esperienza universale, concentrandola attorno alla figura della nominazione di Dio. Dopo aver illustrato il valore storico e la debolezza congenita dei modelli teorici alternatisi sul campo di una valutazione critica della prassi religiosa (naturalismo, positivismo, critica dell'ideologia, fenomenologia), il piano di lavoro assume le questioni giudicate per lo più fondamentali. Che cosa identifica e subito distingue l'esperienza religiosa della giustizia e della verità dell'esistere da altre figure intenzionali del senso? Dove si insedia il suo principio, eticamente inconfondibile? Come si accende quella forma dell'adesione emozionata e convinta alla vita di Dio, che coltiva la sua espressione soggettiva e comunitaria, affettiva e concettuale, simbolica e pratica, nelle espressioni del vissuto religioso e spirituale? E, infine, come si forgia con le parole che contano e i segni che valgono un rapporto autentico con la dismisura del sacro? Postfazione di Pierangelo Sequeri.
La ragione della speranza è un manuale, pensato sia per studenti delle facoltà teologiche e degli istituti di scienze religiose, sia per quanti sono interessati alla teologia. Il volume costruisce infatti un percorso che si sofferma su alcune tematiche fondamentali: a partire dal racconto originario della morte e risurrezione di Cristo e dalla sfida alla ragione umana che il mistero pasquale suscita, affronta la tematica di come sia possibile parlare adeguatamente di Dio e quale sia la singolarità cristiana nel parlare di Dio. Il testo riflette sulla tradizione e sulla recezione nella fede dell'annuncio cristiano, si sofferma sul carattere epistemologico, sui metodi e sullo sviluppo storico della teologia in quanto scienza e, infine, spiega come si rapporti la teologia con la vita personale e comunitaria e quale sia la sua funzione ecclesiale. Il testo inserisce i concetti fondamentali della teologia, utili ai principianti della disciplina, all'interno di una tesi secondo la quale essa è possibile solo a partire dalla novità dell'evento-Gesù e che la sua funzione è sostenere e nutrire la ragione, la speranza e l'amore di quanti, singoli e comunità, si soffermano ad ascoltare quest'annuncio.
Per la nostra generazione, a differenza delle precedenti, la “questione di Dio” non si pone affatto: come domanda rilevante per la vita, sembra sparita dall’orizzonte. Cifra del nostro tempo è diventata, piuttosto, l’indifferenza religiosa.
Ebbene: la teologia e la pratica ecclesiale hanno recepito il cambiamento radicale nella questione di Dio – anzi, il suo smantellamento? Lo rispecchiano in maniera adeguata? Ora che ci siamo lasciati alle spalle persino l’ateismo di protesta, che significato assume il fenomeno dell’indifferenza religiosa per la riflessione sulla fede e la ricostruzione responsabile dei contenuti della fede? Quali richieste devono soddisfare, in un ambiente (post)secolare, l’annuncio del vangelo e la pastorale della chiesa? Quali tradizionali presupposti teologici e antropologici della tematica relativa a Dio, ieri considerati ovvi, devono oggi essere ripensati e se necessario corretti?
Una questione irta di sfide, scandagliate con competenza e acume da venti fra teologi, filosofi e sociologi della religione appartenenti alle migliori università di lingua tedesca. Ne deriva una panoramica completa e molto ben costruita, oltre che di grande attualità, su una domanda che è di sempre.
La kénosi che Paolo attribuisce al Figlio è anche iniziativa del Padre e l’opera principale dello Spirito. Ora, se la fede è un’esperienza storica che si evolve, le nostre immagini di Dio sono chiamate a una costante revisione, sia personale sia comunitaria, alla luce dell’avventura umana eternamente nomade.
Descrizione
In quest’opera potente e audace Arnold ci invita a rinunciare radicalmente alle nostre immagini di Dio. Passando ciascuno dei nostri slanci di fede attraverso il setaccio della Kénosi, il monaco benedettino di stanza sulle Ande apre un percorso che conduce a una fede più matura, più danzante, più coerente con l’amore di Dio. Un Dio infinitamente più semplice di quello che i nostri cuori complicati tendono ad adorare.
«Nel corso della storia, questo Dio del dialogo tenta l’impossibile, integrando nel suo progetto l’ipotesi necessaria del fallimento. La creazione e la storia della salvezza mi sembrano solo una serie infinita di fallimenti e di errori corretti in continuazione, o riconvertiti in una creatività sconfinata, a misura dell’amore ostinato di un Dio affascinato dall’umano».
È Dio che assolutamente si denuda, certo. Ma è anche la nostra fede che viene spogliata – e che si risveglia gradatamente a immagini del divino più essenziali di prima, a una semplificazione progressiva di Dio stesso.
Come la testimonianza del singolo credente diviene comunitaria nel popolo di Dio e, attraverso di esso, giunge a "contagiare" l'intera umanità? Questa è la domanda che sottende tutta la riflessione contenuta in questo libro. I tre "pilastri" della teologia fondamentale quali la rivelazione, la tradizione e la fede vengono rivisitati dalla testimonianza, che il popolo di Dio ha vissuto nella storia. La rivelazione e la tradizione, tematizzati nei primi due capitoli, si sviluppano in quattro ambiti testimoniali del popolo credente: la riscoperta delle sue radici bibliche, l'accostamento di due importanti testi patristici quali la Lettera a Diogneto e l'Adversus Haereses di Ireneo di Lione, l'apporto dogmatico-magisteriale del Concilio Vaticano II e il prezioso contributo della riflessione teologica, nel proficuo dialogo e confronto con la sapienza filosofica. Nel terzo capitolo, che funge da conclusione, la teologia fondamentale si apre alle frontiere della missione nel dialogo con il mondo di oggi. La fede testimoniale del popolo di Dio viene messa a tema attraverso il prezioso apporto della teologia pratica, in quella "via empirica" della testimonianza che ne evidenzia i motivi di credibilità. Prefazione Giuseppe Lorizio.
I dogmi sono le verità di fede che la Chiesa ci dona per vivere coscientemente la nostra fede e pienamente la nostra vita. Non sostituiscono le Sacre Scritture ma le illuminano e sono il risultato di un millenario processo di comprensione passato attraverso i concili e le decisioni magisteriali. Questo libro li racchiude tutti, sottolineandone i diversi livelli di importanza: solo attraverso la mediazione fatta dalla Chiesa cattolica durante i secoli sarà possibile evitare fraintendimenti e interpretazioni sbagliate.
Promettendo felicità e compimento per l’uomo, la fede cristiana fornisce un contributo centrale a una formazione complessiva della personalità. Ma dove si colloca di preciso questo contributo? Per saperlo, il libro indaga in che cosa consiste la salvezza promessa e come l’uomo peccatore arriva a parteciparvi.
Per tutta la vita siamo sfidati a formare la nostra personalità, per condurre un’esistenza riuscita, piena, realizzata. La fede cristiana, d’altro canto, promettendoci felicità e compimento, fornisce un contributo capitale in questa direzione. Ma di quale contributo si tratta, di preciso? Per saperlo, il libro indaga in che cosa consista la salvezza promessa dall’opzione di fede e come l’uomo peccatore arrivi a parteciparvi.
Böttigheimer affronta la questione chiamando in causa il concetto di “riconoscimento”. Mostra che il riconoscimento incondizionato di Dio, in Gesù, per ogni essere umano può improntare stabilmente la personalità individuale. E se la religione cristiana è anzitutto un messaggio di salvezza, quest’ultima è allora esprimibile proprio con la categoria di riconoscimento. Lì i contenuti centrali della fede sono veicolabili oggi in modo più comprensibile di quanto non avvenga con altri concetti più tradizionali.
Un’ottima analisi, davvero innovativa, dei fondamenti di una antropologia cristiana.
«È come un eccellente vino di un rinomato vigneto, invecchiato in ottime botti. Esperienza e tradizione, fede e ragione, riflessione e immaginazione, ineffabilità e incarnazione si uniscono a meraviglia in un libro che presenta il mistero dell’amore di Dio, figurato e testimoniato per il nostro tempo» (Lieven Boeve, Università cattolica di Lovanio).
Descrizione
In un mondo secolarizzato, imperniato sui consumi e altamente tecnologizzato, possiamo ancora fare esperienza del mistero di Dio? A partire da un’attenta analisi sociale della cultura occidentale e a partire dell’ascolto della grande tradizione cristiana della “domanda su Dio” (Anselmo d’Aosta), questo libro risponde positivamente.
Godzieba si concentra sul carattere dialettico di Dio – da un lato l’accessibilità (la sua “presenza”) e dall’altro l’eccesso (la sua “assenza”) – e sulla convinzione che «Dio è amore» (1 Gv 4,16). Se la conoscenza di Dio è diventata un problema nella cultura occidentale, la risposta cristiana ritrova nell’esperienza umana un «punto di accesso naturale alla fede», grazie al quale aprirsi al mistero di Dio come Trinità.
Il taglio contemporaneo del libro deriva dalla sua insistenza sulla fede come azione incarnata: è questo il modo più sincero di partecipare al mistero dell’amore di Dio, che è «la risposta al mistero del mondo e degli esseri umani» (Walter Kasper).
Il libro è una lunga lettera scritta per gli amici in tempo di pandemia. Parla del tempo che stiamo vivendo, che ha messo a nudo le fragilità delle nostre organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a possibili inquietanti scenari di difficile e complessa interpretazione, e vuole essere una mappa che aiuti il lettore a non perdere l'orientamento, a trovare la sorgente capace di dissetare la sua sete esistenziale. La diagnosi del tempo presente è condotta in maniera assai precisa e si allarga al legame tra pandemia e crisi ecologica. A questo quadro problematico va aggiunta la fragilità delle democrazie occidentali che la pandemia ha reso ancora più evidenti. Che fare dinanzi a un contesto cupo e a un futuro divenuto tanto incerto? Con mirabile concretezza, molto utile anche in chiave pastorale, Theobald indica le sorgenti alle quali attingere per ridare fiato al legame sociale che tiene uniti gli uomini tra loro. Si ritrovano qui molti temi cari all'autore, ridetti e ripensati in una forma adeguata all'urgenza del momento e con un linguaggio accessibile a tutti e non specialistico.
Come fare teologia oggi? Quale atteggiamento deve assumere la teologia fondamentale, la disciplina che ha come tematica la rivelazione, ossia il modo in cui Dio si manifesta nella storia? Questo saggio sceglie la strada della spigolatura, della raccolta dei semi che il cristianesimo ha diffuso nel mondo e nella storia. Si tratta di un atteggiamento letteralmente "umile-, di vicinanza alla terra, reso ancora più attuale e necessario dalla tragedia pandemica. Il rapporto fra linguaggio e verità, l'attualità del mito, il contributo della teologia alle scienze della pace, il Mediterraneo come luogo teologico, la teologia fra scienza e fantascienza e infine Dio e il mistero del male sono alcuni dei luoghi teologici esplorati dall'Autore. Attraverso citazioni di opere figurative e cinematografiche, letterarie e musicali, filosofiche e teologiche i lettori sono accompagnati a scoprire o riscoprire la natura profondamente iconica del pensiero. In appendice sono raccolti alcuni contributi dell'autore pubblicati su Famiglia Cristiana e Avvenire e scritti nel corso della pandemia. In quest'ultima parte Lorizio si cala in una sorta di teologia pop, attenta al mondo di oggi e capace di intrecciare tradizione e linguaggi d'avanguardia.
Nei suoi discorsi davanti al Parlamento europeo e al Consiglio d'Europa papa Francesco non ha esitato a tratteggiare l'immagine di un'Europa ferita, che sta attraversando una profonda crisi di fiducia e di speranza. Anche il cristianesimo è toccato da questa crisi: la sua forza ispiratrice sembra indebolita. Siamo dunque posti di fronte all'alternativa: estinzione o riforma. Christoph Theobald coglie l'occasione di questa sfida per farne l'innesco di una traduzione contemporanea della fede, della speranza e della carità biblico-cristiana. Egli si lascia guidare dalla domanda: come testimoniare oggi una speranza comune e come rendere possibile una fiducia reciproca? Le sue riflessioni lo conducono a comprendere l'essere cristiano come una maniera di vivere secondo una santa ospitalità, suscettibile di costruire fiducia, di generare speranza e di rivitalizzare, in tal modo, un continente ferito. L'attenzione di Theobald, uno fra i teologi cattolici più apprezzati e seguiti al mondo, cade nello specifico non solo sulla fede esplicitamente cristiana, ma anche su quei momenti decisivi dell'esistenza in cui si manifesta una "fede nella vita": lì si dà una vera e propria apertura al vangelo di Cristo. Ne discende, così, una teologia della fede e della grazia che risultano incarnate in un preciso contesto storico e geografico: quello del Vecchio Continente.