La vita morale è come un cammino o come un'opera d'arte. Questo cammino sarà tanto più soddisfacente e riuscito e quest'opera d'arte sarà un capolavoro, quanto maggiore sarà la consapevolezza, autentica la libertà e formata la coscienza. Questi temi sono approfonditi con un linguaggio e un'analisi adatti anche a chi non è esperto di filosofia e di teologia. Il presente volume è l'ultimo della serie: Corso di Teologia Morale Fondamentale.
Monsignor Bruno Forte raccoglie in questo testo alcune riflessioni su medicina, etica e spiritualità nel loro reciproco rapporto, alla luce della fede cristiana. Sono riflessioni originate dal tentativo di rispondere alla domanda: quali conseguenze ha sull'esercizio della professione medica la fede in Cristo di chi la esercita? Si tratta, almeno in partenza, di un contributo per la riflessione dei credenti che, per vocazione e missione, fanno il medico, l'infermiere o l'operatore sanitario, affinché la loro fede non sia irrilevante rispetto al servizio da rendere, ma ne ispiri le scelte etiche di fondo e ne nutra la carica spirituale. La medesima riflessione, però, si amplia man mano che procede, fino a toccare temi che riguardano ciascuno: i malati, i loro parenti, tutti coloro che - lungo la vita - si trovano a dover fare i conti con un mondo quale quello della salute, che non è mai facile incontrare e dal quale si può ottenere consolazione o senso di abbandono, a seconda di come ci si metta in gioco e di chi si abbia la sorte di incontrare. Così, la domanda sulla medicina e la sua etica diviene la grande richiesta di ogni donna e uomo nella storia: esiste una spiritualità possibile nel tempo del dolore? Un libro che mancava nel nostro panorama editoriale, e che può trovare ampio riscontro nel mondo della sanità attenta all'uomo, una sanità olistica e integrale, con una particolare attenzione ai temi della salute e spiritualità in famiglia e nel mondo dello sport.
La realizzazione del bene comune politico ha molte similitudini con l'esecuzione di una composizione sinfonica. La compiutezza del bene comune politico deriva dal rispetto-potenziamento dei fini delle singole persone, delle società intermedie e dalla loro consonanza con il bene generale, così come la perfezione della sinfonia proviene dalla qualità dell'esecuzione di ogni singolo orchestrale in armonia con quella degli altri musicisti e con le caratteristiche peculiari dell'opera. In questo senso, se non altro come accorgimento sul legame fra qualità di vita e rapporti sociopolitici, l'orchestra può richiamare anche il film di Fellini "Prova d'orchestra", che aveva un chiaro riferimento analogico tra musica e politica. Se nella sinfonia la qualità dell'esecuzione dipende tanto dalla prestazione di ogni musicista come dal valore dei comandi gestuali impartiti dal direttore d'orchestra, analogamente, il bene comune politico deriva sia dal lavoro dei cittadini nella loro individualità e in associazione con altri, sia dall'opera dello Stato che rispetta e promuove la loro autodeterminazione. Quando ciascun strumentista suona bene, non realizza solo la propria perfezione in quanto musicista, ma concorre ugualmente al bene comune complessivo di tutta l'orchestra, cioè all'eccellenza del risultato. Allo stesso modo, quando i soggetti sociali procedono secondo i principi etico-politici fondativi ed essenziali della vita politica raggiungono senz'altro il loro bene particolare, ma plasmano anche il bene comune a tutti, coltivano l'arte del possibile.
Il pontificato di Francesco ha comportato diverse novità sul piano linguistico, pastorale e dottrinale, suscitando per lo più simpatia, entusiasmo e consenso, ma anche, in misura notevolmente minore, attendismo, riserva e dissenso. Sul terreno etico, per esempio, non siamo di fronte a una «nuova morale», ma più propriamente a nuove accentuazioni prospettiche poste su contenuti non certo negati in passato, ma non adeguatamente sottolineati e valorizzati come avviene ora. Questo discernimento selettivo, che si rifà a consolidate pratiche ecclesiali, costituisce la singolarità e la novità del servizio che Francesco offre oggi alla Chiesa, coinvolgendo radicalmente la sua specifica responsabilità pastorale in una lettura autorevole sia del «nostro tempo», sia della realtà ecclesiale. In questo contesto la riflessione teologico-morale è ripetutamente invitata a modularsi secondo la specifica prospettiva proposta dal pontefice. Attraverso un'analisi delle motivazioni e delle argomentazioni, il libro si propone di cogliere gli orientamenti complessivi del pontificato «francescano» sullo specifico terreno della riflessione etica.
In ambito cattolico sono relativamente pochi i saggi sulla pornografia. Il presente volume affronta questo tema con coraggio. Lo fa per metterci in guardia dal rischio che essa rappresenta, soprattutto per i più giovani. Una «pandemia» che si diffonde quanto più viene minimizzata, una «tossina» che inquina l'ambiente umano, una «droga» che crea dipendenza e assuefazione. Senza mezzi termini, e con un intento specificamente pedagogico, l'autore ci svela il vero volto di un'industria che si arricchisce sulla pelle dei più deboli, che ci mostra come "piacere" quella che il più delle volte è deliberata violenza, che trasforma l'essere umano in oggetto, che nega la dialettica del dono e la sacralità del matrimonio. Internet e i mass media contribuiscono drammaticamente a questa situazione; la solitudine, l'isolamento o l'indigenza fanno il resto. La Dottrina sociale della Chiesa e gli insegnamenti dei pontefici - soprattutto a partire da Paolo VI - diffusamente citati nel testo ci forniscono gli strumenti necessari per denunciare e combattere questa piaga rimanendo «nella luce». Un libro davvero illuminante, aggiornato alle ultime tecnologie e tendenze, su ciò che la Chiesa dice sulla pornografia e su ciò che propone per premunirsi o guarire.
Nella dimensione relazionale della sessualità si trova una chiave fondamentale per capire sia la complessa storia dei rapporti fra uomini e donne, sia i drastici cambiamenti che negli ultimi decenni si sono prodotti nel mondo del lavoro, nella vita in famiglia, nella politica e nella cultura, dove gli uomini e le donne sono diventati ugualmente attivi. Ma l'uguaglianza stabilita al livello delle attività significa forse che le differenze non abbiano nessun tipo di valore personale o sociale? Appoggiandosi sui recenti dati della ricerca psicologica e sociologica, Antonio Malo mette in luce come né le concezioni naturalistiche della sessualità, contrarie a ogni tipo di cambiamento, né quelle postmoderne, che pretendono di de-costruire i sessi, i generi e anche la famiglia, sono in grado di dare una risposta soddisfacente a questa domanda. Egli propone allora di ripensare la sessualità umana da un punto di vista analogico rispetto a quella dei mammiferi più evoluti, senza però cadere in una sorta di biologismo. L'autore evidenzia infatti che qualsiasi tipo di separazione tra sesso e genere equivale a un'astrazione (che presenta come reale qualcosa che esiste solo nella nostra mente) da cui derivano lo stereotipo e l'ideologia. La sessualità umana è invece, una struttura complessa e articolata. Non riguarda solo il sesso corporeo e sociale, ma include anche molti altri aspetti finora poco studiati, come la tendenza sessuata, il desiderio, l'innamoramento, la reciprocità nell'amore, le relazioni d'identificazione e differenziazione nella coppia e nella famiglia, ossia la genealogia, la generazione e l'inter-generazione. Ne consegue che un'identità matura richiede di integrare tutti questi elementi, per migliorare - come uomo o come donna - la qualità delle relazioni umane.
L'odio è un tema sempre più al centro dell'attenzione della vita umana, individuale come collettiva. Anche nelle società apparentemente evolute e civilizzate del XXI secolo un tale sentimento gode di grande interesse e attenzione negli ambiti più diversi della vita della personalità, della storia e delle relazioni significative del soggetto.Pur non essendo possibile prescriverne una "cura", l'odio può essere tuttavia fronteggiato, ascoltandone gli insegnamenti e smascherandone la falsità.
Ogni uomo viene al mondo segnato dal peccato originale e porta in sé le radici dei sette vizi capitali. Il vizio fa l'uomo schiavo, gli sottrae la libertà e lo rende dipendente e impotente. Riflettere sui vizi capitali ci porta a conoscere meglio noi stessi e i nostri nemici interiori, onde imparare a non scaricare troppo frettolosamente colpe e responsabilità sugli altri, ma a essere e sentirci responsabili dei nostri pensieri e delle nostre azioni e a cominciare un cammino di liberazione e guarigione. L'uomo è libero: può dirigere la sua vita verso il bene o verso il male. Costruttore di se stesso, può contare sull'aiuto onnipotente della grazia di Dio, che è sua forza e sua gioia, e può intuire già l'esito della battaglia che deve affrontare fidandosi della parola di Gesù. Con la forza del Signore, infatti, si possono sconfiggere tutti i nemici e si possono vivere in pienezza le virtù cristiane.
La fede non è un processo meramente intellettuale, né meramente intenzionale, né meramente emozionale: è tutte queste cose insieme. È un atto dell'io intero, della persona intera nella sua concentrata unità. In questo senso è designata nella Bibbia come un atto del "cuore" (Rm 10,9). La fede, dono di Dio, nasce e cresce dall'ascolto di Dio che parla, che chiama, che coinvolge, che sconvolge. È una risposta, un "sì" del cuore a Lui. "I cinque capitoli dell'opera, partono da una situazione di analisi della situazione pastorale in Italia, in modo particolare, attraverso un approfondimento biblico-teologico in cui emerge la voragine creata dal peccato originale che, non solo ha posto l'uomo sul piedistallo della sua superbia, ma lo ha portato ad aderire alla menzogna che sfocia nel non avere "fede in Dio". L'uomo diventa così "idolatra", "pagano". In fondo l'uomo si fida di sé e di ciò che gli va di credere e non di Dio che si rivela, che parla che lo coinvolge in un cammino di fede". (Mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona-Valva)
Valentino Salvoldi – con la lucidità del teologo e la sensibilità del missionario – afferma che la bellezza e la gioia devono fare da cardine al rinnovamento della teologia morale, il cui fondamento va cercato non semplicemente in una sistematizzazione di principi razionali, quanto nella descrizione di quel vissuto attraverso il quale lo Spirito Santo vuole ammaestrare il popolo di Dio. L’Autore ci presenta riflessioni impregnate del senso biblico e agganciate al magistero; inoltre, rifacendosi alla lunga esperienza d’insegnamento in tante parti del mondo, fa emergere la sensibilità dei fedeli, con lo scopo di dimostrare che lo Spirito Santo è un dono dato a tutti per l’edificazione della Chiesa. Ne risulta una morale narrativa, aperta al dialogo, arricchita dalle differenze culturali; il teologo morale deve saper analizzare tutto, con spirito critico, con la volontà di purificare le culture con la freschezza e la forza del Vangelo (dalla Prefazione).
L'economia esige morale, esige nomos. Lo stesso papa Francesco nella Lettera Enciclica Laudato Sì' sostiene: «La crisi finanziaria del 2007-2008 era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell'attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c'è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo» (n. 189). A partire dall'opera del teologo canadese, il gesuita B.J.F. Lonergan, il volume intende sviluppare una riflessione sul senso ed il valore dell'economia e della finanza, che torni a coinvolgere, o quanto meno ad interpellare l'istanza teologica, soprattutto allo scopo di valutare la relazione che intercorre tra l'economia e la teologia, con particolare riguardo alla teologia morale sociale.
La teologia morale sviluppata in questo libro riguarda le questioni fondamentali e i criteri principali dell'agire sessuale. L'intento perseguito è di proporre un'interpretazione della sessualità umana che, non limitandosi agli atti e nemmeno alla persona, consideri la relazione interpersonale e ne valuti la qualità amorosa. La concentrazione sulla relazione differenziale tra uomo e donna, privilegiata nel libro, intende corrispondere alla sfida posta dall'attuale cultura occidentale, piuttosto incline a rimuovere la differenza che non a confrontarsi con essa. Lo studio della relazione tra uomo e donna indaga il loro agire sessuale mettendo in luce l'amore interpersonale che in esso si attua e il suo rapporto con l'amore di Dio che in esso si rivela. L'architettura del testo contempla quattro parti. La prima parte, dedicata ai «Fondamenti antropologici» della morale sessuale, prendendo spunto da una breve fenomenologia dell'esperienza sessuale e avvalendosi delle interpretazioni scientifiche di carattere biologico, psicologico e socio-culturale proprie della sessuologia, giunge a delineare le principali dimensioni dell'antropologia sessuale. La seconda parte, riguardante i «Fondamenti biblici» della morale sessuale, illustra il rapporto tra la rivelazione cristiana e l'esperienza sessuale attestato nella sacra Scrittura. La terza parte, relativa ai «Fondamenti storico-teologici» della morale sessuale, ne recensisce l'evoluzione lungo le successive epoche - patristica, medioevale, moderna e contemporanea - della Tradizione cristiana. La quarta parte, proponendo una «Criteriologia morale», fornisce le coordinate fondamentali e i criteri principali per la valutazione morale dell'agire sessuale.