Questo testo lancia provocatoriamente una sfida che nasce da un ribaltamento di prospettiva. Se si vuole andare alla ricerca di un senso possibile del fenomeno della mobilità umana, è troppo poco limitarsi a sapere se coloro che si spostano hanno un futuro nel Paese d'arrivo. Al contrario, si potrebbe provare a chiedersi se queste persone danno un futuro e dischiudono prospettive alle società in cui giungono. Questo capovolgimento è la chiave di volta che il cosiddetto "pensiero generativo" vuole offrire al dibattito sulle migrazioni. L'attualissimo lavoro di Emanuele Iula, più che voler essere esaustivo, punta sulla profondità del rapporto che si genera tra i dati raccolti dalle varie statistiche in circolazione e alcune interpretazioni di autori che si sono sforzati di andare oltre i dati, per cogliere un senso diverso e implicito al migrare. Per questa ragione, una delle direttrici seguite è stato il costante tentativo di dialogo con saperi e discipline diverse: filosofia, sociologia, antropologia e, non ultima, la teologia biblica. L'intento può apparire ambizioso. Forse lo è davvero. Ma consente di contribuire al dibattito più ampio. «E se scoprissimo che i fenomeni migratori, anziché una reazione a un qualche disagio, sono in realtà la risposta a una domanda ben più profonda?» (Emanuele Iula).
Viviamo in una realtà frantumata, frastagliata. Il pluralismo è il volto visibile della globalizzazione, e a questo destino non sfugge nemmeno il mondo religioso. Ora, c'è chi reagisce denunciando il supermercato delle credenze e lamentando il bricolage religioso. E c'è chi si chiede che senso dare a questo fenomeno rispetto alla fede del Dio unico che interviene nella storia per salvare tutti gli esseri umani. Alla cacofonica di Babele, Rémi Chéno risponde con la sinfonia di Pentecoste: insegna ad accogliere teologicamente la diversità che non abolisce le differenze (e la verità!), ma le trasfigura in cangianti riflessi policromi. Lo fa inseguendo, con umiltà e rispetto, le orme di Colui per mezzo del quale tutto esiste. Ecco allora un libro talvolta scomodo, spesso sorprendente, sempre rivelatore: una guida intelligente per integrare nella fede cristiana lo "scandaloso" pluralismo religioso dei nostri giorni. «Il mio approccio, che definirei postliberale, opta per un esercizio umile della ragione nel confronto con le ricchezze dell'altro, senza peraltro cadere negli estremi dell'esclusivismo o del pluralismo» (Rémi Chéno).
Cosa dire sul nostro essere umani? Quale genere di umanità vogliamo far sviluppare nella società? E come appare la nostra umanità? Forse la sfida più diffusa oggi è proprio quella di non perdere il senso dell’umano, sfida che necessita chiarezza in merito a cosa sia o non sia una persona. Ci sono forze – politiche, economiche, psicologiche – che ci spingono a essere meno di ciò che Dio desidera che siamo. Ma l’umanità voluta da Dio è movimento, è un processo in cui dobbiamo far fronte allo straordinario, una via di vita in cui diventiamo straordinari.
Rowan Williams (Swansea 1950) dal 2002 al 2012 è stato arcivescovo di Canterbury. Teologo formatosi a Cambridge e a Oxford sulla grande tradizione delle chiese d’oriente e d’occidente, ha sempre cercato di rendere intellegibile il messaggio del vangelo agli uomini e alle donne di oggi. Presso le nostre edizioni ha pubblicato tra gli altri Il giudizio di Cristo (2003) e Resurrezione (2009).
Lo charme del Rabbì di Nazaret filtra da ogni pagina dei Vangeli, restando inafferrabile. Come accostarsi allora alla patina di luce che ovunque lo accompagna? Questa domanda dà l’avvio all’avventura di queste pagine: osare leggere il Vangelo «al rovescio», a partire cioè dalla prospettiva di coloro che lo hanno incontrato. Come sarà stato guardato Gesù da Giuseppe, Maria, il Battista, la peccatrice di Magdala, Giuda, Pietro, Caifa, Anna, Pilato ed Erode? Un racconto fra le righe dei Vangeli e sulla loro soglia, come un invito a entrare.
Sommario
Prefazione. Yosef, il sognatore. Miriam, la madre. Jochanan, il Battista. Miriam di Magdala, l’amante. Kèfa, la roccia. Yehûdāh, l’amico. Caipha, il religioso. Pilatus,
il diplomatico. Cleopha, l’entusiasta.
Note sull'autore
Gianluca De Candia insegna attualmente Teologia sistematica all’Università di Siegen ed è libero docente al Dipartimento di questioni filosofiche fondamentali della teologia della Westfälische Wilhelms-Universität di Münster.
«La filosofia non ha che una sola mèta e un solo principio: conoscere sé stessi e diventare simili agli dèi. Il principio è la conoscenza di sé stessi, la mèta è la somiglianza agli dèi»: così, alla fine del mondo antico, l'imperatore Giuliano esprimeva il senso del filosofare classico, da Pitagora e Platone in poi. Questo senso oggi è perduto, per cui il mondo contemporaneo, privo tanto della conoscenza di sé quanto di quella di Dio, vaga smarrito nell'alienazione. Il nostro tempo è infatti funestato da due false scienze, la psicologia e la teologia. La prima dà a intendere di conoscere l'uomo, ma non ne conosce l'essenza, che è spirito; la seconda dà a intendere di conoscere Dio, ma ne propone in effetti solo accidentali immagini, frutto del determinismo psichismo e di parole umane spacciate per divine. «Non ci sono date oggi che menzogne», scriveva perciò Simone Weil.
Come per i volumi precedenti dei Saggi teologici anche questo titolo deve essere inteso come una specie di leitmotiv, che riecheggia in libere variazioni attraverso la maggior parte degli articoli)qui raccolti. Solo uno d'essi fa risuonare il motivo espressamente, anch'esso senza la pretesa di esaurirne le intrinseche potenzialità. Per quest'intero libro composto di saggi è circostanza caratterizzante invece che l'oggetto principale sia abbordato dai lati più diversi, che sovente esso s'affacci ad inattese svolte del cammino e si presenti in modo nuovo allo sguardo. Esiste sì una luce centrale, ma ne divengono visibili solo diverse irradiazioni. Forse uno spirito assetato di sistematicità, che vorrebbe senz'altro costruire, dai frammenti, una totalità, potrebbe mettere in ordine le pietruzze e poi comporle in un mosaico. L'autore diffida di tali intraprese, che vogliono trar fuori il mysterium dal suo nascondimento ed esibirlo svelato. Dio abita in una luce inaccessibile. Il tema tuttavia, intorno a cui ci si aggira senza pretese, è tale da interessare in modo centrale Chiesa e cristiani. Nel divergere dei due aspetti uniti nel titolo sta il motivo d'ogni minaccia e d'ogni atrofia del cristianesimo attuale. E poiché è assai difficile congiungere rinnovatamente gli aspetti, una volta che siano stati separati, preferibilmente cerchiamo di considerarli dalla sfera donde hanno origine, nella quale essi, fecondandosi eternamente in modo reciproco, stanno intrinsecati l'uno nell'altro.
La riforma non si compie mai col reincollare i pezzi rotti; ma: «Dal tronco di Isai germina un pollone, e un germoglio spunta dal suo ceppo».
Filippo
La sofferenza e il male sono "i capi di accusa" più frequenti contro Dio. Da sempre, da quando l'uomo indaga sul perché del dolore, soprattutto del dolore innocente. Così alcuni perdono la fede perché il mondo è pieno di mali, mentre altri, per gli stessi motivi, tolgono al Dio biblico la sua onnipotenza. Ma davvero non c'è una terza soluzione? - si chiede l'autore di questo libro, teologo - Può il Dio di Giobbe, il Dio di Gesù Cristo mantenere intatte le caratteristiche che la Rivelazione e la Tradizione gli hanno sempre riconosciuto, se l'onnipotenza non è assoluta perché è incapace di oltrepassare il muro dell'impossibile e dell'assurdo?... Alla ricerca di risposte, ne scaturisce un ragionamento serrato e incalzante che affronta con il coraggio e il linguaggio della modernità questioni quali la presenza nel mondo del male morale e naturale, la missione dell'uomo nell'universo, l'evoluzione del cosmo, il "valore redentivo" della sofferenza, l'onnipotenza di Dio e la sua capacità di soffrire. Questioni vertiginose e alla fine, inevitabilmente, destinate a rimanere aperte. Ma tutte esplorate alla luce della certezza che "Dio è amore" proclamata dalla prima Lettera di Giovanni.
"Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia".
Con queste parole Papa Francesco annunciava l'indizione di un anno santo dedicato alla misericordia (2015 - 2016). In occasione di quel Giubileo, l'Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum ha organizzato una serie di incontri con lo scopo di ripercorrere la storia della Chiesa seguendo il filo rosso della misericordia di Dio.
Questo libro è il frutto di quelle conferenze, tenute da studiosi competenti, capaci di affrontare i vari argomenti in modo semplice e insieme profondo, così da formare un testo di alta divulgazione, ridotto nelle dimensioni, ma importante per il contenuto.
Carmelitana scalza, l’Autrice indaga la profonda sintonia con Adrienne von Speyr, donna, medico e mistica dotata del carisma della profezia. Queste pagine sono quindi scritte «tentando», verbo giustificato attingendo all’ottica di Adrienne, secondo la quale il sì di Maria è il prototipo della fecondità cristiana e solo dentro questo sì il Figlio di Dio può diventare uomo. Il cristiano, allora, non può fare di più che «tentare», ma è in questo tentativo che l’autentica vita contemplativa, intesa come apertura totale a Dio, non solo appare fruttuosa come la vita attiva, ma diventa la base indispensabile di ogni agire cristiano nel mondo.
La fatica della vita di Adrienne è ben conosciuta, sia nella fanciullezza sia nella maturità della vita, ma si compenetra con il luogo che Dio le ha donato ed assegnato nella Chiesa e nella teologia. Qui bisogna puntare, secondo l’Autrice, per comprenderla e per mettere in luce la sua missione, quale luogo aperto all’epifania di Dio.
«Se il Carmelo è spazio in cui abita Dio, Adrienne pure è spazio in cui abita Dio».
Prima edizione mondiale, in italiano e in inglese, delle pagine inedite (1921) della Montessori sul peccato originale. - Un testo che, smentendo una errata interpretazione, mostra come per la Montessori la dottrina cristiana del peccato originale non sia in contraddizione con il suo metodo educativo, che ha rivoluzionato il modo di far scuola.
L'originalità del pensiero teologico di von Balthasar poggia certamente sulla singolarità del suo pensiero sul mistero dell'Unitrino, che si inserisce nella grande tradizione teologica del passato ma è in attento ascolto della novità della riflessione filosofica e teologico-trinitaria del Novecento.
Quale rapporto c’è tra esperienza della salvezza in Cristo e convivenza urbana nelle nostre città? Come si assecondano e stimolano reciprocamente? La questione fondamentale qui analizzata è quella posta dall’«abitare» in città. Oggi l’esigenza prioritaria dell’homo urbanus riguarda la qualità della sua sfera relazionale con se stesso, con gli altri, con l’ambiente, con Dio. Inscindibilmente. L’autore riflette sulla proposta «cristiana» in termini di fraternità. Tale fraternità precede, accompagna e oltrepassa ogni strategia politica, ogni comunicazione digitale, ogni transizione economica, ogni differenza sociale. Testimoniare la salvezza dentro le nuove culture urbane significa mostrare che, per realizzare l’utopia di una città «a misura d’uomo», è indispensabile non meno che Dio.
Autore
Duilio ALBARELLO, nato a Mondovì (CN) nel 1968, è presbitero diocesano. Ha conseguito il dottorato in teologia fondamentale presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano. Insegna teologia fondamentale e antropologia teologica a Fossano. Inoltre è docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e al biennio di specializzazione in teologia morale a Torino. Tra le sue pubblicazioni: La libertà e l’evento (2008); L’umanità della fede (2011); Nella fede del Figlio (2014), La grazia suppone la cultura (2018).