
Come abitare lo sviluppo? In un contesto di scarsità di risorse, perché investire soldi nella ricerca di un enhancement per pochi invece di cercare cure per le malattie di molti? Se i teorici dell'enhancement si chiedono quante innovazioni sia possibile sviluppare, la mia domanda verte sul perché dei prodotti dello sviluppo. Perché si sviluppano determinate tecnologie? Perché si vendono? Perché sono necessarie alle nostre forze militari? Perché garantiscono a una nazione la supremazia sulle altre?
Parlare d'amore oggi è fin troppo facile. La parola è abusata fino al logoramento, e per lo più risuona nel suo significato 'romantico': il sentimento di fusione con l'essere amato, l'appagamento di un desiderio di realizzazione che, a ben vedere, rimanda infine all'atteggiamento narcisistico sempre più diffuso. Si può superare questa accezione emotiva e superficiale dell'amore e parlarne da un'altra prospettiva? E si può, partendo da un'esperienza più autentica di amore umano, rivelare un nuovo e più profondo significato della parola Dio? Tomás Halík ne è convinto e si dedica all'impresa in questo saggio acuto, di godibilissima scrittura, ricco di riferimenti letterari e filosofi-ci, aperto ai fermenti più vivi della cultura laica. E incontra subito sant'Agostino, cui è attribuita la frase che ha scelto come titolo: Amo: volo ut sis, «Amo: voglio che tu sia». Perfetta sintesi, egli dice, del vero significato della parola amore, in controtendenza rispetto al sentire comune: facendo propria questa frase, l'io non si limita a prendere coscienza dell'esistenza dell'altro, ma la accoglie come componente fondamentale che arricchisce la sua vita, che impedisce al suo mondo di diventare terribilmente vuoto e grigio. Il vero amore umano chiede dunque di cambiare prospettiva, di avere il coraggio di dimentica-re se stessi in forza degli altri. Proprio per questo l'amore è un tema profondamente religioso, capace allo stesso tempo di parlare alle coscienze odierne per le quali il discorso cristiano suona come una lingua sconosciuta o dimenticata da tempo. Perché il Dio amore, lungi dall'essere il Dio banale stigmatizzato da Nietzsche, è un Dio che invita tutti, credenti e non credenti - 'residenti' e 'cercatori', come preferisce definirli Halík - alla magnifica danza dell'amore «in cui si fondono cielo e terra, grazia e natura, divino e umano, la Trinità divina e le tre virtù attraverso le quali entriamo danzando nell'eternità».
Questo libro si propone di presentare una visione personale della fede e uno sguardo aggiornato del mistero di Dio in sintonia con le preoccupazioni della cultura di oggi. La riflessione di Torres Queiruga – che costituisce anche una serena risposta alle obiezioni sollevate dalla Commissione per la fede dell’episcopato spagnolo – si concentra su tre temi di particolare urgenza: l'idea della creazione per amore, il problema del male e la messa in discussione della preghiera di richiesta.
In questo testo, il teologo compie una difesa appassionata, e lontana dai dogmatismi, del carattere personale di Dio e analizza il tragitto di una coscienza religiosa che consente di avvicinarsi al baratro luminoso intravisto dai grandi mistici di tutte le religioni.
Definire l’ateismo al singolare può risultare un’operazione imprecisa e fuorviante; sarebbe più corretto parlare di ateismi, vista la varietà delle forme, dei contenuti e degli orientamenti. In ambito teologico la percezione è mutata profondamente e ha abbandonato i toni apologetici passando a un’attività di analisi e a una riflessione sulla testimonianza della speranza cristiana e della freschezza evangelica.
Nell’ottica di Gallagher l’ateismo contemporaneo è da ricondurre alla crisi culturale che si è prodotta con la scomparsa dallo scenario europeo di personalità dotate di spirito enciclopedico e di cultura universale. Se, da un lato, il perfezionamento della ricerca scientifica e la moltiplicazione degli ambiti hanno prodotto risultati eccellenti e lodevoli, dall’altro hanno provocato una frattura nel mondo del sapere che ha avuto ricadute sia nell’elaborazione teologica sia nella percezione che gli uomini hanno di Dio.
La questione del rapporto o, meglio, della distanza fra teologia e pastorale è il filo conduttore degli Atti pubblicati in questo volume. Sono il frutto di un convegno nazionale, svoltosi a Roma dal 26 al 28 gennaio 2017, cui hanno partecipato responsabili e professori delle Facoltà teologiche italiane, docenti degli Istituti superiori di Scienze religiose e rappresentanti di uffici pastorali. Se, per un verso, si lamenta che la formazione teologica non ha ancora un riconoscimento sul versante civile, è altrettanto vero che non tutto è ancora stato fatto affinché i saperi teologici siano patrimonio integrale delle Chiese locali, che avrebbero la possibilità di investire ancora molto, e con beneficio, nella valorizzazione di quanti hanno una preparazione teologica universitaria. In altri termini, c’è spazio perché tra pastorale e teologia si stabilisca un raccordo non solo saltuario o occasionale.
Gli Atti sono articolati in tre sezioni: la prima riguarda i soggetti coinvolti (pastori, teologi, laici); la seconda raccoglie le riflessioni sui principali ambiti della prassi ecclesiale, ripresi in rapporto ai tre testi fondamentali di papa Francesco (Evangelii gaudium, Amoris laetitia, Laudato si’); infine, una sezione è dedicata alla questione educativa e alla pedagogia religiosa, con riferimento peculiare al mondo della scuola e dell’insegnamento della religione cattolica.
È possibile un vegetarianesimo cristiano? E su quali basi teologiche? Come sarà possibile costruire una teologia del vegetarianesimo, o degli animali se la Bibbia presenta evidenze contrarie sintetizzate dal comportamento alimentare dello stesso Gesù di Nazaret e degli apostoli? Inizia da queste premesse la riflessione filosofico-teologica del presente volume, che si propone di dimostrare, senza velare le contrarietà oggettive menzionate, che il cristianesimo può e deve farsi vegetariano.
Il libro cerca di costruire un percorso che dalla Scuola si dirige verso la ricerca di Dio, prima di tutto facendo conoscere la possibilità stessa di questo raccordo.
Trattandosi, in fondo, di un unico cammino di maturazione, si mettono in luce alcuni aspetti che favoriscono questo percorso e altri che lo ostacolano.
Non mancano le provocazioni e i paradossi che vorrebbero togliere smalto a certi luoghi comuni, soprattutto riguardanti l'uso massiccio di immagini grazie alle varie tecnologie: se queste non sviluppano l'attenzione, non potranno favorire ulteriori maturazioni.
E’ possibile, con l’aiuto del concetto di “testimonianza”, strutturare un discorso che tenga conto dell’amicizia? E come è possibile “pensarlo” nell’epoca in cui crollano le esperienze fondanti/fondamentali della vita? L’esperienza umana, arricchita dalla riflessione filosofica, spirituale e fenomenologica, entra in dialogo con quella teologico-fondamentale per dar voce a un’unica sinfonia: quella testimoniata da Dio che, in Cristo, si intrattiene “tamquam amicos” con ciascun uomo.
Il linguaggio, anche quello religioso, non è «innocente», riflette e serve a configurare un mondo di interessi. Non è solo riflesso della cultura, ma ne è soprattutto un agente. Inoltre, in quanto realtà viva, è esposto all'erosione del tempo e necessita di un rinnovamento continuo per non perdere la sua capacità espressiva e stimolante. Gesù si è manifestato sorprendendo con il suo modo di parlare di Dio; e quanti lo hanno ascoltato hanno ritrovato entusiasmo e speranza. Non ha predicato un altro Dio, ma l'ha presentato diversamente, con un altro tono, un altro linguaggio: più affettuoso, dinamico, accessibile, profetico, meno solenne e rituale. Insegnava a contemplare la vita e a contemplare Dio usando parole e criteri nuovi. Per l'evangelizzazione ha scelto il vocabolario poetico-sapienziale della parabola, immaginativo, partecipativo e sovversivo. Secondo Domingo J. Monterò bisogna seguire le sue orme, aprirsi al suo Spirito, per evitare di presentare un'immagine che isoli Dio e lo allontani dalla comprensione affettuosa della sua Verità e del suo Amore.
Perché vivere? Quale senso ha la nostra vita? Domande che interrogano ciascuno di noi e che spesso, però, cerchiamo di allontanare. Il suicidio, l'ira, l'odio, ma anche la compassione, la guarigione e la gioia: l'essere umano è questo intrico di paradossi. Come uscire dalla paralisi mortifera che tutto ciò causa? Un vero e proprio percorso dall'esperienza dell'assurdo alla pienezza di senso: ecco quello che l'autrice ci propone attraverso una rinnovata lettura dei testi biblici, aprendoci pagine sconosciute ma che portano racchiuso un messaggio umanissimo e liberante rivolto a ognuno di noi.
«Perché vivete? Quale scopo date al vostro essere qui? Cosa volete da voi stessi?». In questo libro Vito Mancuso ingaggia un dialogo serrato con i suoi lettori per risalire alle sorgenti di un bisogno primordiale dell'uomo: il nostro bisogno di pensare. È da questa urgenza interiore, strettamente legata al desiderio e al sogno di una vita diversa e migliore, che Vito Mancuso ci spinge a tornare a «pensare con il cuore», senza barriere, preconcetti o tabù, e senza altro dogma che la ricerca costante del Bene. Così, nel movimento ora logico ora caotico delle nostre esistenze, questo libro diventa una guida capace di orientarci e consigliarci in quei momenti in cui siamo chiamati a scegliere se resistere strenuamente oppure arrenderci al flusso della vita, per raggiungere quella desiderata pace interiore, l'equilibrio di chi ha finalmente trovato un senso al suo essere al mondo.
Tra le otto parole per rinascere, per trasformarsi, per rinnovare la propria vita scelte dalla Fraternità di Romena c’è anche la parola Fedeltà. Ma la fedeltà di cui si parla in questo libro non è una parola statica, rigida, tutt’altro: essere fedeli vuol dire essere attenti alla vita, attenti ai suoi cambiamenti. Così ce la presenta la nota teologa Antonietta Potente, protagonista della conversazione. In questo libro la Potente accetta l’invito di raccontarci quattro strade di fedeltà, la fedeltà al mistero, alla vita, al nostro tempo, al proprio cammino. Ne nasce una conversazione-lievito, ricca di proposte, di intuizioni, di strade che si aprono nel segno della fedeltà.