
Il Crocifisso risorto è il paradosso del cristianesimo che poggia sul fondamento apparentemente fragilissimo della Pasqua, dove morte e vita si affrontano in un incredibile duello. La vita di Gesù, nello stile sobrio di Luca, termina nella serena convinzione di un compimento fiducioso: sulla croce il Cristo è sereno, e nell’interpretazione lignea del Crocifisso di Lérins sorride. L’effetto di questa unità dei contrari è il paradosso, che la ragione, grazie all’esperienza di fede, può riconoscere come incomprensibile e tuttavia dotato di senso. Perché il Crocifisso sorride guardando il teologo che pensa? Perché il teologo pensa e la verità gli sfugge. Una provocazione per un pensiero forte e umile.
La speranza fa parte dell'essenza stessa dell'uomo; si manifesta nei desideri, nel senso di sproporzione tra il sé e l'Altro, nell'anelare alla pace e a qualcosa che non si esaurisce nel presente. Il cristiano, in più, sa di poter contare su un'esperienza ben precisa: la fede. Perché è nella fede che ha origine la speranza cristiana. Da queste prime riflessioni parte Luigi Maggiali per tratteggiare, in pagine cariche di tenerezza e di slancio, il volto cristologico del dono e della responsabilità della speranza cristiana. Il volume rappresenta così una sorta di "manuale" della speranza in cui risuonano i mille echi di questa parola tra le pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento e nel Magistero della Chiesa. Fino al forte invito di papa Francesco: "Non lasciamoci rubare la speranza!".
Questo testo si propone di fornire una sorta di suggestiva proiezione educativa che attraverso la categoria dello "sguardo" immagina un cammino per la sua liberazione. Un cammino che procede dal particolare all'insieme, dalla credenza soggettiva a una verità condivisa, dalla chiusura all'apertura, dalla limitazione all'illimitato, dal confine allo sconfinato.
Il metodo scientifico ha permesso alla teologia di entrare e permanere nelle università. La sapiente attualizzazione della Scrittura, nella semplicità delle forme e nella freschezza dello Spirito, non ha mancato di contraddistinguere l'opera di molti santi che hanno unito la loro teologia alla predicazione universitaria e parrocchiale. Tommaso e Newman hanno saputo mediare efficacemente la parola di Dio attraverso la loro scienza e la loro santità di vita.
L'attuale complessità del vissuto (umano ed ecclesiale) impone con urgenza di ripensare l'alterità. L'analisi sociologica caratterizza la nostra epoca, da un lato con i tratti di un esasperato individualismo e di una generalizzata frammentazione sociale, dall'altra lo sguardo ad alcuni fenomeni contemporanei (moda, istinto di imitazione, pulsioni gregarie, affollamenti sportivi, musicali e religiosi) sembra convincere del contrario. La profondità di questi mutamenti sollecita in tal senso a ripensare l'alterità, non solo come l'altro da me, che mi sta di fronte, ma anche come l'altro di me, che è parte costitutiva della mia identità e mi pone inesorabilmente di fronte alla mia radicale incompiutezza. Perché la relazione interpersonale è non solo la dimensione più profonda del mistero di Dio, ma anche dell'uomo creato a sua immagine. A questo tema il Centro studi di spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2015 e ne pubblica ora gli Atti.
Dall’introduzione: «La cronaca dei nostri giorni ci presenta violenza contro se stessi, contro le proprie cose, contro le cose dell’altro, contro l’altro, bambino, anziano, donna, straniero, immigrato, di altra fede o di altra lingua. Paure, preconcetti, muri e recinzioni che tornano ad edificarsi, leggi ad personam o partitiche, ingiustizie sociali, presunti e presentati modelli alternativi di famiglia e di genere, insieme a tanto altro, denotano una profonda crisi antropologica. Verrebbe da dire, come Diogene di Sinope, «cerco l’uomo … l’uomo dov’è?». Si avverte l’assenza di una figura grande e umile al contempo, di un altro Dante […] Uomo di idee, ma anche di azione, amante della giustizia, della verità, della patria, della pace. Grande maestro, il Sommo Poeta, trentacinquenne pellegrino nei mondi dell’Oltretomba, è per me, trentacinquenne, guida nel mio viaggio reale terreno, lui che fu condotto da Virgilio nel suo viaggio immaginario ultraterreno. In suo onore, nel vasto panorama di illustri iniziative di vario genere in Italia e all’estero proposte e vissute, per festeggiarne ancora il compleanno, offro questo contributo che ha per titolo il primo cele- berrimo endecasillabo della Commedia, in una forma più «personalizzata»: «Nel mezzo del cammin de la mia vita…» e per sottotitolo, con la metafora sottesa del viaggio, «Percorsi di riflessione nel 750° della nascita di Dante Alighieri». Si tratta di un saggio che si compone di tre parti, tese a suscitare l’entusiasmo di incontrarsi con la Divina Commedia, presentandone aspetti noti e forse meno noti, numerici e fantasiosi, storici e leggendari, teologici e letterari, liturgici e religiosi, lirici e grotteschi. Percorsi, semplici percorsi, per mettere i nostri piedi sulle orme di un grande uomo, di un grande uomo di fede, di un grande italiano, «semplicemente» del Sommo Poeta, Padre della nostra Madre lingua. E come da più parti si sente dire: «Iddio ha voluto così bene all’Italia da regalarci Dante Alighieri!».
Acute riflessioni sotto forma di dialoghi allegorici e paradossali che smontano i falsi miti della libertà da parte di un grande pensatore controrivoluzionario.
Ri-pensare Dio oggi è un compito quanto mai attuale e urgente. Le modificazioni delle nozioni di spazio e tempo offrono alla riflessione teologica nuove modalità per pensare, comunicare e trasmettere la fede oggi. Esse permettono di riarticolare la triade metafisica Dio, uomo e cosmo, nelle loro reciproche relazioni, e consentono di ritornare a parlare di Dio nell'età della scienza cogliendone la sua presenza vivente nello spazio-tempo dell'universo.
Allo stato attuale della conoscenza, l’umanità si sente pellegrina, sempre in cerca di una nuova comprensione della verità, una nuova interpretazione, una ipotesi più vera o una verità più profonda, sempre in cerca di una verità al di là del detto. E anche se abbiamo perduto la certezza che avevamo, per esempio, nel tempo del pensiero mitico, continuiamo a pensare di essere adesso più vicino alla verità …. Un’analisi disincantata, radicale a volte, eppure necessaria del linguaggio religioso e della sua semantica a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II. In vista del suo futuro.
Mons. Dario Rezza, in questo libro affronta il tema dell’umanità di Cristo con alcune riflessioni veloci che invitano a recuperare in noi l’immagine umana fatta a somiglianza di Dio che ha in Gesù il suo modello ideale.
L’umanità di Gesù conserva un valore teologico irrinunciabile, perché non è un involucro che nasconde Dio, ma è la «trasparenza» del volto stesso di Dio per ogni tempo. I tratti umani di Gesù, la storia concreta e le esperienze precise che egli ha vissuto, le sue scelte, i suoi comportamenti e i suoi sentimenti, sono importanti non soltanto per conoscere l’uomo Gesù, cioè il lato umano, acquisito nell’incarnazione dalla sua Persona divina, ma anche per comprendere il “progetto uomo” che egli ha scelto e ci ha offerto in esempio.
Cambiare le strutture sociali o cambiare l'uomo? È un'alternativa che non finisce di appassionare, e talvolta di dividere, gli uomini e i cristiani. La spiritualità che Pàvel Nikolàjevic Evdokìmov propone, ampiamente nutrita di meditazione biblica e patristica, soprattutto orientale, tende a operare una sintesi tra l'esperienza di Dio e la sua espressione storica nel lavoro, nella cultura, nell'arte, nella morte. L'esperienza di Dio coglie l'uomo in ciò che ha di originario trasformandolo in "uomo nuovo". Ma Dio è colui che ama gli uomini di un "amore folle", come suole dire Evdokìmov prendendo l'espressione dal teologo laico Nicola Cabasilas; cioè di un amore che può tutto fuorché togliere la libertà all'uomo. Trasformandosi a immagine di Dio, l'uomo non può non amare l'umanità intera fino in fondo, condividendone il destino. Perciò è necessario che i cristiani superino sia le sterili tentazioni dell'integrismo sia la perdita di identità e sviluppino la loro fantasia creatrice, esprimendo forme storiche che valorizzino i frammenti di verità e di bellezza sparsi nella società contemporanea, facendoli diventare segni in cui ogni uomo possa sentire la presenza vivente in Dio.