L'impegno ecumenico della Chiesa cattolica, testimoniato nei documenti del Concilio Vaticano II, ha avuto precursori e pionieri in ambito non solo teologico, ma anche spirituale. Il volume presenta alcune personalità che, con sensibilità e modalità diverse, hanno incarnato l'ideale della piena unità dei cristiani: san Leopoldo Mandić, santo dell'ecumenismo spirituale e della riconciliazione; la beata Gabriella Sagheddu, trappista, che ha consacrato la propria vita per l'unità della Chiesa; san Luigi Orione, santo della carità ecumenica; san Giovanni Calabria, santo della carità e dell'ecumenismo dialogale. Essi hanno vissuto ante litteram quell'ecumenismo spirituale che consiste nella conversione interiore, nel rinnovamento dello spirito, nella santificazione personale della vita, nella carità, nell'umiltà, nella pazienza e nella preghiera. L'esempio di queste persone ci mostra come l'impegno ecumenico possa riguardare veramente tutti i fedeli. «I cristiani di oggi, che nella diaspora ecumenica pregano per l'unità di tutti i cristiani, possono essere convinti che questa loro preghiera tiene insieme il mondo», ricorda il cardinale Walter Kasper nel suo saggio conclusivo.
Sommario
Presentazione (A. Borghino - P. Martinelli). Saluto del rettore del santuario di san Leopoldo Mandić in Padova (F. Gusella). Introduzione (P. Martinelli). «Per la salvezza del mio popolo». L'ecumenismo spirituale di san Leopoldo Mandić (L. Bianchi). L'offerta senza riserve della vita nella Beata Maria Gabriella Sagheddu (M.A. Tescari). La dimensione ecumenica dell'evangelica carità di san Giovanni Calabria
(M. Galzignato). Don Orione e il quotidiano ecumenismo della carità (A. Fusi). Spunti teologici sull'ecumenismo spirituale (W. Kasper). Omelia in occasione della Giornata di studio sull'ecumenismo spirituale (Padova, Santuario di san Leopoldo Mandić, 22 novembre 2012) (W. Kasper). Appendice. Nota sul quadro storico del movimento ecumenico (M. Galzignato).
Note sui curatori
Angelo Borghino, frate cappuccino, è professore di Sacra Scrittura presso lo Studio teologico «Laurentianum» di Venezia, del quale è preside. È direttore della rivista dei frati minori cappuccini Italia Francescana. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La «Nuova Alleanza» in Isaia 54. Analisi esegetico-teologica (Pontificia Università Gregoriana, 2005).
Paolo Martinelli, frate cappuccino, è professore ordinario di Teologia degli stati di vita all'Istituto Francescano di Spiritualità, di cui è preside, presso la Pontificia Università Antonianum, e professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana. Collabora con diverse riviste specialistiche ed è consultore della Congregazione per la dottrina della fede e della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Per EDB ha pubblicato, insieme a L. Lehmann e P. Messa, Eucaristia, Vita Spirituale e Francescanesimo (2006); ha curato i volumi: Il rinnovamento della vita consacrata e la famiglia francescana (2007); Autorità e obbedienza nella vita consacrata e nella famiglia francescana (2008); Parola di Dio, vita spirituale e francescanesimo (2009); La grazia delle origini. Studi in occasione dell'VIII centenario dell'approvazione della prima regola di san Francesco d'Assisi (1209-2009) (2009); Santità francescana oggi. Significato figure formazione (2010); La vocazione francescana oggi nel mondo: sfide e risorse (2011); con L. Bianchi, In caritate veritas. Luigi Padovese. Vescovo cappuccino, Vicario Apostolico dell'Anatolia. Scritti in memoria (2011); La teologia spirituale oggi. Identità e missione (2012); Maschile e femminile, vita consacrata e francescanesimo. Scritti per l'VIII centenario dell'Ordine di Santa Chiara (1212-2012) (2012) e Nuova evangelizzazione e carisma francescano. Prospettive e testimonianze (2012).
Ascesi non significa soltanto prendersi cura di sè. Lasciare per ricevere, trovare la misura nell'amore smisurato, morire per vivere: è questo il paradosso dell'ascesi cristiana e il cammino verso quella passione genuina della vita che, secondo J.L. Barrault, arde senza brama.
Questo libro intende aiutare il lettore a leggere attivamente i testi di Sant'Ignazio di Loyola. Leggere i testi di un autore è del resto il modo migliore per conoscerlo. Ignazio è vissuto nel Cinquecento, ciò significa che non sempre i suoi scritti sono facili da comprendere per un lettore del terzo millennio. L'aiuto di uno specialista non è un lusso, ma al contrario un valido e fertile accompagnamento. Il racconto di un pellegrino, gli Esercizi spirituali, La Deliberazione dei primi padri, le Costituzioni della Compagnia di Gesù, il Diario spirituale, alcune Lettere: il filo rosso di tutti questi testi qui presentati è il discernimento spirituale. In esso Ignazio aveva una grande esperienza e su di esso ha scritto alcune regole che sono, in certo senso, una vera e propria "formalizzazione" della sua esperienza. Ogni testo è accompagnato da alcune informazioni storiche circa la sua genesi e da un commentario come guida alla lettura. Al lettore attento che si avventurerà in questi testi apparirà a poco a poco una nuova immagine di Ignazio: più complessa, più vera, più sfumata.
Partendo dalle fonti della letteratura teologico-spirituale, l’autore articola e giustifica i fondamenti epistemologici di un progetto di teologia spirituale che trova nell’esperienza vissuta il terreno di incontro con le altre discipline teologiche e il punto focale della propria specializzazione. La fede infatti si esprime attraverso l’esperienza vissuta ed è chiamata a svilupparsi in essa. L’esperienza, da parte sua, è frutto della fede, passa attraverso la fede e in essa si evolve.
Questo volume ha carattere didattico e introduttivo. È frutto di anni di insegnamento e condivisione con studenti e colleghi. Accenna appena a questioni ancora discusse nell’ambito dell’epistemologia della teologia spirituale, ma si preoccupa di offrire al lettore una articolazione logica e coerente circa l’intero impianto della disciplina, basandosi sulle convergenze ormai acquisite dai cultori della teologia spirituale. Il lettore è aiutato ad approfondire le singole questioni riguardanti la natura, il metodo, le fonti e il carattere intra e interdisciplinare della teologia spirituale. A questo sono mirati gli abbondanti suggerimenti bibliografici, l’indicazione degli obiettivi all’inizio di ciascun capitolo e la proposta di lettura ragionata di alcuni testi fondamentali.
Nell’elaborazione di questo studio, l’autore, – seguendo l’esempio di Giovanni della Croce, nel suo invito all’anima a salire il monte della perfezione –, vuole assomigliare al viaggiatore che si reca in terre nuove, lasciandosi guidare certamente dalle proprie conoscenze, sia pure avvolto nell’incertezza, ma anche dalle informazioni degli altri, nel tentativo di superare conoscenze precedenti (cf. 2N 16,8).
Jesús Manuel García è docente di teologia spirituale e direttore dell‘Istituto di Teologia spirituale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Nato a Moral de Hornuez (Segovia - Spagna), ha iniziato gli studi nel «Centro de Estudios Superiores» di Madrid e ha continuato l’iter formativo nell’Università Pontificia Salesiana di Roma. È Consultore della Congregazione dei Santi e membro del Comitato di direzione della rivista «Mysterion». L’ultima pubblicazione presso la nostra editrice è un’opera in collaborazione: Teologia e spiritualità oggi. Un approccio intradisciplinare, Roma, LAS, 2012.
Si scrive male, si scrive troppo, si scrivono cose inutili. La smania di parlare e di scrivere è una patologia conclamata della nostra era ossessionata dal bisogno di esternazione a ogni costo. In tempi in cui fioriscono da ogni parte manuali su come scrivere meglio e superare il noto "blocco dello scrittore", questa breve trattazione dell'abate Dinouart, apparsa per la prima volta nel 1771 e da allora continuamente ristampata, propone un vero e proprio ribaltamento prospettico del problema comunicativo. L'arte di tacere non è un semplice invito al silenzio, un manifesto del mutismo, ma un'analisi delle infinite possibilità della continenza verbale e scritta. "Il silenzio è necessario in molte occasioni" dice l'abate "ma bisogna sempre essere sinceri: è possibile tenere per sé certi pensieri, ma non fingerli. Esistono delle maniere di tacere senza chiudere il proprio cuore, di essere discreto senza essere cupo e taciturno, di nascondere alcune verità senza coprirle con menzogne".
Il libro è un viaggio intenso ma leggibile – in capitoli brevi e adatti alla meditazione - attraverso l’amicizia vista dal punto di vista della fede e di tutte le sue fonti: la Bibbia, la riflessione dei credenti più saggi, la teologia. Il punto di partenza è una considerazione sorprendente: nella comunicazione della fede delle nostre comunità e delle nostre omelie e catechesi si parla molto di amore, un termine che finisce per essere svalutato, come se stessimo parlando di una generica benevolenza. La Bibbia, invece, ci presenta meravigliose e ben definite relazioni di amicizia con Dio e basa sull’amicizia la stessa visione del rapporto tra Dio e gli uomini.
Nei 21 capitoli del libro scopriamo anzitutto le principali figure bibliche dell’amicizia – da Abramo e Dio a Gesù e Lazzaro fino a Paolo e i coniugi Prisca e Aquila – e da qui cominciamo un percorso che ci aiuta a: 1. Pensare l’amicizia (cos’è? cosa le da valore e bellezza? quando c’è davvero e quando è falsa?); 2. scoprire come vivere bene l’amicizia secondo la fede;
3. confrontarci con la stessa esperienza di amicizia che ha vissuto Gesù; 4. gustare il «Vangelo dell’amicizia» come Vangelo della gioia, imparando anche ad affrontare la delusione e la separazione della morte.
Il volume aiuta il lettore a scoprire la visione biblica dell’amicizia e ad applicare la teologia cristiana dell’amicizia alle proprie esperienze personali. Inoltre risulta utile per arricciare con spunti originali la catechesi, le omelie, i percorsi formativi per giovani e adulti.
L’AUTORE
José Tolentino Mendonça è un teologo e poeta portoghese molto apprezzato dal pubblico. Specializzatosi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, è docente di scienze bibliche all’Università Cattolica di Lisbona. Uno degli aspetti più importanti della sua attività di scrittore è la riflessione sull’interrelazione tra cristianesimo e cultura. Molto importante, al pari di quella saggistica, la sua produzione poetica. Ai lettori italiani è noto per aver pubblicato la raccolta di poesie La notte apre i miei occhi (Ets, Pisa 2006). Presso Paoline editoriale libri ha pubblicato Il tesoro nascosto (ottobre 2011).
DESTINATARI
• Lettori comuni - pastori - insegnanti - educatori.
• Per animare scuole, parrocchie e associazioni.
Che cosa significa oggi sperare e risorgere? Come si possono trovare nella quotidianità gli elementi che permettono di armonizzare la speranza e la vita? E come riconoscere le tante risurrezioni che già avvengono, in attesa di quella dei morti?
Questo volume propone le relazioni, i testi e gli interventi elaborati per il convegno Disperare e sperare, morire e risorgere, che si è svolto a Roma, alla Facoltà valdese di teologia, nel marzo 2012, in ricordo del biblista Giuseppe Barbaglio.
Sommario
Introduzione. Che significa oggi sperare e risorgere? (C. Busato Barbaglio) I. PER RIMANERE VIVI E PENSANTI. 1. Dono di speranza e sala operatoria (M. Martelli). 2. Risurrezione, presenza della morte e spirito di perdono nel Vangelo di Giovanni (F. Vouga). 3. Modeste priorità di una non credente (R. Rossanda). 4. Tra finitezza e infinitizzazione dell'incarnazione (L. Boccanegra). II. ALTRE FORME DI MORTE. VALZER - FILM DI SALVATORE MAIRA. 1. Credendo di trovare sua figlia (S. Maira). 2. Una società tecnicamente progredita e moralmente primitiva? (F. Ferrarotti). 3. La figliolanza e la memoria (Y. Redalié). 4. Nuova parentalità e rinnovata speranza (A. Falci). 5. La ragazza costruita dalla pubblicità (S. Maira). III. «LA RISURREZIONE VIENE DA MOLTO LONTANO». 1. «Il sole garbato della sera» (S. Giocomoni). 2. Costruire la vita, costruire la speranza (M.L. Mondello). 3. Speranza nell'incertezza, fede nel dubbio (M. Tronti). 4. La speranza cristiana nella risurrezione (S. Dianich). Conclusione. La disperazione non è l'ultima parola (R. La Valle).
Note sui curatori
CARLA BUSATO BARBAGLIO, vedova di Giuseppe, è psicoanalista SPI-IPA.
ALFIO FILIPPI è direttore emerito delle Edizioni Dehoniane Bologna (EDB), di cui è stato alla guida dal 1991 al 2011 e dal 1971 ha curato il settore biblico; ha inoltre diretto il quindicinale Il Regno dal 1971 al 1992.
Il testo è centrato su due grandi protagonisti della letteratura moderna: Paul Claudel a Charles Péguy.
Redatto da Henri de Lubac e da Jean Bastaire, questo libro rende omaggio a «due poeti teologi, di statura eccezionale, non schierati o strumentalizzati, come alcuni hanno sostenuto, ma al contrario troppo a lungo trascurati all’interno della Chiesa».
Il presente volume rappresenta uno studio sapientemente documentato sulla spiritualità di San Giovanni Bosco, questione molto dibattuta dalla produzione storiografica sul fondatore dei salesiani, ma ancora poco approfondita. L'autore ha il merito di portare in primo piano tale questione attraverso una preziosa selezione di prove documentali di importanti figure della Chiesa Cattolica che hanno fortemente influenzato la vita e la spiritualità di Don Bosco: da Sant'Ignazio da Loyola, a San Filippo Neri, da San Francesco di Sales a San Vincenzo de' Paoli, da Sant'Alfonso Maria de' Liguori, fino alla forte esperienza con San Giuseppe Cafasso, suo maestro e guida. Uno studio che costituisce dunque un eccezionale patrimonio di fonti e riflessioni, utili al lettore per comprendere meglio il valore e il significato dell'esperienza spirituale ed apostolica di Don Bosco nella vita sociale e nella Chiesa.
La preghiera di Karl Barth nasce da tre seminari tenuti a Neuchâtel tra il 1947 e il 1951: il grande teologo riformato vi presenta la preghiera attraverso il pensiero dei riformatori, i catechismi riformati e il Padre nostro. Per Barth, la preghiera è innanzitutto un dialogo con Dio che soccorre il credente, necessità esistenziale e grido in cui questi chiede al Signore di aiutarlo, di accompagnarlo e sostenerlo nella fede e negli sforzi per vivere in fedeltà all'evangelo. La preghiera è quindi anche adesione del cuore al cammino con il Cristo.
Il volume presenta gli Atti del XI corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2012 a Bienno (BS). Esso punta l'attenzione su ciò che, dai racconti evangelici, da Paolo e da altri ancora, costituisce l'aspetto cruciale del cristianesimo: la croce, la fede nel Crocifisso e la sequela del Crocifisso. Ora, sebbene questa verità non venga espressamente messa in dubbio, si avverte oggi il forte rischio di ridurre la croce a puro simbolo culturale, a mero repertorio e reliquia del passato della quale fare uso archivistico e museale o semplicemente espressivo. Qual è allora il valore della croce come simbolo e quale legame esiste fra questo simbolo esteriore e l'identità cri-stiana? Come riprendere e rivedere seriamente il valore della croce nell'esistenza cristiana? Rispondono a queste domande i saggi raccolti nel volume: per l'aspetto filosofico A. Fabris, per quello biblico R. Vignolo (vangelo di Giovanni) e F. Bargellini (letteratura paolina), per quello iconografico/artistico A. Montanari, per quello sistematico A. Cozzi e per quello spirituale (con riferimento all'e-sperienza di E. Stein) L.E. Bolis.
Quella della fede cristiana non è una mistica “naturale”, senza un volto. È una mistica ben caratterizzata nel senso della giustizia e della solidarietà: una mistica “estroversa”, che cerca il volto dell’altro, che porta all’incontro con l’altro sofferente, l’altro infelice, l’altro vittima. Per alimentare una spiritualità responsabile, efficace, concreta.
Descrizione
«La fede cristiana è una fede che cerca la giustizia. Certamente, i cristiani sono sempre anche dei mistici, ma non sono esclusivamente mistici nel senso di una spirituale esperienza di sé, bensì nel senso di una spirituale esperienza di solidarietà. Sono prima di tutto “mistici con gli occhi aperti”. La loro mistica non è una mistica naturale senza volto. È, piuttosto, una mistica che cerca il volto, che porta prima di tutto all’incontro con gli altri che soffrono, all’incontro con la faccia degli infelici e delle vittime… Gli occhi aperti e vigili ordiscono in noi la rivolta contro l’assurdità di una sofferenza innocente ed ingiusta; essi destano in noi la fame e la sete di giustizia, della grande giustizia per tutti, e ci impediscono di orientarci esclusivamente all’interno dei minuscoli criteri del nostro mondo di meri bisogni» (J.B. Metz).