L'opera "I preadamiti" uscì (anonima e senza indicazioni di luogo né di tipografo) nel 1655 suscitando "uno dei più clamorosi scandali culturali del XVII secolo". L'autore, Isaac La Peyrère (1596-1676), che vi teorizzava l'esistenza di uomini vissuti prima di Adamo, fu accusato di scardinare l'intera tradizione esegetica e i fondamenti stessi dell'ortodossia religiosa. Il libro, ancorato a un ampio commento dei versetti 12-14 del quinto capitolo dell'Epistola ai Romani, sollevava il problema dell'origine della specie umana, delle leggi, del rapporto tra legge naturale e diritto positivo, e avanzava esplicitamente ipotesi di carattere radicalmente poligenetico mettendo in crisi tutta la linearità della "storia sacra".
In questo saggio l'autore rilegge tutta la letteratura, la cultura e la civiltà occidentali muovendo dalla tesi, originale e dirompente, secondo cui la lirica cortese e la relativa concezione dell'amore derivano dall'eresia catara, diffusasi in Occidente tra l'XI e il XIII secolo.