La politica ha invaso la televisione con un lungo, ininterrotto talk show; la televisione ha contaminato con la sua logica e i suoi linguaggi l'intera scena pubblica. Un'anomalia tutta italiana, non priva di conseguenze per gli attori e le forme della democrazia rappresentativa. Incrociando ricerca d'archivio e dati quantitativi, il libro ripercorre l'evoluzione del talk show politico puro, impuro e ibrido, analizzandone i meccanismi della "messa in scena" e gli effetti. Un percorso che inizia con la televisione pedagogica di "Tribuna elettorale" e "Faccia a faccia", procede con la deriva spettacolare di "Bontà Loro" e "L'Altra campana", per arrivare alle piazze di "Samarcanda" e "Milano, Italia", alla democrazia del pubblico di Funari leader e "Braccio di ferro", al racconto della seconda Repubblica proposto da "Porta a porta" e "L'Arena". Sino all'attuale ibridazione del talk show con la rete, esperimenti di una nuova scena pubblica orizzontale e democrazia digitale.
"La giusta pretesa di non essere sottoposti in Rete a regole restrittive di Stati invadenti e imprese prepotenti esige la definizione di principi costituzionali, che abbiano come fine proprio la garanzia di libertà e diritti." (Stefano Rodotà) I diritti fondamentali che ci definiscono come uomini e donne, persone e cittadini, devono essere validi offline come online. La realtà dei fatti dimostra che troppo spesso così non è. A partire da casi concreti e da episodi di vita vissuta e avendo come riferimento la Dichiarazione dei diritti in Internet recentemente approvata dalla Camera, questa agile guida ci ricorda quello che tutti noi, in quanto cittadini digitali, dobbiamo pretendere. Accesso, cultura, uguaglianza, privacy, identità, anonimato, oblio, cittadinanza, sicurezza, democrazia: dieci parole chiave per ricordare che il diritto vale anche nel cyberspazio.
Gli scritti di questo libro sono apparsi tra inizio 2000 e fine 2005, negli anni dell'11 settembre, delle guerre in Afghanistan e in Iraq, dell'instaurazione in Italia di un regime di populismo mediatico. Leggendoli ci si accorge che sin dalla fine dello scorso millennio si sono verificati drammatici passi all'indietro. Dopo la caduta del Muro di Berlino si erano dovuti riesumare gli atlanti del 1914, e da tempo le nostre famiglie ospitavano di nuovo servi di colore, come in "Via col vento". A poco a poco col videoregistratore si è passati dalla televisione al cinematografo, con Internet e le pay-tv Meucci l'ha avuta vinta su Marconi (telegrafia con i fili) e ora l'i-Pod ha reinventato la radio. Terminata la Guerra Fredda, abbiamo avuto con Afghanistan e Iraq il ritorno della Guerra Calda; riesumando il Grande Gioco kiplinghiano, si è tornati allo scontro tra Islam e Cristianità, compresi gli Assassini suicidi del Veglio della Montagna, e al grido di "mamma li turchi!" È risorto il fantasma del Pericolo Giallo, è stata riaperta la polemica antidarwiniana del XIX secolo, abbiamo di nuovo l'antisemitismo e i fascisti (per quanto molto post, ma alcuni sono ancora gli stessi) al governo, si è riaperto il contenzioso post-cavouriano tra Chiesa e Stato. Sembra quasi che la Storia, affannata per i balzi fatti nei due millenni precedenti, si riavvoltoli su se stessa, marciando velocemente a passo di gambero!
Every true culture is also a creative culture, which generates ideas that can change the world. Throughout history and across cultures, Christianity, through its faith in a personal God, has known how to value human reason and the potentialities inherent in human nature.
The fact that man can establish a personal relationship with God has always produced revolutionary changes in culture and in social life. Men from every walk of life are henceforth directed towards the path of the good, the true, and the beautiful. It's a path found today in the media, an essential element of each of our lives and a privileged path to take.
«Il pettegolo ha i tratti del potente, del legislatore e del giudice. Si erge a custode dei valori della propria comunità, e la riuscita in tale impresa è fonte somma del suo piacere». Per la sua capacità di includere e di escludere, oltre che di stabilire nei dettagli le regole dei giochi sociali, il pettegolezzo non risparmia nessuno ed è connaturato all'esercizio del potere. Diffuso in modo estremamente maggiore rispetto alle comunicazioni reali o ufficiali - e oggi amplificato dai social media - esso diviene strategia per comprendere posizionamento e legami dei singoli rispetto alle figure di leader emergenti. Anche la Chiesa non è esente dal pettegolezzo, come testimoniano ieri le Lettere di san Paolo e oggi le severe critiche di papa Francesco rivolte ai brusii e alle voci che uccidono «il fratello e la sorella con la lingua.»
Facebook, MySpace, Twitter, Linkedln sono ormai termini entrati nel lessico quotidiano e sempre più spesso capita di sentire persone che ci chiedono se abbiamo una pagina su Facebook o se siamo iscritti a questo o quel gruppo. I social network sono dunque una moda o qualcosa di duraturo? Se non sono una moda, che effetti hanno sulle nostre modalità di relazione? Sono utili o costituiscono una perdita di tempo? Questo volume affronta il fenomeno dei social network: come sono nati e come si sono evoluti, quali effetti hanno prodotto sulle relazioni e sull'identità delle persone.
Una raccolta di tweet nata dall’esperienza pastorale di evangelizzazione nella complessa realtà dei social network. Pensieri alla portata di tutti che possano trovare utilità universale. Nessuno di essi ha la pretesa di essere assoluto e assolutizzante. Sono invece semplici icone che, come sprazzi di luce, si irradiano nel grigiore globale del mondo digitale. Il fine è quello di comunicare la verità e la misericordia e la gioia del Cristo incarnato, morto e risorto; mini esortazioni di fede, briciole di speranza; o meglio ancora Luce nel frammento da offrire ad ogni uomo e donna simili, nel contesto attuale, a quel malcapitato della parabola evangelica, lasciato mezzo morto sul ciglio della strada, in attesa di un buon samaritano che versasse sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza.
Il volume propone molteplici percorsi nei prodotti mediali contemporanei tra film e serie televisive, trailer e web partecipativo, opere di videoarte. Teorie e metodologie della sociosemiotica dei media sono declinate come semiotica del sensibile e dell'esperienza, soffermandosi in particolare sulle figure legate alle corporeità e agli oggetti tecnologici. Vengono indagate, ad esempio, le trasformazioni narrative e discorsive portate nei film dai telefoni cellulari, o le invenzioni figurative degli oggetti che popolano i film di fantascienza. La sociosemiotica dei media diventa uno strumento per analizzare le "passioni sensibili" del contagio e dell'abitudine nella letteratura e nel cinema, oppure i regimi percettivi alterati nei racconti delle esperienze tossiche. Le analisi dei trailer cinematografici si aprono alle pratiche ludiche della rete e alle forme ibride di remix e fake trailer, accanto alle complesse saghe intermediali del "Cremaster Cycle" di Matthew Barney, o, invece, a serialità più canoniche come la prima stagione del "Dr. House". Narratività, sensorialità e passioni, corpi e oggetti, entrano così a far parte di più ampi regimi di senso, e di logiche del sensibile, che intessono le diverse testualità del cinema e dei media dell'era digitale.
I media sono in crisi. Non solo la carta stampata, ma tutta la catena di produzione dell'informazione. Di fronte a una concorrenza spietata e a un calo inesorabile degli introiti pubblicitari, i giornali, le radio, le televisioni sono tutti alla ricerca di un nuovo modello. Basato su un'indagine inedita sui media in Europa e negli Stati Uniti, questo libro propone di creare un nuovo statuto di "associazione non profit", a metà strada tra lo statuto delle fondazioni e quello delle società per azioni, che concili attività commerciale e attività senza fini di lucro. Un simile statuto consentirebbe ai media di essere indipendenti dagli azionisti esterni, dagli inserzionisti e dai poteri pubblici, e di operare invece contando sui lettori, sui dipendenti e su metodi innovativi di finanziamento, incluso il crowdfunding. Julia Cagé propone un metodo ambizioso, che incrocia le sfide della rivoluzione digitale e la realtà del XXI secolo, e che si ispira a un presupposto fondamentale: che l'informazione, come l'istruzione, è un bene pubblico, e come tale va difeso. Il dibattito è aperto: ne va, molto semplicemente, del futuro della nostra democrazia.
Qualcosa di nuovo e straordinariamente vitale ha colonizzato i media digitali e il web negli ultimi dieci anni. Le forme che eravamo abituati a considerare cinema, televisione, giornalismo, editoria, collocandole in campi specifici, oggi non solo tendono a coesistere nello stesso ambiente mediale, ma si incrociano e ibridano in modi inediti e profondi. Dai video di YouTube, Vimeo e Facebook a Instagram, dalle web serie ai tutorial ai film in Realtà Aumentata e al "postcinema"... Si tratta di una vera e propria galassia di fenomeni ed esperienze che rifiutano di farsi catalogare in modi tradizionali e che rivelano i caratteri e le tendenze piú sorprendenti della società digitale contemporanea e futura, protagonisti di un sistema economico in tumultuosa espansione nel quale è impensabile prescindere dal software e dagli audiovisivi.
Cosa sono i nuovi media? Come si usano? Promuovono o limitano la comunicazione in famiglia? Quali rischi e quali opportunità derivano dall'uso delle tecnologie digitali? I Social Network e la Rete richiedono nuovi atteggiamenti educativi? Marco Deriu e Maria Filomia rispondono a queste e altre domande e mettono a fuoco i principali nodi relativi all'utilizzo dei mezzi di comunicazione di nuova generazione in ambito familiare e sociale. Gli autori si propongono di aiutare genitori ed educatori ad avere uno sguardo attento non soltanto sui rischi ma soprattutto sulle potenzialità che i media digitali offrono, per favorire una fruizione critica e consapevole degli stessi.
Quante volte ci è capitato di vedere in TV un ecclesiastico, un religioso o un semplice credente fallire in un dibattito non riuscendo a trasmettere pienamente le sue convinzioni? Quanti fraintendimenti, interruzioni, aggressioni da parte di altri interlocutori? E ogni volta abbiamo pensato: cosa è andato storto? Il presente testo nasce per rispondere a questa domanda, o meglio: per prevenirla. Una guida pratica per chi è chiamato a intervenire in TV per parlare di fede, di morale e di tutti quei temi che riguardano i significati profondi e le scelte di vita. I suggerimenti contenuti in questo testo, anche attraverso lo studio di casi pratici, hanno come scopo quello di rendere consapevoli della peculiarità della TV e della necessaria preparazione per rispettare al meglio il suo funzionamento.