
In questi ultimi anni si va diffondendo un senso di smarrimento di fronte a un mondo sempre più percepito come “ostile” e complicato, nel quale le relazioni appaiono spesso difficili e conflittuali e si respira un clima di aggressività latente. Allo stesso tempo, si avvertono il desiderio di rapporti sereni e appaganti nei diversi contesti di vita (famiglia, lavoro, vicinato...), l’esigenza di cogliere risorse e potenzialità del conflitto in ambito relazionale, la “nostalgia” di unità e comunione che paiono perdute o compromesse, la volontà sempre più diffusa di imparare a relazionarsi con gli altri, a gestire le proprie e altrui emozioni vivendo con empatia e con intelligenza emotiva. Il libro aiuta a imboccare e percorrere questa strada con successo!
Per scoprire che nel conflitto la diversità non è limite ma ricchezza, le ragioni dell’altro non sono alternative alle nostre ma complementari.
Fabio Bonafede (Catania 1972) vive a Trento dove lavora come docente di scuola secondaria di primo grado e come esperto in coaching sportivo (allenatore di pallavolo di terzo grado nazionale). Ha conseguito il master in «Mediazione dei Conflitti» presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia ed è vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale «The Bridge» di Trento.
Marcello Soprani (Varese 1967) è vicepreside dell’Istituto Comprensivo di Viggiù (VA); coordinatore del Comitato Scientifico Nazionale AIART (Associazione Spettatori Onlus); cura e conduce la trasmissione Il Tesoro Nascosto presso La6, tv locale varesina. Ha conseguito il master in «Mediazione dei Conflitti» presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia ed è presidente dell’Associazione «The Bridge». Per Effatà Editrice ha pubblicato Il racconto della Pietra (2004) e Medi@nte. Percorsi di media education (2006).
Molte persone fanno molti lavori diversi e producono i beni che sono utili a tutto il villaggio, a tutta la città, a tutto il Paese. Molte persone producono, trasportano, scambiano. Tu che stai leggendo questo libro, fermati un attimo a pensare come hai potuto averlo: l'hai comperato da un libraio che ha un negozio... Età di lettura: da 8 anni.
L'adolescenza: un'età difficile, complessa, tanto più oggi in una società, quella occidentale, segnata da rapporti sociali e familiari fragili, spesso inadeguati ad una crescita sana e armoniosa. Gli Autori analizzano il vissuto degli adolescenti nell'attuale contesto sociale con particolare riguardo agli aspetti fisici, emotivi e cognitivi della loro personalità, per proporre quindi una strategia pedagogica coerente. Per quanti sono impegnati nell'affascinante ma delicato mondo dell'educazione.
Questo volume è rivolto a quanti (genitori, educatori, insegnanti) credono che la lettura sia un bene inalienabile e un'esperienza straordinaria. Propone consigli per avvicinare al libro i bambini, costruendo momenti di lettura ad alta voce e proponendo fiabe che ne esorcizzano le paure. Offre suggerimenti ai ragazzi e agli adolescenti (i "nativi digitali"), che cercano risposte e conferme in modo spesso confuso partendo dalla consapevolezza che la lettura è uno strumento educativo fondamentale e può aiutare i giovani a diventare gli uomini e le donne che vogliono essere, nel futuro.
Attraverso la ricognizione di autori e correnti, attingendo direttamente ai testi, il volume fa cogliere la complessità della lunga parabola storica moderna del sapere pedagogico. Questa scienza, infatti, ha allargato il proprio orizzonte epistemologico giungendo - con l'imporsi del paradigma delle scienze dell'educazione - ad assumere un esplicito e tematizzato profilo interdisciplinare.
Il volume raccoglie una cinquantina di brevi racconti sui piccoli e grandi temi educativi legati ai comportamenti e alle abitudini quotidiani: l'alimentazione corretta, l'igiene, la tv a "piccole dosi", i rischi del tabagismo, l'attenzione verso se stessi e verso gli altri... Al termine di ogni racconto, alcune chiare indicazioni "per i genitori" aiutano a sviluppare la problematica e forniscono elementi di riflessione. Un ottimo strumento educativo e di comunicazione familiare: per trasmettere i giusti messaggi senza trasformarsi in "predicatori" noiosi.
La crisi d'identità sociale e personale costituisce uno dei temi e delle realtà più dolorose della cultura post-moderna.
Si tratta di un problema etico-culturale che riguarda anche, e soprattutto, le più cruciali domande educative, essenzialmente legate al problema del'"essere" e del "dover essere", della realtà e dell'idealità, della temporalità e della trascendenza.
Una sfida, quella dell'educazione, di cui avvertiamo tutta l'urgenza e l'enorme portata in termini di risorse, non solo o unicamente finanziarie, ma soprattutto di energie e mezzi di natura psicologica e morale, necessari per ritrovare il coraggio di educare, di assumersi la responsabilità di introdurre le giovani generazioni alla vita, nella sua realizzazione integrale.
Chiedete a un insegnante. Vi dirà che il vero nemico quotidiano del suo lavoro non sono gli studenti indomiti, i tagli ai fondi di un nuovo ministro o il cattivo stato delle strutture scolastiche. Ma i genitori: è colpa loro se il ruolo e l'identità degli insegnanti sono stati degradati, la loro autorità delegittimata, la loro professionalità vilipesa. È il punto di vista ironico e spietato della "Profe": l'insegnante con gli anfibi diventata nota con libri, blog, radio, giornali e tv. Un divertentissimo ricevimento genitori, campionario delle varie tipologie: il genitore assente, il genitore disarmato, quello delegante, quello "ggiòvane", il genitore che fa finta di non esserlo e quello che "lasciamo che si esprimano!", il genitore che ha studiato e fa sfoggio di cultura e quello che "troppo studio fa male", quello arrogante, competitivo, che fa i compiti al figlio e vuole un voto alto per sé. E con un pizzico di indulgenza in più racconta anche gli studenti che di questi genitori sono prodotto. L'autrice è consapevole che "questo è un libro impopolare. Un libro che potrebbe far discutere, senz'altro innervosire coloro che si riconosceranno nel bestiario dei genitori. Si astengano semmai dal leggerlo i permalosi, i portatori di coda di paglia e i deficienti di umorismo".
A dieci anni dalla legge 62/2000 un bilancio della parità in Italia, ripercorrendo le tappe compiute e prospettando la strada ancora da fare. Tra riflessioni teoriche e analisi della situazione, il Rapporto intende soprattutto promuovere quella cultura della parità che fatica ancora ad affermarsi in Italia, nonostante le promesse e gli impegni assunti in passato.
II bene più prezioso per un genitore è il tempo. Tempo per stare con i propri figli, tempo per educarli, tempo per giocare. Sì, giocare, perché attraverso il gioco - dice Eduard Estivill - le buone abitudini alimentari, igieniche e comportamentali si imparano più facilmente e più velocemente. Il gioco è esperienza. Se diciamo a un bambino: "Lavati le mani prima di metterti a tavola", è probabile che "ascolti" il messaggio, ma che non lo "viva", sentendo così il bisogno di applicarlo. Con il gioco, invece, il bambino fa esperienza dell'insegnamento, ne è il protagonista, è attivo, e acquista autostima. Eduard Estivill - con la collaborazione della mamma Yolanda Sàenz De Tejada - propone tanti giochi da fare con i propri figli divisi in sezioni dedicate ai diversi aspetti dell'educazione - stare a tavola; l'igiene personale; le domande indiscrete; studiare da soli; l'importanza di leggere; il sonno. Chiaro, semplice, di facile applicazione. Andiamo a giocare è un utile strumento per aiutare i genitori nella difficile arte dell'educazione.
Sappiamo ancora parlare la nostra lingua? Se non lo facciamo è responsabilità degli insegnanti o di un cambiamento culturale profondo? Quanto conta ancora l’ora di italiano? L’opinione di un linguista di eccellenza su un tema che riguarda tutti.
Il professore di lettere si trova oggi tra due fuochi. Da un lato le polemiche, di grande risonanza mediatica, sulla scarsa preparazione dei ragazzi non soltanto rispetto all’ortografia e alla sintassi, ma anche sulla padronanza di quel lessico un po’ più alto (velleitario, dirimere, faceto...) che può capitare di incontrare anche solo leggendo l’editoriale di un quotidiano; dall’altro, dopo decenni, il primato umanistico ha subito un complessivo ridimensionamento a favore delle materie scientifiche. L’italiano resta comunque l’asse portante di qualsiasi progetto didattico: sono in gioco la capacità di capire quel che si legge, di articolare un discorso efficace, di imparare il gusto della lettura e di accostarsi al patrimonio dei classici. Alla luce di una lunga esperienza e di una grande sensibilità didattica, Luca Serianni, tra i ‘saggi’ incaricati della supervisione dei nuovi programmi che entreranno in vigore nel settembre 2010, riflette a tutto campo sullo stato dell’italiano a scuola, guardando anche al latino, il tradizionale asse portante della cultura umanistica dall’Unità a oggi. Non si tratta di mettere sotto accusa qualcuno, men che meno gli insegnanti alle prese con un lavoro che viene scelto quasi sempre per vocazione ma deve fare i conti, oltre che con le ristrettezze di bilancio, con un precario riconoscimento sociale; si tratta di proporre riflessioni e suggerimenti operativi che rendano più efficace l’attività didattica, senza restare, per inerzia o per semplice omaggio alla tradizione, nel solco delle abitudini acquisite.
Indice
Premessa - 1. Le due culture - 2. Scienze e lettere nella scuola - 3. Il latino sul banco degli imputati - 4. L’ora d’italiano: di tutto, di più - 5. Scrivere, esprimersi, argomentare - 6. La grammatica - 7. L’arricchimento lessicale - 8. La letteratura a scuola: alcuni spunti didattici - 9. Perche insegnare i classici (e come) - Nota bibliografica - Indice dei nomi e delle cose notevoli