
Consultate questo libro e scoprite la collaudata efficacia di quelle che chiameremo "Storie per quando è troppo tardi". L'idea di fondo è semplice: il vostro bambino vuole la storia? Dategliela. Ma corta. Lui vince e voi non perdete. Tutti contenti. "L'abbiamo immaginato come una specie di guida turistica raccontata da chi in quel mondo ci sta dentro già da un po' (ma non necessariamente ha capito del tutto come funziona). L'abbiamo scritto pensando a genitori come noi imperfetti, sprovveduti e disorientati. Ci abbiamo messo dentro i nostri figli, le nostre vite, i loro eroi e le nostre complicazioni, nella convinzione che tutti i figli, le vite, gli eroi e complicazioni, finiscano per assomigliarsi": un collettivo di scrittori, da Alessandro Baricco a Stefano Benni e Andrea Camilleri, da Cristiano Cavina a Lella Costa e Fabio Geda, e poi Ali Smith, Elena Varvello, Dario Voltolini, Sandro Veronesi e molti altri. Save the parents è una collana di libri che potrebbero sembrare manuali e invece sono storie.
È il 2008. Gli alunni di una quarta elementare romana scrivono al Ministro della Pubblica Istruzione una lettera con una richiesta particolare: non vogliono che la loro maestra vada in pensione perché, "anche se ha quasi settantanni, quando insegna non è vecchia". La maestra in questione, all'epoca la più anziana d'Italia, si chiama Gisella Donati e in questo libro ci racconta, in una sorta di fedelissimo diario di viaggio, la sua lunga carriera tra i banchi: tutto inizia sui monti della Sardegna, all'inizio degli anni Sessanta, quando poteva capitare di raggiungere una scuola a dorso d'asino e gli insegnanti erano ancora, insieme al medico condotto e al maresciallo dei carabinieri, le personalità del paese, a cui regalare le parti più pregiate del maiale. Dalla Sardegna, poi, Gisella si sposta a Roma, dove si confronta con la realtà problematica delle periferie e sperimenta con i suoi bambini metodi di insegnamento sempre innovativi e pionieristici, spaziando dal teatro al linguaggio dei media. E così, tra piccoli barbieri improvvisati che tagliano di nascosto i capelli ai compagni durante le lezioni e alunni a cui si trova involontariamente a fare da mamma, la maestra Gisella affronta per quasi mezzo secolo, con grinta inesauribile, le sfide che la scuola continua a porle. Ripercorrendo in questo libro ironico e commovente la storia di una vita e, insieme, quella di una delle istituzioni fondanti dell'identità italiana. Per ricordarci che, nonostante tutto, la scuola è bella.
Che oggi la scuola sia in grave difficoltà è un'evidenza sotto gli occhi di tutti. Eppure mai come adesso ci si è preoccupati tanto dell'istruzione e si sono spese tante risorse e riposte tante aspettative in essa. Si è insomma di fronte a quello che Frank Furedi chiama "il paradosso dell'istruzione": mentre investiamo sempre di più nell'insegnamento, e sempre di più vorremmo ricavarne, le nostre scuole chiedono sempre meno agli studenti. Basse aspettative nei confronti dei ragazzi, la tendenza a infantilizzarli attraverso una forte psicologizzazione del rapporto educativo e un infinito maternage, la ricerca ossessiva delle loro motivazioni, il declinare dell'autorità degli adulti producono l'esatto contrario di ciò a cui l'istruzione dovrebbe mirare, cioè la formazione di persone autonome, critiche, capaci di una propria visione del mondo. La tesi controcorrente di Furedi è che l'istruzione è importante per se stessa, per i contenuti che veicola. Apprendere le conoscenze e le scoperte frutto di esperienze fatte da altri, in luoghi anche remoti e in situazioni storiche diverse da quelle cui sono abituati, permette ai giovani di sviluppare le imprescindibili capacità di pensare, conoscere, immaginare, osservare, giudicare, interrogare.
"Legalità e illegalità non sono concetti astratti: sono presenti e si mostrano nelle configurazioni e nei movimenti di qualsiasi assetto sociale e nella storia di ogni persona. Si distinguono o si confondono, riguardano gli altri o se stessi, in ogni caso costituiscono un elemento fondamentale di ogni vita collettiva e individuale. Non potrebbe essere pensata esistenza alcuna senza legalità, ma sarebbe del tutto illusorio, e probabilmente inopportuno, immaginarla totalmente esente da qualsiasi forma d'illegalità. Affrontare il tema dell'illegalità/legalità da un punto di vista pedagogico-sociale significa porre un'attenzione particolare a quelle dimensioni educative informali, diffuse, quotidiane che con la legalità e l'illegalità si incontrano ripetutamente, generando contraddizioni, criticità e conflitti. Significa, innanzitutto, constatare in quale misura, accanto all'educazione ufficiale alla legalità (praticata e/o auspicata), vi sia un'educazione all'illegalità provvista anch'essa di valori, obiettivi, didattiche formali e informali, e persino di educatrici ed educatori attivamente e proficuamente impegnati sul campo".
Ogni famiglia, o quasi, annovera almeno un caso di bambino viziato e capriccioso, un vero piccolo principe, che si sente tale e che, almeno agli inizi, gli adulti trattano amorevolmente come tale, prima che il principino mostri di volersi trasformare in un vero despota. In questo libro, guidati dallo psicologo cognitivo francese Didier Pleux, scopriamo le tappe di questa escalation, i segni che la annunciano e che possiamo individuare fin dalla più tenera età, per esempio nelle pretese sul cibo o sul riposo, e che proseguono nel periodo scolare, con le richieste di abiti firmati e denaro, cattive abitudini televisive e continui ricatti. Osserviamo l'acutizzarsi e il concretizzarsi di questa tirannia al suo apogeo, durante l'adolescenza, quando aumentano le possibilità di mettere in atto minacce e pretese con l'affinamento di nuove "armi", più subdole e sofisticate. Impariamo così a riconoscere i ricatti morali e a fronteggiare le strategie della piccola "guerra" che il figlio tiranno combatte (e spesso vince) con i genitori e i familiari, fino a soggiogarli completamente. Per aiutarlo a riconnettersi con la "realtà" - Pleux ammonisce - non sottraiamolo alle frustrazioni ed educhiamolo al fatto che anch'esse fanno parte della vita. Impariamo, come genitori, a rimpadronirci del nostro ruolo di educatori, anche con i conflitti che ciò comporta, non tanto imponendo la nostra autorità, ma offrendo ai nostri figli la risorsa della nostra autorevolezza.
Le neuroscienze stanno producendo una vera e propria rivoluzione in campo educativo, in particolare in ambito morale. Nella loro prospettiva, le emozioni non sono un ostacolo alla razionalità, ma una guida per comprendere il mondo. Si sta affermando un paradigma che, a partire dalla scoperta dei neuroni-specchio, propone un'immagine della persona caratterizzata dall'empatia naturale nei confronti dell'altro e dalla proiezione verso il riconoscimento reciproco. Il volume presenta le linee generali di un'educazione morale che si realizza nella concretezza dell'esistenza umana e si nutre della comprensione degli aspetti emozionali. Sulla base della compassione "istintiva" messa in luce dalle neuroscienze è possibile educare a comportamenti di aiuto e di cooperazione, superando gli atteggiamenti di indifferenza e di esclusione morale, compreso il giudizio verso l'estraneo, e orientandoci ad essere non solo naturalmente, ma anche culturalmente, negli altri e per gli altri.
Nella nostra società la famiglia è la dimensione fondamentale in cui l'individuo nasce, si forma, ama, acquisisce consapevolezza e si realizza nella sfera privata. Ciononostante, la vita fra le mura domestiche diventa spesso un cammino faticoso e accidentato, quando non una vera e propria guerra, in cui tutti combattono contro tutti. Tensioni latenti, malumori e litigi, recriminazioni velenose compromettono quell'atmosfera di complicità affettuosa e di spontanea e disinteressata collaborazione che dovrebbe dominare in ogni casa. In altre parole, guastano la felicità della famiglia. Ma si può fare qualcosa per risolvere o addirittura prevenire i conflitti? Certo, ogni nucleo ha le proprie peculiarità, però esistono situazioni ricorrenti che, sostiene Lucia Rizzi in questo nuovo libro dedicato alle dinamiche dell'intera famiglia, basta analizzare e affrontare correttamente per volgerle sempre in positivo. Con l'approccio pratico che le è consueto, la tata più famosa d'Italia inizia con l'insegnarci come riconoscere i segnali che fanno capire a una coppia se è davvero pronta per mettere su famiglia (qualora non lo sia, meglio evitare!). Rivolgendosi poi ai nuclei già formati, con uno o più figli, con genitori conviventi e non, offre consigli preziosi, corredati da esempi e da esercizi divertenti, per favorire un buon funzionamento delle relazioni quotidiane. Si imparano così diverse strategie per comunicare in maniera adeguata...
Perché molti tentativi di riforma non sono efficaci? Come mai scuola e università appaiono sovente segnate dall'inerzia più che da reale spirito di innovazione? Sono davvero plausibili e perseguibili le attuali sinergie fra organi di governo, pubbliche amministrazioni, istituzioni, enti locali, interlocutori pubblici e privati, forze sociali, civili, economiche, imprenditoriali? E quali lezioni si possono trarre dall'esperienza, nazionale e internazionale? Soprattutto: in che modo si può rendere la formazione una leva realmente strategica per lo sviluppo dei singoli, dei Paesi e delle comunità? Tali interrogativi percorrono i saggi che compongono questo libro, nel quale sono riuniti i contributi di autorevoli esperti e protagonisti nazionali e internazionali intervenuti nel Corso di Alta Formazione Politiche pubbliche e formazione. Processi decisionali e strategie ideato, progettato e sviluppato da ASERI -Alta Scuola in Economia e Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Questa iniziativa formativa ha aperto uno spazio di confronto e collaborazione che ha portato all'istituzione in Università Cattolica del Centro Studi e Ricerche sulle Politiche della Formazione (CeRiForm).
Bambini maleducati, adolescenti senza regole, ragazzi ubriachi all'alba in una qualsiasi via di una qualsiasi città. Bullismo, indifferenza. Giovani senza occupazione che, invece di prendere in mano la propria vita, vegetano senza studiare né lavorare. Genitori che si lamentano di una generazione arresa, una generazione senza passioni, che sembra aver perso anche la capacità di stupirsi. Ma chi si è arreso per primo, se non i genitori stessi? Chi per primo ha smarrito lo stupore e l'indignazione? Chi, dicendo sempre sì, ha sottratto alle nuove generazioni l'essenziale, ossia il desiderio? I genitori "invertebrati", quelli che difendono i figli a priori, quelli che salvaguardano un quotidiano quieto vivere privo di emozioni e ambizioni, dove rimbomba soltanto l'elenco delle lamentele contro la società e la politica. Come se questo mondo non l'avessero creato proprio loro. Un pamphlet severo ma anche pieno di speranza, con cui Crepet ribadisce tenacemente che educare significa soprattutto preparare le nuove generazioni alle difficili, ma anche meravigliose, sfide del futuro.
Descrizione dell'opera
«Porsi sulla via del simbolo non significa estraniarsi dalla realtà, ma riaprire gli occhi su se stessi e sul mondo in cui si vive per ristabilire un contatto, non banale, che sappia andare oltre la superficie dei fenomeni» (dalla Premessa).
La sfida educativa sollecita tutti gli educatori - ivi compresi gli insegnanti di religione (Idr) - a ricercare nuove strade per incontrare bambini e ragazzi nelle loro effettive esperienze di vita. L'autrice ritiene che una di queste possa essere il simbolo, sia perché il mondo del bambino e dell'adolescente ne è straordinariamente ricco, sia per la valenza che il simbolo possiede nel cristianesimo e nelle varie tradizioni religiose.
Lavorare con i simboli significa guidare gli studenti a sviluppare una modalità diversa di vedere se stessi e il mondo, a suscitare una capacità percettiva in grado di cogliere non solo «i paesaggi esteriori» dei fatti, ma anche quelli «interiori » dei significati.
Il testo offre riflessioni e spunti per lo sviluppo di itinerari didattici e percorsi interdisciplinari - dalla scuola dell'infanzia a quella secondaria di secondo grado -, che integrino la programmazione del docente e gli permettano di sperimentare la ricchezza della didattica del simbolo.
Sommario
I. SULLA VIA DEL SIMBOLO. Premessa. Andar per simboli… una strada ancora percorribile? Il linguaggio segreto delle cose. Alle radici di una parola… Un nuovo modo di conoscere. Il simbolo nella storia delle religioni. Simboli religiosi e società laiche. Simboli e sacramenti. II. PERCORSI DI DIDATTICA DEL SIMBOLO. Il simbolo nell'educazione religiosa: la didattica del simbolo. 1. SCUOLA DELL'INFANZIA E SCUOLA PRIMARIA. Criteri per una didattica del simbolo con i bambini. Racconti che introducono nella dimensione simbolica. Percorsi simbolici a partire dagli elementi naturali. Il corpo come simbolo. Dai segni al simbolo distintivo dei cristiani: la croce. Imparare a vivere insieme: un mondo di colori. 2. SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO. Guidati dai simboli alla scoperta della propria identità. I simboli nelle realtà create dagli uomini. Quando i simboli fanno vivere. 3. SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO. Introduzione al simbolo e al linguaggio simbolico. Conoscersi con l'aiuto dei simboli. «La vita è per me come…». Legami e libertà. La vita: un'insanabile passione. Simboli religiosi in una società laica?
Note sull'autrice
FRANCA FELIZIANI KANNHEISER è stata docente IRC prima in Germania e poi in Italia in diversi ordini di scuola. Attualmente è docente di pedagogia della religione presso alcune facoltà teologiche del Piemonte e si dedica alla formazione degli Idr. È psicologa di indirizzo psicodinamico, esperta in problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza. Ha studiato didattica del simbolo presso l'Università di Monaco con i maggiori esponenti di questa disciplina, tra cui K. Tilmann, H. Halbfas, F. Oser. È autrice di numerosi testi scolastici per l'IRC e di un gran numero di articoli in cui vengono applicati i criteri della didattica del simbolo.
Quali stili di vita favoriscono uno sviluppo equilibrato? Come promuovere in modo durevole la sostenibilità della crescita, contrastando il degrado ambientale? Gli autori dei saggi che compongono il volume, esprimendo una peculiare sensibilità euristica, convengono sull'esigenza di collegare strettamente ecologia umana ed ecologia dell'ambiente per far sì che la sostenibilità, tra controversie di diverso genere, rappresenti una sorta di capitale sociale orientato al bene comune. Il libro, che si apre con una preziosa prefazione di L. Ornaghi, documenta il dialogo multidisciplinare che contrassegna l'attività di ricerca e formazione svolta dall'Alta Scuola per l'Ambiente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Nell'articolata rassegna, il volume considera i temi della mobilità sostenibile (B. Villavecchia), del rischio ambientale nella percezione dell'opinione pubblica (L. Bruzzi), della complessità dei modelli per designare scenari attendibili in ordine a fenomeni quali il climate change e il fabbisogno energetico (Y. Gaspar). "L'ambiente conteso" richiede analisi multisettoriali e strumenti partecipativi (I. Beretta), chiama in causa scelte politiche e innovazione tecnologica, progettualità educativa e competenze per la sostenibilità (C. Birbes).
La "valutazione della ricerca" e la "valutazione della didattica" sono argomenti che hanno richiamato negli ultimi vent'anni l'attenzione di moltissimi studiosi in tutto il mondo. Il diffuso interesse e l'enorme numero di contributi scientifici (di cui una parte pubblicati su prestigiose riviste internazionali dedicate) derivano sostanzialmente dalla necessità di disporre di criteri di valutazione il più possibile oggettivi, o almeno di generale applicabilità, e di rispondere in tal modo alle richieste sempre più pressanti formulate da vari organismi e istituzioni, che vorrebbero graduare singoli prodotti di ricerca, oppure singoli ricercatori, oppure gruppi di ricercatori (come quelli appartenenti a diversi dipartimenti universitari), o attività didattiche come singoli insegnamenti universitari, oppure l'organizzazione di interi corsi di laurea.