
Gli scritti qui raccolti documentano le diverse fasi dell'impegno sociale e politico di Sergio Mattarella: dal periodo della militanza nel Movimento Studenti di Azione Cattolica a quello in cui è stato responsabile del Ministero dell'istruzione, sino al discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica. Il filo rosso che attraversa queste pagine sta nell'espressione "crescere insieme": non vi sono crescita e liberazione della singola persona se non in un rapporto di stretta interdipendenza con la maturazione e la liberazione degli altri. Tutti, soprattutto i più svantaggiati, vanno aiutati a partecipare alla costruzione della città. Una sezione introduttiva presenta l'itinerario culturale e politico di Mattarella e l'importanza assunta in questo percorso dalla scuola e dalla formazione dei giovani.
L'oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l'idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l'oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un'entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Una trattazione mirata sulle Politiche dell'Unione europea: mercato interno; spazio di libertà, sicurezza e giustizia; politica agricola e della pesca; politica economica e monetaria; politica della concorrenza; politica regionale; politica commerciale; politica estera e di sicurezza comune; politica sociale e dell'occupazione; politica dei trasporti etc. La settima edizione, che tiene conto delle più recenti e numerose novità normative, riporta in particolare i seguenti provvedimenti: la decisione (UE) 2015/772 del Consiglio dell'11 maggio 2015 che istituisce un nuovo Comitato per l'occupazione, ponendosi l'obiettivo di una maggiore flessibilità delle attività di detto Comitato, soprattutto nell'ambito del ciclo del semestre europeo; la decisione (UE) 2015/773 del Consiglio dell'11 maggio 2015 istitutiva di un nuovo Comitato per la protezione sociale, al fine di rafforzare la dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria e di monitorare più adeguatamente la situazione sociale e del mercato del lavoro; la Comunicazione della Commissione adottata il 13 gennaio 2015 per sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita; la decisione del Consiglio 2014/509/UE del 23 luglio 2014 che stabilisce l'adozione dell'euro da parte della Lituania, dal 1° gennaio 2015; il percorso diretto alla costruzione di un'unione bancaria, con la direttiva 2014/49/UE del 16 aprile 2014.
In tutta Europa, i cittadini votano sempre meno, sono sempre più inclini a prestare fede a retoriche populiste, non credono più nella classe politica. Che fare? In molti si sono posti questo interrogativo, ma in pochi hanno risposto con una proposta altrettanto radicale e sorprendente di quella di David van Reybrouck: abolire le elezioni, non scegliere più con il meccanismo elettorale i componenti del Parlamento. E affidarsi al sorteggio per determinare coloro i quali hanno la responsabilità di scrivere le leggi dello stato. Se ci sembra inconcepibile un simile scenario, sostiene van Reybrouck, è perché abbiamo un'idea sbagliata della funzione e dei vantaggi delle elezioni come metodo di selezione della classe dirigente. Per molti di noi, le libere elezioni a suffragio universale sono sinonimo di democrazia, e solo i regimi totalitari le hanno abolite. Ma la storia dell'affermarsi delle elezioni nei sistemi politici europei è molto meno lineare e contiene diverse sorprese. David van Reybrouck porta alla luce un dibattito sui pregi e i difetti della democrazia partecipativa che nelle università è in corso da tempo, e offre al lettore una serie incredibile di idee nuove, esperienze pratiche, tentativi concreti di nuovi modelli di governance. Ma cosa significa per una società contemporanea fare a meno delle elezioni?
È la prima volta che i cambiamenti della società sfuggono completamente al controllo della politica. L'innovazione si sviluppa lontano dai Parlamenti, i nuovi protagonisti sono troppo potenti e globali per essere affrontati da piccoli Stati. Uber liberalizza il trasporto pubblico, Spotify regala musica invece di venderla, AirBnB vanifica i tentativi degli albergatori di fare cartello, Facebook e Google iniziano a comportarsi come Stati del web, gli utenti sono i loro cittadini. Oggi gli utili si fanno conquistando miliardi di consumatori a cui migliorare la vita offrendo prodotti e servizi quasi gratis. Ma non di solo profitto si tratta: mentre i governi tagliano su welfare e investimenti, i nuovi modelli di business hanno reso conveniente per i privati cercare di risolvere alcuni grandi problemi del mondo. Allora la politica è diventata inutile? Forse sì, almeno nella forma in cui l'abbiamo conosciuta finora. E non è detto che sia una cattiva notizia. Se le scelte collettive, quelle dei governi, sono sempre meno rilevanti, cresce il preso delle scelte individuali. In questi anni difficili abbiamo quindi due possibilità: continuare a lamentarci dei politici che non ci aiutano, aspettando che le cose cambino e arrivi "la ripresa". Oppure prendere atto delle enormi opportunità che la fine della politica tradizionale sta aprendo e provare a sfruttarle, prendendo in mano il nostro destino.
Nel suo "Trattato di diritto ecclesiastico italiano" Pietro Agostino D'Avack afferma che "il problema dei rapporti tra ordine spirituale religioso e ordine temporale politico e delle relazioni conseguenti dello Stato con le confessioni religiose in genere e con la Chiesa cattolica in specie ha sempre costituito una di quelle questioni fondamentali nella storia e nella vita dell'umanità, che più sono state e continuano a essere considerate, analizzate e dibattute nella teologia, nella filosofia, nella sociologia, nella storia e nel diritto". V'è addirittura chi ritiene che forse la materia dei rapporti tra Stato e confessioni religiose "è stata la questione politica culminante nella storia dei popoli fino al punto in cui questa fu dominata dalla questione sociale". In effetti per secoli potere temporale e potere spirituale si sono combattuti nel reciproco tentativo di prevalere l'uno sull'altro o comunque allo scopo di affermare la rispettiva autonomia di fronte alle ingerenze altrui, sino a dar vita a vere e proprie guerre nei momenti di maggiore tensione.
Questo libro si può considerare la prima completa biografia politica di Alcide De Gasperi, la prima a tener conto, oltre che dei tanti contributi parziali e della memorialistica, di una ricchissima documentazione inedita degli archivi pubblici e dell'archivio privato di De Gasperi, solo in parte fino a oggi esplorato. Il resoconto copre tutto l'arco della vita di De Gasperi, iniziando dalla giovinezza nel Trentino austriaco, dalla formazione universitaria a Vienna, e dalla prima esperienza politica nel Parlamento austriaco. Seguono le pagine sulla Grande Guerra e sull'ingresso di De Gasperi nella vita politica italiana, che lo vedrà succedere a Sturzo alla guida del Partito Popolare. Dopo l'esilio vaticano nel Ventennio, con il dopoguerra la vita di De Gasperi si intreccia strettamente alla storia del paese. Divenuto presidente del Consiglio nel dicembre 1945, egli terrà costantemente quella carica fino al luglio del 1953. Sono gli anni in cui l'Italia fonda la nuova democrazia repubblicana, compie la sua ricostruzione, avvia un processo di riforme socio-economiche, getta le basi del suo sviluppo industriale, si inserisce nella rete delle alleanze atlantiche ed europee. Di questo processo De Gasperi è la figura direttiva centrale; Craveri ne analizza l'opera in tutti i suoi aspetti facendone emergere sia i successi sia le inevitabili contraddizioni.
Siamo circondati, sommersi dalle immagini. Dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d'ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini (compra!), ci spaventano, ci abbagliano. Questo libro ci invita a guardare le immagini lentamente, attraverso alcuni esempi, notissimi e meno noti: Guernica, il manifesto di Lord Kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il Marat di David, il frontespizio del Leviatano di Hobbes, una coppa d'argento dorato con scene della conquista del Nuovo Mondo. Immagini politiche? Sì, perché ogni immagine è, in un certo senso, politica: uno strumento di potere. Siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori, ha scritto Tacito e sono parole indimenticabili. È possibile infrangere questo rapporto?
Che direste se arrivasse uno in casa vostra e in nome del suo guadagno cominciasse a smontarvi tetto, porte e finestre per ottenere legname e mattoni da mettere in vendita? E che gli direste se di fronte alle vostre proteste rispondesse che conviene anche a voi perché userà voi come manovali per la demolizione? Pensereste di trovarvi di fronte a un folle, eppure è la fotografia del sistema di oggi che non solo demolisce il pianeta per il profitto immediato, ma afferma perfino che si tratta di sviluppo e progresso. Il sistema fa di tutto per trasformare la follia in normalità, addirittura in virtù, ma molte comunità hanno conservato il senso della ragione e difendono con tutte le loro forze la natura e i beni comuni. Questo libro racconta della resistenza organizzata in Cile per impedire a Endesa, controllata di Enel, di dare un altro duro colpo alla Patagonia, manomettendo i corsi d'acqua per la costruzione di una diga che avrebbe conseguenze incalcolabili per la natura. Un esempio da replicare su scala locale e globale semplicemente per garantirci un futuro.
Facendo seguito alla sua diagnosi delle eresie e degli esorcismi della politica economica italiana, pubblicata, nel 2012 per gli stessi tipi, che ha raccolto molti consensi. Le ricevuto due riconoscimenti autorevoli, con questa nuova raccolta di scritti l'autore traccia un quadro organico dei problemi urgenti che l'Italia deve affrontare al suo interno e in Europa. Egli muove tre J'accuse ai Governi che si sono succeduti dal 2008, data di inizio della crisi finanziaria mondiale: quella di aver trascurato di riaccendere il secondo importante motore della crescita italiana, le costruzioni, come hanno fatto gli Stati Uniti e la Germania; quella di considerare la crescita reale come il principale problema italiano, mentre lo è la spaccatura economica e politica tra il Nord e il Sud; quella di aver aumentato imposte e tasse per sanare la finanza pubblica, mentre le ha usate per accrescere la spesa pubblica primaria. Completano il quadro quattro lettere aperte destinate ai protagonisti della crisi - Juncker, Draghi, Visco, Padoan - già pubblicate e una nuova rivolta al Governo e alla Banca d'Italia, invitandoli a cambiare obbiettivi perseguiti e strumenti usati al fine di invertire la traiettoria verso il sottosviluppo del Paese.
L'elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica ha portato una sensazione di novità nel Paese. Pur non essendo "nuovo" sulla scena politica, il suo carattere schivo e discreto, i suoi modi semplici, la sobrietà essenziale dei suoi discorsi, hanno colpito il Paese. Mattarella cominciò il suo impegno politico raccogliendo il testimone di suo fratello Piersanti, ucciso dalla mafia per impedirgli di proseguire l'azione di risanamento in Sicilia. Quella tragedia ha segnato profondamente la vita della sua famiglia e ha dato contorni precisi alla sua missione politica. Nel corso di trentacinque anni di vita pubblica Mattarella ha ricoperto molti incarichi nelle istituzioni (Parlamento, Governo, Corte Costituzionale), ma anche nella Democrazia Cristiana, ed è proprio nella sua attività di dirigente del partito che si incontrano i tratti intellettuali, culturali e politici di una personalità non in cerca di protagonismo individuale, ma al tempo stesso tutt'altro che arrendevole e conformista. Proprio nelle pieghe di questa sua militanza Mattarella ha lasciato dietro di sé una traccia di coerenza e di vigore ideale che hanno fatto di lui un personaggio da studiare. Forse una delle anomalie positive di un partito, da lui sostenuto con ragionevolezza e coraggio, ma senza per questo aver rinunciato mai a contrastarne la corruzione e il malaffare. Insomma, una personalità ricca e complessa che ha scelto di agire in politica non per esercitare il potere, ma per rendersi utile...