
Adalberto Baldoni ricostruisce il percorso della destra in Italia dalla nascita del Msi fondato dai postfascisti Romualdi, Michelini e Almirante nel 1946 fino al congresso del Popolo della libertà, passando per la svolta di Fiuggi del 1995 voluta da Fini con la nascita di Alleanza nazionale. L'autore non trascura nessuna tappa fondamentale: la politica dell'inserimento che naufraga nel 1960 a Genova, il '68, l'inizio della strategia della tensione che costringe il Msi in trincea, la Costituente di Destra, la scissione di Democrazia nazionale, la Nuova destra, i campi hobbit e la musica alternativa, la destra come forza di governo, la fusione con Forza Italia. Vengono anche ricordati personaggi, giornali, gruppi, case editrici che hanno animato la politica e la cultura per oltre sessant'anni di storia italiana.
Ha detto: "Io non ho sponsor, io sono quella che sono e devo crearmi uno spazio sul campo". E lo spazio si è creato, eccome. E Debora Serracchiani e i numeri parlano per lei: con oltre 144.000 preferenze - 9600 più di Berlusconi, 6500 più di Bossi - è stata eletta per il Pd al Parlamento europeo e da militante di provincia è diventata la stella nascente della politica italiana. Un giorno ha preso la parola in un'assemblea nazionale di partito per dire forte e chiaro ai vertici del Pd un "basta!" che ha fatto centro dove avevano fallito in molti. Le sue parole schiette, il suo sorriso di speranza, non hanno risvegliato solo una platea dormiente, ma un intero partito. Dalla Spagna l'hanno definita l'Obama d'Italia, le televisioni se la contendono, il popolo di internet non fa che parlare dell"'effetto Debora" e dopo averla applaudita l'ha sostenuta e votata. Oggi Debora è in Europa e racconta come è riuscita a far tornare a tanta gente la voglia di immaginarsi il futuro.
La sconfitta elettorale del 13 aprile 2008 segna la fase più drammatica per la sinistra politica nella storia repubblicana. Per la prima volta nessun rappresentante dei partiti di sinistra siede sui banchi del Parlamento italiano. Nelle stesse elezioni la destra, dopo un testa a testa prolungatesi per quasi quindici anni, ha conquistato una indiscutibile vittoria a tutto campo. Le radici di questa cocente sconfitta sono molteplici. Non si limitano agli errori, pur innegabili, compiuti dalle forze di centro-sinistra nei venti mesi del governo Prodi. A determinare questo esito sono stati ritardi ed errori di ben più lungo periodo, da parte sia della sinistra riformista, cioè il Partito democratico, che di quella radicale, in primo luogo Rifondazione comunista. La nascita di un soggetto politico che sia davvero nuovo a tutti gli effetti è oggi condizione ineludibile per la sopravvivenza stessa della sinistra politica in Italia e in Europa. Franco Giordano, ex segretario del Prc, è stato tra i protagonisti della vicenda della sinistra dopo lo scioglimento del Pci e della parabola del secondo governo Prodi e dell'Unione. In questo libro, alla luce della sua esperienza concreta, analizza, la crisi della sinistra partendo dalle sue radici più lontane e indica le condizioni necessarie per una sua rinascita. Ad arricchire l'analisi, le considerazioni introduttive di Fausto Bertinotti.
Oggi viviamo più che mai in un'era di sacralizzazione della democrazia. Ma, mentre celebra i suoi trionfi, la democrazia è soggetta a così forti motivi di deterioramento da indurre a domandarsi se, sotto l'apparenza, non si celi una realtà che ne contraddice i principi e i presupposti istituzionali e sociali. Fatto è che le istituzioni degli Stati nazionali e la tradizionale divisione dei poteri non sono più in grado, come mostrato dagli eventi che hanno provocato la grande crisi economica del 2008, di regolare e controllare le decisioni dei centri di potere "irresponsabili" che presiedono alla produzione e all'allocazione delle risorse materiali, influiscono in maniera determinante sulla politica degli Stati, plasmano l'opinione pubblica, condizionano pesantemente i processi elettorali. Dopo aver indicato i tratti costitutivi delle varie forme di democrazia, l'autore si sofferma in particolare su tre tipi di regimi: il regime liberale non democratico, il regime liberaldemocratico fondato sui partiti di massa e radicato negli Stati dotati di piena sovranità sul loro territorio e a "economia nazionale", il regime liberaldemocratico nell'era dell'economia globalizzata, dell'indebolimento dei partiti, dell'avvento del cittadino "video-dipendente", dello svuotamento progressivo della sovranità degli Stati.
Capita una o due volte nella vita di assistere a un'impresa storica: la scalata al tetto del mondo senza rete e senza privilegi, trampolini o capitali. Quella di Obama non è una parabola della predestinazione, ma la vittoria della fede nei propri mezzi, della visione e dell'innovazione. "Mister Cool" analizza il successo di Obama, nato dalla sua disciplina e dal lungimirante lavoro del suo team. Fatto di tecnica del coinvolgimento, studio dell'immagine, dello stile e del linguaggio, il fenomeno Obama è in continuo divenire ora che, da presidente, ha finalmente condotto l'America nel XXI secolo e la sospinge a rialzarsi da una crisi gravissima. Dopo aver seguito Obama dagli esordi, Stefano Pistolini racconta i tanti aspetti della sua personalità e i segreti del suo metodo: il superamento delle politiche tradizionali, l'utilizzo delle nuove tecnologie, il riappropriarsi della cultura popolare e dei simboli della mistica americana.
Chi minaccia (o promette) secessioni può risparmiarsi la fatica: l'Italia è già spaccata. Almeno in due. Nord e Sud sono mondi diversissimi, che a volte si odiano, quasi sempre non si capiscono e di sicuro non sembrano appartenere allo stesso Paese. E se si può sorridere di striscioni e cori da stadio come "Garibaldi, perché?", i numeri delle impari opportunità sono serissimi. La classe politica lo sa? Certo, ma proviene quasi esclusivamente dal Nord, visto che al Sud sembrano non fidarsi più dei politici meridionali. In questo libro, Giovanni Floris ci accompagna alla scoperta della penisola che crediamo di conoscere, analizzando le realtà sconcertanti, i dati preoccupanti, le curiosità e gli scandali di una nazione la cui unica gestione unitaria efficiente a volte sembra quella del crimine organizzato. L'Italia che sogna il federalismo e pratica l'evasione, l'Italia che chiede la meritocrazia e cerca le scorciatoie, l'Italia che si sente diversa da sé ma che a se stessa è uguale da 150 anni. E che ha la possibilità di una riscossa, legata a un salto di volontà: rimettere in moto una politica pigra e affrontare riforme coraggiose. L'inno nazionale che cantiamo è stato adottato in via provvisoria nel 1946. Forse è ora di rendere definitiva, e soprattutto operativa, l'unità d'Italia.
Un robusto filo lega due delle questioni più controverse nelle scienze sociali. La prima ha per oggetto il rapporto fra determinismi sociali e libera volontà personale, fra eteronomia e autonomia degli individui. La seconda riguarda i processi mediante i quali l'aggregazione delle azioni individuali genera macroeventi. Nel suo nuovo libro Angelo Panebianco propone un articolato menù di strumenti per l'indagine sui percorsi e le modalità di conversione dalle situazioni "micro" ai fenomeni "macro". La scommessa sottostante è che una migliore conoscenza di questi processi possa accrescere la capacità della teoria sociale e politica di spiegare persistenze e mutamenti nelle società.
Fino agli anni '80 la mappa politica dell'Italia appariva sostanzialmente stabile, imperniata su due "subculture" ben definite e radicate nel territorio, che facevano riferimento alla Chiesa e al mondo cattolico nelle zone bianche, alle associazioni e alle reti di solidarietà del movimento operaio nelle zone rosse. Poi, a partire dagli anni '90, abbiamo assistito a cambiamenti rapidi quanto profondi: la scomparsa del bianco e la sua sostituzione con il verde leghista, la contrazione della zona rossa nell'Italia centrale, il declino della destra nel Sud, l'avanzata diffusa dell'Italia azzurra. Individuati i caratteri sociali, economici e politici che contrassegnano queste diverse Italie, Diamanti mostra le ragioni che ne spiegano l'ascesa, il declino, le trasformazioni. Per decifrare la geografia del paese che cambia, in cui emergono oggi nuovi colori politici, sono ormai insostituibili le mappe e le bussole di uno degli interpreti più acuti della vicenda italiana.
Di Berlusconi molto è stato detto e scritto. Ma pochi si sono soffermati sull'intreccio di rapporti che lo legano al mondo cattolico. In queste pagine, Pinotti e Gümpel ripercorrono l'avventura del Cavaliere in una prospettiva originale, che ne illumina i lati oscuri caricando di nuovo senso le sue scelte politiche. Partendo dai suoi primi passi di imprenditore, l'inchiesta racconta la vera storia della Banca Rasini e dei suoi soci, analizza le connessioni con Calvi e Sindona e le operazioni offshore, e ricostruisce le origini della Fininvest, con il suo complesso e inestricabile gioco di scatole cinesi. Attraverso preziose testimonianze inedite, rilegge la nascita di Forza Italia, i rapporti con l'Opus Dei e CL, lo scambio di favori con la Curia, i legami con i nuovi cavalieri della finanza bianca, fino all'involuzione teocon sui grandi temi bioetici e alle battaglie in favore della famiglia. Una "santa alleanza" unisce i due poteri forti del nostro Paese, che sembrano non poter più fare a meno uno dell'altro.
Ogni giorno i politici ci inondano di migliaia di parole in libertà. Promesse, smentite, voltafaccia, bugie, insulti e banalità dilagano nelle agenzie di stampa, nei "pastoni" dei telegiornali, sulle pagine dei giornali. Siamo in piena "dichiarazia", una perversa spirale tra politica e media dove il fumo verbale annebbia i fatti, le inchieste, l'attività politica seria. Qualunque critica diventa la "demonizzazione dell'avversario", ogni accusa è "farneticante", i giornalisti scomodi sono "faziosi". In continue polemiche che montano furiose e sfumano nel nulla, la Casta dichiarante si rinfaccia "menzogne", non accetta "lezioni" e non si fa certo "intimidire". E dietro la cortina delle chiacchiere nega l'evidenza, si contraddice senza pudore, afferma tutto e il contrario di tutto. Ma la rappresentazione che va in scena non ha niente a che vedere con la realtà. Mario Portanova invita a capire trucchi, frasi fatte, voli pindarici e sviolinate, che non hanno colore né schieramento. Perché mai come in politica tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare (di parole).
Questo libro racconta l'università dei privilegi e anche l'università di chi lavora seriamente tutti i giorni e per pochi soldi. Le storie e le testimonianze di chi si è ribellato contro i concorsi truccati rivelano un sistema fortissimo, basato molto sull'obbedienza e molto meno sul merito: esistono delle vere e proprie gerarchie nazionali per ogni disciplina, chi occupa il vertice comanda su tutti. Un sistema tanto chiacchierato, e oggetto di generale indignazione, ma che fino a oggi tutti hanno accettato. Importante era non fare i nomi. Funziona così l'università. Stipendi d'oro assegnati con un criterio gerontocratico (basta qualche anno di anzianità per guadagnare più del 90 per cento dei professori americani). L'impegno spesso è risibile (il "tempo pieno" di un professore ordinario è 3 ore e 39 minuti al giorno, mentre i ricercatori spesso si dedicano totalmente alla didattica), i più furbi arrotondano bene con le consulenze. E poi le lobby: "bianche", "rosse" e "nere" (senza dimenticare Comunione e liberazione e l'Opus Dei). Chi non sta alle regole, è fuori. Studenti, dottorandi e ricercatori, magari dopo una vita di studio, esperienze all'estero e pubblicazioni in riviste autorevoli, aspettano il loro turno. Ma non è detto che ce la facciano. Anzi. Nascono blog e siti internet che danno voce alla loro frustrazione: per difendere l'università pubblica e la voglia di un futuro più onesto e più giusto.
"Il mio scopo nel curare questo libro è stato quello di presentare Michael Walzer come un teorico, con una visione chiara e coerente della comunità politica così come dovrebbe essere, ma in tutta la sua opera egli si è costantemente cimentato con le problematiche, molto più spinose, della politica contemporanea. Questo gli ha consentito di essere un esempio perfetto di connected critic, non solo della vita americana, ma anche della politica e delle relazioni internazionali del mondo occidentale." Dall'introduzione di David Miller.