Se la causa dell'Europa ha avuto un limite è stato quello di aver incontrato un'accoglienza benevola ma anche generica. La sua quasi ovvietà apparentemente le ha spianato la strada, in realtà le ha occultato gli ostacoli. In particolare ha contribuito a frenare il processo di elaborazione di una classe dirigente specifica e il sorgere di quel sentire comune senza il quale non si può saldare in una nuova unità la storia di nazioni e popoli diversi, con destini a lungo separati se non contrapposti. Strada facendo i problemi sono emersi, con una particolare virulenza oggi, di fronte alla prospettiva dell'imminente allargamento dell'Unione ai molti paesi ex-comunisti, e in presenza delle nuove contraddizioni e paure suscitate dalla globalizzazione.
La comunità è una realtà o una metafora? Un'istituzione o un gruppo spontaneo? È un'entità sociologicamente osservabile o un'utopia? Nell'affrontare simili interrogativi, l'autrice ha isolato tre modelli di comunità: quella "faccia a faccia", quella politica, quella etnica e/o culturale. Dalla parziale confusione e sovrapposizione dei vari modelli, e delle diverse problematiche ad essi connessi, scaturiscono ambiguità e contraddizioni. L'idea di comunità è destinata fatalmente a entrare in collisione con il paradigma dei diritti dell'uomo e con gli ideali del razionalismo critico? L'ultimo capitolo tenta di rispondere a questi interrogativi, rivisitando l'ideale anarchico e socialista di una comunità associativa.
I tragici eventi dell'11 settembre 2001 non hanno solo scosso le nostre coscienze, ma hanno letteralmente "trasformato il mondo". Niente sarà più come prima. Questo volume, che raccoglie interventi scritti appositamente da alcuni esperti internazionali, vuole essere una riflessione globale sui destini dell'Occidente. I testi raccolti sono firmati da Carlo Jean, Mondher Kilani, Giovanni Leghissa, Annamaria Rivera, Pier Aldo Rovatti.
L'evoluzione del pensiero federalista da teoria dell'autogoverno regionale e del pluralismo politico a veicolo della pace tra le nazioni.
A che serve l'Europa? Quali sono i vantaggi e quali i costi dell'integrazione per noi italiani? Quale effetto avrà l'introduzione dell'euro? Un dialogo serrato sul nostro presente e sul nostro futuro.
Il volume è una raccolta di saggi sulla massificazione delle società contemporanee e sulle nuove forme di leadership che sono andate emergendo tra Otto e Novecento e poi lungo tutto il corso del XX secolo. Prestando soprattutto attenzione alle teorie politiche che hanno accompagnato questo sviluppo fin dall'epoca della Rivoluzione francese, il volume si interroga sulla natura, le dinamiche e le implicazioni di questi due diversi processi e mostra per quali ragioni e attraverso quali meccanismi l'epoca delle masse ha sperimentato il consolidamento di ferree oligarchie politiche e sociali, la potenza delle minoranze organizzate, la forza magnetica delle grandi personalità.
Il saggio identifica nel pensiero di Lutero uno dei passaggi fondamentali di quella radicale trasformazione filosofica, religiosa, politica, giuridica ed etica, che segna l'aprirsi dell'età moderna. Se la visione politica di Machiavelli consegna un'immagine della natura umana ancora ambivalente, in Lutero i presupposti antropologici si radicalizzano in un pessimismo destinato a creare importanti conseguenze in campo politico, sociale, etico. L'antropologia luterana pone al centro l'intrinseca malvagità degli uomini, e dunque la loro inevitabile conflittualità, secondo una visione di cui Hobbes trarrà le conseguenze filosofiche e politiche.