Anche se l'Italia è il paese europeo con la minor percentuale di immigrati, il fenomeno è in continua crescita e costituisce una sfida forte e nuova. Bisogna prepararsi a vivere in una società multietnica come quella americana o, comunque, a convivere con consistenti minoranze (come già accade in alcune città italiane) rinchiuse nei loro "ghetti culturali"? Cosa si nasconde dietro il tanto abusato termine di multiculturalismo?
La laicità della democrazia - sostiene Rusconi, confrontandosi con autori classici e contemporanei e con alcuni documenti ecclesiastici - coincide con lo spazio pubblico in cui tutti i cittadini, credenti e non credenti, confrontano i loro argomenti e seguono procedure consensuali di decisione senza far prevalere, in modo autoritativo, le proprie certezze o verità di fede. 'Come se Dio non ci fosse' è la formula per esprimere questa concezione radicale di laicità: il postulato dell'autonomia razionale dell'uomo e della donna. Ciò che conta in democrazia è la capacità di reciproca persuasione, non la presunzione di avere certezze assolute.
Il concetto di "interesse" ha avuto una vicenda così rocambolesca che viene spontaneo chiedersi se esso possegga realmente una sostanza politica. Il volume affronta le tappe rilevanti di questo percorso: dall'origine dell'utile nel mondo antico all'incerta nascita moderna dell'interesse, dal cosmo degli interessi dell'Ancien Régime all'interesse di Stato, all'interesse nazionale, alla democrazia degli interessi. Filo conduttore della ricostruzione sono i conflitti fra interessi o i loro più o meno instabili equilibri.
Il libro propone il sistema della corruzione e la storia di Mani Pulite nel racconto serrato di Antonio Di Pietro. L'ex magistrato, intervistato dal giornalista di "Repubblica", Giovanni Valentini, ricostruisce dall'inizio la vicenda che a sconvolto l'Italia e i suoi retroscena inediti.
Questo volume tratta la transizione del regime, ovvero il passaggio da un modello di democrazia ad un altro. Il cambiamento politico italiano risulta schiacciato tra le pressioni che il processo di integrazione europea e di modernizzazione del paese continuano a generare. La forma istituzionale che continua ad organizzare la politica italiana non corrisponde più alla realtà: i partiti sono stati costretti a cambiare così come i governi hanno dovuto realizzare politiche pubbliche innovative ma non si è verificato un cambiamento istituzionale coerente con il nuovo modello di democrazia bipolare.
I sostantivi, come uguaglianza, libertà, cittadinanza; gli aggettivi, come formale e sostanziale, presidenziale e parlamentare; i verbi, come eleggere, rappresentare, decidere sono parole-chiave che ricorrono in ogni discorso sulla democrazia. Di fronte alla confusione della comunicazione politica, questo libro vuole ridefinire le regole del loro uso corretto e non equivoco. Certi "errori grammaticali" della democrazia, non riconosciuti come tali e, anzi, scambiati per usi corretti, contribuiscono a generare errori anche nella pratica. La democrazia rischia di trasformarsi nel "governo dei peggiori".
Questo volume propone un panorama delle diverse scuole di pensiero che hanno improntato lo studio delle relazioni internazionali, dai classici fino alle proposte teoriche più recenti (Huntington, Rosenau, Fukuyama), di cui sono evidenziati punti di forza, sviluppi, contrapposizioni. Ne emergono due tendenze complementari ma concorrenti: da un lato l'approccio stato-centrico, per il quale gli stati sono comunque i protagonisti principali sulla scena politica internazionale; dall'altro l'approccio transnazionalista, i cui sostenitori ragionano in termini di politica mondiale.
Il problema con cui il pensiero politico dell'epoca moderna deve confrontarsi è lo sviluppo dello stato; sia che lo accompagni sia che lo contrasti, l'elaborazione teorica si trova a fare i conti con questo aumento del potere, che da dominio personale nel Medioevo evolve verso l'assolutismo monarchico. L'esposizione di Reinhard segue dunque questo filo conduttore storico, partendo dal primo grande teorico moderno della politica, Machiavelli, per terminare con le dottrine dell'Illuminismo e la Costituzione americana.
Alcuni sostenitori del multiculturalismo mettono in dubbio la pretesa universalistica dei valori liberali e democratici, considerandola una manifestazione di imperialismo culturale. Tali valori, tuttavia, pur essendo il frutto di una storia specificamente occidentale, non perdono per questo il loro significato normativo universale, la loro natura di diritti fondamentali.