
Preterossi traccia la storia del concetto di autorità a partire dalle sue prime origini nel diritto romano e ne segue poi il transito nel pensiero cristiano e nella riflessione medievale relativa alla relazione tra Chiesa e Impero. Con lo svincolamento del concetto di autorità dalla trascendenza, il Rinascimento avvia la secolarizzazione della politica che trova il suo compimento in Hobbes. Il volume procede poi a un'originale disanima dei mutamenti del concetto in età contemporanea, da Hegel al positivismo, dalle teorie delle élites a Weber, dalla psicoanalisi all'etologia, per finire con le teorizzazioni dello stato autoritario degli anni Trenta, e quelle della filosofia e della scienza politica più recente.
Concentrandosi sulle lauree di primo livello, che hanno preso il via in pressoché tutti gli atenei, il volume dà conto dei più frequenti corsi di studio attivati nelle facoltà e delle numerose sedi che hanno inaugurato nuovi percorsi formativi. L'agile guida esamina gli obiettivi formativi e gli sbocchi professionali delle lauree di primo livello, informa sulle caratteristiche indispensabili per accedere alle lauree di secondo livello e offre la chiave per comprendere i meccanismi della nuova università.
«Lo shock primario» espone e documenta una nuova teoria della cultura e della nevrosi che si pone in contrasto con molte delle teorie abbracciate dalla psicologia e dalle scienze umane in generale e offre alla cultura del nostro tempo, smarrita tra le macerie delle vecchie ideologie, un nuovo strumento di interpretazione delle contraddizioni del mondo contemporaneo.
"Sottovalutazione della mafia, limiti politico-culturali di approccio al problema, ambiguità e timidezze: dall'attualità ci vengono tanti motivi in più per rileggere quest'opera di Gaetano Mosca, facendo tesoro di una testimonianza che racconta un mondo lontano nel tempo, ma vicino ai nostri interessi di uomini ancora alle prese con lo stesso fenomeno criminale che affliggeva l'Italia agli inizi del Novecento." (Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia)
Il barone Amedeo Guillet, nato a Piacenza nel 1909, è uno degli eroi dimenticati del Novecento italiano. Ufficiale di cavalleria del Regio Esercito, fu campione di equitazione e soldato coraggioso. Veterano della conquista dell'Etiopia nel 1936 e del conflitto civile spagnolo, allo scoppio della Seconda guerra mondiale si trovava in Africa Orientale Italiana al comando del Gruppo Bande Amhara a cavallo. Nel 1943 raggiunse l'Italia da clandestino per battersi contro i tedeschi. Fedele al giuramento che lo legava al re, abbandonò la divisa dopo il referendum del 2 giugno e intraprese la carriera diplomatica che lo portò in diversi paesi arabi. Oggi, a 93 anni, vive nella sua seconda patria, l'Irlanda.
Giaime Pintor, protagonista di primo piano, con Cesare Pavese, Norberto Bobbio e Leone Ginzburg, dell'attività della casa editrice Einaudi, a soli ventiquattro anni, nel dicembre del '43, cadde in combattimento in uno dei primi episodi di guerra partigiana. Figura eroica della Resistenza diventerà, dopo la scomparsa, il punto di riferimento ideale per più generazioni di antifascisti. Pintor, però, fu anche un personaggio complesso, profondamente radicato nella sua epoca: studioso della letteratura e del pensiero tedesco, distaccato alla commissione d'Armistizio tra Italia e Francia e qui incaricato di mantenere i rapporti con la delegazione di Berlino, non fu affatto disimpegnato nei confronti del regime fascista fino alla sua caduta.