Cellule trasformiste, versatili, dalle infinite potenzialità. Non passa quasi giorno senza che se ne parli sui giornali come di una possibile cura per le più svariate malattie, dal morbo di Parkinson al diabete, dall'infarto alla distrofia muscolare. Sono le cellule staminali. Alle possibilità che questo nuovo filone di ricerca ha fatto intravedere si è da subito sovrapposto il dibattito etico sulla liceità di utilizzare embrioni per creare le terapie del futuro. Un dibattito che spesso si è caricato di significati ideologici, politici e religiosi, con il rischio di confondere, invece di chiarire, i termini della questione e gli obiettivi da raggiungere.
Il 18 luglio 2004, astronomi e matematici si riunivano a Dublino per la conferenza internazionale di Relatività Generale e Gravitazione. Qualche giorno prima, il grande astrofisico Stephen Hawking, affetto da malattia gravissima che lo condanna a un'immobilità assoluta, aveva chiesto di partecipare. Disse di voler intervenire per aver perso la scommessa contro John Perskill, formulata negli anni Settanta, sull'evaporazione dei buchi neri. Che uno studioso della fama di Hawking si presentasse al mondo per ammettere di avere sbagliato, colpì tutti. Monica Colpi - docente di Fisica stellare e Astrofisica relativistica - spiega questo straordinario evento in una lingua semplice e metaforica. Con una nota di Margherita Hack.
Questo libro riguarda i limiti che si ergono come pareti granitiche attorno alle nostre imprese scientifiche e tecnologiche. Sono i problemi, nella matematica e nella fisica, che non ammettono una soluzione: non si può produrre il moto perpetuo, non si può viaggiare a velocità superiore a quella della luce, così come non si può costruire con riga e compasso un quadrato che abbia area esattamente uguale a quella di un cerchio dato e, in tutte le teorie matematiche abbastanza potenti, esistono teoremi (cioè affermazioni vere) non dimostrabili. Questi "limiti" della scienza non sono peraltro "smacchi" per la nostra ragione, ma piuttosto sono come "i no che aiutano a crescere", ostacoli che ci dicono molto di come è fatto il mondo.
La negazione della scienza come rifiuto dell'inedito, come paura del sovvertimento di un ordine, come crisi di valori: un pregiudizio che viene da lontano e che si è radicato in maniera più o meno forte in diverse epoche e in diverse società. L'Italia più di altri paesi continua su questa strada di "rivolta della ragione", di strenua e ottusa resistenza. Con "La scienza negata" lo storico della scienza Enrico Bellone riprende il racconto di questo rifiuto scavando nelle sue cause e nelle sue conseguenze, analizzando il ruolo non secondario che schiere di intellettuali, moralisti, religiosi e politici hanno avuto nel presentare un quadro della conoscenza deformato e pericoloso.
Il titolo riprende quello che per Kant doveva essere considerato il motto dell'Illuminismo: "Sapere aude", "abbi il coraggio dell'intelligenza". Solo il desiderio di conoscere, infatti, e la comprensione dei fondamenti del metodo scientifico, uniti alla tensione etica e civile, possono guidarci a prendere le decisioni giuste di fronte alle sfide del futuro. Questo libro raccoglie le riflessioni dell'autrice sulle questioni aperte della scienza contemporanea. Dai misteri della mente ai limiti etici della ricerca, dalla tutela dell'ambiente alla piaga del razzismo, dalla clonazione alla sperimentazione sugli embrioni all'eutanasia, Rita Levi-Montalcini illumina un mondo sempre più complesso grazie a una serena fiducia nella scienza e nell'umanità.
L'idea che le specie attuali, uomo compreso, si siano evolute a partire da forme precedenti inizia timidamente al principio del Settecento, si consolida verso la fine di quel secolo, dilaga nel corso dell'Ottocento (soprattutto grazie a Darwin) e riceve conferme sperimentali definitive nel Novecento. Ma è un'idea che si dipana in maniera tutt'altro che lineare, coinvolgendo discipline tra loro enormemente distanti. È la storia di chi ha tentato di leggere il grande «libro della natura» indipendentemente dal grande «libro delle Scritture», formulando ipotesi provvisorie che spesso hanno sollevato più domande delle risposte ottenute, ma proprio per questo hanno ampliato gli orizzonti della conoscenza. Una storia frastagliata, nel corso della quale è accaduto anche di imboccare strade che si sarebbero rivelate vicoli ciechi, o di fornire soluzioni soddisfacenti dopo aver azzardato ipotesi molto discutibili.
Per tutto il periodo della sua vita fetale, fino al momento della nascita, il cervello sviluppa con l'organismo a cui appartiene una relazione fisiologicamente armonica che si instaura attraverso un network di comunicazioni rappresentate dai neurotrasmettitori e neuropeptidi. Questi messaggeri neurochimici, prodotti dalle cellule del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario, influenzano la crescita delle fibre nervose, la plasticità delle sinapsi, il ciclo vitale dei neuroni con la loro morte programmata, determinando l'assetto definitivo del sistema nervoso centrale e periferico. Al momento della nascita l'impatto con i fattori ambientali e le esperienze individuali condizionano l'assetto definitivo del cervello e l'espressione dei geni la cui premessa è quella di raccogliere i suggerimenti dell'ambiente. Alla luce della PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia) l'autore illustra una serie di casi clinici "singolari" dandone l'interpretazione scientifica per dimostrare l'importanza di un modello di vita volto a ridurre al minimo il disagio psichico con conseguente prevenzione del danno biologico. Presentazione di Umberto Galimberti.
La struttura in nicchie è quella che caratterizza la relazione fra l'insieme e le parti dei sistemi complessi come sono in natura. È fatto in questo modo l'Universo, la cui struttura complessa contiene parti a loro volta strutturate in parti. Anche la biosfera è formata dall'interazione di molte nicchie viventi al suo interno, e le diversità degli organismi individuali si armonizzano nel funzionamento globale. La società umana sta attraversando un periodo storico in cui si sta imponendo una dinamica globale che ha la struttura del consumo, ma questa non è la strada del pensiero che invece è sempre stato legato a nicchie di valori diversi, che interagiscono formando la rete della conoscenza che avanza.
"Biodiversità", termine coniato per indicare i diversi livelli di vita sulla terra, ha assunto col tempo un significato più esteso, come a qualificare l'identità di una vittima delle attività umane, dalla cui salvezza finale dipende il futuro della stessa umanità. In questo libro vengono analizzate le ragioni scientifiche, filosofiche ed etiche che rendono essenziale la conservazione della biodiversità, i timori e le speranze di chi ne ha bisogno per la propria sussistenza e di chi alla sua conservazione ha dedicato tutta la propria esistenza. La convinzione che ne emerge è che per conservare la biodiversità, e il nostro pianeta, essa dovrà diventare bandiera di tutti coloro che vivono sulla terra.
Nel 1997 due gruppi di ricerca - uno diretto da Anton Zeilinger a Vienna, l'altro da Francesco De Martini a Roma - riuscirono a teletrasportare un singolo fotone, cioè a trasferire lo stato fisico da una particella a un'altra particella lontana dalla prima. Un'impresa che fino ad allora sembrava un'idea strampalata, concepibile solo in un film di fantascienza. Per ora nessuno sa se il teletrasporto si potrà realizzare anche per atomi e molecole, o addirittura per oggetti macroscopici; ma questo primo passo dischiude orizzonti inimmaginabili fino a pochi decenni fa. In questo libro, l'autore fa il punto sulla fisica quantistica, indicando i rivoluzionari effetti che contraddicono radicalmente la nostra esperienza sensoriale.